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mercoledì 28 ottobre 2009

TERMAE NEAPOLITANAE


Nell’accogliente sala congressi dell’Antica Casa Diana Momo Zucca, professore di Antichità Romane presso l’Università di Sassari, la sera di venerdì 23 ottobre ha tenuta desta, per oltre un’ora, l’attenzione del numeroso pubblico accorso per sentirlo parlare sul tema “Le Aquae Neapolitanae nel quadro del termalismo romano della Sardegna ”. E’ stato un piacere seguirlo nel suo excursus storico che ha analizzato e confermato la grande importanza delle Terme di Santa Mariaquas.


La frequentazione del sito fin dal periodo nuragico e pre-nuragico è stata confermata dagli scavi della dottoressa Usai della sovrintendenza di Cagliari. Frequentazione che è poi continuata nel periodo fenicio-punico. Ma il maggior splendore lo raggiunse quando la Sardegna venne conquistata dai Romani. E i Romani, appassionati costruttori di terme, non si lasciarono sfuggire l’occasione quando, arrivati a Sardara, si resero conto della grande ricchezza rappresentata dalle sorgenti di acqua calda. E infatti, in breve tempo, vi costruirono le Termae Neapolitanae, importanti quanto le Hypsitanae di Fordongianus, l’antica Forum Traiani. A noi sono giunti pochi resti dell’antico complesso delle Terme Romane, resti che furono inglobati alla fine dell’ottocento, quando il progetto Birocchi-Asproni portò alla costruzione di quello che noi oggi chiamiamo Bagno Romano.
Le antiche terme romane furono sfruttate anche in periodo medioevale, tanto è vero che la corte degli Arborea frequentò .le nostre terme ed un giudice addirittura vi concluse i suoi giorni.
Ma l’esposizione appassionata ed appassionante del professor Zucca si è soffermata soprattutto sul periodo romano quando le Termae Neapolitanae erano un centro importantissimo ed uno snodo viario di grande interesse. Tenuto conto delle distanze del percorso viario tra Caralis e Turris Libisonis (Portotorres), nel nostro territorio doveva cadere un punto di sosta. E siccome per le fermate dei grandi dignitari dovevano esserci locali idonei alla loro importanza, si suppone che nel sito dovevano essere presenti costruzioni di una certa imponenza. Se si pensa che a nord-ovest (se non ho capito male) e ad una certa distanza dal bagno romano sono state trovate tracce di una notevole costruzione quadrata, è facile intuire l’ampiezza dell’antico insediamento romano. Il professore non lo dice esplicitamente, ma lascia chiaramente intendere che sotto i nostri piedi si nascondono i resti di un complesso che non ha nulla da invidiare a quello di Forum Traiani. Forse sarebbe ora che la comunità sardarese incominciasse a pensare che sarebbe bene rimetterli in luce.
Luigi Melis

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