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venerdì 30 luglio 2010

LE “CHIUDENDE”

Emanata il 4 aprile 1823. In base a questa legge tutti i cittadini potevano ottenere in proprietà quei terreni demaniali che avessero recintato a proprie spese. La recinzione avveniva con muri a secco oppure con siepi di fico d'india. Tale provvedimento fu fonte di inconvenienti e di ingiustizie. Infatti favorì i più abbienti perché solo questi avevano i mezzi per poter fare queste chiusure, frantumò la proprietà terriera non giovando affatto all'agricoltura; impedì l'antico uso degli ademprivi ossia il riconosciuto diritto agli abitanti di sfruttare insieme le terre esistenti nell'ambito del loro comune che, divise in “ bidazzonis” e “paberibis”venivano sfruttate mediante cicli stabiliti.
Molti pastori e contadini furono così privati di parte dei raccolti, di pascoli, di legna, di ghiande, dell'uso di acque sorgenti perfino di torrenti per dissetare uomini e animali, di attraversare le zone che erano state chiuse.
Vi furono proteste violente e ribellioni e si videro per la prima volta comparire i Carabinieri per sedare i tumulti. Tali agitazioni durarono per un terzo di secolo: e qui si inserirono i vari temi del banditismo, delle vendette e delle faide: tanto riescono a produrre le ingiustizie sociali e l'incomprensione dei governanti quasi sempre non sardi, nonché l'ignoranza dovuta all'analfabetismo.
In questo periodo a far le spese maggiormente dell'evolversi della situazione furono i boschi abbattuti e bruciati.
Dando uno sguardo ai terreni di Sardara è facile rilevare quanti in quegli anni si diedero da fare i signori maggiorenti sardaresi che alle ataviche millantate ricchezze, favoriti dalla nuova legge e talvolta contro la legge , altre se ne accaparrarono.
Il Conte possedette molti beni ereditati ma il grosso lo mise insieme beneficiando di questa legge di Re Carlo Alberto. Così egli nottetempo fece scavare un fosso dai suoi più che cento “gerrunaderis” tutt'intorno ai circa 120 ettari di “Sa tanca 'e s'arena “ e nel giorno seguente fece piantare “Sa cresura” “Spina de pruna 'e Cristi” ossia prune selvatiche spinose: Questa tanca fu poi ereditata dal figlio avv. Raimondo e da lui andò in mano alla figlia Doloretta. Quindi fu ereditata da Don Tancredi. Venne poi acquistata da Eugenio Caddeo e data ai suoi eredi.
Un'altra tanca, quella di “ Pramasonis” di circa 100 ettari la recintò con muro a secco. Questa era un'enorme oliveto di circa 1500 piante e un cespugliato mediterraneo con “moddizzis”giganti sotto il quale si riparavano i buoi. In seguito gli eredi lo bonificarono. Dal Conte passò all' avv, Raimondo per metà quindi a Don Tancredi e ai suoi figli i quali lo hanno venduto al pastore Secci Ignazio, l'altra metà andò all'altra figlia del Conte Donna Stefana che sposò Don Antonico Diana e da questi passò ai figli Don Filiberto, Don Silvio e Don Ernesto e fu poi venduta a Tommasi Peppino di Pabillonis che, a sua volta vendette a Faustino Atzori: ora è in possesso dei suoi eredi.
“Sa tanca de Baddoi”: di circa 40 ettari. il Conte la recintò a muro secco- ed era in parte coltivata e in parte a pascolo; andò in mano all'avv. Raimondo quindi al figlio di Don Raimondo., Don Arremundicu, suo figlio. Andato in 2° nozze con Donna Elisa Cao di san Marco, fratello di Don Giorgio e fratellastro di Don Tancredi il quale era figlio di prime nozze con Donna Virginia Siotto Pintor. Alla fine acquistò sa “Tanca de Baddoi” Eugenio Caddeo e da lui passò ai figli.
“Su cungiau de S. Mariaquas” di circa 30 ettari chiuso con fosso e piante di “tramzzu”. Ecco i passaggi: avv. Raimondo, Donna Doloretta, Don Ernesto che vendette ad Antonio Caddeo (Codreddu), Don Giorgio e Dott: Emilio Pilloni.
“Sa Piscina” di circa 16 ettari venne chiusa a muro secco. La possedette dopo il Conte l'avv: Raimondo; dopo di lui la figlia Donna Stefana, maritata con Don Antonico Diana di Mandas venuto a vivere a Sardara; quindi i loro figli Don Filiberto, Don Silvio e Don Ernesto. Da loro acquistò Giuseppino Casti (Piotti) tramite il suocero Antonio Mocci del quale aveva sposato la figlia Assunta, da questi passò a Rosina sorella di Assunta, che vendette a Peppixeddu Pianu ,ed ora la possiedono i due figli maschi Gian Luigi ed Antonello.
“Arriu” posseduto fino al 1848 dai Gesuiti. Il Conte lo rilevò e suo fu ancora “ Arriu de sciacquai”, “ Serra Truiscu” e “Sa Pedrera”. Arriu fu di Don Tancredi ed ora è comunale.
“Oru Comidu” fu completamente chiuso a muro secco.
“Cungiau 'e s'axroba manna” chiuso a siepe di fico d'india. Sia Ortu Comidu che s'axroba manna dopo il Conte furono dell'avv. Raimondo suo figlio, quindi di Donna Doloretta e poi di Don Tancredi.
Il Conte possedeva inoltre molte “terras de campu”, terreni non chiusi quali “Cuccuru 'e casu”, “Piscina sa murta”, “Fraibis”, “ Su sizzigorru” e tante altre.
L'altra importante famiglia era quella dei Serpi della quale si trova traccia nei documenti d'archivio fin dal lontano 1600: certo “Jame Ant.Go.Juan.Franco Serpi nato a Sardara il 12.02.1678.”
Dobbiamo interessarci in un primo momento di Antioco Battista Serpi notaio che fu per molti anni Sindaco del paese. Notaio e Sindaco di tempi diversi dai nostri nei quali , per l'accresciuto livello di cultura e burocrazia c'è bisogno di Sindaci con la laurea e forti in politica ed economia. Il Sindaco dell'ottocento poteva essere anche notaio come il nostro Antioco Battista Serpi, ma sempre contadino e sempre proprietario di bestiame se voleva vivere e competere: allora si riusciva ad essere grandi e a contare se si era ricchi.
La casa dei Serpi era in cima alla via che Sardara ha voluto intitolare al Generale Giovanni Serpi del quale ci occuperemo in altro capitolo quando parleremo dei Sardaresi illustri. Era un intero rione e comprendeva la casa di abitazione e i locali per i “sozzis” ( la servitù) e il bestiame domestico. In seguito, essendo stata frazionata e venduta, è andata in mano a Benigno Olla, Mario Sanna, Antonio Corrias, , Giuseppe Sanna e Caddeo Giuseppe: tutte case vaste e, almeno qualcuna, con enorme cortile.
Il Serpi sotto s'argiola manna possedeva “ Su cungiau de Don Chicu” di 7 ettari chiuso a fosso e a “cresuri”; terreno aratorio e a “benazzu” (pascolo).
Il più grande possesso dei Serpi era “ su cungiau 'e monti”, confinante con agro di Forru in regione “Sa mitza 'e su frius”: Era un “livariu”di molte centinaia di piante tutto circondato di muro a secco, solitario nell'altopiano di “Colombus”.
Altri “cungiaus” i Serpi avevano a” Baddoi” e “Santudomini”, quest'ultimo a pastura e molti appezzamenti di “terras de Campu”.
Il bestiame del Serpi non era numeroso come quello del Conte ma era ugualmente parecchio e godeva di pascoli propri.
Elenchiamo ancora alcuni discreti proprietari che vorremo chiamare rispetto ai primi, di “serie B”: Antonica Pilloni Currùcu: suo figlio pure Antonicu Pilloni si è pian piano arricchito ma la sua proprietà è andata divisa tra i figli Dott. Emilio, Luigina, Erminia, Gilla e Maria. Dott. Emilio ha sempre curato, nonostante la specializzazione medica, l'agricoltura e soprattutto l'allevamento del bestiame bovino “Is bois de Dott. Pilloni”. Currucu era proprietario di almeno 100 ettari di terre , tra cui Suedda, Frailis, Sa Piscina 'e sa murta, Turriga, s'Arutta e altre.
Friori Massenti possedeva “Su cungiau 'e Friori” in Santa Mariaquas, circa 10 ettari recintati a siepe di tramatzu”. Quando il Massenti Friori andò in fallimento, pare per cattiva amministrazione del monte Granatico, questo chiuso fu acquistato da Don Peppi Diana il quale lo diede al figlio Dott. Paolo e da questi passò a Dott. Peppuccio. Un altro chiuso ( a muro e a fosso) Friori lo possedeva in “Pramasonis” (12 ettari). Venne acquistato dai fratelli Don Filiberto, Silvio ed Ernesto.
Dott. Corda Massimino, il primo medico condotto, ricco di “terras de Campu” che andarono ai figli Doloretta la quale sposò Enrico Sitzia di Sardara, Speranza che sposò Mundeddu Ibba, Dott: Massimo che fu medico ad Oristano e Faustino che fu Procuratore legale a Roma.
E infine Antonio Caddeo Codreddu aveva un piccolo negozio che da lui prese il nome “ sa pesada 'e Codreddu”, oggi Regina Elena . Vendeva alimentari e “arroba 'e pramu”. Seppe lavorare bene, faceva pure dei prestiti e finì per acquistare alcuni appezzamenti quasi tutti in periferia del paese, oggi diventati aree fabbricabili: “Su Còddu 'e su zaffanau”, “Mussa Pedru”, “Su pont'e Marras”, “Su Campu” e “Santa Mariaquas” che andarono in proprietà ai figli Antonica moglie di Luisu Pianu, Erminia moglie di Alessandro Pianu, Filomena moglie del Dott. Obinu di Monserrato ed Emma che fu nubile.
La ripartizione delle terre ebbe origine all'incirca nel 1830. Si ebbero le prime assegnazioni
e autorizzazioni a chiudere degli appezzamenti. Iniziò allora il tentativo di privatizzazione. Ma i potenti furono prepotenti anche in questa circostanza cercarono di usurpare quanto poterono a danno dei poveri. Furono momenti segnati da scontri e da liti specie ad opera dei pastori che si trovarono d'improvviso rinchiusi in poco spazio. D'altra parte i ricchi proprietari se la presero contro il Sindaco Antonio Curreli che aveva tentato qualche ripartizione di terreni demaniali. I Sardaresi chiedevano già nel 1848 che il Sindaco Serpi si decidesse a spartire i terreni pubblici di Monreale. Ma prima che si arrivasse alla tanto bramata assegnazione passarono ancora alcuni decenni e si arrivò al tramonto dl secolo.
Il geometra incaricato di lavorare all'elaborazione dei necessari progetti fu Erminio Ravetti il quale stando a Sardara sposò la figlia di Dott. Tuveri Federico. Egli preparò il progetto per le”Parti”
sia del” Monreale” che di “Strovina”. I colli di Monreale furono divisi in 400 “ parti”. La Strovina in circa 300. Erano appezzamenti di due tipi, da 60 are e da 55, a seconda della bontà o meno del terreno. E' chiaro che il Monreale doveva servire unicamente per far legna. Vi fu anche chi riuscì a coltivare la propria “Parte”: chi non ricorda “s'ortu de Mitza 'e Felis? Un posto meraviglioso con un ricco frutteto di susine, fichi, pere, melecotogne e altre
Il Comune si riservò alcune parti dove c'era “Sa Mitza 'e su paneddu”. Gli assegnatari finirono per acquistare e vendere, mentre all'inizio tutti i contadini ebbero la loro “Parte”, ad un tratto esse diventarono possesso di pochi. Oggi le parti di Monreale non esistono più. Nella zona di “Tuppa 'e Cortis” che era di proprietà di Giuannicu Podda e poi di Nino Podda c'erano 54 “parti”. Ora è diventata proprietà di Angelino Olla che vi ha impiantato un bosco di eucaliptus.
A. Curreli. Sardara. 1992.

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ESTATE DOLCEAMARA

E' un'estate dolceamara quella che stiamo trascorrendo. Dolce è il paesaggio, il clima, il cibo del nostro Belpaese che non ha eguali nel mondo. Amara è la vita degli operai e dei precari travolti dalla crisi, dei troppi giovani disoccupati,dei tanti anziani non autosufficienti scaricati sulle spalle delle famiglie, dei milioni dei pensionati italiani con seicento euro al mese.
Dolceamare saranno le vacanze. Dolci i soggiorni per chi può permettersi uno yacht di 38 metri senza pagare le tasse. Amari i giorni e le notti dei cassintegrati della Vynils di Porto Torres che si sono segregati nell'isola carcere dell'Asinara per gridare al Paese il loro dramma.
Dolceamaro è il sapore che lasciano in bocca le decisioni del governo che a Bruxelles mette il veto sulla tassa sui grandi patrimoni finanziari, ma non batte ciglio per l'aumento dell'età pensionabile delle donne e dei lavoratori.
Dolceamara è la manovra finanziaria in discussione in Parlamento. Dolce per i ricchi e per gli evasori fiscali che non pagheranno un euro per ripianare i debiti dello Stato. Amara per gli insegnanti, per gli operai, gli impiegati, gli invalidi che invece dovranno farsene carico. Come dovranno farsene carico le Regioni e i Comuni, costretti a tagliare i treni per i pendolari, i servizi agli anziani, le manutenzioni delle scuole e delle strade.
Dolceamara è la legge bavaglio sulle intercettazioni. Dolce per i criminali e per i politici corrotti. Amara per i cittadini espropriati del diritto di essere informati dalla stampa.
Da LiberEtà.

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mercoledì 28 luglio 2010

QUALCHE RISULTATO

Apprezzabile resipiscenza, ancorchè tardiva, dei nostri amministratori. Tre sono i fatti che giustificano questa mia affermazione: l’estromissione del vicesindaco; l’entrata in funzione dell’ecocentro; la sostituzione delle buste per la raccolta del secco.
Noi di Novas, mesi fa, siamo stati querelati dagli amministratori per aver scritto nel nostro blog di questioni poco chiare riguardanti i lavori nello stabilimento termale. Ci intimarono di ritrattare e di eliminare dal blog i due articoli incriminati. Noi, con in mano documenti scritti che confermavano quanto affermato nei due articoli, non abbiamo retrocesso di un millimetro. Aspettiamo ancora la chiamata in tribunale, così finalmente i giudici potranno far venire alla luce tutte le irregolarità e le responsabilità di chi ha gestito la questione termale. Questione che si sta sempre più ingarbugliando. Per il momento accontentiamoci della inversione ad U del sindaco che cacciando il suo vice dà ragione a noi. ----Nel 1978 la sinistra (allora solo il PCI ) riuscì a conquistare il comune anche grazie ad una serrata e continua critica nei confronti della amministrazione del tempo, per la questione del Parco Pubblico. Non contro il Parco Pubblico. Il paese era senza fogne, l’acqua arrivava a singhiozzo; le strade interne – per non parlare delle strade di campagna – erano in pessime condizioni. Con tutti questi problemi ci sembrava poco opportuno spendere delle risorse per quest’opera che poteva essere rimandata. La popolazione capì e ci diede ragione: iniziò così l’era Caddeo. Ma nemmeno per un istante ci passò per la testa di disfare ciò che i precedenti amministratori avevano iniziato. Quando fu possibile mettemmo mano al Parco, che in pochi anni diventò quello che oggi tutti ci invidiano. Il terreno di Funtana Garau, solamente provvisoriamente spianato da una ruspa, venne trasformato in Stadio Comunale. Venne completato il viale di "Cercis" dell’odierna Via Oristano che l’assessore Costanzo Sanna ( giunta Abis ) aveva ideato anni prima. Dico queste cose non per accampare meriti ma per mettere in risalto il contrasto tra le vecchie amministrazioni e la furia distruttiva di quella attuale, che si è particolarmente distinta nel disfare quello che gli altri avevano realizzato. Qualche esempio. La scuola di Via Manzoni soppressa. Stessa sorte per la materna di Via Trento, trasferita in Via Campania. Scuola che adesso non ha più locali per il tempo pieno, pregiudicando per sempre questo importante servizio di cui godono anche piccoli paesi del circondario: Villanovaforru e Lunamatrona per stare ai più vicini. Quello che è stato combinato per lo stabilimento termale è sotto gli occhi di tutti i sardaresi e purtroppo della Sardegna intera. L’imperativo era quello di stravolgere quello che gli altri avevano realizzato, costi quel che costi. Ora ne vediamo e paghiamo le conseguenze. Ecco perché mi sorprende che l’ecocentro ( compresa la discarica per inerti ) voluto e realizzato dall’assessore ai lavori pubblici della giunta Cuccu Roberto Montisci, non sia stato disintegrato ma messo in attività anche se non nel suo sito originario di "Sa piscina de Murriabi". ---- Novas è più volte intervenuto, sottoscritto compreso, sulla raccolta dei rifiuti (che è stata di gran lunga peggiorata dalla giunta Zucca) dando dei suggerimenti e proponendo soluzioni. Non potremmo certamente essere tacciati di disfattismo e di opposizione preconcetta. Pur nella critica serrata siamo sempre stati propositivi e rivolti al bene del paese e qualche risultato comincia a vedersi. L’altra settimana grande meraviglia al ritiro dei sacchetti per l’umido: non erano opachi ma trasparenti come più volte avevamo richiesto. Se ci avessero ascoltato anche per la questione terme forse oggi non saremmo in quel marasma in cui ci troviamo immersi sino al collo.
Luigi Melis

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Il governo Berlusconi, la giunta Cappellacci, l’amministrazione Zucca. Quel filo che li unisce.

Il Presidente del Consiglio rinuncerà alle vacanze per riorganizzare il suo partito, il P.D.L., un partito con un’elevata conflittualità interna e ormai travolto da numerosi scandali che vedono coinvolti dirigenti di primo piano e uomini delle Istituzioni.
Intanto la magistratura indaga per fare luce su ciò che appare ormai come un colossale intreccio politico-affaristico al cui centro c’erano (e forse ci sono ancora) uomini di quel partito, impegnati più a gestire affari milionari per se stessi e per i propri amici, che a scrivere delle buone Leggi nell’interesse del Paese.
La situazione è così degenerata che già alcuni Ministri e diversi dirigenti di partito si sono dimessi (o sono stati dimessi) nell’estremo tentativo di puntellare la traballante baracca governativa.
Il presidente della Regione Sardegna invece, è indagato per aver favorito un disegno speculativo-imprenditoriale nel settore delle energie alternative, privilegiando imprenditori e politici amici vicini al P.D.L.
Un suo atto finito nel mirino degli investigatori è la nomina del Presidente dell’agenzia regionale preposta alla tutela dell’ambiente, il quale, da quella posizione, avrebbe dovuto agire per rimuovere ogni ostacolo burocratico-amministrativo e accelerare così la buona riuscita di quel progetto imprenditoriale.
Ma di fronte alla meticolosa ricostruzione dei fatti e alle precise accuse dei magistrati, lo stesso Cappellacci, autodefinitosi nell’occasione ‘babbeo’, ha prontamente dimissionato il presidente dell’agenzia da lui stesso nominato.
Un tentativo di salvare la faccia (e la legislatura), anche se ormai le critiche al suo operato vengono perfino dalla sua stessa maggioranza.
Il sindaco di Sardara, è cronaca recente, dapprima invita il suo vice a dare le dimissioni e poi, finalmente e tra mille polemiche, decide di ritirargli la delega. Il motivo? Pare che il vice-Sindaco agisse con troppa libertà, come si fa a casa propria o nella propria azienda, ammettendo sulla stampa di aver dato più volte ‘…un calcio alla burocrazia…’, sorvolando su Leggi e procedure che per le pubbliche amministrazioni si traducono in gare d’appalto, preventivi, ecc. In una parola la ’trasparenza’.
E tutti a chiederci: il sindaco se ne accorge dopo quattro anni?
No, infatti, e il vice appena dimissionato ci tiene a far sapere sulla stampa che ‘…se ci sono responsabilità ed errori, questi sono stati commessi da tutti…’ e che ‘…le scelte sono sempre state collegiali e condivise da Sindaco e giunta…’.
La prima immediata conseguenza è che la maggioranza che sostiene il sindaco si è divisa in due distinti gruppi consiliari. Una mossa che preannuncia un aumento della conflittualità, che rischia di peggiorare se non bloccare del tutto l’attività amministrativa, già da tempo in grave difficoltà.
Governo nazionale, regionale, il Comune di Sardara. Tre livelli amministrativi molto diversi, che presentano però evidenti analogie: sono tutti governati dal P.D.L., in tutti è presente un’elevata conflittualità e tutti sembrano pervasi da un grande fastidio per le Leggi e le regole in genere.
Non solo. Tutti sembrano permeati dallo stesso intimo convincimento, e cioè che la pubblica amministrazione sia spesso un intralcio, causa di lungaggini, di inutili perdite di tempo e di conseguenza un intollerabile ostacolo allo sviluppo.
Non basta. Professano una fede cieca nell’iniziativa privata e nell’impresa, ritengono che esse solo possono dare risposte all’economia, al lavoro, ai problemi del Paese. E, naturalmente, per poter compiere la loro missione, le imprese devono potersi muovere con la massima libertà possibile. Nell’interesse di tutti, ovviamente.
Insomma, un energico ‘calcio alla burocrazia’, come ha così efficacemente (anche se un po’ ingenuamente) sintetizzato il vice-Sindaco di Sardara.
Ecco il filo che li unisce. Una concezione un po’ particolare della libertà, quel tipo di libertà che chiedono, anzi che pretendono coloro i quali detengono il potere economico, che sono proprietari di imprese e di banche. Tutta gente che vorrebbe la pubblica amministrazione al proprio esclusivo servizio.
In una parola i ‘padroni’, i ricchi vecchi e nuovi, oggi ben rappresentati e presenti nella politica e nelle istituzioni, interessati solo agli affari, ai soldi, ma molto poco impensieriti dai problemi dell’ambiente, della sicurezza sul lavoro, dei salari e delle pensioni da fame, della sanità pubblica che riduce le prestazioni, della generale e progressiva riduzione dei diritti dei cittadini.
Un’idea di libertà evidentemente condivisa da molti pubblici amministratori del popolo delle libertà.
Ma esiste anche un altro modo di intendere la libertà, che non è certo del tipo che piace a Berlusconi, a Cappellacci e agli amministratori del Comune di Sardara.
Si tratta di quella libertà che si basa sul rispetto delle Leggi, la libertà che da speranza e offre possibilità anche a chi non è figlio di avvocato, banchiere, professionista o capitano d’industria. Quella libertà che dovrebbe consentire anche al disoccupato o al piccolo artigiano di Sardara (o di qualunque altro posto) di lavorare nel proprio paese senza essere per forza amico o simpatico a chi amministra. In poche parole quella libertà che rende tutti i cittadini uguali.
Un’idea di libertà che si affianca a quella di una pubblica amministrazione al servizio di tutti, anche delle imprese, ma che ha un particolare occhio di riguardo per la tutela dei cittadini più deboli e indifesi. Che guarda insomma agli interessi generali e non a quelli particolari.
A ben vedere si tratta di due idee di libertà che costituiscono il discrimine tra la destra e la sinistra.
E…a proposito di Sardara….Si ha l’impressione che non siamo in pochi a preferire quell’idea di libertà che meglio si accosta a quella di giustizia, di equità e di trasparenza, un’idea a cui è (o dovrebbe essere) più prossimo il centro-sinistra, pur con le diverse sfumature delle sue componenti.
E siamo sempre più numerosi quelli convinti che è tempo di cambiare la maggioranza politica che amministra il nostro paese.
Un compito che spetta al centro-sinistra, che dovrà provare, proprio cominciando da Sardara, a spezzare quel filo. Quel filo che unisce la destra.
E lo può fare solo elaborando una proposta, un progetto per il futuro capace di far uscire il paese dal pantano in cui il centro-destra lo ha cacciato in questi ultimi quattro anni.
Anni in cui è aumentata la distanza tra amministrazione e cittadini, nei quali è cresciuto il senso di estraneità che ha fatto nascere perfino un certo senso di rassegnazione.
Ma preparare l’alternativa non significa semplicemente sostituirsi a chi amministra oggi.
E’ necessario piuttosto gettare le fondamenta per costruire una solida e duratura alleanza che sappia guardare al futuro, anche oltre l’orizzonte di una singola legislatura, fondamenta costituite da proposte e idee condivise , ma soprattutto chiare e impegnative di fronte agli elettori.
Alcune di queste affermazioni potrebbero apparire scontate, se non ci fossero delle realtà (come ad Iglesias dove dopo un mese l’amministrazione è già in crisi) a ricordarci che in politica di scontato non c’è nulla.
Bisogna che ci interroghiamo innanzitutto su quale idea di sviluppo. Quanto (e in quanti) siamo convinti che il turismo sia ancora uno dei pilastri dello sviluppo locale e quanto esso possa essere di impulso per una crescita economica che sia di stimolo anche per l’agricoltura, l’artigianato, il commercio e i servizi. Quali le idee ‘forti’ per armonizzare lo sviluppo con l’urbanistica e l’ambiente. In quale modo restituire la parola ai sardaresi per orientare le scelte che riguardano la nostra comunità.
Solo una proposta univoca e chiara può diventare un buon viatico per un’intesa forte e duratura. Il tempo per discuterne c’è ancora, anche se non è illimitato.
Roberto Montisci

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LEGALITA' CONDIZIONE DELLO SVILUPPO

Nel nostro paese si acuisce la crisi dell'Amministrazione comunale, che rifiuta di spiegare i suoi comportamenti e di rendere chiari e trasparenti i criteri con cui opera. Poiché siamo alla viglia di una fase nella quale le forze politiche locali dovranno elaborare e discutere con i cittadini programmi elettorali, modi di amministrare e scelte di candidati per il prossimo quinquennio, sarebbe opportuno che si dibattessero apertamente e pubblicamente idee e proposte utili a superare le storture che abbiamo vissuto in questi anni e che hanno generato questa crisi.
Innanzitutto le liste, che fra qualche mese verranno predisposte, dovrebbero avere il pregio di evitare il più possibile i conflitti di interesse. In particolare Sindaco e assessori dovrebbero essere individuati evitando di presentare personalità che, per essere titolari di imprese, abbiano interesse ad eseguire lavori, ad avere appalti o rapporti d'affari con il Comune. Lo stesso può dirsi per quei professionisti, progettisti ma non solo, che hanno la necessità di rappresentare gli interessi dei loro clienti presso gli uffici comunali. Gli interessi legittimi di imprese e cittadini devono essere tutelati, ma tutto deve avvenire in modo limpido, senza inquinamenti o confusione di ruoli tra chi è controllato e chi invece è preposto a fare il controllore.
In secondo luogo occorre aprire porte e finestre del Municipio. Esistono infatti leggi che impongono di utilizzare il sito internet del Comune per rendere pubbliche le delibere del Consiglio e della Giunta comunale, le determinazioni dei dirigenti,le ordinanze del Sindaco, i regolamenti comunali, gli elenchi degli incarichi professionali e quelli di chi ha ricevuto finanziamenti pubblici., la modulistica per presentare le più svariate domande ... Sono cose facili da fare con le moderne tecnologie informatiche e moltissimi enti locali ben amministrati le fanno. É possibile trasformare l'edificio comunale in una casa di vetro e diradare così nubi e zone d'ombra.
Cambiamenti radicali dovrebbero essere introdotti per la gestione dei lavori pubblici. Basti pensare che nell'albergo termale sono stati realizzate opere per un milione di euro senza gare d'appalto, senza le progettazioni previste per legge, senza direttore dei lavori, senza collaudi per verificare quantità, qualità e prezzi pagati delle opere realizzate. Sono state invece aggirati leggi e regolamenti comunali che consentono l'affidamento diretto solo per importi fino a cinquantamila euro. Chi si propone come amministratore dovrebbe eliminare l'affidamento diretto dei lavori e garantire sempre l'espletamento di gare d'appalto con offerte plurime. Anche in caso di estrema emergenza, per ripristinare ad esempio un ponte o la viabilità interrotta da una calamità naturale, per garantire l'incolumità pubblica.... si dovrebbe comunque sondare il mercato e richiedere una pluralità di offerte in tempi accelerati.
E' evidente la necessità di pronunciarsi sul ripristino della vigilanza nella realizzazione delle opere pubbliche. Basterebbe prevedere controlli severi durante l'esecuzione e garantire la realizzazione del collaudo delle opere e della contabilità per verificarne la qualità e la rispondenza delle quantità e dei prezzi pagati con ciò che viene realizzato . Chi verrà a lavorare a Sardara dovrà sapere che il suo operato verrà controllato minuziosamente. In tal modo avventurieri ed imbroglioni verrebbero incoraggiati a stare alla larga..
Un'attenzione particolare susciteranno le proposte per regolare i rapporti col gestore dell'albergo termale. Non dovrà più capitare che si firmi un contratto di gestione e poi non venga attivato e tuttavia si diano le chiavi della struttura comunale a chi non ne ha preso la responsabilità. Come non dovrebbe più capitare che al gestore, che ha una contratto per gestire e non per fare il costruttore edile, venga affidato il compito di realizzare manutenzioni senza il controllo di tenici qualificati incaricati dal Comune e che gli venga persino consentito di subappaltare i lavori a imprese con sede estera., senza pensare che questo modo di fare in Italia talvolta viene utilizzato per truffare il fisco. Le buone pratiche, che vengono seguite in realtà simili alla nostra, prevedono che se le manutenzioni sono a carico del gestore debba provvedere quest'ultimo. Devono essere comunque autorizzate volta per volta dall'Amministrazione comunale, che invia un tecnico esperto, il quale in contraddittorio con quello del gestore controlla, individua quello che si deve realizzare, prescrive come si deve fare, autorizza con un verbale e poi verifica che il tutto venga eseguito a regola d'arte, con le opportune certificazioni dell'impresa abilitata e chiamata ad operare dal gestore. Occorre cioè individuare e mettere in pratica tutte le cautele contrattuali in modo tale che la struttura comunale sia tenuta in buono stato ed in sicurezza.
La crisi morale si risolve tornando ad un modo trasparente di amministrare e alla legalità, con gli amministratori che devono essere in grado di spiegare passo passo le scelte politiche, come e perché si fanno Per ricostruire un corretto rapporto tra amministrazione comunale e cittadini bisogna dotare il Comune di regole e di procedute amministrative che bandiscano il segreto, il clientelismo e la discrezionalità. Tutti i cittadini sono uguali tra loro e devono ricevere lo stesso trattamento.
Il rispetto delle leggi e dei regolamenti non costituisce un intralcio burocratico, un noioso perditempo, rappresenta invece un modo di rendere l'azione amministrativa più spedita e sicura e fa si che la spesa dei soldi pubblici sia più produttiva, più efficiente e razionale. L'opacità al contrario costituisce l'ambiente migliore per sprecare i soldi e per consentire ai furbi di lucrare a spese della collettività
Come si vede ci sono molti problemi su cui è necessario discutere e confrontarsi..Sarebbe anzi bene che sul modo di amministrare e soprattutto sulla legalità si raggiungesse un modo comune di vedere le cose. Fino a quando permarranno le divergenze e le polemiche di oggi il paese resterà diviso e sfiduciato, incapace di trovare quello slancio necessario per crescere, per proporsi all'esterno in modo positivo, per valorizzare quello che ha e quello che è.

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Sito web e trasparenza amministrativa

Sono trascorsi quattro dalla lettura fatta dal Sindaco delle dichiarazioni programmatiche durante la prima seduta di Consiglio comunale. Allora fra gli intenti della nuova Amministrazione vi era quello di snellire e rendere spedita la struttura burocratica e l’azione amministrativa del Comune. Il potenziamento del sito web comunale rappresentava uno degli strumenti utili per il raggiungimento di un obiettivo condiviso.
Un sito web curato consente infatti una costante informazione e pubblicità di tutta l’azione amministrativa del Comune; permette di accedere ai servizi on line, risparmiando così tempo e risorse, umane ed economiche. Garantisce trasparenza, partecipazione e controllo democratico dei cittadini sull’attività svolta.
Nonostante le buone intenzioni, e i numerosi solleciti avanzati dalla minoranza consiliare, il sito comunale non fornisce alcun servizio. Vengono semplicemente pubblicati i bandi di gara. Per tutti gli altri atti è necessario ricorrere al cartaceo. Di conseguenza, il cittadino, negli orari di apertura, deve necessariamente avvicinarsi in municipio e chiedere ai dipendenti.
In questo modo i cittadini non hanno la possibilità di conoscere gli atti (e non solo le delibere!), oppure sono costretti a modificare i propri impegni per questioni legate al proprio tempo disponibile. Il tutto quando sarebbe semplicemente un clic, magari fatto di sabato o domenica.
L’ amministrazione che verrà dovrà quindi impegnarsi a superare questo deficit, che evidentemente non rientra fra le priorità di chi amministra oggi.
Nel sito dovranno trovare spazio tutte le informazioni utili ai cittadini e alle imprese, e fornire i rendiconti delle attività svolte dall’Amministrazione. Per garantire massima trasparenza dovranno essere pubblicati tutti i beneficiari di risorse pubbliche. Mi riferisco in particolare agli incarichi professionali, alle ditte individuate con il sistema del cottimo fiduciario, ai contributi erogati alle associazioni.
Ritengo che i cittadini debbono essere informati di queste scelte perché si tratta di risorse pubbliche, e quindi di tutti. Purtroppo in questi anni la discrezionalità politica ha avuto il sopravvento. Sono stati elargiti contributi a destra e a manca, senza l’individuazione di criteri e parametri predeterminati. Sono stati affidati incarichi professionali in spregio ai regolamenti votati all’unanimità dal Consiglio comunale. Sono stati assegnati dei lavori con il sistema del cottimo che vanno oltre le soglie stabilite dalla legge attraverso il meccanismo del frazionamento delle prestazioni. Basta vedere cosa è successo alle Terme!
Fortunatamente a partire dal 1° gennaio 2011 entrerà in vigore l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni italiane di dotarsi di un Albo Pretorio da pubblicare sul proprio sito Internet istituzionale. La disposizione è contenuta nell’articolo 32 della legge 69/2009. L’obbligo è stato prorogato al mese di gennaio 2011 per consentire a tutti Enti Pubblici di mettersi in regola con le disposizioni normative.
Addio quindi al vecchio regime di pubblicità legale basato sulla carta: gli obblighi di pubblicazione di atti e provvedimenti amministrativi con effetto di pubblicità legale si intenderanno assolti infatti con la pubblicazione nei propri siti istituzionali. La forma cartacea rimarrà solo in originale mentre è fatto espressamente obbligo di pubblicare sul proprio sito Internet istituzionale tali documentazioni. Atti come le deliberazioni devono rimanere sull’albo pretorio on line per 15 giorni, dopo questo periodo diventano esecutive.
Sono sicuro che una maggiore circolazione degli atti comunali inciderà positivamente sulle scelte degli amministratori, attuali e futuri, a beneficio di tutta la comunità che sono chiamati a rappresentare.
Peppe Garau
Ps. Vi consiglio di dare uno sguardo al sito del comune di Guspini.

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venerdì 23 luglio 2010

UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI AMMINISTRARE

La crisi dell'Amministrazione comunale è sempre più profonda ed irreversibile. Vengono alla luce le conseguenze di errori gravi, di scelte sbagliate, di intrighi poco chiari, di danni seri alla comunità. Al suo interno si acuiscono le divisioni e i litigi. L'esperienza amministrativa delle destra è in agonia, virtualmente già conclusa. La discussione in atto nel paese guarda già a chi dovrà fare il sindaco. Ci si interroga se ci sarà una giunta di centrosinistra, della stessa destra con altri personaggi oppure di indipendenti slegati dai partiti. Per evitare che il tutto appaia una sorta di giostra, di fuorviante concorso a premi slegato dai problemi reali della gente sarebbe però opportuno che la riflessione partisse da ciò che si dovrebbe fare, dalle condizioni in cui si trova il paese e la macchina amministrativa, dai pesanti condizionamenti indotti dall'incombente federalismo fiscale.I prossimi cinque anni saranno caratterizzati dall'attuazione di una radicale riforma del finanziamento dei comuni ormai predisposta dal Governo. Dopo un quarantennio, in cui le risorse finanziarie sono arrivate dal governo centrale, si cambia. Col federalismo fiscale ogni ente locale dovrà provvedere da sé, con te tasse pagate dai propri cittadini. In aggiunta a quello che oggi già incassa con la tassa sui rifiuti urbani, con una parte dell'irpef.. .. il Comune potrà applicare due nuove tasse: la cosiddetta “ municipale” ed una tassa sugli affitti. La prima è basata sul valore catastale delle case, con esclusione della prima abitazione, e servirà a pagare il costo dei vari servizi comunali, mentre la seconda corrisponde al 23 per cento del valore del canone d' affitto degli immobili.Questi introiti non si aggiungeranno alle entrate attuali, che verranno tagliate, come ha cominciato a fare la legge finanziaria in discussione in Parlamento. Alle stesse regioni verranno tolti molti finanziamenti che oggi vengono in parte distribuiti agli enti locali.Anche sulla base degli studi già fatti appare evidente che questo nuovo sistema di finanziamento favorirà le grandi città rispetto ai piccoli comuni, che le realtà del Nord verranno privilegiate rispetto a quelle del Sud, che in media disporranno del 40 per cento in meno di risorse. Per i più poveri ci saranno dei contributi statali, ma questi non copriranno tutto quello che verrà a mancare. Si otterrà qualcosa sulla base dei costi standard dei servizi, di quanto cioè statisticamente risulterà costare in media un certificato dell'anagrafe, la pulizia di un tratto di strada, i servizi per la scuola, per l'assistenza...Tutto verrà messo sotto controllo e i comuni male amministrati, che spendono senza controllo, inefficienti, con un'organizzazione antiquata.... si troveranno molto male. I loro cittadini pagheranno cara l'incapacità dei loro amministratori.Come si vede il federalismo fiscale nei prossimi cinque anni produrrà progressivamente una vera e propria rivoluzione. Questo sistema predisposto dal Governo potrà essere approvato definitivamente così com'è o potrà subire modifiche. Comunque vada a finire chi amministra dovrà curare che i cittadini e le imprese possano lavorare e produrre meglio e pagare quindi più tasse e contemporaneamente dovrà essere capace di spendere più razionalmente le risorse comunali, riducendo gli sprechi e aumentando l'efficienza della macchina comunale... nella pulizia del paese, nelle manutenzioni di strade ed edifici, nella vigilanza... , in ogni aspetto delle attività comunali. Chi vorrà amministrare dovrà misurarsi con questa nuova e difficile realtà. Dovrà presentare un programma di lungo periodo, di cambiamenti profondi, che non sarà possibile realizzare con un colpo di bacchetta magica. Occorre essere coscienti che tutto questo non potrà essere affrontato con promesse demagogiche, ma richiederà il duro lavoro di ogni giorno di un gruppo coeso di persone.disposte a studiare i problemi, a collaborare e a spiegare le cose coinvolgendo democraticamente i cittadini. Amministrare significherà sempre di più un'assunzione piena di responsabilità

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Costituzione gruppo consiliare del PDL

Comune di Sardara, ricevuto il 20.07.2010 prot. 7973

All’attenzione del Sindaco

Segretario Comunale

Oggetto:costituzione gruppo consiliare del PDL

I sottoscritti consiglieri comunali, ai sensi dell’art. 17 dello Statuto Comunale e dell’art. art. 4 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale, comunicano che è costituito il gruppo consigliare del Pdl (Popolo della Libertà) e provvisoriamente fino a successiva comunicazione individuano nella persona del Sig. Serra Vittorio il capogruppo.
Confermiamo e rinnoviamo pieno sostegno e fiducia al Sindaco e alla Giunta Comunale rimanendo parte integrante della maggioranza consigliare.
Sardara lì, 12 Luglio 2010
I consiglieri
Vittorio Serra
Paolo Zucca
Tonio Marras
Enrico Onali
Si aggrava la crisi in seno all’amministrazione Zucca. L’esautoramento ad opera del Sindaco a discapito dell’ormai ex-vicesindaco acuisce la divisione all’interno della maggioranza e si concretizza nella costituzione del gruppo consiliare del Pdl che sancisce di fatto la nascita di due gruppi consiliari nel centro-destra sardarese. Ciò si configura pertanto come un regolamento di conti interno, dagli esiti imprevedibili, che accresce considerevolmente il malcontento nei confronti dell’operato e della conduzione amministrativa del sindaco. Ancora più delicata appare la posizione del sindaco, chiamato a sciogliere nodi squisitamente politici, con inevitabili ripercussioni sul versante amministrativo. Da Sindaco, nonostante le rassicurazioni offerte, potrà godere del sostegno incondizionato del nuovo gruppo consiliare? Come si spiega infatti che tre giorni dopo la sua destituzione il vicesindaco ha promosso, assieme ad altri consiglieri, la costituzione di un gruppo autonomo? Ed ancora, se dovesse venir meno la fiducia del Pdl, in quale posizione si troverebbe il sindaco nei confronti del suo stesso partito? L’aspetto più preoccupante che emerge con chiarezza è la conclamata litigiosità di un centro destra diviso che potrebbe sfociare in ulteriori danni per la comunità sardarese. Constatata l’inadeguatezza politica di questa amministrazione probabilmente il commissariamento si configurerebbe come il male minore e per questo ribadiamo l’invito più volte espresso: caro sindaco per il bene di Sardara rassegni le dimissioni!
Partito democratico per Sardara

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SA LOSA DE OSANA

Sa Pro Loco arregordat ca custu Sàbudu chi benit (24/07) ddu est su de tres e ùrtimu apuntamentu de sa rassìnnia "Tres libbrus po s'istadi sardaresa". Sàbudu tocat a Zuanne Frantziscu Pintore, giornalista, scritori bilìguas sardus de is prus importantis, cun su bellu "noir" modernu SA LOSA DE OSANA.
S'abetaus a totus in sa friscura de Pratza Emìliu Lussu a is 6:30 de a merì


La Pro Loco ricorda che Sabato prossimo (24/07) c'è il terzo e ultimo appuntamento della rassegna "Tres libbrus po s'istadi sardaresa". Sabato è il turno di Gianfranco Pintore, giornalista, scrittore bilingue sardo tra i più umportanti, con il bel "noir" moderno SA LOSA DE OSANA.
Vi aspettiamo numerosi nel fresco di Piazza Emìlio Lussu alle 18:30

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martedì 20 luglio 2010

SPIGOLATURE ESTIVE

1) In un mio precedente articolo dell’otto luglio affermavo che nella gestione della questione termale l’amministrazione Zucca aveva certificato tutta la sua incapacità. Un ginepraio tale, dicevo, che qualcuno ne uscirà con le ossa rotte. Due giorni dopo, il 10, incominciano i fuochi d’artificio: il sindaco sfiducia il suo vice. Singolare provvedimento.
Non lo ritiene degno di rappresentarlo in sua assenza, però gli lascia la delega di assessore. E’ come se gli avessero tolto la patente ma contemporaneamente gli rilasciano una autorizzazione a circolare liberamente. Per evitare ulteriori guai – ma ormai assieme ne hanno combinato di tutti i colori – è la delega assessoriale che deve revocargli. Io sono convinto che è soltanto l’inizio, in seguito ne vedremo delle belle.
2) Su questa incredibile e gravissima vicenda il Partito Democratico ha preso subito posizione. In un volantino distribuito alla popolazione ha chiesto le dimissioni non dell’assessore ma del sindaco. Un primo cittadino che si lascia mangiare la pastasciutta in testa ( nella migliore delle ipotesi) non può occupare quel posto di cosi grave responsabilità. Su tutta questa vicenda sarebbe bene che si pronunciassero anche le altre forze politiche e non lasciare che sia solo il Partito Democratico ad opporsi.
3) Qualche settimana fa da un periodico della zona partiva l’invito – l’ordine ? – di finirla "con questo bla- bla sulle terme che ormai non interessa più nessuno". Una visione un po’ strabica della realtà. In primo luogo perché a chi da oltre un anno ha perso il lavoro interessa moltissimo. Come pure vorrebbero vedere come andrà a finire, tutti gli artigiani sardaresi che alle terme hanno prestato la loro opera e ancora non sono stati pagati. Purtroppo per qualcuno, alla cosa sembra sia interessatissima anche la Procura della Repubblica. Mi sa tanto che in seguito ne vedremo delle belle.
4) Da Calcutta a Buddusò, da Bologna a Baradili tutte le amministrazioni si danno da fare per realizzare le proprie belle rotonde. Un paese senza rotonde è come un cane senza pulci; con rispetto parlando, un Berlusconi senza escort. Poco importa se serva o meno, che sia utile o solo decorativa, che sia realizzabile o ci stia troppo stretta: l’importante e poter vantare almeno una rotonda. Sardara certamente non poteva stare a guardare. Figuriamoci stare dietro Gonnosnò. Ed eccovi pronte due belle rotonde. Anzi una e mezza. Perché quella per l’ingresso alla zona industriale si fa fatica a definirla tale. Voci ben informate assicurano il forte interessamento di Renzo Piano per la soluzione escogitata dai nostri amministratori. Una rotonda viene realizzata per agevolare e snellire il traffico; ma il non plus ultra dell’azzardo sta nel costruirne una per ostruirlo. E’ quello che è successo a Sardara. Perché l’opera avesse almeno la parvenza del cerchio è stata accecata una corsia di marcia. Ma non era molto più semplice e infinitamente meno costoso realizzare la segnaletica orizzontale lasciando perdere, data l’esiguità dello spazio, una irrealizzabile rotonda? Se la bella trovata dovesse giungere all’orecchio di Striscia la notizia povera Sardara. Allo sputtanamento pluriennale subito a mezzo stampa si aggiungerebbe il dileggio di mezza nazione. Da Bandiera Arancione a zimbello d’Italia: proprio un bel progresso. Mi piacerebbe sapere quanto si è speso per realizzare questo incredibile obbrobrio; probabilmente molto di più che per sistemare l’impraticabile Via Piave.
5) Il giorno dopo la defenestrazione del vice sindaco sull’Unione appare un lungo articolo in cui il defenestrato giustifica o cerca di giustificare il suo operato. Parla lui e lui soltanto. Solo alla fine una breve dichiarazione del defenestratore. Lapidaria la definisce l’articolista: "Ho maturato il provvedimento dopo una profonda riflessione e la convinzione che ormai è necessaria un’alternanza nel sistema di governo del paese". Ecco appunto, quand’è che va via? Luigi Melis

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venerdì 16 luglio 2010

IMPARZIALITA' NELL'AMMINISTRARE

CostruireFuturo ha avuto modo di organizzare alcune iniziative pubbliche, che hanno avuto spesso il conforto di un pubblico attento ed interessato. Nello svolgere quest'attività ha avuto quindi la necessità di rapportarsi con l'Amministrazione comunale, alla quale ha chiesto di poter utilizzare una delle sue sale capace di ospitare un centinaio di persone.
Organizzare una conferenza culturale non richiede molte risorse; serve una sala adatta, sono necessari gli inviti e, se proprio si vuole, manifesti di annuncio dell'iniziativa. Il paese è ricco di locali costruiti negli ultimi decenni e chi amministra sponsorizza molto spesso le iniziative. CostruireFuturo è forse l'unica associazione ad incontrare sistematicamente difficoltà e spesso si è vista negare persino l'utilizzo di una qualche sala perchè le persone che la animano, a detta degli amministratori, farebbero anche politica, da intendersi non amichevole, nei confronti dell'amministrazione.
Si tratta di scelte non comprensibili, dato che le strutture comunali non sono un patrimonio degli amministratori di turno, che hanno solo il compito di regolarne l'uso in modo imparziale rispetto alle esigenze dei cittadini, che notoriamente sono uguali nei confronti della legge, dei regolamenti comunali e della pubblica amministrazione. Allo stesso modo non è comprensibile un comportamento casereccio e compromissorio che si è avuto quando è stato proposto l'utilizzo di fondi per l'assistenza sociale allo scopo di realizzare le locandine d'invito per tacitare discussioni e proteste. Si trattava di proposte non accettabili perché affondavano le mani su risorse che erano delle persone bisognose del paese.
La vicenda riguarda aspetti forse anche minori del modo di amministrare, ma segnale un problema di fondo, l'assenza di regole valide per tutti, la discrezionalità nell'agire, il decidere caso per caso, la disparità di trattamento, il clientelismo. Chi amministra non ha una regola uguale per tutti nel concedere contributi e benefici economici alle associazioni e ai cittadini privati. L'assenza di un criterio, di una regola lascia il campo aperto a qualsiasi clientelismo e a qualsiasi ingiustizia.
A Sardara avviene proprio questo. Ci sono associazioni privilegiate che vengono assistite e fornite di locali, di contributi finanziari e talvolta persino di ricchi rinfreschi, con dolci, vini pregiati, carne di maialino...., consumati in pochi dagli stessi amministratori. Ed il tutto suona come un'offesa nei confronti di quegli starti di cittadini in difficoltà economiche. Altre associazioni si vedono discriminate, private persino del diritto all'utilizzo temporaneo di locali comunali.
Questo stato di cose reclama una svolta e sarebbe bene che la realizzasse questa amministrazione, senza attendere l'operato della prossima che verrà eletta fra un anno. Per attuarla serve un po' di buon senso, bisogna guardare all'esperienza positiva di altri comuni amministrati in un modo più trasparente e vicino alle esigenze dei cittadini e delle associazioni, prescindendo dalle tessere di partito e rispettando le leggi che regolano la materia.
Il Consiglio comunale dovrebbe approvare un apposito “Regolamento comunale per la concessione di contributi e benefici economici ad enti pubblici e soggetti privati”. E' evidente infatti che il funzionario comunale che viene incaricato di gestire questi problemi deve sapere quali locali possono essere concessi in uso per le iniziative delle associazioni, in quali giorni ed ore e a quali condizioni, a chi è possibile concederli. Allo stesso modo devono essere chiari, termini, procedure e le modalità per la concessione dei contributi economici.
Una simile scelta costituisce la condizione di base per operare con trasparenza e correttezza amministrativa . Non bisogna peraltro dimenticare che una legge nazionale, la n. 412 del 30.12.1991, prevede l'obbligo per i comuni di rendere pubblico “L'elenco dei destinatari dei contributi”, un vero e proprio” albo dei beneficiari di provvidenze di natura economica”, che serve a rendere esplicita e chiara la politica del Comune in questo settore.
Nei comuni in cui i rapporti con le associazioni sono ben impostati esiste anche la Consulta delle Associazioni, formata cioè dai rappresentanti di enti, associazioni, società...che partecipano alle discussione per decidere criteri, programmi ecc..Naturalmente serve un'amministrazione comunale in grado di guidare democraticamente questo processo di formazione dei programmi e capace di di proporre scelte strategiche coerenti con un sentiero di crescita economica e sociale del paese.
A Sardara saremo capaci di avvicinarci, anche gradualmente, ad un'impostazione più democratica e condivisa della questione dei rapporti con le associazioni? Se no bisogna già discutere di impegni e di programmi per i prossimi amministratori.

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mercoledì 14 luglio 2010

FINIAMOLA CON LA FARSA

Pubblichiamo il volantino del Partito Democratico sulla vicenda della richiesta del Sindaco Giorgio Zucca delle dimissioni del Vice Sindaco Toni Marras. http://www.novasdisardara.it/volantino_vice_sindaco.pdf

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martedì 13 luglio 2010

Il 19 e 20 luglio a San Gavino seminari informativi per accompagnare aspiranti e neo imprenditori all'avvio di impresa

La Camera di Commercio di Cagliari, in collaborazione con le associazioni CNA, Confartigianato, Confesercenti, Confcommercio, Confcooperative, Casartigiani, CLAAI e il Comitato per l'imprenditoria femminile, nell'ambito del progetto “Sportello Impresa Itinerante” realizzato per offrire alle imprese in fase di start-up un supporto pro-attivo sul territorio, invita alla partecipazione a “Verso l’impresa”, programma di informazione-formazione per aspiranti e neo imprenditori.
In una serie di incontri a carattere seminariale, verranno fornite da professionisti ed esperti nelle varie materie informazioni, nozioni basilari e consulenza a coloro i quali abbiano già deciso di avviare o appena avviato un’attività imprenditoriale.
Attualmente sono stati programmati i seminari che si terranno a San Gavino Monreale presso il CSL Centro Servizi per il Lavoro via Montevecchio s.n, nei giorni 19 e 20 luglio c.a. (ore 15,30-19,30),
I seminari, gratuiti e articolati in due giornate della durata complessiva di 8 ore, saranno così articolati:
-Analisi dei principali adempimenti amministrativo-contabili e normativa di riferimento; adempimenti fiscali e normativa di riferimento; il bilancio. (3 ore)
-Principali adempimenti in materia di sicurezza e legislazione di riferimento (1 ora)
-Libri paga, rapporti con gli istituti previdenziali e assistenziali, contratti di lavoro, vertenze sindacali. (2 ore)
-Analisi delle principali problematiche connesse all’accesso al credito; principali leggi di settore; fondi comunitari, consigli per l’individuazione delle migliori opportunità di finanziamento. (2 ore)
Per informazioni e adesioni è possibile rivolgersi entro venerdì 16 luglio al numero 0707340389

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giovedì 8 luglio 2010

OCCORRE PRONUNCIARSI

Luglio ha iniziato il suo cammino. Le vacanze estive sono alle porte. Per i più fortunati che possono permetterselo diciamo pure che sono già iniziate. Mare, montagna, città d’arte, viaggi all’estero per un buon 50% di italiani. Per gli altri un non lungo periodo di riposo che consente magari di provvedere a qualche lavoretto casalingo trascurato durante tutto l’anno. Un amen e siamo già a settembre.
Nulla cambia per chi un lavoro non l’ha mai avuto, l’ha perso ultimamente o è in cassa integrazione: pensieri angosciosi, speranze poche. Per ormai consolidata consuetudine tutte le attività, se non l’interruzione, subiscono un forte rallentamento. La politica non fa eccezione anche se non si ferma mai del tutto. Mi son venuti questi pensieri riflettendo sul fatto che la prossima primavera Sardara dovrà affrontare le elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale. Il tempo che si ha davanti non è tantissimo, quindi sarebbe bene iniziare una discussione tra le forze che si collocano nello schieramento progressista o che comunque si oppongono a questa amministrazione che ha pessimamente operato. Ancor meglio se questa riflessione coinvolgesse tutto il paese. L’associazione Costruire Futuro, che fiancheggia il PD, è pronta a fare la sua parte. Io penso che sia della massima importanza partire da un’analisi della situazione in cui versa il nostro paese. Chiunque vada ad amministrare si troverà ad affrontare una situazione disastrosa. L’indebitamento del nostro comune si sta avvicinando, se non lo ha già superato, al milione di euro. Sull’urbanistica si è proceduto a tentoni senza un piano di lungo respiro che pianifichi lo sviluppo per i prossimi 20-30 anni. Nel nostro bel centro storico sono ricomparse porte e finestre in PVC; recinzioni a giorno come nelle zone di espansione. Per l’agricoltura non si è fatto nulla: non si è non dico realizzato ma nemmeno affrontata e discussa una prospettiva da indicare agli operatori che ancora vogliono impegnarsi nel lavoro dei campi. Nella zona industriale quante nuove iniziative sono sorte in questi ultimi 5 anni? Ricordo un articolo in cui si magnificava l’operato dell’amministrazione: " … decine di richieste per i lotti del P.I.P. : tutto esaurito" . Risultati zeru. Siamo per feste ed intrattenimenti vari o vogliamo una maggiore attenzione per i nostri concittadini in difficoltà? Ho lasciato per ultimo la questione termale dove l’amministrazione Zucca ha certificato tutta la sua incapacità. Un ginepraio tale che qualcuno ne uscirà con le ossa rotte. Lo schieramento progressista vuole estemporanee ( o interessate ed interessanti dal punto di vista speculativo) cittadelle termali, o un piano rivisto, corretto, migliorato, aggiornato di quello già esistente? Non sarebbe il caso di un concorso di idee tra qualificati e riconosciuti esperti che ci prospettino il futuro sviluppo del nostro compendio termale? La maggiore risorsa di Sardara sono le Terme, che con i beni culturali, il turismo, la posizione geografica possono diventare il volano dello sviluppo complessivo, agricoltura ed artigianato compresi, dell’economia sardarese. In che modo queste potenzialità siano state ridotte dalla destra l’abbiamo purtroppo visto. Ma noi cosa vogliamo farne? A tutte queste negatività dobbiamo aggiungere lo sfaldamento sociale palesemente manifesto con dispetti, ripicche, denunce. Si assiste ad uno sfilacciamento dei rapporti interpersonali a cui ha grandemente contribuito la stampa locale. Su quest’ultimo argomento e su tutti i punti precedenti per quanto riguarda il passato, il presente e soprattutto il futuro vogliamo pronunciarci? Io penso che se non diamo prima risposte a queste questioni sarà difficile sedersi attorno ad un tavolo. A meno che non si voglia ridurre la politica a nomi e numeri, tanto a te tanto a me. Sarebbe il modo peggiore per iniziare una discussione che dovrebbe avere la pretesa di rimettere in sesto questo disgraziato paese. La situazione è grave da qualsiasi punto di vista la si voglia guardare. Per uscirne occorre un gruppo coeso e determinato, che abbia pochi punti cardine pienamente condivisi. Questo lo si può raggiungere solo se si fa alta politica leale e disinteressata.
Luigi Melis

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venerdì 2 luglio 2010

GLI EX VOTO

Testimonianza della grande venerazione alla S. Vergine delle Acque, e della riconoscenza per le grazie ricevute, è la la vistosa esposizione di ex voto, esistente nel Santuario delle Terme: a rappresentare quasi esclusivamente gli ultimi recentissimi, essendone i più antichi andati per la maggior parte distrutti nell'incendio del 1927.
Particolarmente numerosi i bastoni d'appoggio e le grucce; a dire il sollievo ottenuto dai malati che alla devozione alla Santa Vergine unirono la terapia dei fanghi radioattivi i cui effetti erano spesso tanto clamorosi da far gridare al miracolo. Numerosissime le cere di seni, mani, piedi, e arti a indicare la pluralità di malanni, affidati da risanare alla Santa Madonna, e delle consolazioni avute, nella insistenza delle preghiera e nella fermezza della fede.
Non mancano i quadretti illustrativi tipici di tutti i Santuari: veri naif dell'arte ingenua e popolaresca dei meno esperti, meno che nella imprecisione delle linee e nell'abuso dei colori. Preghiere, scritte con calligrafia malferma e meno precisa ortografia, affidate a una stampella, o semplicemente al grande fiocco di un nastro bianco e azzurro.
Persino, un cartoncino invecchiato e stinto, una poesia di un ragazzo avviato al sacerdozio, che , nel 1926, diceva da lontano alla sua cara Madonna, nel giorno della sua festa, la preghiera del suo cuore fiducioso: preghiera che, non si può dire che non sia stata ascoltata.
A. Atzori. 1980

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giovedì 1 luglio 2010

REGOLE CERTE PER LO SVILUPPO


Sabato scorso è stato presentato un libro e la Pro Loco, che ha organizzato l'evento, ha scelto come scenario piazza Emilio Lussu. Nel presentare la sua opera l'autore del libro è partito dalle lodi al nostro centro storico considerandolo tra i migliori della provincia per la sua ricchezza e per la sua conservazione.
Come spesso capita i giudizi lusinghieri fanno piacere ed in questo caso danno merito a quelle maestranze, che nel corso di lunghi decenni hanno costruito le case nel nostro paese, e all'impegno dei nostri concittadini, che negli ultimi lustri hanno tutelato e valorizzato le loro abitazioni antiche.
Ma il nostro centro storico è tenuto bene o è ricominciato un processo di decadimento? Forse è il caso di discuterne e di riaprire una riflessione priva di luoghi comuni acriticamente accettati.
Durante l'amministrazione in corso l'estensione del centro storico è stato notevolmente ampliato fino a farlo coincidere con la dimensione che il paese aveva raggiunto nell'800, quando cioè era già diventato uno dei centri più importanti del circondario e quando erano state già costruite in pietra numerose case nobiliari e padronali, alcune delle quali purtroppo non sono arrivate ai giorni nostri. Non risulta che l'allargamento sia stato utilizzato come occasione per rivisitare le norme per la sua utilizzazione e per verificare la loro rispondenza ai tempi attuali, così diversi da quelli a cui risalgono il primo studio e la disciplina per regolare gli interventi di recupero. Né si è discusso pubblicamente su che cosa fare su come farlo.
A dire il vero anche per quella parte del centro antico già regolamentato è via via aumentata la confusione. Qua e là sono stati autorizzati interventi di recupero, persino demolizioni integrali e ricostruzioni ex novo. Sono però numerosi i cittadini che lamentano mancate autorizzazioni e soprattutto che dichiarano di non capire macroscopiche differenze di trattamento, di non ricevere chiare indicazioni da parte del Comune su come si possa intervenire per recuperare gli edifici sia a scopi abitativi sia a scopi commerciali.
A chi visita il centro storico sempre più frequentemente balzano agli occhi anomalie gravi per quanto riguarda sia le tipologie costruttive sia l'utilizzo dei materiali, spesso adoperati in modo indiscriminato e senza criterio. Sono infatti ricomparse finestre in p.v.c., aperture fuori misura, più alte e/o più larghe, sproporzionate rispetto all'edificio, in totale disarmonia con quelle preesistenti o adiacenti. Addirittura appaiono recinzioni a giorno tipiche delle case con giardino circostante delle zone di completamento.
Sono molti quindi i segni di abbandono, di trascuratezza, di sciatteria. Sembra che le cose vadano per conto loro e chi ha il compito di indirizzare sta a guardare volutamente da un'altra parte, forse nella convinzione che sia meglio lasciar fare per avere meno fastidi.
Se le cose dovessero andare avanti così dovremo rinunciare all'orgoglio per il nostro centro storico. Dovremo prendere atto che un'idea di sviluppo in cui ha importanza il termalismo, il turismo, l'agroalimentare di qualità, l'artigianato, i beni culturali...non merita d'essere perseguita. Questo cambiamento di prospettiva cozzerebbe però con ciò che abbiamo pensato e sostenuto per molti anni. Cozzerebbe con scelte impegnative già realizzate dal Comune e da molti privati, che hanno investito nei servizi ricettivi, nell'agroalimentare di qualità, nella convinzione che queste attività incontrano più facilmente successo se il territorio nella sua complessità si presenta nel mercato con un marchio di qualità e con una accettabile capacità attrattiva.
Appare evidente il rischio di regredire a modi di fare vecchi, propri di una classe dirigente miope e clientelare, finalizzata a fare qualche favore o qualche dispetto a singoli cittadini a costo di danneggiare gli interessi generali della collettività. In assenza di regole chiare e condivise, trasparenti e valide per tutti, il paese è condannato a stare fermo o a regredire.
Tutto questo meriterebbe una discussione pubblica capace di far emergere opinioni e differenze di valutazione di forze politiche e di singole personalità. Per cominciare, nel pieno della civiltà dell'informazione, non si capisce perché la normativa sul centro storico non sia consultabile nel sito internet del Comune.

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