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martedì 30 marzo 2010

RIFIUTI E “POLITICA DEL FARE”

Novità amare per le tasche dei cittadini. La Giunta municipale ha deciso di incrementare del 10% la tassa sui rifiuti solidi urbani rispetto alle tariffe vigenti negli scorsi anni.

Una scelta giustificata dall’incremento dei costi di raccolta e smaltimento nonostante le promesse fatte in campagna elettorale. Allora la politica del fare promise di risolvere tutto: “…si impone da parte nostra un intervento deciso per la riorganizzazione e la rimodulazione del sistema di raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti”.
Anche stavolta i fatti smentiscono le facili promesse e le dichiarazioni pubbliche rilasciate dai nostri amministratori.
Avviato nel maggio del 2005, il sistema “porta a porta” ha permesso al nostro Comune di evitare le penalità stabilite dalla legge e di ottenere sgravi tariffari sui costi di smaltimento con il meccanismo delle premialità, diventando il comune più virtuoso del Medio Campidano.
Nel corso del 2006 i sardaresi avevano infatti differenziato il 68,5% dei rifiuti, raggiungendo un grado di copertura dei costi del servizio del 94,70% (la differenza è coperta da fondi stanziati nel bilancio comunale). La legge fissa come obiettivo la copertura integrale del costo. C’eravamo quasi.
In questi anni la maggioranza ha tradito, invece, le promesse. La qualità del servizio di raccolta e di trasporto non è affatto migliorata: gli ingombranti non vengono ritirati con regolarità, l’adozione di sacchetti scuri per la raccolta del secco ha portato i cittadini a differenziare meno i rifiuti prodotti. Sarebbe stato sufficiente fornire alle famiglie un raccoglitore per il secco per tutelare la privacy!
Le statistiche del 2008 fotografano quanto successo: diminuita la produzione pro-capite di umido, è aumentata quella di secco residuo, e di conseguenza la percentuale di differenziazione è crollata di 10 punti percentuali. Nel frattempo i costi sono saliti e il grado di copertura è sceso all’82%. Il tutto nonostante il costo dello smaltimento sia rimasto invariato.
Caos completo anche per l’affidamento e la gestione del prossimo servizio.
Dapprima la maggioranza ha acquistato le quote sociali di una società municipalizzata, la Villaservice spa, per poi rivenderle al comune di Villacidro. Ha quindi deciso di delegare l’appalto e il relativo affidamento all’Unione dei Comuni “Terre del Campidano”.
E’ questa la strada più virtuosa, che permetterà di ottenere una buona performance di differenziazione ad un costo ragionevole per il cittadino? Quali sono le economie di una scelta come quella fatta in Consiglio comunale? Ad oggi non abbiamo ricevuto risposte.
Sappiamo invece che i sardaresi pagheranno 0,74 euro a metro quadrato per le abitazioni private, e da 1,46 a 1,82 euro per la maggior parte dei locali adibiti ad attività imprenditoriali. Il tutto per far fronte ad un costo complessivo previsto che sfiora i 370 mila euro.
Sinora la maggioranza è quindi riuscita nell’impresa di far pagare di più, peggiorando il servizio ai cittadini, facendo precipitare la percentuale di differenziazione.
…altro che politica del fare!
Peppe Garau
gruppo consiliare del Partito Democratico

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Tra il dire e il fare

Per caso e anche un po’ distrattamente, mi sono ritrovato a sfogliare il programma elettorale presentato agli elettori nel maggio del 2006 dalla maggioranza di centro-destra che amministra il nostro Comune.

E siccome fino a quella data, da amministratore comunale, mi sono occupato anche di urbanistica e di lavori pubblici mi sono soffermato, appunto, su quella parte del programma.
Mentre mi inoltravo nella lettura, mi ponevo alcuni interrogativi del tipo: a che punto è l’attuazione del programma? C’è qualche continuità con il lavoro svolto dalla precedente Giunta di Centro-Sinistra? Si è saputo valorizzare il lavoro fatto in precedenza?
Dopotutto sono già trascorsi quattro anni, tra un anno si vota ed è già tempo di bilanci. Vediamo.
Vi si legge: ‘…la valorizzazione del centro storico si avrà con il reinserimento nel tessuto urbano di servizi, di scuole…’. E invece… L’unica scuola che c’era (e che vivacizzava i servizi commerciali e la vita del centro storico), la scuola elementare di Via Manzoni, è stata chiusa e trasferita. Poi la ‘…modifica del Piano Urbanistico Comunale per garantire lo sviluppo armonico del paese…’. Altro che sviluppo armonico! Si voleva creare una Sardara 2 alle terme con una variante al Piano Urbanistico che per fortuna la Regione e la Provincia hanno bocciato. Ancora ‘…faremo un nuovo magazzino comunale nel P.I.P….’. Non è stato fatto! ‘…realizzeremo un’area parcheggio per i mezzi pesanti (camion, rimorchi, ecc)…’. Neppure quella! ‘…realizzeremo una pista ciclabile…’. Non è stata fatta! ‘…riattiveremo le strade catastali…’. Non ci risulta. ‘…realizzeremo una discarica per inerti…’. In realtà era già stata realizzata dalla Giunta di Centro-Sinistra e mancavano solo le autorizzazioni amministrative. Ma ad oggi non abbiamo alcuna discarica in attività. ‘…adegueremo gli uffici pubblici alla normativa sulla sicurezza…’. Ci basta vedere quanto accade all’albergo termale. ‘…realizzeremo nuove strutture sportive…’. Proprio di nuove non se ne sono viste. ‘…avvieremo la produzione di energie rinnovabili…’. Ne saremmo stati ben felici. ‘…creeremo un polo termale affiancando ai due stabilimenti termali esistenti altre strutture e infrastrutture…’. Sappiamo purtroppo come è andata. Stabilimento comunale chiuso e nessuna struttura o infrastruttura. Anzi, finora non sono stati spesi neppure gli oltre due milioni di euro lasciati in eredità dalla ‘vecchia amministrazione’.
Come si può vedere, quello della ‘destra’ era, tutto sommato, un programma ‘minimo’, ‘stringato’, con poca progettualità e di corto, anzi cortissimo, respiro. E tuttavia non è stato realizzato.
Insomma…tra il dire e il fare…
Ma, a proposito di ‘vecchia amministrazione’…così, un po’ per curiosità, ma anche per offrire qualche elemento di valutazione a chi legge. E poi, diciamo la verità, anche per la fatidica tentazione che subisce ogni ‘vecchio amministratore’, che è quella di confrontarsi con ciò che fanno ‘gli altri’ dopo di lui, mi sono trovato ad elencare (mentalmente) ciò che fu fatto dalla precedente amministrazione per il paese in un uguale arco di tempo…tutte cose che poi ho trascritto, seppure sommariamente.
Si può cominciare con l’opera più importante, il rifacimento di due terzi del Centro Storico (viabilità, fogne, luce, rete del gas, acqua), e l’erogazione di contributi ai privati, il tutto per oltre otto milioni di euro. E si può continuare con il nuovo depuratore comunale alle Terme (oltre un milione di euro), il nuovo bocciodromo, il Centro di Aggregazione Sociale di Via Oristano, la ristrutturazione del magazzino comunale di Via Oristano, il consolidamento della torre campanaria della Chiesa B.V. Assunta, la predisposizione della rete del gas in gran parte del paese, il restauro del Mercato Civico, il recupero della Casa Pilloni, l’assegnazione di 42 lotti in diritto di proprietà in loc. ‘Perda Sterria’e la costruzione di 11 alloggi dell’ I.A.C.P., il rifacimento dell’illuminazione pubblica (250 lampade ‘in stile’ e a risparmio energetico), la realizzazione dell’ecocentro comunale nella zona artigianale, gli importanti miglioramenti strutturali allo stabilimento termale del Comune, la realizzazione del collettore fognario dalla zona artigianale alle Terme (tre km), il rifacimento della cupola della Chiesa di Sant’Antonio, la realizzazione del campo di calcetto nel parco pubblico, l’adeguamento alle norme di sicurezza del Centro Anziani e l’installazione del montacarichi, la realizzazione del campo di ‘tiro dinamico’ alle Terme, la realizzazione della Cappella del Centro Anziani, la sistemazione di alcuni km di strade con asfalto nel centro urbano e la pavimentazione dei marciapiedi compreso l’adeguamento delle relative reti idriche e fognarie, le urbanizzazioni primarie del P.E.E.P. Perda Sterria e dell’area della case popolari dell’I.A.C.P., la copertura del canale di Via Ariosto con i relativi marciapiedi e l’illuminazione pubblica….
Per esigenze di spazio mi devo fermare qui anche se l’elenco potrebbe continuare e riguarderebbe innumerevoli opere più o meno importanti realizzate in quegli anni.
Per completezza vale la pena ricordare che si è trattato di un impegno finanziario complessivo (vado un po’ a memoria) prossimo ai venti milioni di euro.
Per quanto riguarda l’urbanistica, basti ricordare alcune importanti varianti al Piano Urbanistico (sempre approvate dagli organi competenti e della Regione) che hanno consentito di sviluppare l’edilizia artigiana come mai prima, con centinaia di concessioni edilizie rilasciate, sia nel centro storico che nelle zone di espansione residenziale (si era giunti al punto di avere carenza di manodopera locale).
Infatti, per lunghi anni il nostro paese ha beneficiato di una ricaduta in termini occupazionali (geometri, ingegneri, periti tecnici, elettricisti, idraulici, muratori, manovali, imbianchini, ecc.), in termini di creazione di nuove imprese artigiane (in quegli anni si contavano una trentina di Ditte che gravitavano intorno al settore edile e delle costruzioni) oltre ad una benefica ricaduta nei commerci e nei servizi locali.
In più erano stati ‘ereditati’ alcuni finanziamenti, una pianificazione in corso d’opera e una programmazione di opere pubbliche che avrebbe dovuto rendere agevole il lavoro degli amministratori subentranti (il Piano Particolareggiato del Centro Storico, il Castello di Monreale, l’area termale, il cortile della scuola elementare di Via Manzoni, il vico E. d’Arborea, il completamento delle urbanizzazioni P.E.E.P. ‘Perda Sterria’, le urbanizzazioni della Zona Artigianale, l’ampliamento del cimitero, l’ecocentro, la discarica per inerti, ecc.).
Dispiace verificare invece che non c’è stata ne la volontà e neppure la capacità di ‘afferrare il testimone’ da parte degli attuali amministratori, nel solo interesse del paese e dei sardaresi. Per il vero, non risulta neppure che ci sia stato un particolare impegno per il reperimento di risorse finanziarie che consentano almeno di intravvedere una prospettiva futura. E questo è uno dei danni ulteriori che si aggiunge ad un sostanziale immobilismo dell’attività amministrativa. Constatiamo invece che c’è stata una deliberata volontà di interrompere un ciclo, di volersi differenziare ad ogni costo, di disfare ciò che era stato fatto, a costo di far pagare un elevato tributo al paese in termini di mancato sviluppo e di perdita di opportunità.
In quest’ultimo anno di legislatura, resta il tempo per cambiare rotta. Almeno quella.
La constatazione che questa Giunta abbia fatto poco non è motivo di soddisfazione per nessuno, neanche per chi sta all’opposizione politica di questa giunta, anche perché a perderci è il paese, i giovani, i disoccupati.
I dodici mesi che restano sono sufficienti almeno per imprimere una svolta, per correggere alcuni errori, per garantire una prospettiva alla nostra comunità.
Roberto Montisci

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CULTURA E COOPERAZIONE TRA POPOLI.

Musei, monumenti, paesaggi, centri storici costituiscono un elemento portante e irrinunciabile della società civile e della sua identità.
La cooperativa Villa Abbas con il comune di Sardara da oltre vent’anni è impegnata in un progetto culturale teso al recupero della memoria storica e della propria identità.

Il Civico museo archeologico “Villa Abbas” ospita materiali archeologici che vanno dal periodo prenuragico a quello medievale, comprende il Santuario nuragico di “Sant’Anastasia” con annesso il tempio a pozzo e uno spazio mostre nella prestigiosa “Casa Pilloni”, siti all’interno del suggestivo Centro storico. Il polo museale rappresenta un passo importante nella creazione di una mentalità nuova legata al concetto di fruizione dei “beni culturali” nel contesto del cosiddetto “turismo interno” della Sardegna, che ben si collega con il settore del turismo termale presente a Sardara.
L’occasione dell’ottava biennale internazionale di pittura Isole ci consente di confrontarci con altre esperienze, saperi e conoscenze. Il gemellaggio tra l’isola di Creta e la Sardegna rappresenta l’incontro tra due antiche civiltà, quella minoica e quella nuragica che hanno lasciato testimonianze indelebili, e per certi versi assimilabili, nel bacino del Mediterraneo.
Il tema portante della mostra è il labirinto, visto in chiave contemporanea e legato alla ricerca interiore; un invito a confrontarci sui temi più controversi dell’esistenza umana, un invito a scavare nel nostro “io” per trovare una via, un percorso che ci liberi dalla complessità del mondo contemporaneo e ci aiuti a dare un senso alla nostra esistenza.
Cooperazione tra popoli… esperienze artistiche e umane a confronto, nel segno dell’ospitalità e dell’amicizia, per un’ulteriore crescita professionale, socio – culturale, per una migliore qualità della vita.
Peppuccio Garau

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P O Q U A T T R U S C U D U S

Le ultime vicende dell’informazione televisiva dicono quanto sia laborioso riuscire ad avere notizie corrette. Con la carta stampata non è che vada molto meglio. Capisco che è quasi impossibile trovare un giornalista che sia lo specchio dell’obiettività.

Per leggere tutto l'articolo http://www.novasdisardara.it/p%20o%20%20%20%20q%20%20u%20a%20t%20t%20%20r%20%20u%20%20%20%20s%20c%20u%20d%20u%20s.pdf

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lunedì 29 marzo 2010

LA PROVINCIA AMMODERNA LA SARDARA-SAN GAVINO

Venerdì 26 marzo si è svolta un'assemblea molto partecipata organizzata dal circolo “1° Maggio” dell'Arci nel saloncino di via Umberto, alla quale ha partecipato anche il Presidente della Provincia del Medio Campidano.


A Fulvio Tocco è stata consegnata dal presidente del circolo la petizione, firmata da 1400 sardaresi, per chiedere che la strada Sardara - San Gavino sia resa più sicura con un intervento di allargamento e di costruzione delle banchine in modo che vengano limitati il più possibile gli incidenti, i danni e i lutti. L'aspetto più importante dell'iniziativa è stata la partecipazione corale del paese: del circolo Arci, di molti esercizi commerciali, che si sono attivati per raccogliere le firme, e dei cittadini che hanno sottoscritto in massa la richiesta alla Provincia.
La riunione è servita a fare il punto della situazione e sia il presidente Fulvio Tocco sia Massimo Sanna, consigliere provinciale del P.D. eletto nel nostro comune, hanno illustrato gli impegni e le iniziative della Provincia per risolvere il problema. Il Consiglio provinciale ha infatti discusso della strada e della petizione ed ha deciso di dare la priorità alla sua realizzazione per la pericolosità, perché molta frequentata da chi l'utilizza per raggiungere l'ospedale, la stazione ferroviaria, per rispondere positivamente alle nostre richieste.
Il presidente Tocco ha informato l'assemblea che la sua amministrazione, dopo l'indirizzo politico dato dal Consiglio provinciale, darà subito avvio alla redazione della progettazione, che dovrà comprendere anche l'esproprio delle aree per l'allargamento della strada e per la costruzione delle banchine. Ci vorrà certo del tempo per espletare tutti gli indispensabili adempimenti amministrativi, ma verrà realizzata utilizzando un contributo della Regione sarda o con l'assunzione di un mutuo.
Come si vede abbiamo conquistato un impegno preciso ed importante della Provincia, che testimonia come sia utile e necessario per il paese riprendere ad occuparsi collettivamente dei propri problemi. Allo stesso modo è apparso evidente come un ente portato più vicino ai cittadini, rispetto a quello più lontano della vecchia provincia di Cagliari, possa essere più efficiente e rispondere più velocemente ai bisogni della popolazione.
Da oggi sarà necessario seguire passo passo le procedure amministrative
della Provincia e impegnarsi ad incalzarla affinché la strada sia realizzata quanto prima. Un collegamento più veloce e sicuro sia con l'ospedale e con la stazione ferroviaria sia con i centri del Guspinese costituisce uno strumento importante di sviluppo economico e sociale. Soprattutto abbiamo l'interesse che in futuro incidenti e lutti si verifichino con minore frequenza.

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domenica 28 marzo 2010

Vinci un posto di lavoro

La fortuna ha baciato i consumatori della Cooperativa Sardaresi Associati in occasione dell'estrazione del 15.03.2010, del concorso a premi organizzato dal CS&D "Vinci un posto di lavoro". Il concorso che prevede quattro estrazioni posti di lavoro al mese, fino al dicembre 2010, della durata di un anno presso uno dei negozi associati alla CS&D. La dea bendata ha premiato Maurizio Pistis che si è aggiudicato uno dei quattro posti disponibili. A Maurizio vanno i migliori auguri per l'inizio del suo nuovo lavoro.


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sabato 27 marzo 2010

BREVI CENNI ...DEL CASTELLO DI MONREALE

Brevi cenni sui tempi, avvenimenti, personaggi che hanno attinenza con le vicende del castello di Monreale. ( a cura di A.M.)

“S'ignora il tempo della fondazione di questo castello, ed il nome che aveva prima del governo degli Aragonesi che lo chiamarono Monreale. Comparisce nella storia nel maggio del 1324” (Della Marmora).
La costruzione di questa fortezza si può far risalire al periodo che va dagli ultimi anni del Giudice Mariano II d'Arborea (1236 – 1299), ai primi di Andrea, figlio di Chiano (1301 – 1308).
L'opera fu, probabilmente, affidata all'architetto Giovanni Capula, che stette in Sardegna dal 1282 al 1310 e diresse le fortificazioni di Cagliari e di altre città. “Pisa non cessava di fortificare Cagliari, e sotto la direzione di mastro Giovanni Capula, erigeva le superbe moli turrite di san Pancrazio, dell'Elefante e dell'Aquila”. ( Besta – Sardegna Medioevale)
“MAGNUM PROELIUM”. Ugone d'Arborea – nemico dei Pisani che gli avevano contestato il diritto al trono del Giudicato – nel mese di Aprile del 1323, batté le milizie pisane in una sanguinosa battaglia. Paolino Doria, scrivendo allo zio Piacentino, definisce “magnum proelium” questo scontro nel quale sarebbero periti oltre mille Pisani.
Il grosso dell'esercito arborense era accampato nei pressi di Pabillonis, ed è facile intuire che la battaglia avvenne nel territorio fra Sardara- Sanluri- Lasplassas; più probabilmente fra Sanluri e Sardara, dove i pisani si dirigevano per attestarsi presso il castello di Monreale.
In seguito, raccolto in Oristano un forte esercito di cavalieri e fanti, dopo aver sostato per parecchi giorni a Monreale, Ugone si diresse verso Cagliari, ma, parte della cavalleria, al comando di Pietro de Serra, si spingeva fino ad Iglesias. ( Besta – Carta Raspi).
RESA DI IGLESIAS. Per mancanza di viveri, Iglesias – dopo aver valorosamente resistito per sette mesi ( giugno 1323 – febbraio 1324) dovette aprire le porte agli Aragonesi. “ Il vessillo catalano sventolò dagli spalti ond'era calata la bandiera pisana, mentre i valorosi difensori uscivano dalla città onorati da quelli che erano stati testimoni della loro eroica resistenza” ( Muntaner)
Sei giorni dopo, mentre il Giudice arborense, infermo, si avviava alla volta di Oristano, don Alfonso, lasciata ad Iglesias l'infanta Teresa con 200 cavalieri ( Tola – Codex D.S.), raggiungeva il 19 febbraio il campo fortificato di Bonaria, che formava quasi una nuova città fronteggiante il forte castello pisano di Cagliari. ( Muntaner – Cronaca Catalana)
L'infante Don Alfonso, cinto d'assedio il castello di Cagliari, inviò dal campo fortificato del colle di Bonaria , 150 cavalieri aragonesi per scortare l'Infanta Maria Teresa, che da Iglesias – per ragioni di salute e di maggior sicurezza – si trasferiva, col consenso di Ugone II, nel castello arborense di Sardara; da allora la fortezza venne chiamata “castrum Montis Regalis” ( C. R.)
A differenza degli altri castelli del tempo, quello di Sardara doveva essere in grado di servire come dimora principesca; altrimenti in quella occasione si sarebbe data preferenza al vicino castello di Sanluri o al palazzo giudicale di Oristano. ( C.R.)
I Pisani assediati in Cagliari – subito informati dalle spie della partenza per Sardara dei 150 cavalieri scelti della scorta di Maria Teresa – lanciarono la cavalleria, in gran parte tedesca, contro la piazzaforte di Bonaria. Riuscirono a penetrare, ma furono fermati dalle lance degli Almogavari, e poi respinti dalla cavalleria aragonese. ( Muntaner – Besta).
Nel 1328 il re Alfonso conferma Ugone II d'Arborea nel possesso di molte fortezze , fra le quali il castello di Monreale.
“Gli antichi signori isolani e il popolo che avevano favorito la conquista aragonese ...s'erano trovati di colpo sotto un regime di sfruttatori e di tiranni. “ I sardi – faceva osservare il giudice Ugone – si attendevano un re , e si erano trovati con un tiranno in ogni villaggio” La ribellione esploderà, violenta ed implacabile, quando sul trono d'Aragona sederà il dispotico Pietro IV (1336 – 1387), e su quello d'Arborea il risoluto Mariano IV ( 1346 – 1376)” ( E. Putzulu – BRE STORIA DELLA SARDEGNA).
MORTE DI UGONE II. Nel 1336, nelle terme di Sardara dove si era recato in cerca di sollievo per una malattia, che doveva essersi aggravata improvvisamente, si spegneva Ugone II d'Arborea. Il testamento è redatto in “VILLA AQUIS” alla presenza del cancelliere Filippo Mameli, di Grazia Orlandi e di Tomaso di Cinamo, entrambi professori di scienze mediche, che l'accompagnarono per le cure. Nel testamento Ugone non dimentica nessuno; neanche i poveri del Giudicato di Oristano e di quello turritano, per i quali dispone di 300 lire alfonsine, in più di altre 100 da distribuirsi nel giorno del funerale, nel terzo, settimo e trigesimo giorno della morte. Per i servi vengono impartite disposizioni per l'affrancamento. (R.C.R.)
MARIANO IV SCONFIGGE DON PEDRO DE LUNA E BERENGARIO CARROZ. Durante il governo di Mariano IV, Don Pedro de Luna – ch'era reputato tra i migliori capitani del tempo – sbarcò a Cagliari con un esercito e, affiancatesi le truppe del presidio cagliaritano, al comando di Berengario Carroz, mosse verso Oristano insinuandosi fra i castelli di Monreale e di Arquentu, e la cinse d'assedio. Mentre Mariano organizzava la resistenza nella città – ben fortificata e con abbondanti scorte di viveri – il figlio Ugone ( che in quel momento pare si trovasse nel castello di Iglesias) informato dell'assedio di Oristano, inviò corrieri in tutti i castelli, perché le milizie fedeli al Giudice si concentrassero non lungi da Oristano, forse nei pressi di Sardara. Seguirono due battaglie: una nella pianura di sant'Anna, fra Uras e Santa Giusta dove Berengario Carroz fu sconfitto e riuscì a stento a salvarsi, rifugiandosi poi a Cagliari; l'altra presso Oristano dove caddero in combattimento lo stesso Pedro de Luna e il suo fratello Filippo; “ y fueron alli muertos don Pedro de Luna, y don Philippe de Luna su hermano, y hotros muchos cavalleros, y todos los mas quedaron prisionieros. Fue esto un muy gran destroço” ( R.C.R.)
Mariano IV conquista tutta l'isola: gli Aragonesi si asserragliano a Cagliari e ad Alghero, (1374). Quando Cagliari sta per arrendersi, scoppia la peste e Mariano muore: gli succede il figlio Ugone che continua la lotta contro gli aragonesi, (1376).
ASSASSINIO DI UGONE III. Ugone succeduto al padre Mariano divenne il terrore degli Aragonesi; i quali , temendo la loro disfatta in Sardegna, a mezzo dell'oristanese don Francesco Carroz e di altri, ordirono una congiura contro di lui. Una notte, mentre si trovava solo nel palazzo con la figlia Benedetta, poco più che bambina, venne assalito a tradimento dall'amico Fuliato Garzia con altri uomini armati. Ugone e la figlia caddero trafitti e con loro lo stesso Fuliato, cui Ugone poté strappare di mano la spada. Correva l'anno 1383.
ELEONORA SUCCEDE A UGONE. Alla notizia dell'assassinio del fratello Ugone, Eleonora agisce con la rapidità del fulmine. Da Castelgenovese, dove si trova col marito Brancaleone e i due figli Federico e Mariano, piomba su Oristano, schiaccia la rivolta e fa riconoscere come Giudice il figlio Federico. Quindi visita, ad una ad una, tutte le “ville” del giudicato e fa giurare fedeltà al nuovo Giudice. ( A.C.)
“durante le lotte di Eleonora contro gli Aragonesi, la gran donna venne a Sardara, e volendo espugnare la città Di Sellori (Sanluri), si rafforzò in Sardara donde usciva per dare assalti frequenti, finché se ne impadronì nel 1386”. (G.S)
CONDANNA DI FRANCESCO SQUINTO. In una lettera di Ispert di Camplonch al re Pietro IV, del 1383, viene data notizia della condanna a morte del camerlengo Francesco Squinto, che aveva tramato con gli Aragonesi per uccidere Brancaleone Doria e catturare Eleonora e il figlio. Lo Squinto venne legato sulla groppa di un cavallo e condotto, dal carcere di Oristano fino al castello di Monreale, dove probabilmente fu giustiziato. Dalla lettera sembrerebbe che lo Squinto fosse a capo di un partito contrario alla pace con gli Aragonesi. (C.R.)
ASSEMBLEA DI SARDARA. IL 5 febbraio si conclusero le trattative per la pace fra Arborea e Aragona. Pietro IV, e poi Giovanni I, chiesero che della pace che trattavano con Eleonora, si facesse garante anche la 'nacion sardesca', vale a dire tutti i sardi.
Furono convocate in assemblea le comunità dell'isola. A Oristano la pubblica assemblea fu radunata ' in refectorio ecclesiae S. Francisci, ubi est solitum congregari consilium civitatis'. A Sardara ebbe luogo in uno spiazzo 'ante domum habitacionis Eliae, castellano di Monreale.
“Nella villa di Sardara dove é ancora la magistratura dei 'maiores ville' ( il podestà è al prossimo castello di Monreale), figurano circa 100 capifamiglia; a Macomer i 'cives' sono circa 140; a Gonnostramatza circa 40; a Sorgono, circa 30” ( Solmi- Istituzioni della Sardegna nel Medio Evo- pag.226)
Per maggior solennità Eleonora volle che alla lettura del trattato fossero presenti tutti i capi dei comuni a lei soggetti. Per i comuni di Sardara, Villa de Abbas e Borgo di castello, intervennero Bartolu Orrù e Godolesu Margiani.
DA MONREALE CONTRO GLI ARAGONESI. Il trattato di pace era semplicemente un compromesso per ottenere la liberazione di Brancaleone Doria, che avvenne l'8 aprile 1388. L'anno successivo la guerra divampò nuovamente. Per tutte le contrade di Sardegna le milizie di Eleonora si batterono vittoriosamente contro gli Aragonesi, in 120 battaglie, togliendo al nemico 120 bandiere. La fortezza di Monreale – ancora una volta – diventava la formidabile piazzaforte da cui Eleonora partiva per la conquista di Sanluri, e poi di tante altre città e castelli.
BATTAGLIA DI SANLURI. Il 26 giugno del 1409, Guglielmo , visconte di Narbona e Giudice di Arborea, veniva sconfitto, nella piana di Sanluri, dalle truppe di Martino d'Aragona re di Sicilia, comandate da Pietro Torelles.“ Gagliardo fu il cozzo delle due cavallerie e furiosa la mischia; la quale durò terribile quant' altra mai, e con istrage grandissima dei combattenti...La mortalità dei sardi fu la maggiore, e cinquemila di essi caddero ne luogo stesso ove pugnavano. Lo stendardo del Visconte venne in mano dei Catalani. Egli sbaldanzito riparò affrettatamente nel suo castello di Monreale, incalzato dai nimici fino alle porte di questa rocca” (Manno – Storia di Sardegna).
PACE DI SAN MARTINO. Dopo il trattato di pace di San Martino, stipulato in Oristano il 28 marzo 1410 fra Leonardo Arborea Cubello e il luogotenente aragonese Pedro Torelles, il castello di Monreale venne occupato dal Torelles e rimarrà in mano agli Aragonesi fino al 1470.
LEONARDO ALAGON MARCHESE DI ORISTANO – BATTAGLIA DI URAS. Alla morte di Salvatore Cubello, nel 1470, Leonardo Alagon prese possesso del Marchesato di Oristano; ma incontrò la violenta opposizione del viceré Nicolò Carroz che aspirava alla successione, con minori diritti ma con maggior gradimento del sovrano aragonese. Il Carroz, costituito un esercito e fidatolo al Visconte di Sanluri, raggiunse il castello di Monreale e da Sardara inviò un messaggio all'Alagon, intimandogli di rinunciare al Marchesato. Il Marchese rispose schierando le sue truppe tra Villa d'Abbas e Uras. Lo scontro avvenne presso la chiesetta di S. Salvatore, in prossimità di Uras, e fu disastrosa per il Viceré. .Le milizie sarde del Carroz, alla vista dei gloriosi stendardi di Arborea, disertarono, unendosi alle schiere di Leonardo. Nello scontro perì il Visconte di Sanluri. Durante la battaglia il Carroz ordinò l'uso delle spingarde e delle colubrine: per la prima volta , in Sardegna, vennero usate le armi da fuoco. Le truppe del Marchese continuarono l'avanzata, occupando il castello di Monreale e cacciandone gli Aragonesi che vi si erano rifugiati; occuparono poi il castello di Sanluri, impadronendosi dei dipartimenti di Sanluri, Monreale, Marmilla e Parte Montis. Nell'entusiasmo della vittoria Leonardo avrebbe promesso ai suoi uomini di voler entrare in Cagliari “y oir Missa en Bonayre”, ( ascoltarvi la Messa nella chiesa di Bonaria).
BATTAGLIA DI MACOMER – SCOMPARE IL MARCHESATO DI ORISTANO. La pace fra Oristano e Cagliari non durò a lungo. Da parte sua l'Alagon sognava di rinnovare le gesta dei grandi giudici che avevano conquistato l'isola, confinando gli Aragonesi in Cagliari ed Alghero; mentre Nicolò Carroz non lasciava nulla di intentato per riaprire le ostilità. Imbarcatosi per Barcellona , convinse facilmente il re a procedere contro il Marchese, e rientrò in Sardegna con un esercito tanto numeroso” que no pudiera ser major, sì fuera la guerra por el Ampurdan”. Tuttavia l'esercito aragonese non fu in grado di sconfiggere le valorose milizie sarde, né di dar battaglia presso Monreale, trasformato da Leonardo in una fortezza imprendibile. Chiese allora il Carroz un altro esercito alla Sicilia, e dal re di Napoli ebbe alcune compagnie di 'spingarderos', che si unirono alla forze aragonesi già dotate di artiglieria. Di fronte a un così grande spiegamento di forze, il Marchese si rese conto dell'impossibilità di resistere, e arretrò prima fino ad Oristano, poi a Macomer, dove organizzò un campo trincerato. Lo scontro fu durissimo: i sardi resistettero valorosamente per parecchi giorni ma furono poi falciati dall'artiglieria. Cadde sul campo anche Don Artalo Alagon, figlio del Marchese. Leonardo, catturato coi figli e i fratelli, fu condotto a Barcellona; in seguito fu chiuso nel castello di Jativa, carcere politico riservato ai grandi personaggi, dove morì nel 1494. Scompare il Marchesato di Oristano. Da oltre un secolo i sovrani aragonesi si erano accaniti nel voler “destruir la Casa de Arborea, asi que no hi aguess ningun defensador dels Sards”.
TRAMONTO DI MONREALE. Dopo la vittoria di Macomer , gli Aragonesi riprendono il castello di Monreale, lo smantellano e lo abbandonano. Gli abitanti di Borgo di castello si rifugiarono a Sardara.
Antonio Murgia. Sacerdote sardarese. 1980.

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martedì 23 marzo 2010

INCONTRO - DIBATTITO CON FULVIO TOCCO

Una nuova iniziativa per rivendicare la messa in sicurezza della strada provinciale Sardara- San Gavino si terrà venerdì 26 marzo alle ore 18.30 . Ad organizzarla è ancora il circolo “1° Maggio” dell' Arci che mette a disposizione il suo saloncino in via Umberto per ospitare un incontro-dibattito a cui ha assicurato la sua partecipazione anche il Presidente della Provincia Fulvio Tocco.


Si risponde così alla richiesta corale di centinaia e centinaia di cittadini che hanno firmato la petizione popolare rivolta all'Amministrazione provinciale e che l'Arci, interpretando un sentimento diffuso nell'intera popolazione, ha promosso per chiedere il rifacimento di una strada molto trafficata, che collega il paese all'ospedale e alla stazione ferroviaria e centri importanti come San Gavino, Villacidro e Guspini con la superstrada Carlo Felice.
Si può dire che la popolazione si è unità nel rivendicare con forza che la Provincia metta come prioritaria nella sua attività amministrativa i lavori necessari in una strada oggi in cattive condizioni, stretta e senza banchine, in cui recentemente ha perso la vita un giovane operaio ed che nei giorni successivi un secondo pericoloso incidente ha visto coinvolta un'intera famiglia. Tutto ciò ha suscitato una grande emozione e la consapevolezza che non si possa perdere altro tempo e che non si possa pagare un ulteriore tributo di vite umane senza fare nulla.
Al Presidente Tocco verrà consegnato il documento e si discuterà con lui delle possibili iniziative per avviare a soluzione un problema così importante per la vita quotidiana dei cittadini e per l'attività delle imprese. Una partecipazione compatta all'iniziativa darebbe forza alla petizione della popolazione.

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domenica 21 marzo 2010

SALVARE L' ALBERGO TERMALE

Qualche giorno fa il sindaco ha annunciato dalle colonne de l'Unione Sarda che l'albergo termale comunale resterà chiuso nonostante si siano spesi seicentomila euro, che nell'esecuzione dei lavori il Comune si è molto indebitato con numerose piccole imprese del paese, che il nuovo gestore non ottiene credito dalle banche perché non considerato meritevole della loro fiducia.


Come si vede è emerso un quadro fosco e persino drammatico. Si ammette di non aver raggiunto gli obiettivi prefissati nonostante “la scelta di accelerare i tempi di apertura utilizzando procedure privatistiche, evitando l'impietosa burocrazia di progetti preliminari, esecutivi, definitivi e l'odissea delle gare d'appalto”.
L'esternazione del sindaco lascia interdetti. Il modo con cui si è andati avanti e le conseguenze di questo modo di fare hanno portato infatti al collasso. La chiusura dell'albergo ha creato disoccupazione e danni ai suoi fornitori locali. Per di più numerosi artigiani hanno eseguito lavori, si sono esposti finanziariamente e non sanno se e quando verranno pagati. Chi amministra appare non rendersi conto che è stato un modo di procedere così anomalo a creare tanti danni e dimostra di non saper individuare una via di uscita.
Per l'interesse collettivo i problemi vanno però risolti e quando la casa brucia tutti devono contribuire a spegnere l'incendio. Bisogna partire dal prendere atto che le procedure fin qui seguite non si possono utilizzare in un ente pubblico, e per molti aspetti neppure dai privati cittadini, senza poter evitare conseguenze negative. Gli uni e gli altri devono predisporre un progetto esecutivo firmato da un tecnico abilitato, ottenere le indispensabili autorizzazioni dell'Asl e dei Vigili del Fuoco, avviare le opere dopo aver fatto le obbligatorie comunicazioni all'Inps e all'Ufficio del lavoro ed essersi messo in regola con l' Ufficio Tecnico comunale. Un'amministrazione comunale non dovrebbe inoltre fare a meno di utilizzare le regolari gare d'appalto. Procedure dettate dall'emergenza, come l'affidamento diretto, dovrebbero essere utilizzate solo per importi limitati (per Sardara ci hanno informato come l'attuale maggioranza in Consiglio comunale abbia deliberato di consentirlo per importi fino 40 mila euro) e solo in casi del tutto eccezionali, per fronteggiare pericoli pubblici imprevedibili, per riaprire una strada interrotta da una frana, per fronteggiare i danni di un'alluvione...
Tutta questa vicenda mette in serie difficoltà molte persone, non solo gli ex lavoratori dell'albergo, gli artigiani, ma anche il segretario comunale, il ragioniere, il capo dell'ufficio tecnico, lo stesso revisore dei conti, che si trovano di fronte a debiti fuori bilancio, a scelte politiche di dubbia legalità a cui è molto problematico dare seguito sul piano della correttezza amministrativa...Ci auguriamo che tutte queste difficoltà trovino una soluzione positiva. Quello che preoccupa più di tutto è che si possa mettere a posto la struttura alberghiera in tempi brevi in modo che possa riprendere a funzionare.
Il modo migliore per riuscirci ci pare quello di tornare alle vie ordinarie, ineccepibili sul piano amministrativo, che danno più garanzie. Quando la Giunta comunale ha cominciato ad operare ha trovato in cassa due milioni e mezzo di euro da utilizzare per investimenti nell'area termale e nel castello di Monreale. Siccome esistevano problemi nell'albergo termale avrebbe potuto destinare almeno parte del finanziamento agli interventi necessari per rimetterlo a posto. C'era allora tutto il tempo per individuare un tecnico qualificato e con l'esperienza necessaria, per predisporre un progettazione completa, per farla approvare anche dall'Asl e dai Vigili del Fuoco, per bandire la gara d'appalto e per realizzare le opere necessarie senza chiudere del tutto l'albergo. La decisione di “cacciare” l'ingegnere Boaretto avrebbe dovuto suggerire ancor più attenzione e cautela. Un nuovo gestore infatti, come sanno bene artigiani e commercianti, deve dotarsi di tutte le autorizzazioni previste da leggi sempre più rigorose.
Agli errori è comunque possibile trovare rimedio. Non si sa se qualcosa dei due milioni e mezzo e di euro sia ancora disponibile; la sistemazione a verde dell'area degli eucalipti appare comunque meno urgente rispetto alla necessità di evitare un ulteriore deterioramento dell'albergo e di provvedere alla sua riapertura. Comunque sia servono nuove risorse finanziarie e per quantificare il fabbisogno è indispensabile far predisporre un progetto ben studiato, con l'indicazione dettagliata dei lavori necessari, delle certificazioni da conseguire, dei materiali da utilizzare per poterle ottenere, delle misure da realizzare per garantire la sicurezza di ospiti e lavoratori. Si deve cioè tornare al punto di partenza senza perdere inutilmente altro tempo e altri soldi. Prima lo si fa meglio è per tutti.
Si capisce che tutto ciò non è semplice da accettare, ma occorre superare il vizio originario dello essere troppo autoreferenziali, di pensar di poter fare tutto da soli senza sentire e ascoltare nessuno. Quando gli amministratori si sono visti a disposizione due milioni e mezzo di euro, ottenuti senza aver mosso un dito, se avessero chiesto almeno la finalità di quel regalo a chi lo fece arrivare forse sarebbe stato possibile avviare una diversa vicenda. Da tempo infatti si sapeva che l'albergo presentava carenze, che cinquanta camere erano e sono considerate poche per assicurare più efficienza economica e gestionale e più posti di lavoro, che la disponibilità dell'acqua termale, finalmente ottenuta dal Comune, suggeriva e spinge ancora alla realizzazione di nuovi impianti per le cure. Sebbene la Giunta non ci abbia pensato allora lo può fare almeno ora perché da questi problemi e da queste opportunità si deve comunque ripartire
Forse se si accantonano i pregiudizi, se si abbandona lo spirito di rivalsa sugli avversari politici e l'intento puramente polemico, se si riparte dal fatto che bisogna fare ciò che è meglio per il paese si potrebbe evitare altri danni, di perdere altri soldi, di depauperare ulteriormente un patrimonio che comunque esiste ed è di tutti. Non è mai troppo tardi per ricominciare da capo e col piede giusto. Basta volerlo.
Rossano Caddeo

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mercoledì 17 marzo 2010

Il Labirinto interiore. Mostra d'arte internzionale d'arte

Il giorno 2o marzo alle ore 17.00 si inaugura presso Casa Pilloni la mostra internazionale d'arte "Il Labirinto interiore". L'appuntamento organizzato dalla Cooperativa Villa Abbas in collaborazione con il Comune di Sardara, il Consorzio Sa Corona Arrùbia ed il comune di Padru presenta le principali opere d'arte moderna di artisti dell''isola di Creta. La mostra resterà aperta fino al 20 giugno 2010.

http://www.novasdisardara.it/invito.pdf

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martedì 16 marzo 2010

ALBERGO TERMALE CHIUSO PER TUTTA L’ESTATE: UN FALLIMENTO PIU’ VOLTE ANNUNCIATO

Pubblichiamo il volantino del Partito Democratico dal titolo "ALBERGO TERMALE CHIUSO PER TUTTA L’ESTATE: UN FALLIMENTO PIU’ VOLTE ANNUNCIATO". http://www.novasdisardara.it/volantino_terme.pdf


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LE TERME: UNA PICCOLA STORIA MUNICIPALE

Le terme, di proprietà del Comune di Sardara, dopo vari tentativi di attivazione di esse da parte dello stesso Comune, con delibera del Consiglio Comunale del 24.12.1897 e regolare contratto a rogito Anchisi del 24.2.1898, furono concesse al cav. avv. Filippo Birocchi di Cagliari, nel cui nome operavano occultamente anche il figlio Eusebio, l'ing. Giorgio Asproni e il prof. Lorenzo Giunti.


Il contratto, molto complesso, anche perché la vasta zona interessata alla strutturazione delle Terme era parzialmente di proprietà dello stesso Birocchi e di altri sardaresi, comportava un numero di clausole la cui applicazione non poteva andare incontro a differenze e contrasti che gradualmente andarono appianandosi per via di una commissione arbitrale prevista dal contratto medesimo. (1)
L'amministrazione funzionò nel nome di Filippo Birocchi fino al 8.12. 1921 quando gli eredi e soci di lui, Birocchi, Asproni e Giunti, con atto rogato De Magistris in data 8.12,1921, trasferirono i loro diritti di concessione delle Terme ed i relativi terreni e fabbricati ”indicati nel testimoniale di Stato” del 3.4.98, al cav. Libero Rodriguez.
Ciò non avvenne senza contrarietà del Comune di Sardara, che, una prima volta in data 2.6.1923 e più tardi in data 18.5.1927, si adoperò per far dichiarare nullo il contratto. Anzi, intervenuta la legge mineraria n. 1443 del 20.7.1027 il Comune di Sardara, malgrado l'opposizione del cav. Rodriguez, otteneva dal Ministero per le Corporazioni, con decreto 7.2.1935, la facoltà di utilizzazione delle acque termali in perpetuo nei termini della sua proprietà, e per 50 anni in un'area di circa 21 ettari.
L'acceso contrasto valse a mettere in crisi l'amministrazione Rodriguez che però, con atto rogato Mancosu del 15.12.1948, poté pacificamente passare al dottor Mario Mossa i suoi diritti di concessione e di tutta la proprietà avuta dal Birocchi nel 1921, fatta eccezione di alcuni numeri catastali di indubbia proprietà comunale, e della porzione fondiaria oggi detenuta dagli eredi Rodriguez.
Di tale strumento pubblico, nel dicembre 1951, ne fu data notifica ufficiale al Comune di Sardara, che ne prese atto senza alcuna reazione. Solo più tardi, intervenuta una convenzione tra dottor Mossa e il Comune, il primo rese al Comune i fabbricati delle Terme romane, della vecchia bottiglieria, la casetta rossa nota di sig. Esu, con tutta l'area circostante: un tutto che forma una partita immobiliare a sé stante rispetto a una possibile valorizzazione d'interesse pubblico. Ciò tenuto conto che la concessione Mossa, nella sua funzione è praticamente sganciata dall'antico complesso romano.
Concludendo, e per chiarezza del lettore frettoloso, precisiamo, sperando di non sbagliare. Ben distinte dalla proprietà Mossa e dalla proprietà dei Rodriguez, sono in area esclusivamente comunale tutte le sorgenti termali esistenti nella zona, a eccezione di una che, di fronte alla porta laterale della chiesa, ricade nella proprietà Mossa. Sono di proprietà del Comune tutti i fabbricati connessi alle antiche terme. Area comunale sono la strada centrale e quelle periferiche, il boschetto aperto e la vasta zona cespugliata che si apre dalle Terme al vecchio lavatoio. Una grande e bella proprietà: che da secoli aspetta idee e mezzi per un definitivo riscatto intelligente e globale.
Al problema si propose un tempo di portare la sua collaborazione il vescovo diocesano mons. Antonio Tedde, con un ampio progetto di opere religioso-sociali a raggio diocesano.Ma quando il proposito sembrava ormai raggiunto, trovò l'incaglio della incomprensione locale: per quella meschina mentalità che talvolta è remora alle iniziative migliori.
Mons. Abramo Atzori. 1980.
(1) Il fatto della proprietà della zona delle Terme non deve essere stato molto chiaro già negli strumenti pubblici intervenuti nel 1899, se a memoria del medesimo estensore di queste note, le cose erano discusse e contestate al punto che, avendo una volta l'amministrazione Rodriguez precluso con fosso e muro il passaggio sul tratto di strada tra la croce e l'ingresso al viale maggiore, la processione proveniente da Sardara, invece di svoltare come indicato, per il gomito croce – mulino a vento -santuario, sostò caparbiamente sull'argine che ostruiva la strada tradizionale, fino a quando , per oltre un'ora di arrabbiatura, l'argine fu demolito, il fosso colmato e ristabilito il passaggio a norma “de su costumau”.

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SA LÍNGUA SARDA IN SA SCOLA DE TOTUS


Martis 23 de Friaxu s'est fatu in Sàrdara un’adòbiu importanti asuba de is chistionis chi pertocant s'intrada de sa lìngua sarda in scola, adòbiu consighidori a is pregontas de babbus e mamas chi faint parti de su consillu de istitutu.

Su cumbènniu ddu ant promòviu issus etotu cun s'amparu de sa Pro Loco e s'agiudu de s'amm. comunali. Reladoris: dirig. scol. regionali Mariella Marras, sa presidi de sa scola G.Miceli e su docenti Angiogu Ghiani chi at presentau su bellu libbru in lìngua sarda po is pipius de is elementaris "contendi e arrexonendi". At fueddau su sìndigu puru. Infatu a is relatas s'est spoddiau unu dibbatu, amodau de Giampàulu Pisu, cun medas interbentus biatzus. Relatas e interbentus funt stètius asubetotu in sardu. Est bessida a campu sa responsabilidadi gravi de sa classi polìtiga e de su mundu de sa scola (e de sa crèsia) po s'intrada a trabballu de su sardu in sa scola de domu sua mancai sa normativa de fatu ddu cunsentat in manera cumprida e no sceti simbolicamente cun progeteddus. Unu stentai chi si cumprendit sceti cunsiderendi s'indiferèntzia prus manna de is istitutzionis e de una scola chi sighit s'arrastu stòricu de sa dennèga de s'esistèntzia culturali nosta. Una scola erèntzia de cussa chi arribbàt pofintzas a sa violèntzia fìsica chi sceti intendiant unu fueddu in sardu inguni aintru e chi giai de tempus meda duncas parrit chi apat detzìdiu chi stòria, cultura e lìngua prodùsia de ajajus nostus no siat dìnnia de essi rapresentada a is fillus nostus in domu insoru. Unu sciacu culturali e antropològicu chi est passendi in s'indiferèntzia prus manna. Una dii fillus e nebodis ant a domandai de torrai contu a is babbus disgratziaus insoru. Chi ndi bolit sciri de prus si podit ascurtai su cumbènniu in su situ de sa bibblioteca comunali de Santuéngiu:
http://www.bibliotecadisangavino.net/index.php
Martedì 23 Febbraio si è svolto a Sardara un importante incontro sulle problematiche relative all’introduzione della lingua sarda a scuola anche riguardo alle richieste da parte dei genitori del consiglio di istituto. L’incontro è stato promosso da questi ultimi con il patrocinio della Pro Loco e la collaborazione dell’amm. comunale. Relatori: dir. Scolastica regionale Mariella Marras; la preside della scuola e l’insegnante Antioco Ghiani che ha presentato anche il bel libro per le scuole elementari di lingua sarda “contendi e arrexonendi”. E’ intervenuto anche il sindaco. Successivamente si è svolto un dibattito moderato da Giampaolo Pisu con numerosi e vivaci interventi. Relazioni e interventi sono stati fatti prevalentemente in sardo. E’ emersa la grave responsabilità della classe politica e del mondo scolastico (e della chiesa) nel ritardo col quale il sardo fatica ad entrare nella scuola di casa propria nonostante la normativa di fatto lo consenta pienamente e non solo simbolicamente. Un ritardo che si spiega solamente se si considera la totale indifferenza delle istituzioni e di una scuola ancora oggi tutta improntata alla negazione della nostra esistenza culturale. Una scuola erede di quella che arrivava perfino alla violenza fisica se solo sentiva una parola in sardo in aula e che già da tempo dunque sembra aver deciso che storia, cultura e lingua prodotta dai nostri padri non sia degna di essere rappresentata ai loro figli e a casa loro. Una tragedia culturale e antropologica che sta passando nella più totale indifferenza e della quale un giorno le future generazioni chiederanno conto ai loro sciagurati padri. Chi volesse saperne di più si può ascoltare tutto il convegno collegandosi al sito della biblioteca comunale di San Gavino:
http://www.bibliotecadisangavino.net/index.php
Giampaolo Pisu

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venerdì 12 marzo 2010

RENDERE SICURA LA STRADA SARDARA - SAN GAVINO

Promossa dal circolo “1° Maggio” dell'Arci è in corso una raccolta di firme per chiedere alla provincia del Medio Campidano di eseguire lavori urgenti per mettere in sicurezza la strada provinciale Sardara – San Gavino.

Nei giorni scorsi la strada è stata teatro di due incidenti molto gravi. Nel primo ha perso la vita un giovane operaio lasciando nel dolore la famiglia e gli amici ed in profondo sgomento tutto il paese. Col secondo un'intera famiglia è andata fuori strada e solo per miracolo non si è ripetuta una tragedia.
Le condizioni della strada, stretta e senza banchine, sono generalmente ritenute tra le cause della pericolosità di un'arteria non più adeguata al traffico ed ai mezzi che la percorrono. Si ha notizia come da parte dell'amministrazione provinciale sia stata inserita nei propri programmi d'intervento, la situazione impone però di procedere con la massima urgenza per evitare che si perdano altre vite umane e si corrano ogni giorno pericoli così gravi.
La petizione popolare ha pertanto lo scopo di sollecitare la Provincia a realizzare tempestivamente i lavori per allargare la strada e per renderla sicura e può essere sottoscritta nella sede dell'associazione in via Umberto.

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giovedì 11 marzo 2010

G I A R D I N I E A V V O C A T I

Il mio abituale informatore mi segnala che sulla stampa locale, il 9 marzo, compare un nuovo articolo che riguarda le nostre terme.


Siccome, da un po’, l’argomento era scomparso dalle colonne del giornale mi son detto: "Bene, si sono presi un po’ di tempo per studiare meglio la questione, così finalmente sapremo tutti i retroscena di quel "pasticciaccio brutto" che riguarda le ultime vicende dello stabilimento termale comunale. Apro il giornale, un titolo sparato su sei colonne: "Nuovo look per il parco delle Terme. Il comune ora interviene con un milione di euro dopo anni di abbandono". Mi sorprende l’autocritica, tra l’altro tardiva. Infatti da quattro anni giacciono nelle casse del comune non uno ma ben due milioni e mezzo di euro arrivati a Sardara direttamente da Roma quando Rossano Caddeo era senatore della Repubblica. Come pure l’attuale amministrazione ha ereditato il progetto, quasi ultimato, dell’architetto Badas per la sistemazione del corpo del compendio termale compreso tra provinciale per Pabillonis ed il canale Birocchi. Come mai pur avendo in mano soldi e progetto la giunta Zucca ha aspettato tanto tempo? Si è voluto conservare gli uni e l’altro come polvere negli occhi di fine legislatura? Scorrendo l’articolo ci si imbatte in " . . . . aree di sosta recintate per picnic all’ombra di lecci, querce, carrubi, pini . . . .". Che siano quelli messi a dimora oltre vent’anni fa dalle amministrazioni di sinistra? Se così non fosse dovremo aspettarne altri trenta di anni, per poterci sedere a leggere il giornale all’ombra di un fronzuto carrubo non ancora piantato dall’attuale amministrazione. Campa cavallo. Visto l’incipit m’aspettavo la naturale conclusione "riparatoria". Nulla. Non una parola sullo stabilimento chiuso da quasi un anno, con i lavoratori a spasso e con la cassa integrazione ormai conclusa. Non un cenno alla maldestra conduzione del passaggio dalla vecchia alla nuova amministrazione dello stabilimento, quando e se ci sarà. Non si parla delle pompe della piscina sparite, che una ditta di sedicenti romeni ha smontato sotto il naso degli amministratori che non si sono accorti di niente. Non una parola sulle varie imprese che hanno effettuato lavori prima del gennaio 2009. Su quale progetto complessivo, redatto da chi, ci si è impegnati per una spesa di quasi un milione di euro. Sull’intreccio tra gli amministratori della società affidataria "Salute e benessere" e quelli a cui sono stati affidati i lavori, che poi sono gli stessi: Luigi Melis che affida i lavori a Melis Luigi. Assomiglia moltissimo a quanto è avvenuto al G8 della Maddalena e alla ricostruzione dell’Aquila. "Ci sarà un giudice a Cagliari?" direbbe un amico di vecchia data dei nostri amministratori. Non un cenno alle voci dei lavoratori in nero e di ditte che scompaiono; di artigiani e di negozianti sardaresi che attendono ancora di essere pagati e, ciò che è peggio, non si sa da chi. Di avvocati di ditte in lite tra di loro, che allo stabilimento hanno lavorato, che si rinfacciano l’un l’altra di essere creditrici e non debitrici. L’amministrazione comunale di Sardara, a più riprese interrogata dai consiglieri della minoranza, risponde immancabilmente che agli atti non risulta nulla: niente di niente. Come niente di queste cose importa alla stampa che, come risulta dai fatti, ha altri interessi, non ultimo quello di scrivere "in laude". Indovinate di chi? Siccome gli altri fuggono da questi argomenti Novas continuerà a darne notizia affinchè i cittadini siano informati di quel che accade a Sardara e dintorni.
Luigi Melis

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Sindaci di Sardara

Pubblichiamo l'elenco dei Sindaci di Sardara dal 1866 al 1992.
http://www.novasdisardara.it/sindaci%20di%20sardara.pdf


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mercoledì 10 marzo 2010

12 MARZO SCIOPERO GENERALE CGIL

Il 12 marzo si terrà lo sciopero generale dei lavoratori del settore privato e di quello pubblico indetto dalla Cgil. Pubblichiamo il volantino del sindacato con le rivendicazioni per il lavoro, il fisco, i diritti di cittadinanza. Novas condivide la preoccupazione per le condizioni di progressiva difficoltà dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e dei disoccupati, ancor più gravi nel Mezzogiorno ed in Sardegna, e si schiera al loro fianco augurandosi che la loro voce venga ascoltata.

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sabato 6 marzo 2010

ASSOCIAZIONE CINOFILA SARDARESE

Prima di presentare le prossime iniziative che l’Associazione Cinofila Sardarese ha già programmato diamo in poche righe alcune informazioni su tale Associazione.

Nasce cinque anni fa da un gruppo di amiche/amici appassionati cinofili che si sono costituiti in associazione dandosi uno Statuto; lo spirito e le finalità sono ben sintetizzate nella prima parte dell’art. 4 dello Statuto che così recita: ”L’Associazione è autogestita dai soci volontariamente e gratuitamente, è un’associazione apartitica, senza fini di lucro e commerciali che ha lo scopo di realizzare luoghi d’incontro e iniziative di carattere ricreativo, culturale, cinofilo, sociale e sportivo, organizzando, sempre senza fini di lucro, i servizi che si rendessero necessari o utili per il raggiungimento o la migliore realizzazione degli scopi dell’Associazione […]”.

E’ proprio l’organizzazione di iniziative sportivo-ricreative e culturali che vede l’Associazione promotrice di due eventi: il primo si svolgerà domenica 7 marzo 2010 ed è la “ Prima verifica zootecnica per cani da ferma a livello amatoriale”. Il secondo evento consiste in un seminario che si svolgerà sabato 13 marzo 2010 dal titolo “Gestione faunistica e attività venatoria”.
Pubblichiamo le locandine delle iniziative dell'Associazione Cinofila Sardarese

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venerdì 5 marzo 2010

LE TERME E LE STRUTTURE ...PARATERMALI

Il lavatoio.
Agli inizi del secolo l'amministrazione comunale di Sardara aveva provveduto ad apprestare poco più in là delle sorgenti termali a ponente della strada per Pabillonis, un regolare impianto di lavatoio ampio e coperto, alimentato dalle acque appositamente convogliatevi con buona condotta dalle terme stesse. Le acque naturalmente vi giungevano caldissime e ricche di sodio ed erano particolarmente valide per il bucato. (sa lissia). (1)

L'uso del lavatoio delle Terme è stato normale per i Sardaresi fino a poco meno di trent'anni fa.
Era uso settimanale per le figliole (is bagadias) di famiglia e per le “lissieras” salariate – assestatesi in capo sul cercine (su tidili) la cesta di vimini e canne ( su cadini) colma di panni da lavare, - a piccoli gruppi ciarlieri scendere già prima dell'alba al lavatoio delle Terme nell'intento di occupare “is primus laccus”che avevano il vantaggio dell'acqua più abbondante e meglio calda.
Una costumanza, creata dalla necessità, fastidiosa e pesante non c'è dubbio, incomprensibile ai nostri tempi, ma anche – allora – gradevole, soprattutto alle giovani, e qualche volta avventurosa. Il lavatoio, è facile immaginarlo, era allora, più che oggi il mercato, la piazza delle ciarle, delle notizie, e qualche volta degli alterchi e dei rimbecchi, di tutto quell'incontro variamente femminile che si protraeva dall'alba al tramonto, quando ritirati i panni dai pruni, ci si rimetteva in cammino per una prima sosta alla chiesetta , poi, difilato, fino al paese.
Le gualchiere.
Più a basso del lavatoio esistevano le gualchiere (is craccheras) costruite anch'esse, con modalità e comodità abbastanza efficaci, nel sito, dove già in antico, avevano avuto luogo strutture similari plurime piuttosto rudimentali e primitive, note, dai gruppi che le frequentavano, col nome di “craccheras de Forru, de Pabillonis, de S. Aingiu, de Sardara”. Altre per la vicinanza alla chiesa erano dette “craccheras de cresia”.
Le gualchiere erano strutture tecnicamente idonee per la “caldatura” della lana, per la macerazione (indruccai) del lino e particolarmente per l'ammollimento, per via della scalpicciatura coi piedi, (caccigai) dell'orbace.
Queste ebbero a concludere la loro funzione storica già prima che il vicino lavatoio, per la diminuita coltura agricola del lino, per il fatto che la lana facilmente commercializzata si era sottratta al lavoro grezzo e primordiale delle famiglie, e di conseguenza perché, cambiati i costumi e gli usi, s'era ridotto e poi scomparso, almeno nella zona, l'uso del tessere artigianale dell'orbace.
Il mulino a vento.
Pensato e attuato dall'amministrazione Birocchi-Asproni, estroso e originale nella zona appariva ancora nel 1940 il monumentale mulino a vento, che gigantesco elevava le sue pale a venti metri d'altezza, e che si presentava d'improvviso a chi, venendo da Sardara, si affacciava appena al limite del lato occidentale della tenuta propriamente delle Terme.
L'enorme aerea ruota a pale metalliche, che agilmente rotava all'urto anche leggero del vento, dominava su un potente traliccio in ferro poderosamente agganciato sulla sponda di un bacino che accoglieva le acque termali. Queste , captate dal congegno meccanico, venivano sospinte per quasi un chilometro fino al poggio sovrastante “l'albergo”, e di qui, raffreddate in apposite vasche all'aperto, erano distribuite a tutto lo stabilimento.
Con l'avvento dell'energia elettrica, questa sostituì contro le enormi pale la spinta del vento, quindi liquidò la ruota e le pale semplificando tutto con un “ridicolo” piccolo motore...
“Su forr' e sa teula – Su forr'e sa cracina”.
Ma... non stiamo divagando con minuzie di poco o nessun conto, pur nel conto del modestissimo argomento che stiamo trattando? Può darsi!... ma, ci sia consentito – almeno per amor di toponomastica locale, anch'essa usuale più che ufficiale, - precisare che quando i Sardaresi, per intendersi fra loro, parlano “de su forr'e sa cracina”, “ de su forr'e sa teula”, intendono località dove, in tempi neppure antichi, appena sotto il secolo, l'amministrazione Terme aveva fatto sorgere impianti tecnici non indifferenti per quei tempi, per la cottura delle pietre per la calce, e per la fabbricazione e la cottura dei tegoli: impianti che non avevano uno scopo commerciale ma soltanto lo scopo di rendere autosufficiente l'azienda Terme nell'approvvigionamento del materiale e dei manufatti, che erano normalmente di apprestazione artigiana, in misura del fabbisogno dei suoi più vistosi lavori in cantiere.
Di quelle apparecchiature e strutture oggi non c'è quasi vestigio, all'infuori che nella parlata locale, per la quale è chiaramente indicativo di un sito dire: “acccanta”, “a palas” “de su forr'e sa teula” o “de su forr'e sa cracina”.
Mons.Abramo Atzori. Sacerdote sardarese. 1980.
( 1 ) Ad essere esatti, il lavatoio fu costruito dalla stessa Amministrazione Birocchi in ottemperanza a precise clausole del contratto intervenuto col comune di Sardara. Altre clausole di detto contratto pare abbiano riguardato la sistemazione viaria di tutto lo stabilimento e la piantagione in zona dei pini e degli eucaliptus. Precisiamo anche che in tutti gli imponenti lavori eseguiti nelle terme l'Amministrazione Birocchi ebbe valido ed intelligente collaboratore l'impresario edile sardarese Antonio Onnis Grussu che fu poi diverse volte sindaco di Sardara, e che aveva discreta proprietà nelle Terme stesse. Morì nella sua casa, oggi dei Rodriguez, nel 1912. Il cippo funerario di qualche pregio, che esiste di lui nel camposanto di Sardara, è opera de Sartorio.

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C E N T R I S T O R I C I

Sabato 27 febbraio è stato portato a termine il terzo degli appuntamenti storico- culturali organizzati dal Circolo Arci 1° Maggio e dall’associazione Costruirefuturo di Sardara.

Quattro giorni prima, il 23, un gruppo di genitori della scuola dell’obbligo, organizza al Cineteatro, un incontro-dibattito sulla lingua sarda. Questa vivacità culturale, almeno da parte dei privati, dimostra che a Sardara è ancora vivo l’interesse per argomenti di un certo spessore che si discostano dal solito trantran festival-ricreativo che, da un po’ di tempo, sembra imperare nel nostro paese. Dopo il nuragico del prof. Ugas, il periodo romano del prof. Momo Zucca, si arriva al contemporaneo con una bella lezione del preside di architettura dell’Università di Cagliari Antonello Sanna su "Cultura e tecniche per il recupero dei Centri storici". Bene ha fatto il presidente del Circolo Arci, Eligio Piras, a ricordare nell’introduzione le varie tappe del percorso che si è dovuto affrontare per giungere alla bella realtà del nostro Centro storico attuale. Cosa utile soprattutto ai giovani al di sotto dei trent’anni. Non si può ignorare (per capire la storia recente di Sardara) che a metà anni 70 del novecento, si era di fronte ad un bivio che avrebbe cambiato la storia, non solo urbanistica, del nostro paese. I fautori di un malinteso senso della modernità sostenevano che i tempi moderni avevano le loro esigenze. Il dio macchina, ormai alla portata di tutti, necessitava di strade larghe, possibilmente dritte e naturalmente asfaltate. Servivano slarghi per parcheggi. Quindi le intenzioni di quelli che io ho sempre chiamato il P.d.R. (Partito della Ruspa), erano chiare: far pulizia del Centro storico, adeguare al vivere moderno le strade e le costruzioni del nostro paese, omologandolo e rendendolo simile a tanti altri: anonimo e insignificante, fotocopia di altre realtà che con noi non avevano niente a che fare. Se questo modo di pensare avesse prevalso, ci avrebbero strappato le radici, rubato l’anima, dissolto storia e memoria. Una tragedia immane che nessun potere o ricchezza umana avrebbero potuto riparare. Immaginate al posto di Villa e Casa Diana, di piazza Emilio Lussu una serie di quattro o cinque case (sì anche questo venne proposto), o peggio di un paio di villette copiate da chissà quale altra realtà. Per fortuna, grazie anche all’impegno e alla lungimiranza di un gruppo di giovani, questo disegno venne sconfitto. E si andò in tutt’altra direzione. Eligio Piras ha ricordato il Piano particolareggiato del Centro storico di cui Sardara si dotò nella prima parte degli anni ‘80 (fu tra i primi e pochi paesi della Sardegna a farlo), che consentì di intervenire e operare. Io ricordo le diffidenze iniziali dei cittadini, alimentate anche e soprattutto dal P.d.R. : " . . . non si può far nulla, è impossibile intervenire ". Invece non era così, bisognava soltanto rispettare le regole, e il nostro Centro storico pian piano divenne (a dispetto di tanti) quello che oggi molti ci invidiano. Il prof. Antonello Sanna queste cose non le sapeva ma nella sua esposizione trovavano autorevole conferma. L’amore per il Centro storico che traspariva negli interventi, era lo stesso che ha spinto il prof. Sanna a tornare a risiedere nella casa paterna nel Centro storico della " Marina " di Cagliari. Ma lui ha parlato con passione non solo della sua storia personale, ha dato anche precise indicazioni al folto gruppo di giovani tecnici presenti alla conferenza. Ha illustrato parecchi esempi di intervento conservativo e di costruzione ex novo inseriti nel tessuto storico di città europee. Con l’ausilio di disegni e di belle fotografie ha mostrato quanto è possibile fare, anche nei piccoli centri, se si è convinti della valenza, non solo culturale, del patrimonio storico che tutti possiedono. All’Università, nel dipartimento da lui presieduto, ha messo a punto alcuni manuali (consultabili nel sito della regione sarda) che riguardano " Cultura e tecniche per il recupero dei Centri storici". Se tutto ciò potrà essere utile a quanti hanno avuto l’interesse e il piacere di prendere parte alla conferenza, gli organizzatori ne saranno particolarmente soddisfatti e orgogliosi.
Luigi Melis

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TERME PREZIOSE

Ricorda la grandiosità delle antiche terme romane il futuro centro termale di San Pellegrino (Bergamo) disegnato da Dominique Perrault.

L'architetto francese, autore della Grande Bibliothèque di Parigi e di piazza Garibaldi a Napoli – ha sbaragliato altre sei proposte di archi-star internazionali con un “luogo nel luogo”che vuol far rivivere i fasti di questa località nel secolo scorso. Ispirato ai panorami alpini, il profilo scultoreo dello stabilimento fa pensare ad un cumulo casuale di macigni di pietra, come fossero residui di una frana scivola da un ghiacciaio. Un'architettura dall'aspetto precario e insieme imponente, affilata come i cristalli di roccia della Val Brembana e resa possibile da una tecnologia innovativa – di cui però lo studio Perrault non svela per ora i dettagli – che consente di mescolare vetro e minerali per ottenere un materiale simile alla pietra, ma in grado di far filtrare la luce negli interni come attraverso una superficie di alabastro. Bagliori colorati che penetreranno nelle sale curative per accrescere l'atmosfera meditativa, una poesia in forte contrasto con la violenza naturale della roccia e del paesaggio circostante. Appoggiato alla montagna, il centro termale si allunga sul grande parco dell'adiacente storico casinò liberty e sarà parte di un complesso “benessere a sette stelle” che prevede il fashion mall e residenze di lusso, hotel, giardini, centri sportivi e persino un museo dell'acqua. La costruzione è attesa entro il 2012, sarà un tassello della rete di accoglienza dell'Expo Milano 2015 e nasce grazie a un investimento di oltre centocinquanta milioni di euro, destinati al rilancio turistico della zona.
Testo di Irene Guzman. Da un inserto settimanale del Corriere della Sera.
San Pellegrino Terme è un comune di 4.962 abitanti posto a 354 m. sul livello del mare e a 24 Km. da Bergamo. Ha conosciuto un periodo d'oro di sviluppo dai primi anni del novecento. Oggi cerca un rilancio ed è significativo il modo con cui lo fa.

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lunedì 1 marzo 2010

L'OBBLIGO DELLA TRASPARENZA

“Le pubbliche amministrazioni hanno l'obbligo di essere trasparenti nei confronti dei cittadini e della collettività. La trasparenza è uno strumento essenziale per assicurare i valori costituzionali dell'imparzialità e del buon andamento delle pubbliche amministrazioni, per favorire il controllo sociale nell'azione amministrativa e nel rispetto del principio di legalità”.

Sono queste le parole con cui la COVIT, la Commissione Indipendente per la Valutazione e l'Integrità, un organismo nazionale costituito sulla base del Decreto Legislativo n. 150 del 2009, ha fatto scattare l'operazione trasparenza nelle amministrazioni pubbliche, statali, regionali e locali. Entro il 30 marzo i comuni e le altre amministrazioni dovranno comunicare l'avvenuta attivazione sui propri siti web della sezione “Trasparenza”.
Che cosa dovranno contenere questi siti web? Tutte le decisioni delle amministrazioni, i loro regolamenti, i loro programmi, i nomi, il recapito telefonico e l'e-mail dei funzionari a cui i cittadini possono rivolgersi per i loro problemi. I comuni devono pubblicare le delibere del Consiglio Comunale e della Giunta Municipale in ordine cronologico con le decisioni assunte e la loro motivazione. Inoltre dovranno essere consultabili le determinazioni dei vari funzionari che attuano i programmi varati dagli amministratori. Dovranno essere facilmente raggiungibili tutti i regolamenti comunali (Regolamento edilizio, Regolamento di Polizia amministrativa, Regolamento degli appalti...), i programmi dell'Amministrazione, gli appalti affidati, gli incarichi di qualsiasi natura attribuiti ai dipendenti e al personale esterno.
Moltissime amministrazioni comunali hanno da tempo dei siti internet ricchi di informazioni e di documenti e spesso si presentano come una casa di vetro. Il Comune di Sardara invece è tra quelli meno virtuosi, meno trasparenti. Evita accuratamente di pubblicare gli atti amministrativi. Per mettersi al passo c'é quindi molto da fare. Si tratta infatti di garantire un diritto costituzionale a tutti i cittadini. Sottoporsi volontariamente ad un aperto controllo sociale costituisce inoltre lo strumento per assicurare un modo di amministrare imparziale, capace di evitare errori, ingiustizie, sprechi. Se ad esempio si fosse operato più alla luce del sole oggi il Comune non si troverebbe nel mezzo del pantano dei lavori nell'albergo termale.
R.C.

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