Pubblichiamo la lettera dell'Avv.to Meazza (legale del Comune di Sardara) alla Hotel Salute & Benessere Casteldoria. http://www.novasdisardara.it/lettera%20meazza.pdf
Leggi tutto l'articolosabato 30 ottobre 2010
venerdì 29 ottobre 2010
UN REGALO A PERRA UN DANNO AI SARDARESI
La COS.VI.P è un'impresa edile di Quartu S.Elena, che ha acquistato a 9 euro al mq alcuni terreni da privati e, allo stesso prezzo, ha successivamente ottenuto dal Comune ben 14.870 mq. adiacenti all'albergo comunale, con il 50 per cento della volumetria utilizzabile del comparto F7 del Piano Generale di Sviluppo Turistico, espropriato a suo tempo per realizzare lo stabile comunale.. Nel contratto di vendita è stata inclusa la clausola che consente di rivendere in qualsiasi momento, anche prima di costruire. Oggi Perra riceve in regalo lo sfruttamento dell'acqua realizzando in un battibaleno un bell'affare e ritrovandosi nelle condizioni di farlo fruttare con una classica speculazione immobiliare, rivendendo cioè terreni edificabili, volumetrie e diritti sull'acqua termale.
Le conseguenze per il paese non sono però altrettanto felici.
Innanzittutto l'albergo comunale viene privato di 14.870 mq, posti nella collinetta di fronte al parco dell'Idroterme, che originariamente erano inclusi come sua pertinenza.Un moderno albergo termale ha bisogno di padiglioni per le cure, di un'ampia zona verde, di parcheggi, di percorsi salute, di passeggiate, di impianti sportivi. L'area e la sua volumetria erano indispensabili per ampliare i posti letto, per costruire lo stabilimento per le cure e per aumentare i posti di lavoro. L'attuale giunta ha trovato in cassa ben 2.500.000 euro, che potevano essre tranquillamente utilizzati per questi ampliamenti oltre che per sistemare le carenze dell'edificio esistente. La vendita del terreno comunale quindi ha già creato un danno molto grave, maggiore di quello provocato con la chiusura dell'albergo, perchè ne pregiudica la riqualificazione e lo sviluppo e lo deprezza nel suo valore patrimoniale e commerciale.
In secondo luogo non si rifette a sufficienza sulle possibili conseguenze del concessione senza limiti temporali dello sfruttamento dell'acqua termale. Basti pensare che nel 1898 l'amministrazione comunale, sulla base delle leggi allora in vigore, diede in concessione lo sfruttamento delle sorgenti per un periodo massimo di 60 anni ad un'impresa con evidenti capacità tecniche, garantite dall'Asproni, un personaggio di livello nazionale esperto di problemi minerari, e con notevoli capacità economiche ed imprenditoriali, fornite dal Birocchi. Tra le condizioni contrattuali ci fu l'imposizione di un progetto di grande qualità predisposto da Gaetano Cima, l'architetto sardo più importante dell'epoca, e la cessione al patrimonio comunale degli edifici realizzati allo scadere della concessione. Oggi invece si lascia carta bianca nell'uso dell'acqua e non si valutano i rischi di possibili futuri contenziosi tra Comune, COS.VI.P e gestore dell'albergo comunale. Nell'affidare anche le manutenzioni ordinarie e straordinarie del pozzo comunale si possono creare incertezze su chi possa e debba avere in concreto il controllo dell'emungimento dell'acqua..
Infine appare stravagante la faciloneria con cui si procede. La materia delle concessioni minerarie e delle acque termominerali è regolata da una precisa normativa della Regione sarda, che ha competenza esclusiva in materia. La legge, tra le altre cose, impone che chi richiede la concessione dell' acqua termominerale debba presentare un progetto con i relativi elaborati grafici con annessa una relazione tecnico- finaziaria. Serve cioè, in via preliminare, un progetto dell'albergo termale e della strutture che utilizzeranno l'acqua (piscine, stabilimento per le cure...) unito alla presentazione del piano finanziario con le risorse necessarie per l'investimento. E' poi richiesta un'adeguata documentazione che provi la capacità tecnica ed economica per condurre l'impresa, attestata dallo stato del patrimonio della società e da regolari certificazioni delle banche, che dimostrino che si hanno disponibili i capitali sufficienti per realizzare l'investimento. Bisogna inoltre produrre la documentazione che dimostri la capacità tecnica per affrontare la costruzione e la gestione dell' albergo e degli impianti con la presenza nella compagine sociale di imprenditori già operanti nel settore, di medici specialistici nelle cure termali.... E' ancora richiesto un programma dei lavori indicante le attività da svolgere nel primo anno.
A Sardara rinunciando a tutto questo non solo non si seguono le disposizioni della legge, ma si rinuncia al proprio dovere di programmare e di guidare lo sviluppo. In più non ci si cura dei rischi e dei problemi che possono insorgere anche rispetto all'impresa che gestisce lo stabilimento privato dell'Idroterme, che può riceverne contracolpi pesanti. La COS.VI.P vuole attivare cure termali? Intende realizzare la fangoterapia, le cure idropiniche,quelle inalatorie, altre cure...? Si intendende promuovere una concorrenza selvaggia con lo stabilimento attuale oppure si intende coordinare le due attività facendo sistema, costituendo un polo termale integrato in cui ognuno abbia un suo spazio, una sua specializzazione,un suo segmento di mercato?
Ma il Comune può affidare a terzi la concessione dell'acqua? Può procedere a subconcederla dopo averla ottenuta dall'Assessorato Regionale all'Industria per far funzionare il proprio albergo termale? La legge regionale non lo prevede, anzi la mancata utilizzazione diretta della risorsa termale, purtroppo già avenuta con la chiusura dell'albergo, è causa di decadenza e di revoca della stessa concessione mineraria. Farebbe pertanto bene l'ingegnere del Comune a verificare la legittimità della subconcessione prima di assumere atti di impegno definitivi. Tutelerebbe se stesso, il Comune e gli stessi amministratori, che appaiono agire con una incredibile leggerezza.
r.c.
Tre punti fermi per la riforma fiscale
"La mozione del Pd per una riforma fiscale basata su tre capisaldi: l'aumento dell'aliquota per le rendite finanziarie al 20%; la diminuzione del primo scaglione di aliquota al 20%; il tetto al 20% al reddito da impresa, per poi passare alla normale aliquota Irpef per la parte eccedente. "Il fisco è un'urgenza. Non è tema su cui girare attorno per anni. Questo governo non è in grado di fare riforme e allora la proponiamo noi al Parlamento". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha introdotto la presentazione della riforma fiscale messa a punto dal Pd in una conferenza stampa alla Camera con Dario Franceschini, Francesco Boccia, Michele Ventura e Stefano Fassina. Per il leader del Pd si tratta di "un'operazione tesa anche a rilanciare l'attività del Parlamento che è stato totalmente privato della materia economico-finanziaria". Una piccola rivoluzione perché “in questo testo ci sono novità radicali anche rispetto alla nostra esperienza. Il senso è quello di arricchire l'impresa più che l'imprenditore e inserire criteri di equità".La riforma fiscale che il Pd propone si basa sui cosiddetti tre 20. "Possiamo sintetizzarla – ha spiegato il capogruppo Franceschini - come i 'tre 20': primo, la riduzione al 20% dell'aliquota sul primo scaglione; secondo, portare dal 12,5 al 20% la tassazione dei redditi da capitale ad esclusione dei titoli di Stato; terzo, applicazione dell'aliquota del 20 % al reddito d'impresa e da lavoro autonomo". La riforma arriverà al voto il 23 novembre e ha continuato Franceschini. "potremo anche votarla per parti separate in modo che la maggioranza possa esprimersi sui singoli punti".Nel testo della mozione presentata dal Pd si legge: "I principali settori d'intervento sono le famiglie, le attività autonome e professionali, le imprese e i redditi da capitale, l'innovazione 'verde', l'evasione fiscale, il coordinamento sovranazionale delle politiche fiscale". Sul bonus si spiega: "unificazione delle detrazioni fiscali e degli assegni familiari al nucleo familiare nel 'bonus per i figli, un istituto unico, generalizzato". Durante la conferenza stampa Bersani non ha risparmiato dure critiche nei confronti del ministro dell'Economia. "Tremonti non dica che vogliamo tassare le vecchiette, perché anche noi preserviamo i bot. Ma non è possibile che un lavoratore dipendente paghi di più di chi ha le rendite. Di cose così invereconde, non ne possiamo più". E sulla copertura finanziaria che si dovrebbe ottenere soprattutto dalla lotta all'evasione fiscale, Bersani ha ribadito che "Tremonti dice che è come mettere il carro davanti ai buoi. Ma se lui ha messo una decina di miliardi a sostegno dell'equilibrio di bilancio indicandoli come previsione di lotta all'evasione: ha messo una carovana davanti ai buoi. E poi non si capisce da dove arrivano questi soldi visto che questo governo la lotta all'evasione è chiaro che non la vuole fare. Tremonti è quello che ha fatto il più vergognoso condono della storia e negli ultimi due anni il rapporto tra il recupero dell'evasione ex-post e la perdita di gettito dovuto alla riduzione della fedeltà fiscale è stato di 1 a 10: per ogni miliardo di euro di maggior recupero dai controlli, si è avuto un aumento di evasione di 10 miliardi di euro".Il leader democratico ha voluto anche rispondere alla proposta di tagliare 300mila posti di lavoro nella Pubblica Amministrazione. "Tutto si può fare - ha detto il segretario del Pd - persino una riduzione del turn over nella Pubblica amministrazione. Anzi, io sono per una razionalizzazione. Ma va fatto prima un progetto industriale, bisogna indicare nuove missioni, cosa un ministero non deve più fare e cosa invece deve fare. Se mandiamo a casa così, alla carlona..." Per Bersani, "questo è il limite del brunettismo, che gioca sui comportamenti, sui fannulloni. Ma non raccontiamo miracoli, basta chiedere alle imprese per capire che c'è stato un aumento delle pratiche". A.Dra" http://www.novasdisardara.it/mozione_fisco110767.pdf
mercoledì 27 ottobre 2010
La Politica e le Terme: a ciascuno il suo
Si parla di un’opportunità per Sardara, per la Provincia e per la Regione.
La via d’uscita suggerita sarebbe quella di “prendersi per mano” per individuare la cura. Per chi non conosce l’argomento, sembrerebbe ovvio l’invito fatto dal redattore.
Purtroppo la situazione è diversa da quella descritta. Almeno per come la conosco, dopo dieci anni passati fra i banchi del consiglio comunale.
Individuare la cura implica innanzitutto fare una diagnosi. Se non condividiamo quest’ultima, è impossibile ricercare e condividere la cura.
La mia diagnosi è però un’altra rispetto a quella sostenuta dall’editoriale. Non si tratta, secondo me, di un problema di colore politico.
Inoltre il vero problema di oggi, la chiusura dell’albergo comunale, non si risolve coinvolgendo Regione e Provincia.
Perché dico questo? La struttura comunale (gli ex Eucalipti) è chiusa non perché il “pubblico” non se ne fa carico, quanto e piuttosto per l’esatto contrario: l’eccessiva ingerenza della politica.
Mi spiego meglio. In consiglio comunale, ho sempre sostenuto che il compito degli amministratori è quello di individuare un percorso di sviluppo per il nostro paese.
A Sardara, questo percorso non può prescindere dalla risorsa termale e dalla sua valorizzazione.
Una vera e propria industria. Le due strutture, di cui una pubblica e una privata, possiedono un potenziale ricettivo di 270 posti letto, danno lavoro a un centinaio di persone (seppur stagionali), movimentano oltre 35.000 presenze turistiche all’anno. Se moltiplichiamo il numero delle presenze per una spesa media di 100 euro al giorno (stima prudenziale) si capisce meglio di cosa si parla.
Tuttavia, se la struttura privata continua a essere un punto di riferimento nel panorama regionale, l’albergo di proprietà comunale è invece chiuso da oltre un anno.
Allora la vera domanda da porre è un’altra: perché è chiuso?
Cosa c’entrano la minoranza consiliare, la Provincia o la Regione?
Il vero problema è la qualità della politica di chi amministra il paese.
A Sardara si è scelto un percorso non condiviso: si è scelto di non far applicare le regole, si è optato per la strada della commistione e dell’ingerenza politica rispetto a scelte gestionali che fanno invece capo a funzionari dell’Ente Locale oppure all’imprenditore.
Questa è la mia diagnosi: “troppa politica” locale nella gestione pubblica e privata che riguarda le Terme. Troppo interessata ad affidamenti, lavori, forniture e assunzioni. Non va bene.
La politica locale, provinciale e regionale hanno semmai un altro compito.
Quello si sedersi attorno a un tavolo e fare un ragionamento complessivo che riguarda la zona termale. Fare un’analisi e quindi una programmazione per potenziare e valorizzare al meglio il compendio di Santa Maria Aquas, avvalendosi di esperti e architetti di spessore.
Deve occuparsi di marketing turistico pubblico, ossia rendere attrattivo il territorio.
Non ha il compito invece di occuparsi della gestione delle singole strutture ricettive.
Il “pubblico” non deve fare impresa, ma deve piuttosto creare le condizioni per farla insediare all’interno di un disegno complessivo di sviluppo.
Il compito di noi amministratori è quindi quello di definire il quadro organico degli obiettivi e delle regole che permettono di raggiungere gli stessi.
Bisogna lasciar stare aggiudicazioni, lavori, forniture e assunzioni.
Lasciamo che il privato, che rispetta le regole, faccia il suo mestiere senza interferenze, nella speranza che il privato non chieda “piaceri” alla politica. Solo in questo modo si esce dall’empasse.
Il resto sono scorciatoie che non porteranno da nessuna parte.
Peppe Garau
lunedì 25 ottobre 2010
Sardara, amministrative 2011. Il paese ad un bivio.
L’elenco è lungo (e ormai noto) ed è opinione diffusa che tale eredità negativa sarà una pesante palla al piede che rallenterà l’azione della prossima amministrazione comunale.
L’impressione oggi è che i sardaresi abbiano una gran fretta di cambiare rotta (e amministrazione), tanto diffuso è lo scontento, che riguarda ormai tutti gli ambiti dell’attività amministrativa.
Se l’impressione è giusta, i Partiti del centro-sinistra non devono far altro che mettersi al lavoro per compilare un programma realistico e dettagliato e cominciare a pensare alla composizione di un gruppo coeso e omogeneo che si dovrà occupare di amministrare il Comune nei prossimi cinque anni.
Tutto semplice? Si e no, viste alcune osservazioni e qualche perplessità espressa nel dibattito pubblico e anche su questo blog.
In effetti, rispetto a cinque anni fa, ci sono alcuni fatti nuovi che impongono qualche (urgente) riflessione.
Se da un lato, l’aggregazione di centro-sinistra che si prospetta sembra più composita (nel 2006 alcuni partiti neppure esistevano, compreso il più importante, il Partito Democratico, fondato nell’ ottobre del 2007), dall’altro la composizione del Consiglio e della Giunta saranno diversi: oggi sedici consiglieri e sei assessori mentre del 2011 saranno rispettivamente tredici e quattro (sempre che il Consiglio Regionale non approvi la proposta di Legge, che è già stata presentata, per lasciare le cose come stanno).
Una situazione nuova, da cui deriverebbe una riduzione degli spazi di rappresentanza politica. Una situazione che si colloca all’interno di un quadro locale che vede drasticamente aumentata la distanza tra amministratori e cittadini, aggravando il già difficile rapporto esistente a livello generale tra i cittadini-elettori, i politici e le istituzioni.
Infine, il dibattito sta ponendo (con una certa insistenza) un accento particolare sulla questione del rinnovamento, dei giovani da (non) mandare allo sbaraglio, la scelta di ‘coraggiosi’ disposti ad affrontare in prima linea una situazione amministrativa particolarmente difficile, ecc.
Tutte questioni che qualche problema effettivamente lo pongono.
Ma per contribuire a risolvere problemi nuovi ci vogliono idee e proposte nuove, e qualche spunto è già emerso nei dibattiti e negli scritti.
Finora si è parlato di tavoli di discussione ‘allargati’, cioè composti dai rappresentanti di tutti i partiti, in opposizione a tavolini ‘ristretti’ a cui siedono in pochi (c’è chi li ha definiti, con un brutto termine, ‘capi-bastone’…).
Ma tavoli e tavolini per decidere cosa?
Se è per scrivere un programma serio e realistico è certamente una buona idea.
Se è per decidere la composizione di giunta, consiglio e Sindaco non è per niente una buona idea.
Già basta una certa terminologia (che è forma ma anche sostanza), per richiamare alcuni vecchi metodi (e vizi) della politica che la gente ha da tempo ripudiato e che sono la causa dell’astensionismo e della sfiducia crescente verso i politici e le istituzioni, che contrastano con la dichiarata volontà dei Partiti di rinnovarsi e di individuare nuovi metodi di partecipazione.
Sono più convincenti gli inviti di alcuni giovani, quelli che chiedono di guardare avanti e che propongono una politica nuova, quando questo termine non significa semplicemente una questione di solo ricambio generazionale.
La buona notizia è che più d’una di queste voci proviene proprio dalle fila del Partito Democratico, il mio partito.
C’è da esserne fieri perché una politica ‘nuova’, quella che ci chiedono con forza i cittadini (ma soprattutto i nostri elettori) ben si addice ad un partito ‘nuovo’ quale è il P.D.
E allora c’è da attendersi che proprio il P.D., saprà far proprie queste istanze cominciando proprio dagli impegni che lo attendono in vista delle prossime elezioni amministrative.
Un ulteriore sostegno a questa esigenza di rinnovamento può venire dalla disamina di uno di quei tentativi di innovare la politica in Italia che è stata con la riforma dell’elezione dei Sindaci del 1993.
Fino al 1993 il Sindaco era eletto dal Consiglio Comunale e poteva essere sostituito in qualunque momento da una nuova maggioranza (e ciò era spesso causa di instabilità).
Dal 1993 in poi il Sindaco viene invece eletto direttamente dai cittadini, cosa che gli conferisce ampi poteri ed una maggiore autorevolezza. Egli nomina gli assessori e il vice-sindaco e se decade per qualunque motivo, non può essere sostituito e la parola passa agli elettori.
E, in effetti, da allora è aumentata la stabilità delle amministrazioni locali.
Però la volontà del Legislatore era chiara: far scegliere il Sindaco ai cittadini rafforzandone il ruolo al fine di rendere più stabili le amministrazioni di Comuni e Province.
Tutto bene, quindi? Non proprio. Si può dire che l’obbiettivo è stato raggiunto, ma solo a metà.
Infatti l’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti delle Province è stata in parte vanificata dal momento che i cittadini fino ad oggi non hanno potuto scegliere se non l’unico nome proposto dalla coalizione, quasi mai individuato con metodi democratici (così che resta il dubbio che si possa ancora parlare di ‘elezione diretta’…).
E ciò perchè i partiti non hanno mai voluto rinunciare alle vecchie pratiche fatte anche di accordi e compromessi (non sempre comprensibili e tantomeno trasparenti), che sono la causa di molti mali e spesso della instabilità di molte pubbliche amministrazioni (basta guardare a quanto accade in questi giorni alla giunta Cappellacci).
Ecco perché servono, anzi urgono, politiche nuove.
Che fare?
Forse la soluzione è più a portata di mano di quanto sembra e si trova nelle stesse basi costitutive del Partito Democratico, ossia lo strumento delle elezioni primarie.
Un metodo nato non per dirimere le controversie interne ai partiti (qualche volta si..) ma per aprire il partito democratico (e la politica in genere) ad una vera, autentica partecipazione democratica , soprattutto in occasione della individuazione delle più importanti cariche istituzionali.
Ad un candidato sindaco scelto con le primarie (con il contributo degli elettori di tutti i partiti della coalizione) e successivamente eletto direttamente dai cittadini si potrebbe (e si dovrebbe) attribuire l’intera responsabilità di nominare i propri collaboratori (gli assessori) senza necessariamente passare attraverso una trattativa (ne preventiva ne successiva) vecchio stile tra i vari partiti, anche se il Sindaco, una volta eletto, dovrebbe tenere conto dell’apporto elettorale dato da ciascun Partito, non con criteri rigidi dovuti al consenso ottenuto, ma alla competenza posseduta in relazione all’incarico da ricoprire..
Ma deve trattarsi di primarie vere, estese a tutti i cittadini, in modo da sottrarre ai partiti la scelta del candidato e trasferire questa potestà ai cittadini-elettori del centro-sinistra.
Tale ragionamento andrebbe esteso , ovviamente, in qualunque ipotesi che presenti più candidati, sia che appartengano allo stesso partito che a partiti diversi, (altrimenti che primarie sarebbero?), Più chiaramente, se uno stesso partito dovesse esprimere più di una candidatura, ad essere chiamati ad esprimersi non sarebbero i soli elettori di quel partito e tantomeno i tesserati dello stesso partito, ma sempre e comunque tutti i cittadini che intendessero esprimere la propria opinione.
Si conseguirebbero così una serie di risultati positivi.
In primo luogo la massima apertura democratica ed una reale partecipazione dei cittadini alle scelte fondamentali per la comunità.
Una sicura garanzia di stabilità per l’intera durata del mandato elettorale.
Il superamento dei problemi posti in ordine al rinnovamento, alla riproposizione di candidati più esperti e navigati (e nessuno avrebbe nulla da eccepire, perché sarebbe la gente a scegliere).
E poi, in fin dei conti, non è proprio questo che gli elettori ci chiedono, inascoltati, da troppo tempo? Non è forse l’assenza di nuovi strumenti di democrazia che allontana la gente dalle urne, proprio perché considera il proprio ruolo di elettore ininfluente ai fini delle scelte?
Allora bisogna crederci e dobbiamo provare a dare ai sardaresi l’opportunità di una nuova esperienza di vita democratica.
In questo senso, nel 2011 il paese si troverà ad un bivio: un nuovo corso fatto di partecipazione e democrazia o un ritorno alla vecchia politica.
Roberto Montisci
giovedì 21 ottobre 2010
La centralità politica del lavoro
Lettera dimissioni Assessore Serra
mercoledì 20 ottobre 2010
Ecco cosa rimane delle “Nuove Iniziative”
Una legislatura ricca di attese e di aspettative. Soprattutto per due ordini di motivi: i protagonisti e un nuovo modo di amministrare. Una lista guidata da un Sindaco che per dieci anni è stato consigliere di minoranza, una lista che doveva rappresentare quella cultura politica che ha coniato lo slogan del “governo del fare”.
Un programma elettorale all’insegna della trasparenza, della legalità, della rottura rispetto al passato delle sinistre, delle nuove iniziative capaci di ridare slancio al paese definito…morto!
A loro l’oneroso compito di ridargli vita.
Invece, sin dall’inizio ho avuto l’impressione che la maggioranza abbia cercato di sopperire alla mancanza di una progettualità complessiva, effettuando scelte contingenti, non coordinate e che talvolta avvenivano su impulso esterno.
Ci si è rimessi alle istanze provenienti dai privati, oppure alla possibilità di partecipare a qualche bando per ottenere un finanziamento. Non mi sembra che ci sia stata una programmazione a monte, individuando obiettivi, priorità e risorse, quanto piuttosto l’idea che fosse sufficiente allargare le maglie per far insediare le “nuove iniziative”. La valutazione delle stesse iniziative doveva rappresentare solo l’iter conclusivo del percorso. Una sorta di “lasciamo fare”, di carta libera, poi si vedrà…
Una concezione e un’impostazione dello sviluppo del paese fondata su una costante: l’utilizzo improprio del territorio e del patrimonio comunale.
Costruire, vendere, acquisire, tutta l’azione amministrativa è stata improntata da questa frenesia che ricorda più un’agenzia immobiliare che un Ente Locale.
Non mi dilungo oltre, voglio portare all’attenzione dei lettori il cosa rimane dopo quasi cinque anni. Ecco una sintesi delle “nuove iniziative”.
Rimane un PIP (la zona artigianale) in buona parte infrastrutturato ma con poche imprese, mentre nelle assemblee pubbliche il Sindaco ostentava decine e decine di imprenditori pronti a investire non appena fosse cambiata la Giunta. Invece, buona parte delle imprese oggi insediate avevano già presentato domanda nella passata legislatura.
Rimane fortunatamente solo il progetto di un parco eolico bloccato dalle inchieste che hanno visto coinvolto il Governatore della Sardegna, i vertici della PDL e noti faccendieri. In quel momento il vento ha smesso di soffiare anche in paese.
La bocciatura da parte della Regione e della Provincia ha poi sventato il tentativo di edificare la fascia lungo la strada provinciale per le Terme. Nelle carte della variante al piano urbanistico comunale si parlava impropriamente, ma volutamente, di “albergo diffuso”, tipologia di struttura ricettiva che secondo la definizione normativa può essere edificata solo nei centri abitati. E’ stata così evitata una striscia costituita da bungalows e villette.
Rimane, per ora, la vendita di un terreno comunale in prossimità della struttura alberghiera, precedentemente espropriato per fini di interesse generale, che costituisce l’ultimo colpa di coda rispetto all’idea iniziale della “cittadella termale”. Vendita che prevede la possibilità di rivendere.
Peccato che in questo modo l’Ente Locale abdica completamente al suo ruolo di programmazione urbanistica e di sviluppo per rimettersi completamente agli interessi, seppur legittimi, di singoli privati. Mi sembra così banale ribadire che l’interesse collettivo non necessariamente coincide con l’interesse di un privato, giova comunque ricordarlo.
Abbiamo venduto un terreno ma abbiamo “acquisito” alcuni chilometri della SS 131: un vero affare. D’ora in poi le manutenzioni ordinarie e straordinarie saranno a carico del bilancio comunale! Per non parlare dello smaltimento dei rifiuti speciali connessi.
Nel centro abitato, sono riusciti nell’impresa di ampliare il perimetro (il centro matrice) disciplinato dalle norme del centro storico, e tuttavia queste norme sono di fatto disapplicate ovunque. “Ciascuno è padrone in casa propria”, recitava uno slogan del presidente.
E per finire la chicca che riguarda le Terme. Problemi con tutti: vecchi e nuovi gestori. Non andava bene il vecchio gestore: è un furbacchione che “prende” risorse comunali. Un prenditore insomma. All’insegna del “ci pensiamo noi”, ghe pensi mì, ecco un nuovo imprenditore e un bel cantiere abusivo in una proprietà comunale. Zero progetti, zero autorizzazioni, zero piani di sicurezza. In compenso tanto lavoro irregolare e “stecche” alle imprese.
Risultato: struttura chiusa, lavoratori a casa, fornitori da pagare e un possibile contenzioso con il nuovo gestore. Nell’insieme questa operazione costerà alla collettività di Sardara la stessa cifra (un milione di euro) spesa nella legislatura precedente.
Tanto tuonò che…piovve!
Peppe Garau
Gruppo consiliare del Partito Democratico per Sardara
martedì 19 ottobre 2010
SARDARA - PROSPETTIVE DELLA COLTIVAZIONE DEL GRANO IN FUNZIONE DELL’ANDAMENTO DEI MERCATI DEI PRODOTTI DERIVATI
Produciamo amaretti con mandorle portoghesi, salsicce con carne olandese, pasta con grano russo… Malgrado produttori degli oli d’oliva più importanti d’Italia, il 90% di quello che consumiamo è extra-comunitario e non vergine di Sardegna. Buona parte del pescato proviene da fuori (ma non abbiamo il mare intorno?). Maialetti provenienti dal Portogallo spacciati per sardi. Cooperative di produttori di pecorino senza canali di commercializzazione e quindi enormi giacenze. Il 20% di tutto il pane arriva dal continente grazie ai centri commerciali dispensatori di baguettes e di altro pane fresco di surgelatore, precotto di dubbia qualità, pronto per le bocche dei sardi sempre generosi verso le economie straniere.
Produciamo solo il 20% di ciò che consumiamo! E’ questa la cifra della estrema gravità della situazione. Produciamo poco e di questo non consumiamo quasi nulla. Per l’acqua basta vedere quella che ci propinano ristoratori e macchinette selfservice. Meno male che l’aria …
Cosa mai si potrà fare quando alle suddette situazioni si aggiungono quelle legate alla assoluta mancanza di consapevolezza degli operatori turistico-alberghieri e ristoratori che non ci fanno trovare i nostri prodotti sulle tavole. Che fare se nei menù troviamo spesso le trenette al salmone, la pasta sempre con il parmigiano, verdure e persino il prezzemolo che provengono da fuori e non il pecorino, su pane carasau e fratau, ecc. Nei molti villaggi turistici e costa smeralda non si mangia sardo, alla Metro di CA che rifornisce buona parte dei ristoranti del territorio spesso non si trovano prodotti made in Sardinia. Aggiungiamo che in molti casi nei capitolati di appalto per la forniture nelle mense scolastiche i comuni prevedono l’uso del parmigiano: i produttori parmensi naturalmente ringraziano aggiungendo che però non è il caso… Che fare se mugnai e agricoltori produttori di grano/consorzi agrari non si parlano e questi ultimi producono qualità non richieste dal mercato? Cosa mai si potrà fare se il presidente della camera di commercio di CA si vergogna della scuola alberghiera del territorio che non insegna ai futuri operatori del settore la conoscenza dei prodotti locali, indottrinati magari all’uso esclusivo di parmigiano, lasagne, tortellini, anatre all’arancia, salmone, ecc.? Altro esempio di scuola straniera? Certo che con la più alta concentrazione di centri commerciali e McDonald d’Italia volete che ci facciamo mancare il Drive-In?
Non sono situazioni da paese normale. Ci deve essere una qualche ragione di fondo che fa scaturire tutto ciò!
Il capo di Gabinetto dell’ass. reg. agric. parla di “Popolo confuso nella sua visione di insieme del meccanismo economico e sociale” e di “insipienza politica”.
Ci chiediamo se ciò non sia opera di un qualche virus del ceppo del masochismo più deleterio che si trasmette perché trova il giusto humus nella assoluta mancanza di coscienza dei sardi. Si può fare qualcosa per ripristinare un livello normale di consapevolezza anche nella nostra provincia vittima per esempio dello slogan disgraziato “mangia come parli” elaborato da maghi del marketing “stranieri” che ignorano perfino le lingue parlate nella nostra terra? Considerato quel livello e non ritenendo possibile il più adeguato “papa cumenti fueddas” si potrebbe ripiegare su “compra nella tua valle e il tuo paese vivrà”. Quest’ultimo slogan può sintetizzare ciò che tutti i relatori hanno sostenuto e che noi semplici cittadini possiamo seguire già da subito per arginare la drammatica situazione. Peccato che per poter attecchire un simile messaggio abbia bisogno di un senso di appartenenza alla nostra terra che non abbiamo. Sentimenti che solo un’adeguata educazione possono trasmettere e non certo quella che subiamo dagli istituti (dis)educativi: ludoteche, tv, e in primis da una scuola di fatto “straniera”, andate a vedervi programmi e testi scolastici.
Un consiglio gratuito: quando i ristoratori di casa nostra ci propongono menù, pane e bibite made in su corru de sa furca, trattiamoli male e magari andiamocene!
Alcuni importantissimi provvedimenti sono stati proposti: commercio a km zero; creazione di associazioni di produttori per bilanciare lo strapotere degli industriali che oggi decidono i prezzi; certificazione di qualità dei prodotti e allargare i contratti di filiera; il progetto “vivere la campagna” della nostra provincia. Produzione di energia nelle aziende e acqua a basso costo… Ben poca cosa rispetto alla gravità della situazione.
In una terra a grande vocazione turistica alle strutture ricettive alberghiere dobbiamo imporre anche il nostro prodotto visto che esse vivono nel NOSTRO e grazie alla bellezza del NOSTRO territorio. Abbiamo volontà, sovranità e capacità adeguata a casa nostra? O non è casa nostra?
Un popolo che non produce nulla è destinato a scomparire. E’ ciò che sta già accadendo con abbandono di campagne, paesi dell’interno e prepotente ripresa dell’emigrazione. Meno male che con facebook potremo sempre creare il gruppo del “popolo” sardo virtuale. Fra pochi anni dagli attuali 1,6 passeremo a 1,3 milioni, saremo come una tzìpula: la terra col buco in mezzo, marigosa perou; si, il buco determinato dalla cecità della nostra classe politica espressione di un popolo al quale è stata operata una lobotomia cerebrale con totale asportazione della coscienza opera di un’educazione anche scolastica tutta tesa alla totale rimozione della nostra specificità culturale. L’equazione dipendenza culturale = dipendenza economica è sempre valida. E’ necessario dunque invertire la rotta, il recente dibattito in consiglio regionale sui temi della sovranità e statuto fa ben sperare. Ma non drammatizziamo, in palio c’è solo il futuro di questa terra e dei nostri figli.
Un convegno da non perdere
http://www.bibliotecadisangavino.net/index.php?option=com_content&view=article&id=626:su-trigu-ariseu-oi-e-cras&catid=33:chistionai&Itemid=54
Giampaolo Pisu
sabato 16 ottobre 2010
Lo spezzatino della maggioranza e la politica "ad personam"
venerdì 15 ottobre 2010
LA MONETIZZAZIONE DEI PARCHEGGI
Cos'è la monetizzazione dei parcheggi? Nell'ultima sua ultima riunione il Consiglio comunale si è diviso su questa frase un po' oscura. Sono sorti forti contrasti all'interno della stessa maggioranza e persino della giunta municipale, ma non si è capito bene che cosa effettivamente si voglia fare e come. Il sindaco infatti non è riuscito a spiegarla.
L'unico documento all'attenzione dei consiglieri era lo schema di un contratto, da stipulare e da depositare poi presso l'Ufficio del Registro, per cedere parcheggi adiacenti a esercizi commerciali. Non è stato chiarito a sufficienza che cosa si voglia vendere, se si intenda concedere pezzi di strada o il loro uso, né se si voglia darli ai proprietari degli stabili o agli esercenti. Non è risultato chiaro quanti parcheggi, in quali strade, per quanti anni, per quale tipo di attività commerciale si vorrebbe monetizzare. Né è stato indicato il prezzo della cessione.
Quando un'amministrazione comunale vuole vendere qualcosa, ad esempio un lotto di terreno nei piani per l'edilizia economica e popolare o nei piani per gli insediamenti produttivi, individua con precisione i lotti, stabilisce il prezzo, le condizioni di vendita (in proprietà o in diritto di superficie, l'eventuale rateizzazione ed il tasso di interesse...), i requisiti degli acquirenti...Approva un progetto, un Regolamento apposito e il testo di bando pubblico con lo schema di domanda degli interessati.
Tutti gli enti, compresa la Regione sarda, quando vogliono cedere qualcosa o anche concedere un finanziamento o un contributo, devono rispettare le direttiva dell'Unione europea e le leggi che impongono la pubblicazione di bandi pubblici, la formazione di graduatorie, il rispetto di forme specifiche di pubblicità.
A Sardara chi amministra preferisce tenere le mani libere e assumere decisioni “ad personam”, che possono favorire ora questo ora quello. Per scongiurarlo sarebbe invece auspicabile che il sindaco facesse chiarezza durante la prossima riunione del Consiglio comunale.
Ciò che si è già capito è che la questione ha a che fare col traffico dei veicoli, con la viabilità pubblica e con le attività commerciali. Siccome non si può essere favorevoli o contrari “a prescindere” è opportuno avviare una discussione pubblica, che dia cioè conto ai consiglieri comunali e ai cittadini di tutti gli elementi necessari per decidere bene.
E' vero infatti che a Sardara esiste un problema di parcheggi per gli abitanti e per i clienti di attività commerciali e di servizio. Basta passare in via Umberto per toccarlo con mano. La segnaletica stradale è molto carente e non tiene conto del progressivo intensificarsi del traffico e dall'aumento del numero delle automobili. Il servizio di vigilanza è inesistente e talvolta, specialmente dopo le vicende dell'autovelox, viene da pensare che siano state date direttive politiche per non esercitarla e per non sanzionare chi contravviene. Sono stati collocati molti cartelli che limitano l'orario di sosta, ma sono stati abbandonati a se stessi. La conseguenza è il caos, il disagio ed anche il pericolo per chi frequenta municipio, farmacia, ufficio postale, negozi.
Nella realtà locale cosa significa quindi “monetizzare i parcheggi”? Vuol dire vendere i parcheggi per le auto private dei commercianti o regolarne l'uso per i soli clienti? Chi deve gestire il parcheggio: il negoziante o la polizia urbana? E ancora se dovesse chiudere l'attività commerciale il parcheggio resterebbe in dotazione allo stabile privato? Si può parlare di monetizzazione senza predisporre un piano dei parcheggi individuando il loro numero strada per strada?
Se col piano dei parcheggi fosse acclarata la necessità della monetizzazione per sostenere il settore commerciale a che prezzo sarebbe giusto cederli? Come si vede molti aspetti del problema vanno approfonditi.
Un grande Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, era solito ricordare che occorre “conoscere per deliberare”. Vale anche per il Consiglio comunale di Sardara.
martedì 12 ottobre 2010
Terme: Un esempio da seguire.
Nel centro termale le acque scaturiscono da due sorgenti: la prima dà acqua bicarbonato-alcalina-sulfurea ipertermale (45° C.) e viene utilizzata per bagni, fanghi e grotte, efficace nella cura di malattie vascolari, osteoarticolari e ginecologiche. La seconda è sulfurea fredda (12°C.) e viene usata per terapie inalatorie, nelle patologie respiratorie e otorinolaringoiatriche. Il complesso termale è attrezzato anche per terapie riabilitative ed estetiche. L’economia prevalente è legata al turismo termale. Nel suo territorio vi sono tre alberghi termali che dispongono di circa 700 posti letto che praticano tutte le cure termali dai fanghi alle inalatorie e riabilitative. Tutti convenzionati con S.S.N. INPS, INAIL e Ministero Difesa. Le strutture sono moderne o recentemente restaurate e adeguate, sono aperte tutto l’anno e offrono, oltre ai soggiorni per un ciclo di cure (fangoterapia e bagnoterapia) di due settimane, pacchetti di fine settimana per Beauty Farm, medicina estetica, massaggi, saune, fitness ecc.
Esiste inoltre una rete di alberghi da una a quattro stelle, pensioni, appartamenti e camere in affitto sparsi nel raggio di 10 km quasi tutti finalizzati ad ospitare persone che usufruiscono di prestazioni termali e annessi presso le suddette strutture termali. Come si nota l’offerta è vasta e diversificata, si trovano prezzi per tutte le tasche. In questi anni ho notato un costante miglioramento , sia delle strutture che dell’accoglienza. L’organizzazione e il lavoro in sinergia sono impeccabili. Il tempo libero è occupato da una serie di eventi che offrono piacevoli svaghi ai soggiornanti: Serate danzanti, mostre d’arte, conferenze, concerti, cinema, escursioni in montagna, fiere, sagre ecc., alcune gratuite, altre a pagamento. Esistono anche diversi percorsi pedonali nelle colline circostanti attrezzati per esercizi ginnici e un percorso degli gnomi per i più piccoli. L’area delle terme è collegata alla frazione di S.Piero in Bagno sede municipale con una pista ciclabile e pedonale di circa due km. Il piccolo centro dove sussistono gli alberghi termali è ben curato e pulito. L’organizzazione commerciale è quella tradizionale dei piccoli negozi a conduzione familiare, nessun super o ipermercato. Il mercatino rionale si svolge due volte a settimana.
Il Comune è Bandiera Arancione del T.C. Attualmente non ho dati da confrontare sull’occupazione ma ritengo che sia molto alta, soprattutto nelle attività termali e nell’indotto.
Detto questo mi chiedo: Sardara ha l’acqua termale e un’albergo che pratica le cure termali; tre alberghi (uno purtroppo chiuso), case da affittare che dovrebbero ospitare le persone che non trovano posto nell’albergo termale; il centro storico; l’ambiente; i beni culturali; la Bandiera Arancione . Le basi ci sono tutte, ma lo sviluppo è ancora lontano. Cosa si dovrebbe fare per avvicinare Sardara a Bagno di Romagna? Anzitutto migliorare, ampliare e diversificare l’offerta relativa alle cure e al benessere; curare l’accoglienza mettendo a disposizione del soggiornante più servizi : Trasporti e collegamenti tra Sardara il centro termale e le strutture sanitarie (piste ciclabili e pedonali, servizi automobilistici ecc); fruizione di ambiente, natura e beni culturali con itinerari consigliati finalizzati alla scoperta del territorio; percorsi vita; eventi di arte, cultura, sport, gastronomia, congressi, fiere ecc. Più informazione: Dove dormire, dove mangiare, dove fare shopping, mappe del territorio comunale e circostante con più indicazioni stradali e turistiche.
Per fare tutto questo cosa ci vuole? Anzitutto la consapevolezza delle enormi opportunità di sviluppo economico che offrono le terme (bisogna crederci!!). Coinvolgimento della Provincia e della Regione (in Emilia Romagna le terme sono sponsorizzate e pubblicizzate da Regione e province).
Livio MELIS
venerdì 8 ottobre 2010
CONFLITTO COMUNE – DENUGHES
Pubblichiamo una lettera trasmessa al Comune dal legale di Cateldoria Salute e Benessere nella quale viene ricostruita la vicenda dell'albergo termale dal punto di vista della società. Ciascuno potrà farsi un'idea della situazione. E' comunque grave la confusione a cui si è pervenuti ed il fatto che tutto sia ormai in mano agli avvocati, che parlano di danni, risarcimenti, contenziosi... e che stanno già facendo pervenire robuste parcelle, che il Comune sta pagando. Se si fosse seguita la strada della legalità e della trasparenza non saremo a questo punto. Sarebbe bastato tener un po' conto degli allarmi dati dalla minoranza in Consiglio comunale e da Novas. Invece si è preferito aprire un conflitto molto aspro anche con loro. http://www.novasdisardara.it/denughes_avvocato.pdf
Relazione incontro dibattito P.D. del 02/10/2010
Un modello quello berlusconiano che in questi anni ha favorito l'illegalità in dispregio delle leggi,delle regole,delle istituzioni. Un degrado progressivo che ha portato all'imbarbarimento del tessuto sociale e politico. E' un paese il nostro che disperde quell'insieme di valori che si sostanziano attraverso concetti quali "etica" e "moralità" ed in cui emerge con forza una nuova "questione morale", purtroppo non percepita con la giusta consapevolezza e la necessaria severità con la quale andrebbe affrontata. E' questo un governo da cui é difficile dissentire perchè improntato sulla demolizione dell'avversario politico attraverso l'utilizzo della forza devastante dei media di propietà, impegnati continuativamente in campagne di discredito e di diffamazione. Un modo per zittire, per intimorire, per allontanare dall'impegno e dalla partecipazione democratica chi si macchia dell'enorme colpa di pensarla diversamente dal padrone. Una maggioranza di" teatranti" che determina sempre con maggiore nitidezza un solco invalicabile tra il palazzo e la via reale dei cittadini in una società in cui aumentano le disuguaglianze e con esse il malessere e le conflittùalità. A riprova di ciò e in piena contininuità con l'implosione berlusconiana, il centro destra sardo conferma ogni giorno di più la propria inadeguatezza. Mentre la crisi si evidenzia in tutta la sua gravità, mentre i pastori manifestano per rivendicare il diritto ad un lavoro dignitoso, Cappellacci incurante delle criticità ma da buon ragioniere fà di conto nel tentativo di saziare gli appettiti di potere degli alleati recalcitranti. Anche localmente si ritrovano purtroppo gran parte delle distorsioni riscontrate a più livelli. Vi è infatti una questione prettamente concettuale alla base delle scelte fin quì effettuate dagli attuali amministratori. Sin dall'insediamento occorreva cioè dimostrare che tutto quello fatto nelle precedenti legislature fosse sbagliato e per sostanziare ciò si sono imbastite campagne d'odio e di veleni sfociate talvolta in vere e proprie contrapposizioni personali. Ecco quindi che gli avversari si trasformano in nemici e in quanto tali vanno demoliti politicamente e personalmente. Il tutto confezionato con l'ausilio della stampa amica da sempre al servizio di questa maggioranza. Chi amministra dimentica però che l'arroganza, i rancori, l'invidia favoriscono la perdita di lucidità e determinano scelte talvolta inopportune.Incurante di ciò e in simbiosi con i metodi adottati dal governo,il centro destra locale si è dimostrato da subito allergico al confronto nel tentativo di riportare al silenzio le voci considerate scomode. Tentativi esplicitati a volte con le intimidazioni,altre volte con le minacce,fino ad arrivare alle veree proprie diffide. Lo fà forse perchè in questi anni il P.D.in tutte le sue articolazioni ha denunciato POLITICAMENTE l'esigenza di tornare alla legalità e alla trasparenza sulla base di processi virtuosi ed eticamente irreprensibili. Lo fà forse perchè il P.D ha palesato gravi distorsioni emerse durante i lavori svolti all'interno della struttura termale,perchè ha cercato di ostacolare operazioni funzionali a possibili speculazioni edilizie,perchè a suo tempo si è schierato contro l'utilizzo indiscriminato dell'autovelox,in ultimo perchè fermamente contrario dinanzi all'insensibilità della giunta verso quelle categorie che più di tutte avvertono gli effetti della crisi come i disoccupati di lungo corso e i più deboli. Sono stati cancellati infatti i cantieri comunali che rappresentano una delle poche boccate d'ossigeno per i lavoratori in difficoltà e per le loro famiglie, passando di fatto da uno stanziamento di 120.000 € a soli 20.000 €. Non cè traccia inoltre delle decine di attività produttive pronte ad insediarsi nel P.I.P così come più volte sbandierato in campagna elettorale prima e in consiglio comunale poi. Ora a distanza di tempo veniamo a sapere che la giunta attraverso il proprio avvocato di fiducia chiede ai nuovi gestori della struttura alberghiera di conoscere con quali crismi si sono svolti i lavori all'interno della stessa. Ci chiediamo:ma fino ad oggi dov'erano? Ed ancora: In questo modo non confermano la validità delle nostre tesi?(fino ad oggi avversate). Un operazione verità che ha portato il sindaco ad esautorare l'ormai ex Vice Sindaco protagonista di una conduzione amministrativa definita poco"attenta"all'insaputa dello stesso e dell'intera giunta. Una tesi che non convince,volta a trasformare responsabilità comuni in responsabilità individuali e che di fatto ha sancito la nascita del gruppo consiliare del P.D.L., determinando la presenza di due gruppi diversi all'interno della maggioranza e di conseguenza esplicitando formalmente la spaccatura. A fronte di questo quadro a dir poco desolante, ognuno di noi si deve sentir investito di una grande responsabilità. Occorre far ripartire il paese e per farlo bisogna creare i presupposti politico programmatici per arrivare alla prossima competizione elettorale con una proposta credibile e alternativa a questo centro destra. Sarà necessario condividere un progetto, ricostruendo paradigmi comuni innervati di regole, di trasparenza, di legalità.Ilcentro sinistra dovrà essere in grado di superare quelle conflittualità e quelle resistenze culminate con la sconfitta elettorale delle precedenti amministrative. Una sconfitta figlia di un contesto politico profondamente diverso rispetto a quello attuale. Sono cambiate le forze politiche e con esso lo scenario.In questi anni il P.D. ha lavorato per rafforzare ed unire il partito. Ne sono dimostrazione, la costituzione del gruppo unico in consiglio comunale e il buon risultato ottenuto nelle recenti provinciali. Occorre ora delimitare un nuovo perimetro e per farlo ritengo siano maturi i tempi per dichiarare chiusa quella stagione politica. E' necessario pertanto aprire una nuova fase in cui i protagonisti dovranno essere fondamentalmente espressione di questo nuovo contesto.Ci troviamo dinanzi ad un compito difficile. Da una parte presentare una proposta credibile (in termini programmatici ma anche di uomini), dall'altra in caso di vittoria, amministrare il paese. Non sarà facile perchè ci ritroveremo con un'eredità fatta di contenziosi e con delle risorse sempre più limitate se si guarda ai trasferimenti nazionali e regionali. Solo con un gruppo solido e coeso e allo stesso tempo capace e preparato si potrà pensare veramente di costruire una pagina nuova per Sardara. In conclusione sono covinto che vi sia una frase che riassuma a pieno gran parte dei ragionamenti fin quì espressi. E'un concetto emerso in una precedente assemblea pubblica e quanto mai attuale. Lo voglio oggi riformulare ed è questo :"Evitiamo di guardare al futuro con gli occhi e la testa rivolti al passato". Per fare questo ritengo ci sia bisogno di un atto di grande generosità comune ma probabilmente solo così daremo la possibilità di crescere ad una nuova classe dirigente, consapevoli delle difficoltà del presente ma con una prospettiva di rinnovata fiducia per Sardara e per i Sardaresi.
Andrea Caddeo
P R I M A V E R A 2 0 1 1
Luigi Melis
venerdì 1 ottobre 2010
2006-2010: resoconto e quale futuro per Sardara?
Risposta all'interrogazione sulle spese correnti relative all'albergo termale.
Risposta all'interrogazione sui lavori presso l'albergo termale.
Lettera
Mi solleciti ad intervenire sull’argomento da te trattato su Novas “Il paese che vorrei”.
Lo faccio malvolentieri.
Prima, però, vorrei fare una considerazione sull’articolo del 30 agosto 2010 dal titolo Legge salva-Mondadori: il conflitto c’è, gli interessi pure.
Nel corpo dell’articolo è detto, correttamente, che….grazie ad una norma introdotta nel decreto incentivi le aziende che, in una controversia fiscale, abbiano ottenuto sentenza favorevole in primo e secondo grado, possono evitare il giudizio della Cassazione pagando il 5% che, nel caso della Mondadori vuol dire 8,5 milioni di €. A fronte dei 350 €. Richiesti dall’erario, dallo Stato……………………….
Il resto dell’articolo e la sua conclusione la lascio a te, in quanto intriso di odio e non solo.
Questo modo di porsi da parte di Novas a me irrita e comunque non lo condivido perché distorce la realtà e dà una visione volutamente parziale dei fatti.
Nel caso di specie, lo stesso autore dell’articolo, se fosse stato prudente e obiettivo avrebbe, secondo il mio parere, messo in evidenza che:
L’Amministrazione Finanziaria (AF) pretende dalla Mondadori la somma di €. 350 milioni per … (motivi)………..;
Tale pretesa, nel merito, è stata disconosciuta da due diversi Collegi giudicanti formati da tre giudici cadauna (primo e secondo grado);
Questi due Collegi, cioè, hanno sentenziato che la Mondadori nulla deve all’AF.
Mi chiedo se la Casa Editrice, pagando il 5% di quanto preteso dall’AF per evitare la Cassazione ma che due Collegi giudicanti hanno dichiarato non dovuto, abbia o no fatto un buon affare.
Messa cosi forse il lettore non sarebbe giunto alle stesse conclusioni dell’autore.
Amo il giornalismo che racconta i fatti, dà pari voci alle parti in causa e lascia il giudizio finale al lettore.
Odio di contro, il giornalismo che da voce ad una sola parte e porta il lettore, spesso inconsapevolmente, a trarre determinate conclusioni.
Ciò detto, il tuo articolo è pieno di sentimento e buone intenzioni. Ma, scritto su Novas appare un poco ridicolo. Sembra un predicare al vento. Nessuno ti ascolta…….
Comunque, se riesci ad essere più sintetico, continuerò a leggerti.
Con affetto.
SUMERI45