Nel nostro paese è scoppiata una discussione piuttosto accesa del Partito Democratico con la destra, che amministra.
Si contesta il tipo di sviluppo territoriale contenuto nel nuovo Programma di Fabbricazione, che l’Amministrazione comunale ha improvvisamente calato dall’alto ed ha approvato a tamburo battente in Consiglio.
Il modo di procedere degli amministratori stupisce e insospettisce. Sconcerta soprattutto vedere che le aree edificabili attorno alle Terme vengono allargate fino a 1.740.000 metri quadrati e preoccupa scoprire che il numero delle costruzioni, le loro caratteristiche e le loro volumetrie sono lasciate indefinite. Tutto verrà deciso in seguito con un “Piano attuativo” da proporre su iniziativa anche dei privati. Il Comune si troverà così disarmato di fronte a pressioni d’ogni tipo. Con questo sistema gli amministratori vorrebbero realizzare “residenze turistico residenziali, cioè abitazioni, ma anche servizi, come grandi centri commerciali…e si prefigura uno sviluppo territoriale purchessia, caotico, aperto a qualsiasi scorreria speculativa, in cui l’acqua termale c’entra ben poco.
Ci sono quindi buoni motivi per essere preoccupati e per chiedere agli amministratori comunali di spiegare i loro progetti, di pubblicare magari sul sito del Comune gli elaborati del nuovo Programma di Fabbricazione con una comunicazione del sindaco che illustri i contenuti dello sviluppo territoriale proposto, indicando i relativi tempi di realizzazione ed i soggetti imprenditoriali a cui ci si rivolge per attuare questi progetti.
Il problema è quindi il tipo di sviluppo territoriale da promuovere. In tutto il mondo, dopo la catastrofe economica che stiamo vivendo, ci si interroga su questa questione. In Sardegna, dopo il tracollo della grande industria e i troppi scempi consumati nelle coste, l’argomento è all’ordine del giorno da alcuni anni e si discute di come realizzare uno sviluppo sostenibile.
Sviluppo sostenibile vuol dire che sul piano economico-finanziario si deve guardare ad un equilibrio nel tempo tra risorse da impiegare e risorse che si hanno effettivamente a disposizione. A Santa Maria Acquas per costruire in un colpo solo un secondo centro abitato con tutte le urbanizzazioni necessarie, cioè con strade, fogne, acquedotto, verde…, su quali risorse ordinarie e straordinarie si vuole contare?
Sviluppo sostenibile sul piano sociale vuol dire evitare disparità eccessive tra gli interessi dei cittadini ed i protagonisti di un simile investimento, cioè tra i sardaresi ,che dovranno accollarsi in futuro le spese di gestione di un secondo insediamento abitativo, e gli speculatori, che una volta realizzato l’affare andranno via.
Sviluppo sostenibile su piano ambientale vuol dire proteggere l’ambiente naturale e quello prodotto dalla storia investendo con oculatezza sulle risorse più preziose che abbiamo. Le cose che realizzeremo oggi fra cent’anni dovranno essere apprezzate come oggi apprezziamo le terme romane o gli edifici costruiti un secolo fa su progetto di Gaetano Cima, il più illustre architetto sardo allora vivente. Per evitare errori irreparabili bisogna agire per gradi, verificando progressivamente i risultati per poterli eventualmente correggere.
E’ evidente che, arrivati a questo punto, a Sardara serve in Piano d’azione di lungo periodo per programmare il suo sviluppo, che deve essere non solo conosciuto ma anche condiviso da tutti gli attori economici locali e dai cittadini. Senza la loro fattiva partecipazione non si può realizzare nulla e soprattutto non si possono creare imprese e posti di lavoro stabili e qualificati.
Molte altre località termali stanno attuando progetti per accrescere la loro competitività e la loro capacità attrattiva. A Montecatini ad esempio si sta realizzando un Masterplan, predisposto dal famoso studio di architettura di Massimiliano Fuksas, chiamato “Villaggio delle Acque”. Si tratta di un centro termale di nuova generazione per rilanciare il business della località intervenendo su due impianti esistenti, quello delle terme Leopoldine e quello della struttura detta “La salute”. Oltre a ciò si valorizza un parco di 54 ettari e si costruiscono impianti sportivi, il Museo d’arte contemporanea ed il Museo dell’acqua. Il nostro paese non è certo Montecatini, però qualcosa si può imparare da chi fa le cose per bene. Ad esempio tra progettare lo sviluppo con il solo ufficio tecnico comunale e affidarsi allo studio Fuksas passa qualche differenza.
In conclusione ci sentiamo di avanzare qualche suggerimento. Innanzitutto per rispetto dei sardaresi e della stessa complessità dei problemi sarebbe opportuno sospendere il procedimento in atto che renderà operativo il nuovo PUC. I consiglieri comunali potrebbero poi farsi un giro per le stazioni termali di successo per verificare come sono organizzate. Siccome da nessuna parte c’è uno sviluppo del territorio senza il coinvolgimento e la condivisione popolare bisognerebbe aprire una fase di riflessione collettiva. Infine per progettare un Piano d’azione di livello nazionale, che ci consenta cioè di confrontarci con le altre realtà termali, è imprescindibile il supporto di uno studio di progettazione qualificato.
Certo si può fare anche diversamente, ma si rischia di perdere tempo e di fare errori difficili da riparare.
Rossano Caddeo