Vai al nuovo sito

martedì 29 settembre 2009

SENZA BUSSOLA


Nel modo di amministrare dell’attuale giunta comunale si è ormai consolidato un tratto distintivo: distruggere ciò che è stato realizzato in precedenza.


Avviene così soprattutto a Santa Maria de is acquas. Per secoli l’abbiamo tenuta riservata per le cure del corpo e dell’anima, oggi chi amministra,senza parlarne con alcuno, vuole costruirvi un paese satellite con una colata di cemento capace di cancellare per sempre qualsiasi sviluppo turistico termale. Lo stesso avviene per l’albergo comunale. Siccome in precedenza si sono forzate le procedure burocratiche per aprirlo oggi si forzano le cose per tenerlo chiuso.
Una delle prime scelte della destra è stata quella di smantellare le due torrette in legno pregiato ideate da un architetto molto apprezzato nell’isola, Aldo Lino, professore all’Università di Sassari. Queste erano collocate all’inizio e alla fine della passeggiata in legno lungo il canale Birocchi, realizzata per racchiudere il cuore del compendio con una cortina creata con la pietra del canale, col legno e col verde (rampicanti, fiori…). Il tutto andrebbe ravvivato e tenuto con cura. Invece la sua funzione non è stata capita per cui con grande leggerezza si è proceduto con le demolizioni ed il resto viene lasciato in totale abbandono.
Successivamente sono stati sopraelevati i parapetti del canale Birocchi con maestranze del tutto incompetenti, che hanno utilizzato pietrame di pezzatura differente da quella preesistente, hanno modificato la pendenza dei muretti ed hanno collegato il vecchio con il nuovo con una antiestetica cicatrice di cemento. L’intervento risulta inutilmente costoso, pesante e peggiorativo dell’aspetto dell’opera.
E’ stata inoltre realizzata una parziale recinzione del boschetto senza curare la sua armonizzazione con la costruzione in legno lungo il canale e senza tener conto che il problema più serio consiste nella vecchiaia degli eucalipti. Le piante hanno esaurito la vitalità e la loro stessa funzione, dato che erano state messe a dimora per assorbire le acque affioranti e contribuire a tenere asciutto il terreno.
Sono state poi restituite ai privati alcuni pezzi di terreno che con laboriose procedure burocratiche erano stati recuperati al patrimonio comunale dopo una lunga ed indebita occupazione.
Sulle Terme infine non cessa la cattiva propaganda sulla stampa. L’economia del paese sta pagando un costo pesante per questa campagna insensata e senza freni e le imprese registrano le conseguenze della pubblicità negativa nei loro bilanci. Forse è arrivato il tempo di porre fine al danno di immagine e di finanziare invece una positiva campagna promozionale delle qualità delle acque e delle cure.
Questi fatti dimostrano come l’ azione del comune sia viziata dal pregiudizio, frammentaria, senza una visione complessiva. Il paese appare privo di un piano strategico di sviluppo, valido per un lungo periodo e capace di orientare le azioni quotidiane di chi amministra e di dare un quadro di riferimento certo ai privati che lavorano e vogliono investire. Chi siede in municipio fa e disfa di testa sua, improvvisa, non verifica se la sua azione risponda agli interessi del paese. Buon senso imporrebbe di fermare questa deriva e di aprire un dialogo con gli altri, con chi ha idee ed esperienza e con tutti quelli che hanno a cuore il bene del paese.

Leggi tutto l'articolo

lunedì 28 settembre 2009

FORMA E SOSTANZA

Non ho potuto partecipare alle votazioni per l’elezione del Comitato di circolo di venerdì 24 luglio 2009 che ha fatto seguito al pre-congresso del 20.

Non ho saputo se il comitato è stato eletto, come prevedeva l’apposito avviso, oppure se è stato nominato. L’eventuale nomina mi consente di osservare che:

- Trattandosi di un NUOVO PARTITO, con circa 120 iscritti di pari dignità, la logica avrebbe voluto che, in caso di nomina, i “nominanti” traessero il loro potere dall’assemblea degli “iscritti ”. NON Sussistendo tale potere la “nomina ” è illegittima.

- Se avessi potuto esprimere un parere in assemblea degli iscritti convocata per deciderne la composizione, fatto salvo il vincolo statutario del numero delle donne, avrei suggerito che i consiglieri comunali non ne facessero parte. O meglio, ne facessero parte in sovrannumero ai venti previsti. Senza diritto di voto;

- Non condivido, comunque, il metodo della nomina. Da sempre ritengo che la linea politica degli organi statutari di un partito vada approvata, o no, tramite voto palese. I gruppi dirigenti, invece, vanno eletti con voto segreto;

- Per mia conoscenza, comunque, gli eletti e/o nominati sono degni di ricoprire tale incarico.

Buon lavoro.

Sumeri45

Leggi tutto l'articolo

lunedì 21 settembre 2009

I nuovi compiti delle Province


A primavera del 2010 si tornerà a votare per eleggere i Presidenti e i Consigli delle otto Province sarde.


Ci aspettiamo una ripresa del dibattito sulla riforma delle autonomie locali, sul ruolo e l’utilità delle Province e non mancherà chi sostiene, ‘sic et sempliciter’, che le Province quali enti intermedi tra Regione e Comuni sono inutili e devono essere abolite. E’ una tesi ‘trasversale’ ad alcuni Partiti Politici anche se, di fatto, non si sono mai creati schieramenti del tutto contrari o a favore delle Province. Comunque , si tratta di una questione di cui si parla fin dagli anni di gestazione della Costituzione Italiana (approvata nel 1948), quando vi fu chi disse che con la creazione delle Regioni (nate nel 1970) le Province avrebbero cessato di esistere. Non è andata proprio così, se nel 1960 le Province erano 92 e nel 2006 erano già 109.
Ma queste cifre non dicono nulla se non si considera che le Province degli anni ’60 non sono le Province di oggi, nel senso che, rispetto ad allora, diverse sono le attribuzioni e molti e diversi sono i compiti ad esse attribuiti.
Si tratta di un argomento che, per la sua complessità, si inserisce e va analizzato nella più generale riforma del sistema delle Autonomie Locali, sia di livello nazionale che regionale. La Sardegna, in quanto Regione a Statuto Speciale ha, negli anni della Giunta Soru, approvato una Legge (la n° 9 del 2006) che ci consente oggi di avere un quadro abbastanza completo e dettagliato dei compiti residui della Regione e di quelli invece attribuiti a Province e Comuni.
Una buona Legge, seppure ad oggi non completamente attuata, che ha come principale obiettivo quello di avvicinare le Istituzioni Locali ai cittadini, migliorando al contempo la qualità delle prestazioni della Pubblica Amministrazione.
Il Legislatore è riuscito nell’intento? Cosa è successo dal 2006 ad oggi? Le Province sono assurte a quel rango di pari dignità con gli altri livelli istituzionali? Che giudizio possiamo dare oggi?
Nello spazio di un articolo di giornale non si può rispondere a tutte queste domande insieme. Ma qualche riflessione la possiamo cominciare a fare anche noi elettori del Medio Campidano, sulla base dell’ esperienza di questi ultimi (e primi) quattro anni di vita della nostra Provincia.
Limitiamoci, per adesso, ad analizzare almeno una delle nuove competenze della Provincia per vedere che cosa è cambiato rispetto al passato, e prendiamo ad esempio i Servizi per il Lavoro, cercando di rispondere per prima cosa ad una domanda: i Servizi per il Lavoro oggi sono migliori o peggiori rispetto a quando la competenza era del Ministero del Lavoro? In che modo il decentramento di compiti e funzioni alle Province ha migliorato e reso ‘più vicino’ ai cittadini tali Servizi?
Bisogna prima ricordare che nel 2005 la Regione (siamo negli anni fecondi della Giunta Soru) ha approvato una Legge in materia di promozione all’occupazione, sicurezza, qualità del lavoro e servizi all’impiego e che, nello stesso anno, nasce la Provincia del Medio Campidano nel cui ambito di autonomia istituzionale e organizzativa, viene avviata la programmazione, la gestione e l’erogazione dei Servizi per il Lavoro.
Fino ad allora il Ministero del Lavoro (lo Stato) era un’entità lontana, non solo geograficamente. Esso agiva sulla base di Leggi statali che non tenevano nella dovuta considerazione le differenze del tessuto economico-sociale delle diverse Regioni italiane, la diversa natura dei problemi dell’occupazione del Sud rispetto al Nord, l’elevato tasso della disoccupazione, soprattutto di quella intellettuale e di quella femminile, il fenomeno dell’emigrazione dei nostri giovani verso il nord - nord-est d’Italia più ricco, l’immigrazione di centinaia di diseredati extracomunitari, la mancanza di una rete di ammortizzatori sociali più rispondente alle difficoltà di intere zone di crisi in piena fase di de-industrializzazione, come in alcune aree della Sardegna.
Per questo i compiti dello Stato erano ormai ridotti alla gestione di procedure burocratiche spesso inutili, ed esso da tempo aveva rinunciato nei fatti all’attuazione di politiche per il lavoro efficaci ai fini del conseguimento della cosiddetta ‘massima occupazione’.
La Provincia, dal 2005, ha potuto così dare avvio ad un vero e proprio ‘sistema dei Servizi per l’Impiego’ ritagliato sulle esigenze di un territorio che, più di altri, presenta particolari punti di debolezza e oggi programma e organizza i Servizi per il Lavoro, integrando questi ultimi con i propri compiti in materia di formazione e istruzione, attività che svolge in coordinamento con i 28 Comuni della Provincia e con gli altri Enti Locali. Elegge una Commissione Provinciale per le Politiche del Lavoro, di cui fanno parte i Sindacati territoriali dei Lavoratori e delle Imprese, ed una Commissione che si occupa dei lavoratori diversamente abili e ne promuove l’inserimento lavorativo. La Provincia eroga incentivi economici finalizzati al reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione, in mobilità e per i disoccupati di lunga durata.
Ha istituito il servizio di ‘mediazione culturale’ che si occupa di assistere gli immigrati presenti nel territorio della Provincia, con operatori qualificati di lingua francese, araba, cinese e inglese.
La Provincia ha istituito i Centri per i Servizi per il Lavoro, uno a San Gavino e uno a Sanluri, che sono la vera interfaccia tra la Provincia e il mondo del Lavoro. Essi gestiscono le banche dati dei lavoratori disoccupati, nelle liste di mobilità, le richieste di manodopera provenienti da Enti Pubblici e Aziende private anche con il ricorso a procedure di preselezione, cura l’accertamento delle qualifiche professionali e promuove l’inserimento lavorativo con i tirocini lavorativi anche con l’erogazione di contributi economici alle aziende.
Ma il ‘fiore all’occhiello’ dei Centri per i Servizi per il Lavoro sono i Servizi di nuova istituzione: il servizio di orientamento alla formazione ed al lavoro, il servizio per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, il servizio per l’inclusione lavorativa dei lavoratori disabili ed il servizio di auto-impiego, per favorire la creazione di attività imprenditoriale autonoma di lavoratori disoccupati od occupati che intendono cambiare lavoro e svolgere un’attività ‘in proprio’. Va sottolineato che questi nuovi Servizi si avvalgono della alta professionalità ed esperienza di Personale specializzato assunto appositamente.
Nei Centri Servizi per il Lavoro, inoltre, hanno spesso luogo degli incontri, seminari, convegni e iniziative volte alla promozione dei Servizi, alla formazione e all’informazione di lavoratori disoccupati, delle Imprese e delle rispettive Associazioni sindacali.
Insomma, considerando il breve tempo trascorso dalla istituzione di questa Provincia, non si può negare che essa abbia saputo svolgere un ruolo innovativo e di stimolo non inferiore ad altre Province d’Italia situate in aree più ricche e progredite e che, pertanto, il giudizio sia ad oggi sia positivo. Non resta che augurarci che quanto finora è stato fatto sia un buon viatico per il futuro.
Roberto Montisci

Leggi tutto l'articolo

PEGGIORANO I PROBLEMI ALLE TERME


Dal 4 giugno i 27 lavoratori dell’albergo termale sono a casa, l’azienda è chiusa per i clienti e per le piccole attività artigianali e di servizio che ne costituivano l’indotto.


Il sindaco ha dichiarato alla stampa di non sapere se tra due, tre mesi o forse di più l’albergo possa riaprire poiché ogni giorno insorgono nuovi imprevisti. Eppure ci voleva poco per prevedere che anni di polemiche sfrenate, di attacchi poco sensati ai precedenti amministratori, di ricorsi alla magistratura, di guerra totale al gestore dell’albergo avrebbero portato al collasso dell’attività imprenditoriale.
Il rischio è che non si sia toccato ancora il fondo e che insorgano problemi ancora più gravi. Occorre prevedere oggi i danni che questo clima può arrecare anche all’altra azienda termale, che soffre già dell’immagine disastrosa prodotta da una stampa irresponsabile e che è spinta a tenersi alla larga dal paese e dal suo clima avvelenato. Occorrerebbe anche evitare di danneggiare il nuovo gestore caricandolo di compiti per i quali non è preparato evitando che scappi via lasciando il comune con l’albergo chiuso e con nuovi debiti da pagare.
E’ l’Amministrazione comunale che deve prevedere le difficoltà e risolvere i problemi in tempo. Oggi non si può riaprire l’albergo fino a quando la struttura non sarà accatastata e dotata dell’ indispensabile certificato di prevenzione incendi. Eppure tutto ciò era noto da tempo, dato che chi siede in giunta ci ha architettato sopra una lunga e vergognosa campagna diffamatoria contro chi allora amministrava. La vicenda è stata portata persino in tribunale e come si sa tutto si è risolto con l’assoluzione di chi aveva solo forzato il procedimento amministrativo per aprire l’albergo. Oggi scopriamo che a distanza di anni la pratica non è ancora espletata e l’albergo è chiuso.
L’albergo resterà inattivo a lungo perché la giunta comunale vuole realizzare 900.000 (novecentomila) euro di lavori di manutenzioni ordinarie e straordinarie, che secondo il sindaco devono essere eseguite perché l’ing. Boaretto avrebbe “ cannibalizzato” l’edificio.
E’ evidente che i danni causati dal vecchio gestore portando via le sue attrezzature devono essere quantificati da tecnici indipendenti e devono essere risarciti. Bisogna cioè distinguerli da quei lavori che sono invece manutenzioni ordinarie e straordinarie, che sono invece di competenza della società “Casteldoria Terme”.Quando ha partecipato alla gara d’appalto per gestire l’albergo questa ha accettato di prendere in carico la struttura nelle condizioni in cui era prima dei danni provocati dalla società Millepini ed anche di addossarsi l’onere delle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Così prevede infatti l’articolo 8 del nuovo contratto con il Comune.
Se gli amministratori vogliono spendere 900.000 euro probabilmente intendono realizzare interventi radicali e costosi, come la sostituzione dei pavimenti con il parquet, il rifacimento della vetrata della piscina termale…Su chi deve realizzare e pagare tutti questi interventi serve grande chiarezza sia per i rapporti futuri col gestore sia per non far precipitare il paese in un’altra tempesta di polemiche e magari di carte da bollo. Bisogna preoccuparsi della crescita della comunità senza perdere tempo e pensare ad evitare oggi gli imprevisti che possono finire domani al Tar, in Tribunale, alla Corte dei Conti.
Dei 900.000 euro 120.000 il Comune li sta già spendendo direttamente affidando i lavori senza gare d’appalto, senza cioè quantificarli prima, senza stabilire i costi ed i prezzi e senza chiedere offerte plurime. Tutto ciò non si può fare. In particolare le leggi vietano di spezzettare i lavori in tanti piccoli lotti.
Le altre opere per 800.000 euro dovrebbero eseguirle il nuovo gestore, che poi tratterrebbe l’importo speso dal canone d’affitto annuale. La società Casteldoria Terme non ha alcuna esperienza nell’esecuzione di questi lavori, non è un’impresa edile e non ha mai gestito impianti termali. Perché metterla in difficoltà? Forse è meglio prevedere oggi altri spiacevoli imprevisti evitando in partenza nuovi possibili conflitti. Perché non imparare dall’esperienza degli ultimi anni?
Come si vede l’orizzonte non è privo di nuvole. Farebbero male gli amministratori a non preoccuparsene, a non far di tutto per evitarli. Per fare questo servirebbe un modo nuovo di amministrare mettendo da parte il pressappochismo, l’arroganza, la continua polemica col passato , lo scaricare sugli altri le proprie
responsabilità. Siccome le cose si stanno complicando chi amministra dovrebbe forse ascoltare di più e prendersi più cura del bene del paese.

Leggi tutto l'articolo

I maestri di Sant’Antioco


Casa Pilloni. Chiara e Giuseppe Vigo, maestri del bisso e dell’intarsio in legno di ginepro, tornano a Sardara dopo tanti anni. Sardara che li accolse bambini e li vide crescere fino all’adolescenza.


La figura ieratica di Chiara contrasta con la calma quasi olimpica di Giuseppe, il quale si accende appena quando parla del ginepro, il legno duro e antico, quasi una metafora dei sardi. Di quest’albero ne abbiamo fatto scempio, dice, che se nei tempi antichi aveva una giustificazione, oggi non più: per travi e stipiti ci sono ben altri materiali. Ecco perché bisogna essere parsimoniosi, attenti a non sprecarne neppure un pezzo; e Giuseppe li utilizza tutti, anche il più piccolo, come tessere di un mosaico per realizzare tavoli, paralumi, cornici, colonne. Il suo sguardo sereno si incrina un poco quando lamenta dell’uso sconsiderato che attualmente si fa di questo nobile legno sacrificato in realizzazioni di dubbio gusto quali caminetti, staccionate, recinzioni.
Chiara fin dall’inizio cattura la tua attenzione, ti avviluppa nella rete della sua narrazione. Parla del bisso. Quello marino s’intende. L’antichissimo filo magico menzionato nelle sacre scritture e che ricopriva anche la persona del re Salomone. Un filo resistentissimo, ed elastico se imbevuto di succo di limone, che ha una stupefacente proprietà: tessuti e ricami se colpiti dai raggi del sole luccicano come oro. Questa “seta” si ricava dai filamenti che un mollusco, la nacchera, secerne per ancorarsi al fondale. La Vigo con quell’aria di antica sacerdotessa ti trasporta nel suo mondo incantato. Narra di preghiere propiziatrici, delle albe e delle notti di luna in cui il mare concede il suo dono. Narra delle immersioni nel mare non sempre clemente, del modo che ha scoperto per prendere la lanugine al mollusco senza sacrificarlo e poi posarlo nuovamente sul fondo. Parla dello sposalizio e mostra l’anello che la lega al dio mare, che consegnerà a chi sarà degna di averlo, come lei lo ha ricevuto dalla nonna Leonilde. Prende un bioccolo grezzo di bisso, lo ripulisce delle minuscole conchiglie, lo carda e poi lo fila col suo fuso di canna. L’esile filo viene introdotto dentro un limone inciso con l’unghia dell’indice destro. Chiama una bimba, asciuga il filo e glielo attorciglia intorno al ditino dove prima aveva infilato il suo anello. Socchiude gli occhi, recita una litania con frequenti segni di croce. Facce attonite come intorno ad uno sciamano. La bimba prende in dono il filo, al momento delle sue nozze lo riporterà a Sant’Antioco e Chiara tesserà per lei il regalo di nozze.
La Sardegna ha la fortuna di avere l’ultimo maestro di bisso del Mediterraneo, ma corre il rischio che i saperi di quest’arte antichissima vadano persi. Chiara Vigo è conosciuta in tutto il mondo, le sue opere sono sparse nei grandi musei, ma noi sardi non riusciamo a mettere a frutto questa ricchezza. Un suo progetto giace in regione dai tempi della prima giunta Palomba, a tutt’oggi non è stato ancora preso in considerazione. “ E dire che basterebbero 40/50 mila euro ” dice sconsolata Chiara.
Luigi Melis

Leggi tutto l'articolo

ODIO E INVIDIA

Martedì 15 ho voluto assistere alla trasmissione “Porta a Porta” di Bruno Vespa. Mi interessava vedere ciò che è stato realizzato in Abruzzo e a che punto sarebbe arrivato il servilismo di certa Rai e l’impudenza del presidente del consiglio.

Dopo la consegna trionfale delle prime case ai terremotati, finanziate e costruite dalla provincia di Trento, il cui presidente Lorenzo Dellai è stato ritenuto degno (bontà loro) di assistere tra il pubblico alla trasmissione televisiva ma non ad intervenire, è cominciata la festa vera e propria, quella che in fondo interessava al premier. Una messinscena in cui Berlusconi, senza alcun ritegno, ha potuto sparare contro tutti, con un Bruno Vespa incapace di fare una domanda che è una, se non quelle concordate.
Ho resistito abbastanza, ma quando ha incominciato a parlare di comunisti invidiosi che lo odiano, dei troppi farabutti che ci circondano nella politica, nella stampa, nella televisione (dimenticando i giudici) ho detto basta e ho spento la TV.
Ma come potrei invidiare una persona che non riesce a sopportare se stessa? Nemmeno negli anni si è fatta una ragione della sua bassa statura e si rende ridicolo con quei tacchi da ballerino di flamenco. Non so che animale abbiano sacrificato per dotarlo di quei 64 denti che da un po’ di tempo mostra molto meno (effetto D’Addario?). Non sopporta la calvizie e si è fatto asfaltare il cranio: ogni volta che appare in TV non posso fare a meno di pensare al tappetino sintetico di un campo per il tennis.
Ma perché dovrei essere geloso di chi si è circondato di pregiudicati? Di uno che si è portato in casa un mafioso del calibro di Mangano? Di chi vanta grande familiarità e amicizia con personaggi come Dell’Utri e Previti ambedue condannati dai tribunali italiani?
Ma perché dovrei invidiare una persona che è stata ripudiata dalla moglie per la sua immoralità? Ma perché dovrei essere geloso di uno che non esita a dare in pasto al pubblico la madre dei propri figli mostrandola a seno nudo (una foto giovanile) nel suo giornale di famiglia?
Quanto ad odiarlo poi. Non si può odiare uno che ti fa pena.
Fini visto il personaggio ha incominciato a prenderne le distanze. Penso che i cattolici per bene e non solo cattolici che militano nel PdL adesso abbiano un problema in più. Molti dicono che sia iniziato il suo tramonto, per l’Italia non sarebbe certo un danno.
Luigi Melis

Leggi tutto l'articolo

mercoledì 16 settembre 2009

VARIANTE AL PUC PER LE TERME


Novas ha pubblicato alcuni interventi sulla variante al Puc, che riguarda l’area termale e lo sviluppo territoriale che esprime. Pubblica ora gli elaborati relativi. Sarà possibile farsi un’idea di ciò che l’Amministrazione comunale intende fare e della stessa povertà dei documenti approvati in Consiglio comunale. Il documento è stato trasmesso alla Regione. Non si hanno ulteriori notizie da parte dell’amministrazione e diventa sempre più urgente che il sindaco chiarisca perché e come vuole realizzare i contenuti del Puc.

Leggi tutto l'articolo

SOLIDARIETA’ AI PRECARI DELLA SCUOLA


Secondo le stime della CGIL il piano triennale dei tagli al personale della scuola, voluto da governo Berlusconi, già da primo settembre 2009 comporta una perdita di oltre 42.000 posti per il personale docente e di quasi 15.000 per il personale ausiliario, tecnico ed amministrativo.


on l’inizio dell’anno scolastico migliaia di precari non hanno ritrovato il loro posto di lavoro con pesanti conseguenze sulla qualità della didattica e del servizio offerto alle famiglie, in special modo a quelle dei ceti medio- bassi.
Tutto ciò dipende in parte dalla riduzione del numero degli alunni, ma in parte molto rilevante incide pesantemente l’insieme delle cosiddette riforme introdotte dal ministro Gelmini e soprattutto dai tagli finanziari del ministro Tremonti. Si è avuto infatti l’aumento del numero degli alunni per classe, la riduzione delle ore di insegnamento, la diminuzione delle ore frontali per alcune materie, l’introduzione dell’insegnante unico nella scuola elementare , la riduzione delle scuole col tempo prolungato e degli insegnanti di sostegno.
In Sardegna le conseguenze sono ancora più pesanti per la presenza in vastissime zone dell’interno di piccoli comuni, dove la scuola viene abbandonata e destinata alla chiusura, ciò che aggrava il fenomeno dello spopolamento.
La Giunta regionale ha accettato passivamente questa politica senza difendere le necessità particolari derivate dalla nostra speciale situazione ed anzi ha sottoscritto un accordo con il governo stanziando venti milioni di euro del proprio bilancio per soccorrerlo. Si è dimostrato un’altra volta la debolezza della giunta regionale, la sua subalternità ed il suo disinteresse per la scuola pubblica. L’assessore regionale Baire è in effetti espressione del “partito” scuole private e difensore dei loro interessi.
La destra storicamente ha sempre subito malvolentieri un ruolo positivo della scuola pubblica cercando sempre di ridimensionarla. Basti pensare che nel nostro paese sta costruendo locali per la scuola dell’infanzia che sono come una toppa sui pantaloni vecchi e che impediranno per il futuro la realizzazione del tempo prolungato per gli alunni delle elementari.
Agli insegnanti in lotta per la difesa del proprio posto di lavoro e della qualità della scuola pubblica, e tra di loro al gruppo di precari del nostro paese, va la solidarietà di Novas. Non stanno combattendo certo una battaglia corporativa, ma lottano anche per l’elevazione culturale dei ceti sociali che vivono del loro lavoro e per il progresso della società.

Leggi tutto l'articolo

MOSTRA A CASA PILLONI.

Fino al 25 settembre dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 17 alle ore 20 si può visitare la mostra “L’ORO DEL MARE INCONTRA L’ORO DELLA TERRA” . I maestri Chiara e Giuseppe Vigo espongono creazioni in bisso marino ed in legno di ginepro.


Leggi tutto l'articolo

E’ allarme rosso per l’ospedale di San Gavino


In molti di noi è ancora nitido il ricordo degli incontri promossi da Renato Soru e dall’allora Assessore Regionale alla Sanità Nerina Dirindin con i Sindaci e gli amministratori del territorio, per spiegare come e perchè la Regione aveva deciso di finanziare l’ampliamento dell’ospedale di San Gavino.


Un’opera importante che avrebbe portato la disponibilità di posti letto a 450 complessivi, di cui 250 con la nuova costruzione, e che avrebbe adeguato l’offerta sanitaria alle effettive esigenze di un territorio ampio e popolato, che va dai paesi del Linas al Medio Campidano fino all’Alta Marmilla, e che avrebbe consentito l’istituzione e la fruizione di nuovi servizi sanitari come ad esempio oncologia, nel nostro territorio, e non più nei già troppo affollati ospedali di Cagliari e dintorni.
Una notizia importante per un territorio da troppo tempo trascurato dalle politiche sanitarie che permetteva a tutti noi di guardare al futuro con più fiducia e serenità, trattandosi di ciò che è più importante per la vita di tutti noi: la salute.
Alla fiducia e alla speranza di quei giorni si è sostituita in questi giorni la preoccupazione, e perfino l’incredulità, per le scelte che l’Amministrazione Regionale si appresterebbe a fare, e cioè dirottare i finanziamenti già previsti per l’ospedale di San Gavino verso altri territori dell’Isola. Fatto ancora più grave perchè avviene senza alcun coinvolgimento nè dei Sindaci e tantomeno della popolazione del territorio, in una confusione creata ad arte con notizie contraddittorie ora dell’uno ora dell’altro esponente del centro-destra.
Non aiutano a capire e, anzi, destano una certa sorpresa le dichiarazioni del Sindaco di Sardara che, in un’intervista all’Unione Sarda, arriva a giustificare le scelte della Giunta Regionale adducendo perfino motivi di sperpero di denaro pubblico.. Ma come? Spendere i soldi pubblici per fare nuovi ospedali e per migliorare i servizi sanitari del nostro territorio equivale a sprecare i soldi pubblici? Avrei capito una tale argomentazione fatta da chiunque altro estraneo a questo territorio ma non la capisco sulla bocca del Primo Cittadino del mio paese.
L’allarme è stato lanciato in un’affollata assemblea in Piazza, a San Gavino M., alla presenza di Renato Soru, di Massimo Dadea, ex Assessore Regionale, di Rossella Pinna, Assessore Provinciale alla Sanità, di Fulvio Tocco, Presidente della Provincia del Medio Campidano, del Sindaco di San Gavino e di Alessandro Frau, ex consigliere regionale, organizzata dall’associazione ‘Sardegna Democratica’.
Durante la discussione è emerso chiaramente che quanto previsto dal Piano Regionale dei Servizi Sanitari dalla Giunta Soru oggi è rimesso in discussione dal Programma Regionale di Sviluppo che ha di fatto cancellato il finanziamento per l’ospedale di San Gavino che viene definito ‘inutile’, ‘clientelare’ e ‘incomprensibile’.
Ci sono stati anche momenti di autentica commozione quando è stata letta la lettera di un malato di S.L.A., immobilizzato da anni e che comunica solo con il movimento degli occhi attraverso un computer, che ha voluto ringraziare Renato Soru e la sua Giunta per le politiche sanitarie attuate a suo tempo che hanno consentito alla sua famiglia e a migliaia di malati gravi con le rispettive famiglie di riavere una vita quasi normale, con i progetti ‘tornare a casa’ e il ‘patto sulla salute’…
Oggi è chiaro a tutti che a rischio non c’è solo l’ospedale di San Gavino ma è in gioco l’intera impostazione data sulla sanità pubblica dalla Giunta Soru, a favore di una sanità privata oggi ben rappresentata dai vari Partiti del centro-destra che, parole di Soru, si stanno ferocemente sbranando per conquistare pezzi di sanità pubblica a favore di quella privata con il solo obiettivo del profitto.
Nella confusione del momento una cosa è fin troppo chiara: chi sarà a pagare il conto. A pagare saranno i cittadini, soprattutto quelli più deboli, col il rischio che la sanità non sia più di tutti ma solo di coloro che potranno permettersela.
Quanto accade è motivo di massimo allarme per tutti noi che abbiamo una idea di sanità diversa da chi oggi governa la regione e per questo credo sia da accogliere l’invito di chi, dal palco della Piazza di San Gavino, ha invitato i presenti ed il popolo dell’intero territorio a prepararsi alla mobilitazione e ad una lunga battaglia.
Roberto Montisci

Leggi tutto l'articolo

“Promozione di iniziative a sostegno della realizzazione della nuova struttura ospedaliera a San Gavino Monreale”

CONSIGLIO COMUNALE DEL COMUNE DI SARDARA
Gruppo consiliare del Partito Democratico

Al Signor Sindaco del Comune di Sardara

I consiglieri del gruppo consiliare del Partito Democratico, Giuseppe Garau, Renato Atzori e Andrea Caddeo, propongono l’iscrizione del seguente punto all’ordine del giorno ai sensi dell’art. 15 del regolamento per il funzionamento del consiglio comunale:
“Promozione di iniziative a sostegno della realizzazione della nuova struttura ospedaliera a San Gavino Monreale”
premesso che l’attuale struttura ospedaliera di San Gavino Monreale non è adeguata a fornire i servizi sanitari alla popolazione del nostro territorio sia per ciò che riguarda le strutture che per la carenza del personale sanitario;
preso atto che il Piano Regionale Sanitario approvato nel 2007 riconosceva insufficiente l’offerta sanitaria nel nostro territorio rispetto alla media regionale e di conseguenza la Giunta Regionale di allora, con diverse deliberazioni, prevedeva le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione del nuovo Ospedale;
considerato che nella bozza del Programma Regionale di Sviluppo 2010-2014 predisposto dall’attuale Giunta Regionale, si ipotizza l’eventuale ristrutturazione dell’ospedale esistente e non la nuova costruzione lasciando irrisolti ancora una volta i problemi ben noti ai malati e alle loro famiglie che dovrebbero proseguire nell’eterno pellegrinaggio verso le strutture di Cagliari;
considerato infine che la mancata costruzione del nuovo ospedale inciderebbe in modo sostanziale sulla qualità della salute e della vita complessiva dei sardaresi e dei cittadini dell’intero territorio del Medio Campidano;
tutto ciò premesso e considerato
chiediamo che il Consiglio Comunale impegni il Sindaco e la Giunta ad intraprendere tutte le iniziative opportune, a sostegno della realizzazione del nuovo ospedale di San Gavino Monreale, quali:
-invio dell’approvazione del presente ordine del giorno:
-al Presidente della Giunta Regionale;
-agli Assessori regionali alla Sanità e alla Programmazione;
-al Presidente della Provincia;
-ai Consiglieri regionali e ai Parlamentari eletti nel territorio;
-ai Sindaci del Medio Campidano con l’invito a deliberare sull’argomento in questione;
-convocazione immediata di una assemblea popolare, ai sensi dell’art. 34 del regolamento per il funzionamento del consiglio comunale, con invito a partecipare alle istituzioni e alle forze politiche e sociali del territorio per discutere dell’argomento e delle eventuali iniziative da intraprendere.
Sardara, 16.09.2009
I Consiglieri del PD
Giuseppe Garau
Renato Atzori
Andrea Caddeo

Leggi tutto l'articolo

sabato 12 settembre 2009

LE MANI SULLA SANITA’. Quale futuro per la nostra salute

Sabato prossimo alle ore 18 a San Gavino Monreale, in piazza Marconi si terrà un dibattito pubblico sulla sanità nel Medio Campidano e sulle manovre contro la costruzione del nuovo ospedale provinciale. Parteciperanno Fulvio Tocco, presidente della Provincia, Massimo Dadea e concluderà Renato Soru.


Leggi tutto l'articolo

mercoledì 9 settembre 2009

IL FUTURO INCERTO DELL’OSPEDALE.


Il nuovo ospedale di San Gavino verrà effettivamente costruito? La destra manterrà gli impegni assunti da Soru?


Una delle scelte più qualificanti della giunta Soru per il nostro territorio è stata quella di realizzare un nuovo ospedale per il Medio Campidano, che ha bisogno di una struttura ospedaliera moderna, funzionale, con nuovi servizi vicini ai cittadini. Per questo aveva stanziato i primi 45 milioni di euro ed aveva predisposto il progetto per un primo lotto da appaltare al più presto. L’Unione Sarda del 6 settembre ha però lanciato “l’allarme rosso”. La gara d’appalto non parte perché i 45 milioni non bastano a finire l’opera, ne serviranno altri 47, quindi bisogna aspettare ad avere tutti i soldi prima di avviare i lavori. Campa cavallo che l’erba cresce: invece di dare subito il via al cantiere e nel frattempo, come usualmente si fa in casi simili, cercare le risorse finanziarie mancanti stranamente si decide di rimandare tutto alle calende greche.
La notizia preoccupa e disorienta perché dal nuovo ospedale ci si aspetta un miglioramento della sanità nel territorio. L’ investimento assicurerebbe infatti una maggior efficienza ai reparti esistenti, che verrebbero dotati delle nuove indispensabili tecnologie; soprattutto verrebbero costruiti nuovi reparti per la terapia intensiva cardiologica, per la neurologia…, verrebbe potenziato il pronto soccorso… Insomma per i malati del Medio Campidano diminuirebbero i rischi e migliorerebbero le cure.
Perché succede tutto questo? Appena arrivata al governo della Regione la destra ha deciso una riforma della sanità, proposta da un consigliere regionale eletto come rappresentante dell’Associazione delle cliniche private sarde. Per gestire ospedali, forniture, appalti…stanno per essere create quattro “macroaree”, enti con ambiti territoriali comprendenti più ASL, che gestiranno le attività fondamentali della sanità sarda. Le ASL subiscono lo scorporo degli ospedali, vengono così depotenziate e stanno per essere commissariate, cioè messe sotto controllo centrale. Il destino dell’ospedale appare quindi legato all’attuazione di questa riforma e agli orientamenti di chi gestirà la macroarea cagliaritana.
Abbiamo visto nella stampa regionale le prime reazioni alla riforma manifestatesi a Nuoro ed in Ogliastra perché la creazione di una “macroarea” insieme alla Gallura e con sede a Olbia metterebbe a rischio i servizi sanitari negli ospedali nuoresi.
Il Medio Campidano, riportato all’interno di una specie di vecchia provincia, tornerebbe alla situazione precedente alla nascita dell’ASL, alla completa subordinazione del territorio a Cagliari, che riprenderebbe ad assorbire tutte le risorse finanziarie lasciandoci solo le briciole. Poiché oggi è difficile abolire con un colpo solo ASL e Provincia si preferisce svuotarle. Naturalmente a beneficiare del cambiamento sarebbero le cliniche private del capoluogo, i cui proprietari oggi condizionano la vita pubblica cagliaritana e sarda.
Gli interessi delle popolazioni del Medio Campidano sono però un’altra cosa. La nascita dell’ASL aveva attribuito un territorio all’ospedale e in base al numero dei suoi abitanti aveva dato all’ospedale un numero di posti letto e conseguentemente la quantità e la qualità dei servizi sanitari. In tal modo venivano tolti molti posti letto alle strutture sanitarie cagliaritane e venivano messe le premesse per il potenziamento e la qualificazione dell’ospedale di San Gavino. La riforma appena approvata vuole tornare all’antico. Svincolando l’ospedale dal suo territorio si consente di distribuire posti letto e servizi sanitari all’interno della “macroarea”, di spostarli facilmente a Cagliari e di rimetterli a disposizione dei baroni sanitari, della medicina privata e dell’intreccio di affari, sanità e politica.
Il Medio Campidano con Soru ha visto il suo ospedale dotato di nuovi servizi come diabetologia, nefrologia, oncologia…e può aspirare al miglioramento di altri come la cardiologia intensiva… Oggi si vedono con chiarezza i motivi veri della guerra condotta con qualsiasi mezzo alla giunta Soru e alla sua politica insensibile alla sanità mercantile, ma favorevole alla nostra provincia. All’improvviso il nostro territorio si vede colpito nella qualità della sua vita e della sua salute. I nuovi amministratori regionali tornano a considerarci terra di conquista. Bisogna però trovare la forza per sollevarsi in modo unitario a difesa della sanità pubblica non per un astratta visione ideologica, ma a tutela di un bene pubblico primario, molto concreto, come la salute dei cittadini.

Leggi tutto l'articolo

Con Bersani, per il Partito Democratico


Ci troviamo nel bel mezzo di una crisi finanziaria ed economica mondiale, per qualcuno solo psicologica, di cui non conosciamo i costi individuali, sociali e collettivi che ancora dovremo scontare.


Una crisi che coinvolge il mondo intero, che chiude probabilmente un ciclo dominato dall’assenza di regole globali e in cui è prevalsa “l’idea che la ricchezza smisurata di pochi potesse fare da locomotiva per tutti.” Alcuni economisti sostengono che per la prima volta la nuova generazione, quella dei figli per intenderci, rischia un impoverimento rispetto alle condizioni della generazione precedente.
In questo scenario, il Governo nazionale continua a navigare a vista, in mare aperto, senza un approdo preciso, “con una gestione della crisi fatta di minimizzazione, di cabotaggio, di piccole pillole comunicative” dice bene Bersani, candidato alla segreteria nazionale del PD. In questi mesi sono state cavalcate le paure degli italiani, che hanno reagito con la difesa del proprio particolare e delle piccole patrie. Si sono così diffusi sentimenti di egoismo sociale, di sfiducia, mettendo gli uni contro gli altri, specie se diversi. Hanno ripreso vigore le rendite, le corporazioni, le mafie, la giustizia fai da te. Una crisi quindi non solo economica ma anche, e soprattutto, civica.
Ma se continuiamo di questo passo dove andremo a finire? Che posto avrà l’Italia in Europa e nel Mondo in un prossimo domani?
Il Partito Democratico deve partire da qui: dalla realtà effettuale, dalle grandi cose, da una chiara lettura delle trasformazioni avvenute nell’ultimo ventennio. Ho sempre concepito i partiti come strumenti a servizio della Politica, non come il fine: il Partito Democratico deve porsi l’ambizioso obiettivo di cambiare l’Italia di oggi, di migliorarla, di indicare un approdo. Questa è la sua missione politica. Ma per fare questo, come osserva Reichlin, c’è bisogno di un partito di popolo, che parli alle energie migliori del paese, che apra le porte anziché chiuderle, capace di ridare cittadinanza a tutti altrimenti non si va da nessuna parte.
Per fare questo occorre un partito radicato e strutturato nel territorio, che stia fra la gente. Un partito capace di rappresentare il mondo del lavoro in tutte le sue sfaccettature, ispirato da principi di laicità e di giustizia sociale, che mira ad una migliore redistribuzione della ricchezza ed una maggiore mobilità sociale. Questo, secondo me, è il ruolo politico del Partito Democratico.
E’ in gioco il futuro dell’Italia, il futuro di tutti noi. Ci vuole uno scatto, una proposta innovativa capace di volare alto e sfidare le forze conservatrici che tengono bloccato il Paese. Occorre coraggio e una cultura politica autonoma. In questo senso Pierluigi Bersani ha già dimostrato nel recente passato di avere le capacità politiche e le competenze “per cambiare le cose”: per questo sostengo la sua candidatura a segretario nazionale. In Sardegna, ancora una volta, sono emerse diverse candidature. Ho deciso di sostenere quella di Giampaolo Diana, portavoce di una proposta di chiara impronta riformista di cui condivido valori e orizzonti politici.
Peppe Garau

Leggi tutto l'articolo

lunedì 7 settembre 2009

IL CASTELLO DI MONREALE. UN’OCCASIONE DA NON PERDERE


Una visita mattutina ha rivelato il fascino del Castello di Monreale e l’estremo interesse dei lavori e degli scavi più recenti. In particolare all’interno del mastio colpiscono le cisterne molto ampie, che raccoglievano l’acqua piovana, la distribuzione degli ambienti, la pavimentazione di alcune stanze con lastre regolari di pietra.

Non può sfuggire però un problema. Per realizzare ciò che si è fatto, per salvare i muraglioni dal crollo, consolidarli, realizzare lo scavo archeologico all’interno del mastio, recuperare tratti significativi della cinta muraria e di alcune torri sono serviti cospicui finanziamenti e circa vent’anni. Lavorando con questo ritmo per completare tutto potrebbe servire un altro ventennio, senza contare le conseguenze delle crescenti difficoltà finanziarie della Regione e dello Stato, che finora hanno finanziato gli interventi.
Non si può evidentemente aspettare tanto tempo per varie ragioni. Innanzitutto bisognerebbe rimettere mano a lavori già realizzati. In secondo luogo, alla pari di altre località che hanno già portato a termine i progetti di restauro e di recupero, come Cagliari col Castello di San Michele, Bosa, Galtelli anche Sardara deve riuscire a farlo. Infine perché la fruibilità turistico culturale del Castello di Monreale può aumentare la notorietà del paese e accrescere la sua capacità attrattiva, anche a sostegno di un’industria turistica in cui si comincia a credere. Servirebbe quindi un intervento consistente per completare l’accesso al monumento e rendere fruibile almeno il mastio.
Per fare tutto questo il Comune ha già i soldi . Li ha ottenuti parecchi anni fa dal Parlamento nazionale per un importo di circa cinque miliardi delle vecchie lire. Sono stati attribuiti con una finalizzazione piuttosto ampia, per realizzate cioè il recupero e la valorizzazione del Castello di Monreale e dell’area termale e fu indicato ciò per consentire all’amministrazione comunale di discuterne e di scegliere l’intervento preferito o più urgente. Dopo un lungo confronto, purtroppo solo interno alla giunta comunale, si è deciso di spezzettare gli interventi: un po’ nel mastio, un po’ nelle mura di cinta, un po’ al canale Birocchi e alla recinzione del boschetto di eucalipti di S.M. Acquas…E probabilmente si vuole andare avanti così… lentamente …. Se si continuasse a spendere in tal modo il resto del finanziamento, che costituisce la parte più consistente, non si potrebbe realizzare alcunché di significativo. Ci sono due opere che non si potranno avviare e portare a conclusione con la strategia dei piccoli passi e sono il recupero definitivo del Castello ed il restauro e la valorizzazione delle Terme romane, che riqualificherebbe a sua volta il cuore del compendio termale, per cui si potrebbe scegliere di completarne una. E dato che si è cominciato a lavorare al Castello logica vorrebbe che si proseguisse lì.
Il problema diventerebbe a questo punto che cosa fare per rendere fruibile il monumento. Siccome la questione è delicata sarebbe consigliabile non chiudersi nella sala giunta, ma sentire studiosi, andare a vedere esempi significativi in Sardegna, come il Castello di San Miche di Cagliari, o fuori dall’isola. A Cagliari hanno persino realizzato la copertura del castello con materiali modernissimi come il vetro e il ferro. Quello che serve comunque è utilizzare competenze qualificate ed elaborare un buon progetto, scegliendolo, se si vuole, con un concorso di idee.
Rossano Caddeo

Leggi tutto l'articolo

LA SCUOLA DI VIA MANZONI


l caseggiato di via Manzoni fu realizzato negli anni 1915- 1916 con un progetto predisposto da Francesco Sanna Manunta, un tecnico di valore e, dopo il restauro conservativo di alcuni anni fa, si presenta tutt’oggi con la sua armonia e la sua bellezza architettonica.

Uno storico dell’arte sardo come Franco Masala include la nostra scuola elementare in un gruppo di edifici scolastici, costruiti proprio in quegli anni ad Iglesias, Dolianova, Guspini, Oristano e Nuoro, “ in cui è evidente la forte simmetria e soprattutto il carattere aulico che caratterizza quello che spesso diventa nei rispettivi centri il primo edificio importante costruito su apposito progetto”.
La costruzione del casamento scolastico fu quindi uno dei primi ad essere realizzato nell’isola. Sul piano architettonico ha una sua importanza nella storia dell’architettura in Sardegna e fa parte di un movimento che in Sardegna ha il suo centro a Cagliari. Qui “ tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo si intraprese un piano relativo all’edilizia scolastica, che ebbe come finalità la creazione di quattro nuovi casamenti dislocati in differenti aree urbane . Fu questa l’occasione per sperimentare in Sardegna nuove tendenze architettoniche, ispirate ad edifici nazionali ed europei aventi la medesima destinazione”. Anche questi edifici esistono ancora oggi e sono la scuola di Sant’Avendrace, la S. Satta, l’ A. Riva Villasanta, la Santa Caterina, realizzate dal mitico sindaco di Cagliari Ottone Baccaredda.
Per Sardara si fece allora un grande sforzo finanziario, proporzionalmente superiore a quello del comune di Cagliari e sul piano architettonico ci si collocò al livello delle esperienze migliori in campo regionale e nazionale. Venne adottato cioè un modo di fare utilizzato anche in seguito, ad esempio nella realizzazione della Casa del Balilla o degli edifici del Cima alle Terme. Tutto questo merita un apprezzamento per gli amministratori del tempo e va considerato come un esempio da tenere presente anche oggi.
Va sottolineato che si puntò in modo molto impegnativo in favore dell’istruzione e della formazione umana delle giovani generazioni. Basti ricordare che nei decenni precedenti la scuola, pochissimo frequentata, era collocata in locali di fortuna. A tutti i livelli, e quindi anche in un piccolo centro come il nostro, la sensibilità e la richiesta della società era pian piano cambiata in gran parte grazie all’opera delle correnti politiche culturali legate al movimento democratico e socialista. Lunghe lotte popolari animate dai loro militanti avevano portato il Governo Giolitti a concedere il suffragio universale maschile nel 1911, che consisteva nel diritto di voto di tutti i maggiorenni di 21 anni e degli analfabeti di 30. Prima di allora ne erano esclusi tutti quelli che non possedevano una certa ricchezza e gli analfabeti. A Sardara, data l’estrema sperequazione nella distribuzione delle proprietà e della ricchezza, gli esclusi erano la stragrande maggioranza e le elezioni si svolgevano con la partecipazione di pochi votanti. Anche da noi quindi la costruzione di una scuola rispondeva ad un’esigenza di emancipazione sociale e di uguaglianza nei diritti.
La realizzazione di un caseggiato scolastico così importante e solenne aveva un significato in qualche modo rivoluzionario, destinato a pesare. Dare alla scuola un aspetto solenne ed imponente significava attribuire all’istruzione un ruolo centrale. Il suo funzionamento rappresentò a lungo uno degli impegni finanziari più consistenti per il bilancio comunale, ciò che testimonia la sensibilità del paese verso l’importanza decisiva dell’istruzione per la sua crescita civile ed economica. Non c’è dubbio che quella decisione sia servita per elevare culturalmente il paese e per preparare, subito dopo l’avvento della Repubblica e la conquista della Costituzione democratica ed antifascista, l’affermarsi di un forte movimento democratico e di sinistra, che a Sardara si è fatto e ancora si fa sentire.

Leggi tutto l'articolo

venerdì 4 settembre 2009

POLISPORTIVA SARDARA 1983 - SETTORE GIOVANILE

La Dirigenza del settore giovanile della Polisportiva Sardara 1983 comunica che per il giorno lunedì 07 settembre ore 18.00 presso il Campo Sportivo Comunale di via Campania è fissato il raduno dei ragazzi categoria Giovanissimi ed Allievi per l'inizio della preparazione ai rispettivi campionati.

Leggi tutto l'articolo

PER IL PD E PER L'ITALIA

PUOI LEGGERE E SCARICARE IL DOCUMENTO NAZIONALE DEL CANDIDATO ALLA SEGRETERIA DEL PD PIER LUIGI BERSANI
http://www.novasdisardara.it/per%20bersani.pdf



Leggi tutto l'articolo

mercoledì 2 settembre 2009

Io voto Bersani e Diana


Con le Primarie di Ottobre andremo ad eleggere il nuovo Segretario nazionale e regionale del Partito Democratico.

Si avvicina pertanto, il tempo delle scelte sulla base di un congresso fondativo che consentirà al partito, almeno si spera, di consolidarsi su fondamenta solide e con una linea politica ben definita.
Per quanto mi concerne, penso sia arrivato il momento di esprimermi, per questo profonderò il mio impegno a sostegno delle candidature di Pier Luigi Bersani e di Gianpaolo Diana.
Sono convinto infatti, che entrambi possano rappresentare al meglio le istanze del partito.
Un partito che dovrà essere radicato e strutturato nel territorio, in antitesi al modello liquido che in alcuni momenti ha quasi rasentato l’evaporazione.
Occorrerà ripartire dalle singole realtà locali, dai circoli di base che dovranno contare su organismi dirigenti riconosciuti e riconoscibili.
Un partito popolare in cui gli iscritti possano avere sempre la possibilità di esprimersi e di contare sulle scelte in cui si ristabilisca un rapporto diretto tra eletti ed elettori in un clima di rinnovata e reciproca fiducia.
Un partito laico che faccia propri i valori di uguaglianza e giustizia sociale in una società profondamente diseguale nelle possibilità di accesso allo studio, alla formazione, alle professioni, dove al merito si sostituisce la raccomandazione.
Un’organizzazione in cui il lavoro venga riconosciuto come un diritto sancito dalla Costituzione e torni al centro del dibattito e della discussione politica contro un modello incentrato sulla precarietà che ha introdotto negli anni profonde disparità sociali e generato nuove povertà.
In Sardegna inoltre, è arrivato il momento di superare le vecchie contrapposizioni tra “soriani e antisoriani”che tanto ci hanno nuociuto, portandoci alla paralisi e successivamente alla sconfitta nelle ultime tornate elettorali.
Da questi presupposti occorre ripartire superando schemi preconcetti, senza rinnegare le grandi istanze di cambiamento e di rinnovamento introdotte nella passata legislatura regionale, ma al contrario ritenendole utili e funzionali all’elaborazione di un progetto politico programmatico solido e credibile.
Pier Luigi Bersani e Gianpaolo Diana sono gli uomini che più di tutti sono in grado di esprimere concetti e modelli condivisi e meritano pertanto il sostegno di tutti coloro che guardano con rinnovata fiducia alla costruzione di un grande partito.
Andrea Caddeo
Livo Melis
Bruna Argiolas
Ercole Melis
Roberta Atzori
Luigi Melis
Ugo Musa
Barbara Musa
Roberto Montisci
Valentina Viaggiu
Ignazio Garau
Cristofer Stockton
Gregory Stockton
Documento nazionale per Bersani http://www.novasdisardara.it/per%20bersani.pdf

Leggi tutto l'articolo

LA CASA DEL BALILLA


Accanto alle scuole, nei centri più piccoli spesso sono le sedi istituzionali del regime ad avere la massima cura ed importanza , come dimostrano la Casa del Fascio di Monteponi e la Casa del Balilla di Sardara già a partire dall’ubicazione.


Quest’ultima è situata lungo la strada nazionale e svetta con la sua torre dai volumi netti e squadrati; la seconda sorge nello spazio che accoglie gli edifici principali dell’insediamento minerario. L’edificio di Sardara, risalente al 1937, è dovuto a Salvatore Rattu ed ha un corpo laterale più lungo rispetto alla facciata principale più alta, dove la torre che fa cerniera ad angolo è interrotta soltanto su un fronte da una finestra che l’attraversa per quasi tutta la lunghezza: anche il porticato con semplici archi e le bucature strombate rivelano la svolta dell’architetto cagliaritano che abbandona i passatismi ancora più visibili nella Casa del Balilla cagliaritana per linee semplici ed essenziali, ma estremamente efficaci. Diventa successivamente scuola media, archivio comunale e deposito per il museo, versa oggi in stato di deplorevole semiabbandono.
2001. Franco Masala. Architettura dall’unità d’Italia alla fine del ‘900.
La Casa del Balilla, progettata da uno noto architetto del periodo fascista, rappresenta un episodio significativo dell’architettura del ventennio. Oggi chiede una riflessione non improvvisata su come procedere per un restauro e per un riuso conforme alla sua importanza.

Leggi tutto l'articolo

IL COMIZIO


Quando ero piccolo, in quel di Gavoi, mi affascinava il passaggio nelle vie del paese dell'autovettura che, con tanto di megafono, annunciava il comizio in piazza dell'esponente e della DC, e del PCI, PRI, PLI, PSd’Az…


Non ne capivo un piffero (stento ancora oggi a comprendere le parole dei politici) ma restavo estasiato da chi sembrava che in quel momento parlasse a me, sollevava il dito a mo di monito, batteva la mano al petto come per sigillare un impegno coi suoi elettori e per poi ritrovarlo nei santini e nei manifesti affissi nei muri nella campagna elettorale. Potevamo dire, orgogliosi e innocenti, di aver conosciuto quel personaggio che da li a poco avrebbe fatto il salto dalle mura paesane alle pagine dell’Unione Sarda. I grandi, che ancora portavano rispetto a chi aveva il coraggio, nella pubblica piazza, di sostenere le proprie idee, minacciavano che se non avesse mantenuto le promesse non lo avrebbero rivotato e che non si ripresentasse alle prossime elezioni politiche.
Più avanti, qui a Sardara, ho avuto occasione di assistere direttamente a campagne elettorali paesane che avevano come epilogo il botta e risposta fino all’ultimo minuto per mezzo di volantini che mai volgevano all’offesa reciproca e al turpiloquio (in una occasione, al seguito dei democristiani di cui mio padre, si andò a bere al bar di Peppino!)
Oggi, che la mia generazione è stata tradita da quella dei nostri genitori e da quella dei nostri fratelli maggiori sessantottini, si può solamente assistere, per la gran parte, a un manipolo di personaggi di dubbia serietà morale (in tutti i gradi e livelli di questa politica autoreferenziale) che per perseguire i loro scopi non hanno più il coraggio, forse perché non sono espressione delle ns. indicazioni, di confrontarsi con la gente, ragion per cui le numerose occasioni pubbliche sono sempre e solo di rappresentanza e le circostanze di confronto sono sempre senza contradditorio e in spazi riservati a lacchè e accoliti (il ns. premier ne è l’esempio).
Assisto negli ultimi tempi a una situazione in seno a questo neonato partito “bicuspide” che è il PD (l’assioma è PD = DS + Margherita e non DS + Margherita = PD) e non è importante che il lettore si chieda se il riferimento è all’Italia in generale o al ns. paese perché non cambia assolutamente nulla.
Abbiamo un governo/giunta che continua a dare segni di cedimento interno, le decisioni sono prese unilateralmente e non c’è segnale di reazione da parte dell’opposizione nel governo / minoranza in comune il che indurrebbe a pensare che o si hanno scheletri nell’armadio o si tratta di connivenza e interessi. Il tessuto sociale è disgregato e il malessere si ripercuote in tutte le sue frange.
Se la cosa sorprendente è, in un momento come questo, che i “nostri” del PD dedicano il loro tempo a farsi le pulci l’un l’altro in vista di un congresso dove si accentueranno le spaccature e dove la figura dominante che ne scaturirà sarà ancora una volta espressione di scelte fatte a tavolino e non originate dalla cosidetta base, la cosa triste è pensare che ci vorrebbe così poco per dare una spallata a questo penoso governo/amministrazione che imbarca acqua da tutte le parti.
Come?
Parlando di politica alla gente in modo diretto, parlando dei problemi che più sente a cuore, rendendola partecipe delle scelte facendola sentire parte attiva della comunità e coinvolgendola in progetti a più lungo termine ma soprattutto mettendo da parte la presunzione che le ragioni di un tempo siano le ragioni di adesso.
Gianfranco Tuveri

Leggi tutto l'articolo