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venerdì 26 giugno 2009

Nasce NOVAS, un giornale on line che vuole dibattere i problemi del paese o che lo interessano.

Il nome si rifà ad un’esperienza già vissuta da un foglio su carta stampata che è stato presente fino a qualche tempo fa, ma naturalmente avrà un profilo nuovo, diverso e sarà una bacheca in cui donne e uomini liberi potranno esprimere le loro opinioni, rappresenterà una palestra in cui far valere idee ed opinioni. A promuovere l’iniziativa è un’associazione di orientamento democratico e progressista denominata Costruirefuturo, che si propone di contribuire ad animare la vita del paese con dibattiti, conferenze, convegni ed appunto con questo foglio. Come indica il nome dell’associazione si cercherà di affrontare i problemi di ogni giorno, ma con uno sguardo lungo, cercando di preparare il futuro cercando un contatto con i giovani ed i loro problemi, che di questo futuro saranno protagonisti. Ci occuperemo quindi dei problemi della gente , delle questioni dibattute nel paese, della vita amministrativa, dell’attività delle numerose associazioni che raccolgono l’impegno di tanti sardaresi. Daremo spazio e voce a chi vorrà esprimere opinioni. Per questo naturalmente ci saranno delle regole da seguire. Gli interventi non dovranno essere molto lunghi e dovranno essere firmati lasciando alla responsabilità della redazione quelli non firmati e dovranno essere rispettosi delle persone. NOVAS nasce per dare voce a chi non l’ha, per trattare i problemi di chi vive del proprio lavoro, di chi il lavoro lo cerca, dei giovani, delle ragazze e dei ragazzi e lo farà con un punto di vista aperto, pluralista,diverso da quello che oggi arriva nella stampa che tratta i problemi di Sardara. Faremo di tutto per essere all’altezza di questo programma e chiediamo ai lettori aiutarci con interventi ed opinioni perché siamo convinti che da questo impegno e da questo confronto possa trovare occasioni per crescere e migliorare.

La redazione

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UN QUARTIERE NELL’ACQUA E SENZA FOGNE


Nel compendio termale sorgerà un nuovo quartiere residenziale e costituirà una delle tante novità che in gran segreto l’amministrazione comunale sta preparando.


E quanto risulta dalle scelte urbanistiche previste con la modifica della cosiddetta zona F di sviluppo turistico dell’area di Santa Maria de is Acquas, recentemente approvata dal Consiglio comunale.
E’ stata infatti resa edificabile un’area di 997.000 metri quadrati posta a sud dell’ex bottiglieria, a destra della strada provinciale che porta a Pabillonis. Ma costruire proprio lì è una scelta giusta, prudente, lungimirante, in grado di lanciare le Terme? Oggi nuove leggi impongono uno studio idrogeologico prima di decidere se un’area possa essere edificata. Se fosse stato realizzato sarebbe risultato che quella è un’area esposta ai rischi di periodiche alluvioni. E’ attraversata da un canale di bonifica e dal Rio Bruncu Lepiris. Costruire lì rappresenta quindi un grande azzardo; manca la sicurezza e le costruzioni sarebbero esposte al rischio di gravi danni. La pendenza del terreno inoltre non consente di portare in modo naturale le fognature al depuratore esistente, servirebbe un costoso impianto di sollevamento delle acque nere.
Sorprende come scelte così delicate siano state decise da pochi con un progetto redatto dall’Ufficio Tecnico comunale. Per l’importanza dei problemi sarebbe stato necessario servirsi di competenze tecniche di alto livello con architetti urbanisti, esperti nel campo idrogeologico, dei beni culturali, delle scienze agrarie, ambientali, archeologiche…, cosi come si sta facendo nelle altre stazioni termali che si affidano a specialisti di valore internazionale.
Gli amministratori hanno destinato questo pezzo del nostro territorio a “strutture residenziali di tipo alberghiero”. Potrà essere quindi realizzato un albergo, ma scrivono che è possibile autorizzare altre tipologie edilizie. Il Piano prevede che “potranno essere consentiti tipi edilizi a schiera, binati, in linea e/o isolati”. “ Le strade dovranno essere larghe 8 oppure 6 metri”.“Le recinzioni non potranno superare l’altezza massima complessiva di mt 2.50 e dovranno essere a vista”. “Le coperture dovranno essere piane, ovvero a tetto a falde inclinate.” Con queste regole sarà possibile realizzare un albergo, ma anche una struttura residenziale di tipo alberghiero come un residence, oppure un normale quartiere residenziale, persino simile ad un piano di zona di edilizia economica e popolare. Le case potranno avere il tetto con le tegole oppure essere coperte da un terrazzo, come si fa nel nord dell’Africa.
Chi ha pensato queste cose ha dimenticato che a S. M. Acquas esiste una cosa rara, una ricchezza inestimabile come l’acqua termale, oggi molto abbondante, che ci rende diversi da moltissimi altri comuni. Quello che si programma nel compendio termale deve servire a tutelare questo patrimonio e a sfruttarlo con scelte che rendano il paese più attrattivo, più bello e più competitivo rispetto alle altre stazioni termali italiane. Le scelte devono essere quindi di qualità e frutto di studi seri, condotti da professionisti di valore, non improvvisate e tanto meno tendenti a favorire interessi poco chiari.
Questa scelta è quindi da rivedere e, prima che sia troppo tardi, va sottoposta ad una discussione aperta, trasparente, democratica. Non bisogna avere paura di esporre pubblicamente le motivazioni vere delle scelte fatte perché ne va di mezzo la possibilità di svilupparci, di potenziare le iniziative esistenti e di creare lavoro.

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Su Nomini de Sardara


Fortzis Sardara fia giai su nomini nuraxesu de sa bidda ki cummentzad a bessiri in sa zona de Sant’Anastasia e c’esti de penzai ki fuessid itzerriada diaicci poita ca ci fiad una cresia dedicada a sa divinidadi de Sardu, connotu cumenti a Sardus Pater in edadi arromana.


Toccad a craccullai ca antigamenti su nomini de Sardara podia essi puru Sàrdana, poita ka lakkara, fueddu de origini preromana ki olli nai “confini”, in campidanesu si nara puru lakkana, e Ussara, nomini de biddas antigas de S’Arbarei (Ussara manna, Ussaredda), corrispondidi a Ussana bidda de sa terra ‘e Patiolla: Sàrdana e Sàrdara obiant nai sa propria cosa e sigumenti sa a finali in campidanesu meda bortas èst acciunta, “paragogica”, s’origini de su nomini podi essiri Sàrdan e a su propriu deppiad essi po Ussar/Ussan e Lakkar/Laccan: Toccad puru a tenni in contu ca sa vocali a de Sardara cumparridi commenti a e in Serdis, bidda medioevali a is peis de Monti Arci e duncas su nomini de Sardara teniad su propriu sinnificau, si non currispundiad de tottu, de su fueddu Serdan/Sherdan, ki cumparrid in sa pedra fitta ( stele) de Nora.
Toccad a nai, incora, ca Sardara è posta propriu a su xentru de sa terra, ki andada de Casteddu fintzas a su Tirsu, de is Iliesus, nomenaus in s’iscrizione de Nurac Sessar de Bortigali, sa genti de sa divinidadi indigena *Il, ki currispondiada siad a El de is Fenicius, siad a Ilas e Iolaos de i Gregus, duncas ci podiad essiri no scetti unu santuariu tribali, ma puru su contzillu de is meris de tottu sa genti iliesa. Sardara deppiad essi unu logu meda importanti po sa venerazioni de s’eroi Sardu, aiaiu de is aiaius de tottu sa genti sadra, no scetti de is iliesus. Perou est de pentzai ca su cuntzillu de is Sadrus, a sa fini de su seculuVIII e VII iC, ki pinnigad impari puru i Balarus e is Corsicanus, non fuessid a Sardara, ma prusu a sus e mi benid de pentzai a unu santuariu mannu nuraxesu de Mont’e Prama. Sa fini de s’VIII seculu deppiad essi unu momentu ispeziali, poi i Sadrus, commenti faint a pentzai is incendius ki ianta distrusciu medas domus de i biddas de su Campidanu (Sant’Anastasia de Sardara, Monte Zara, Monte Olladiri de Moristeni) e de attras terras, e fortzis giai de intzandus ianta tentu su bisongiu de si pinnigai tottus impari, passendi a pitzus de is cuntrastus ki fortzis po meda tempus ia postu unu contra is atrus Iliesus e Balarus, Balarus e Corsicanus.
Giovanni Ugas
Professore Università di Cagliari

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Venticinquesimo anniversario Avis di Sardara


E sono diventati venticinque, esattamente venticinque gli anni di vita, quelli che la Sezione Avis di Sardara ha festeggiato domenica 28 giugno.


La giornata di festa, come ormai da tradizione, è iniziata con il ritrovo dei donatori e delle consorelle provinciali presso la sede della sezione. Da qui il corteo si è diretto alla chiesa parrocchiale della B.V. Assunta, dove è stata celebrata la messa del donatore, a cui hanno preso parte oltre ai donatori anche i familiari e le diverse autorità. Al termine della messa il gruppo si è spostato al Parco Pubblico, dove si è svolta la cerimonia delle premiazioni, aperta dal Presidente Luigi Atzeni che ha salutato tutti i presenti con un breve discorso inaugurale. Parole segnate da una forte emozione per l'importante traguardo raggiunto dalla sezione di Sardara. La stessa emozione con la quale sono stati ringraziati e ricordarti tutti i presidenti che hanno guidato l'Associazione nel corso di questo quarto di secolo. Il Presidente Atzeni ha soffermato la sua attenzione sull'impegno profuso da tutti i soci donatori, anche da parte di coloro che per sopraggiunti limiti d'età non possono più donare. Nel suo discorso, il Presidente ha posto l'attenzione sui numeri perchè quelli raggiunti dall'Associazione sono di tutto rispetto: oltre 3800 sacche di sangue raccolte, 130 soci donatori di 18 insigniti della medaglia d'oro (50 donazioni effettuate) e uno dalla fronda d'oro con 75 donazioni. Il Presidente ha voluto anche sottolineare che tra i donatori vi sono molti giovani e confida in loro e nella volontà di impegnarsi per il futuro dell'Associazione.
Ringraziamenti sono andati all'Istituto Comprensivo, alla Polisportiva 1983 e alla Pallavolo Sardara per la collaborazione nelle attività di sensibilizzazione e quelle sportive realizzate con i giovani e ragazzi sardaresi e del Medio Campidano.
In rappresentanza dell'Amministrazione Comunale era presente il Sindaco Giorgio Zucca che in apertura del suo intervento ha voluto ringraziare il Presidente dell'Avis a nome della Giunta e di tutta la comunità sardarese. Il Sindaco ha proseguito elogiando il lavoro che viene svolto nel settore dell'associazionismo in tutte le sue diverse tipologie, evidenziando che nel volontariato non è importante l'origine, laica o cattolica, ma l'impegno con cui si porta avanti l'attività, perchè al cittadino nel momento del bisogno interessa soltanto l'aiuto offerto dai volontari. Il primo cittadino ha invitato i giovani ad aderire all'Avis perchè in una società che manifesta una progressiva perdita di valori e principi, l'associazionismo svolgerà sempre più un ruolo fondamentale all'interno delle comunità.
Il Sindaco ha concluso indicando che quanto fatto dall'Amministrazione, con la consegna della nuova sede all'Avis, è un gesto doveroso per l'importanza del lavoro e dell'impegno quotidiano svolto dai volontari.
Il nuovo presidente Avis Provinciale del Medio Campidano, Silvano Soddu, ha elogiato lo spirito di sacrificio dei donatori che volentieri compiono il gesto della donazione, un gesto che da a ciascuno una grande ricchezza e soddisfazione interiore.
Il presidente dell'Avis regionale Francesco Letizia ha iniziato il suo intervento ricordando la sua partecipazione, 25 anni fa, alla costituzione dell'Avis sardarese, sottolineando che quest'associazione, come tutte le altre presenti in Sardegna, svolge un ruolo importante nel divulgare la cultura della solidarietà. Il Presidente Letizia ha inoltre sottolineato l'importanza del lavoro realizzato nel coltivare il mondo giovanile e delle scuole.
Dopo gli interventi delle autorità sono stati premiati i soci donatori. Hanno ricevuto il premio della Benemerenza in rame per aver raggiunto le 8 donazioni: Aru Anna, Pistis Debora, Brugnone Davide, Atzori Marco, Marras Giovanni, Putzolu Andrea, Atzeni Elisabetta. Con la Benemerenza in Argento per le 16 donazioni sono stati premiati Serri Ulisse, Tuveri Roberta, Marras Paolo, Atzori Aldo, Onnis Tiziano. Quelle in Argento Dorato sono andate a Steri Davide, Corona Antonello, Meloni Roberto, Fois Roberto, Spiga Giancarlo.
Tuveri Renzo, Melis Lucia e Pisu Antonio hanno ricevuto la Benemerenza in oro per aver raggiunto le 50 donazioni.
Prima della conclusione della giornata il Presidente Atzeni ha voluto omaggiare le autorità, le consorelle, la Polisportiva Sardara 1983, l'Associazione Noi per gli Altri e la Pallavolo Sardara con un piccolo omaggio, una fiaschetta medievale in ceramica, nell'auspicio che si possa diffondere sempre più la voglia di donare il sangue.
Tiziano Onnis

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L’allevamento di fauna selvatica in Sardegna


Si può allevare fauna selvatica in Sardegna?


La risposta è SI ma facendo attenzione a rispettare la normativa regionale che disciplina e regolamenta la materia.
Esistono tre tipologie di allevamenti di fauna selvatica:
- A scopo di studio e ripopolamento;
- A scopo alimentare;
- A scopo amatoriale e/o ornamentale;
La norma di riferimento è la Legge Regionale 32/1978, almeno fino all’approvazione del Piano Regionale Faunistico-Venatorio previsto dalla L.R. 23/98.
In attesa che, a 17 anni dalla Legge quadro nazionale 157/92 e 11 anni dalla Legge Regionale 23/98, venga approvato uno strumento di pianificazione del territorio, di gestione degli istituti faunistici e di tutela e gestione della fauna selvatica, sono state emanate delle Direttive Regionali che disciplinano la materia.
In questo articolo si parlerà di allevamento di fauna selvatica a scopo di studio e ripopolamento. (D.A.D.A. n° 29/V del10.10.2002, Deliberazione della Giunta Regionale n° 21/60 del 16.07.2003).
In Sardegna è consentito allevare esclusivamente specie autoctone mantenute in purezza quali ad esempio pernice sarda (Alectoris barbara), lepre sarda (Lepus capensis) e coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus). Gli animali allevati possono essere venduti solo ed esclusivamente alle Aziende Agri-turistico-venatorie ed alle Zone per l’allenamento e l’addestramento dei cani (ZAC) e per le prove cinofile di tipo Pb e Tb.
Istituzione di un nuovo allevamento:
La domanda, in carta legale, deve essere presentata all’Assessorato della Difesa dell’Ambiente Servizio Tutela della Natura Via Roma 80 Cagliari. Alla domanda bisogna allegare una serie di documenti tra i quali una relazione contenente l’indicazione delle specie da allevare, del relativo numero dei riproduttori e la loro provenienza, l’entità della produzione prevista a regime, le tecniche di allevamento e sistemi di cattura.
Le modalità di allevamento vengono stabilite dall’Istituto Regionale per la Fauna Selvatica tenendo conto delle linee guida nazionali fornite dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA ex INFS). L’autorizzazione regionale è imprescindibile da tutte le altre autorizzazioni previste per legge quali ad esempio l’autorizzazione sanitaria e il rispetto delle norme sul benessere animale.
Quanto costa istituire un allevamento di fauna selvatica?
L’istituzione e l’esercizio delle zone di allevamento di fauna selvatica, nonché il rinnovo delle stesse, con esclusione degli allevamenti a scopo ornamentale ed amatoriale, sono sottoposti a tassa di concessione regionale pari a € 309,87 che deve essere corrisposta con versamento su apposito conto corrente intestato alla Tesoreria della Regione.
IMPORTANTE:
1. art. 61 comma 1 lettera u) L.R. 23/98: è vietato a chiunque prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli anfibi e rettili appartenenti alla fauna selvatica (…)
2. art. 63 L.R. 23/98: è sempre vietato immettere fauna selvatica estranea alla fauna indigena senza l’autorizzazione (….)
3. art. 64 L.R. 23/98: è severamente vietato detenere fauna selvatica viva senza preventiva autorizzazione (…..)
4. art. 66 L.R. 23/98: è vietato acquistare vendere, detenere per vendere o comunque porre in commercio fauna selvatica morta o parti di essa se non provenienti da allevamenti per scopi alimentari (…).
5. art. 67 L.R. 23/98: è vietato acquistare vendere, detenere per vendere o comunque porre in commercio ogni specie di fauna selvatica viva (…)

DIRETTIVA REGIONALE SULLE ZONE DI ALLEVAMENTO DELLA FAUNA SELVATICA A SCOPO DI STUDIO E RIPOPOLAMENTO http://212.210.110.133/web/urp/bozze_allegati.php?op=4&id=287919&idRec=963

Davide Brugnone

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La Giornata Sportiva AVIS – Edizione 2009


Lo sport come veicolo di comunicazione della solidarietà e dell'impegno verso il prossimo.


Con questo spirito l'Avis Sardara in collaborazione con la la S.S. Pallavolo Sardara e la Polisportiva Sardara 1983, ha organizzato una serie di appuntamenti sportivi rivolti a giovani e giovanissimi con l'obiettivo di educare e sensibilizzare le nuove generazioni alla donazione del sangue.
La manifestazione è stata aperta, giovedì 18 giugno, da una partita di pallavolo tra le formazioni di Mogoro e Sanluri militanti nel campionato di Serie C maschile. Al di la del risultato ciò che ha impressionato il pubblico presente è stato lo spettacolo ed il valore del gioco e espresso dalle due formazioni. Il Sanluri infatti si è classificato al 2° posto, dietro l'Olbia, nell'ultimo campionato di serie C. Mentre la formazione mogorese ha schierato il palleggiatore Alessandro Ardu, originario di Mogoro, che dopo alcune stagione nella Tiscali Pallavolo Cagliari, ha giocato l'ultimo campionato di A1 con la maglia del Taranto.
La seconda giornata, venerdì 19 giugno, è stata caratterizzata da un doppio appuntamento, il triangolare di pallavolo categoria Under 13 misto e il quadrangolare di calcio categoria Primi Calci.
Nel triangolare di pallavolo si sono affrontate le formazioni di Sardara, Mogoro e Barumini. Le protagoniste sono state sopratutto le ragazze di casa per la recente conquista del titolo di campionesse Under 13 a livello provinciale. Le tre partite sono state caratterizzate, oltre dal bel gioco, garantito dalla presenza delle campionesse provinciali, da un sano agonismo caratterizzato da una sportività, amicizia e rispetto tra le formazioni in campo.
Nel quadrangolare di calcio durante la prima fase si sono confrontate le formazioni di Sardara con il S. Teresa “S. Gavino” e la Sangavinese contro il Lunamatrona. Le vincenti delle prime due partite, ovvero S. Teresa “S. Gavino” e Sangavinese, hanno disputato la finale per il primo e secondo posto, mentre Sardara e Lunamatrona hanno si sono contesi la terza piazza. La classifica finale è risultata la seguente: 1° classificato S. Teresa S. Gavino, 2° Sangavinese, 3° Lunamatrona e 4° Polisportiva Sardara 1983.
Al di là del risultato finale gli oltre 50 ragazzi hanno disputato delle partite con il massimo dell'impegno ma sopratutto con la gioia di trovarsi tutti insieme in una giornata di festa.
Ed è stata proprio la festa a chiudere la due giorni sportiva con la premiazione delle squadre accompagnata da musica, pizzette e patatine per tutti.

Tiziano Onnis

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SALVARE LE TERME E I POSTI DI LAVORO

L’albergo termale è chiuso, 27 lavoratori e le loro famiglie temono per il proprio futuro.


Il paese vede mancare un’attività economica che aiutava altre piccole imprese commerciali e di servizio. Mentre in tutto il mondo i poteri pubblici spendono miliardi di euro per difendere i posti di lavoro a Sardara si fa di tutto per distruggerli.
I nostri amministratori paiono aver raggiunto un loro obiettivo: dimostrare che investire alle Terme è stato un errore. E’ stata così cacciata la Società Hotel Terme Millepini di Montegrotto Terme e l’albergo è stato affidato ad una società senza arte né parte, la Casteldoria Terme di Sassari, che finora ha gestito solo un’agenzia di viaggi.
L’albergo termale è stato già svuotato di arredi e attrezzature. Non si sa come e quando sarà riaperto, né quanto costerà il riavvio dell’attività, né chi dovrà caricarsi questi costi.
E’ incerto anche chi sarà il gestore. Chi amministra ha fatto dell’albergo un campo di battaglia per avvocati. E’ infatti pendente una causa civile presso il tribunale di Sanluri ed il 17 giugno si pronuncerà un altro tribunale, il TAR di Cagliari. Nell’un caso e nell’altro siamo solo al primo grado di giudizio e, come si sa, i tempi della giustizia non sono brevi. Fino alla conclusione che ne sarà dei posti di lavoro e dell’albergo? E se le cose dovessero andar male chi pagherà?
Come si è arrivati a questo disastro? La Regione e l’Unione Europea hanno regalato ai sardaresi 23 miliardi di lire. Con una decisione del Senato sono arrivati altri 5 miliardi di lire, che sono fermi da anni e solo oggi vengono utilizzati in parte per realizzare un’inutile e orribile sopraelevazione dei parapetti del canale Birocchi. Per la destra alle Terme non bisognava sprecare soldi pubblici.
Oggi bisogna salvare le Terme ed i posti di lavoro.
I consiglieri comunali di Sardara Democratica.

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Il GRANDE IMBROGLIO

IL GRANDE IMBROGLIO DEL PASSAGGIO DAL
TURISMO RICETTIVO AL TURISMO RESIDENZIALE.


Gli attuali amministratori comunali hanno già deciso, senza alcun coinvolgimento del paese, un capovolgimento delle politiche per l’area termale. Rovesciando l’impostazione seguita finora vogliono passare dallo sviluppo turistico ricettivo a quello turistico residenziale.
Con le precedenti amministrazioni o , se vogliamo, da sempre a S.M.Acquas si è scelto di non costruire case di abitazione, ma di realizzare strutture per sfruttare l’acqua termale per la cura delle malattie e poi per la cura del corpo e per il benessere fisico. A suo tempo fu realizzata una bottiglieria per utilizzare l’acqua a scopi industriali. L’obiettivo è stato sempre di realizzare attività produttive con imprese, lavoratori, indotto per il commercio e i servizi.
Oggi quest’idea viene abbandonata e si punta a costruire residenze, cioè abitazioni da utilizzare eventualmente anche come Bed and Breakfast.
Il Consiglio comunale ha già approvato una modifica del Programma di Fabbricazione. Nel compendio termale non ci sarà più solo una zona F per investimenti turistico ricettivi, cioè alberghi, ristoranti, bar…, ma anche una zona G per servizi generali. In base alla legge regionale si classificano zone G quelle parti del territorio da destinare ad edifici, attrezzature ed impianti pubblici e privati riservati a servizi d’interesse generale: la sanità, lo sport, le attività ricreative, il credito, le comunicazioni, i centri direzionali o mercati generali, parchi, depuratori, impianti di potabilizzazione…
Questa zona G si estende per ben 426.000 metri quadrati e va dal cavalcavia sulla strada 131 all’albergo termale includendo anche l’attuale campo di tiro al piattello. In quest’area così vasta non viene concretamente individuata alcuna delle destinazioni previste dalla normativa regionale, ma nel Programma di Fabbricazione vengono decisi interventi turistico residenziali con caratteristiche di albergo diffuso. L’albergo diffuso però in Sardegna può essere realizzato solo nei centri storici recuperando vecchie abitazioni da utilizzare come bed and breakfast.
Le intenzioni appaiono chiaramente enunciate, ma ciò che si programma è ambiguo e molto pericoloso. Come si potrebbe negare la concessione ad un’azienda che volesse realizzare un grande deposito merci o di grandi mezzi per l’autotrasporto, che è possibile collocare in zona G? E che tipo di turismo residenziale, cioè di abitazioni, si vorrebbe realizzare?
Gli amministratori non hanno precisato il numero delle abitazioni da costruire, né le loro tipologie, né le volumetrie, né le aree da cedere al Comune per i servizi pubblici. Tutto è rimandato ad Accordi di Programma da contrattare in futuro con gli imprenditori privati. Ma in questa contrattazione il Comune si troverà disarmato e con le mani legate, esposto ad ogni tipo di pressione e di imbroglio.
Tutto sembra fatto apposta non per attirare imprenditori del campo termale ma i peggiori speculatori. Invece di creare posti di lavoro stabili nel termalismo c’è il rischio di costruire un periferico ed anonimo centro abitato.
Ciò che si progetta è l’esatto contrario di quello che si sta realizzando in molte stazioni termali con progetti realizzati da grandi architetti, con investimenti pubblici e privati per ammodernare ed abbellire i centri termali e gli alberghi, i parchi ed in genere tutto l’ambiente circostante.
Non si ha notizia dell’approvazione del Programma di Fabbricazione da parte della Regione sarda. Per evitare però di trovarci in mezzo a grandi imbrogli e con danni irrecuperabili sarebbe opportuno che gli amministratori sospendessero le decisioni già prese in Consiglio comunale. Dovrebbero farsi un giro per le stazioni termali concorrenti per vedere cos’è il termalismo e dovrebbero aprire poi un dibattito con i cittadini. NOVAS sarebbe ben lieta di dare un contributo costruttivo.

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L’invasione di “specie aliene” in Sardegna: la Nutria (Myocastor coypus)


La Nutria è un roditore acquatico originario del Sud America ma è stato importato per la produzione di pellicce in Europa, Asia, Africa e Nord America. In Italia i primi esemplari furono importati nel 1928.


Quando alcuni anni più tardi la richiesta di pelliccia di “Castorino” divenne sempre più bassa, la maggior delle aziende liberarono gli animali allevati in ambienti naturali. La nutria ha trovato nelle acque dolci interne le condizioni favorevoli per vivere indisturbata e riprodursi.
Anche in Sardegna come nel resto d’Italia, a causa della dismissione di alcuni allevamenti, abbiamo assistito al processo di naturalizzazione della specie e alla successiva colonizzazione del territorio.
La nutria ha la coda cilindrica, robusta, muscolosa, squamosa e coperta di setole piuttosto rade. Il corpo, tozzo e compatto, può raggiungere la lunghezza di 60 cm, esclusa la coda che misura fino a 40 cm. Il peso nei maschi adulti può raggiungere i 10-11 kg. mentre le femmine sono generalmente più piccole. Il mantello è di color bruno scuro. Il muso presenta lunghi peli bianchi (vibrisse). Le orecchie e gli occhi sono piccoli mentre le narici sono dotate di un sistema di chiusura che gli permette di immergersi e nuotare sott’acqua. Gli incisivi, lunghi, grossi e robusti, sono di colore arancio e sporgono dal margine labiale.
Le zampe posteriori sono più lunghe rispetto a quelle anteriori ed hanno unghie affilate, corte e robuste. La vista è poco sviluppata il che rende la specie particolarmente timorosa e diffidente.
E’ facilmente osservabile in piccoli gruppi familiari composti in media da 4-5 esemplari. La riproduzione avviene invece all’interno di tane lunghe anche 15 metri scavate negli argini e sulle sponde dei fiumi. E’ molto abitudinaria nei suoi percorsi così che, dopo poco tempo, nelle zone maggiormente frequentate si notano piccoli sentieri, larghi circa 20 cm che costituiscono i punti preferiti di entrata in acqua.
La dieta della nutria è strettamente vegetariana (da 700 a 1500 g. di materia vegetale al giorno). Si è calcolato che un individuo di 2,5 Kg consuma l’equivalente di 27 kg di materia secca ogni anno. Gli alimenti più utilizzati sono piante acquatiche, radici, foglie, tuberi e rizomi. Particolarmente apprezzate le barbabietole e, più in generale le ortive.
E’ in grado di riprodursi durante tutto l’anno. La maturità sessuale è raggiunta intorno ai 6 mesi d’età. Le femmine sono poliestrali annuali. La gravidanza dura in media 132 giorni. Le femmine possono riprodursi in media 2,7. Le nascite si concentrano sopratutto nel periodo compreso tra maggio e novembre, mentre un certo calo nella frequenza delle nascite avviene in agosto e dicembre. Per ogni parto nascono da 2 a 6 piccoli con un numero massimo di 13. I cuccioli nel giro di poche ore sono in grado di seguire la madre nell’acqua. Il loro peso alla nascita si aggira intorno ai 250 grammi, vengono allattati per circa 8 settimane.
E’ in grado di alterare habitat naturali sia attraverso il pascolamento sulla vegetazione acquatica, sia attraverso la distruzione dei nidi o la predazione delle uova di diverse specie di uccelli acquatici, comprese alcune specie in via d’estinzione.
L’impatto che questo roditore esercita sull’ecosistema può manifestarsi in modi diversi:
1) Over grazing- Pascolo intensivo e selettivo su alcune specie delle comunità vegetali naturali con conseguente alterazione delle fitocenosi e rarefazione di determinati habitat;
2) Competizione interspecifica con zoocenosi indigene e/o endemiche;
3) Le gallerie lunghe 15 metri posono far fanare gli argini dei corsi d’acqua
4) trasmissione di malattie.
La presenza di specie aliene invasive è una delle maggiori minacce a livello mondiale per le Biodiversità e causa ingenti danni di tipo economico.
La Convenzione di Rio (1992) recepita dalla Comunità Europea “vieta di introdurre specie esotiche oppure le controlla o le elimina, se minacciano gli ecosistemi gli habitat o le specie”.
Per la normativa Europea la nutria è “specie invasiva” che ha dato prova di rappresentare una minaccia per la diversità biologica e viene altresì inclusa tra le 100 specie aliene più pericolose a livello mondiale: ciò giustifica il fatto di essere considerata entità faunistica indesiderata.
In Sardegna, la Legge Regionale 23/98 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna”, stabilisce che “ le norme della presente legge non si applicano ai muridae (ratti e topi), alla Nutria (Myocastor coypus) e alle arvicole”. La nostra legge considera quindi la nutria alla stregua dei topi.
La situazione nella Provincia del Medio Campidano:
Sono tantissimi gli avvistamenti di nutrie nei corsi d’acqua della nostra Provincia in particolare a Sanluri e Villacidro.
Alcuni soggetti sono stati investiti o trovati morti in prossimità di canali o piccoli corsi d’acqua anche a Sardara.
Le Province “invase” dalle nutrie sono, oltre a quella del Medio Campidano, quella di Cagliari, Oristano, Nuoro, Carbonia Iglesias e l’Ogliastra.
Sembrerebbero salvarsi la Provincia di Sassari e di Olbia Tempio ma……….. credo sia solo questione di tempo.
Davide Brugnone

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giovedì 25 giugno 2009

Interrogazione sulle Terme di Sardara Democratica

IL GRUPPO CONSILIARE DI “SARDARA DEMOCRATICA”
PRESENTA UNA INTERROGAZIONE AL SINDACO


Il gruppo consiliare di “Sardara Democratica” presenta un’interrogazione al Sindaco per:
1) conoscere l’esito del parere richiesto al Revisore dei Conti del Comune, Dott. Daniele Lai, circa il possesso dei requisiti richiesti dal bando di gara da parte dell’Associazione temporanea d’impresa composta dalle ditte “Salute & Benessere Casteldoria Terme Spa” e “Blu & Blu Srl”, ambedue di Sassari, aggiudicatarie dell’appalto in concessione d’uso dell’Albergo Termale di proprietà del Comune;
2) conoscere l’esito della pronuncia del TAR a seguito del ricorso presentato dall’Hotel Eucalipti Terme Srl, per l’annullamento previa sospensiva della determinazione del Responsabile del settore tecnico del Comune, con la quale si ordinava alla ditta medesima di rilasciare gli immobili attualmente affidati in gestione entro il 4 giugno 2009.
Sul primo punto è importante rilevare che la richiesta è stata avanzata unanimemente da tutti i consiglieri di opposizione nella seduta del Consiglio comunale dell’11 maggio scorso e che ad oggi non è pervenuta alcuna informativa da parte del Sindaco. Nel merito è stata richiesta la pronuncia del Revisore su due importanti questioni:
-la prima riguarda il requisito del fatturato, richiesto in 1,5 milioni di euro, e non posseduto da nessuna delle ditte partecipanti;
-la seconda è relativa alla “generica e pertanto difforme” dichiarazione bancaria rilasciata alla ditta “Salute & Benessere Casteldoria Terme Spa”. In sintesi la banca non dichiara alcun impegno a sostenere finanziariamente la ditta in questione.
Queste due argomenti a nostro avviso sollevano un importante interrogativo attorno alla solidità imprenditoriale del nuovo gestore, anche se il Sindaco garantisce che i soci della Casteldoria sono professionisti seri e competenti. Come possa il Sindaco fare una simile dichiarazione a fronte di un’impresa che non ha mai esercitato alcuna attività è un mistero per tutti noi.
Sul secondo punto l’interesse alla decisione del TAR è dettata dal fatto che da questa dipende la riapertura dell’Albergo con conseguente ripresa dell’attività e l’occupazione dei lavoratori licenziati. Tra tutte le questioni fin qui sollevate quella che maggiormente ci preoccupa è senza dubbio la situazione attuale dei lavoratori e delle loro famiglie oramai senza sostegno economico.
E’ innanzitutto per questo che incalzeremo il Sindaco e la sua amministrazione su ogni aspetto di questa delicata vicenda, fondamentale per lo sviluppo del nostro paese.

Sardara, 23.06.09

Giuseppe Garau
Renato Atzori
Andrea Caddeo

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Interrogazione parco

Il parco pubblico è stato oggetto di un’interrogazione consiliare presentata dai gruppi “Sardara Democratica” e “ Sardara in Comune” all’attenzione del Sindaco Zucca e della Giunta Comunale.


Il polmone verde della nostra comunità, meta gradita di famiglie, bambini, giovani e meno giovani, che soprattutto con l’arrivo della stagione estiva vi amano trascorrere parte del loro tempo libero, si presentava vittima dell’incuria e dell’abbandono. Invaso da erbe infestanti, rifiuti e sporcizia, risultava in uno stato di oggettivo degrado, pericoloso e poco accogliente.
Tutto ciò, inoltre, risulta in chiara contraddizione con i parametri che hanno consentito al nostro paese di essere insignito del marchio di qualità “Bandiera Arancione” grazie al raggiungimento di standard qualitativi quali decoro urbano, accoglienza, vivibilità.
A seguito della nostra interrogazione l’Amministrazione ha provveduto allo sfalcio e alla pulizia dell’area, garantendo i livelli minimi di accoglienza e di accessibilità.
Grazie al nostro intervento la Giunta ha stanziato ulteriori seimila euro da destinarsi alla pulizia di alcune zone del paese particolarmente gravate dall’abbandono e dal degrado.
Il gruppo consiliare”Sardara Democratica “ritiene in questo modo di aver assolto al proprio ruolo di vigilanza e controllo democratico e continuerà ad impegnarsi con gli strumenti a propria disposizione con l’obiettivo di dare il proprio contributo alla risoluzione dei problemi del paese.

Andrea Caddeo

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Posti di lavoro

Domenica 21 giugno. Da 16 giorni lo stabilimento termale dei sardaresi, l’Hotel Eucalipti, è chiuso.

I 27 dipendenti sono a casa. Disoccupati. In più occasioni, soprattutto durante i dibattiti in consiglio comunale, mi è capitato di sentire da parte dei consiglieri di maggioranza, che il faro che illumina il loro operare è la creazione di nuovi posti di lavoro. In particolare ciò viene ripetuto in continuazione da un assessore.
Qual’è la filosofia che ha ispirato gli amministratori nel prendere la decisione di spingere la Zona artigianale (P.I.P.) verso la nuova superstrada, nella parte bassa (paludosa e malsana) di “Sa piscina de murriabi”, invece di continuare ad espanderla verso il bivio delle Terme in una fascia di terreno più tranquilla e sicura? La creazione di nuovi posti di lavoro, risponde il nostro assessore.
Qual’ è la filosofia che ha ispirato gli amministratori nel redigere il nuovo programma di fabbricazione (P.U.C.) che nella zona termale palesemente si presta ad operazioni di speculazione edilizia con la costruzione di case sparse ( albergo diffuso dicono gli amministratori ), stravolgendo il vecchio PUC che già prevedeva la possibile costruzione di nuovi alberghi termali ? Ma la creazione di nuovi posti di lavoro, risponde pronto l’assessore.
Sono passati tre anni e nella zona industriale le uniche nuove iniziative realizzate sono quelle dei signori Vaccaro e Montisci progettate, finanziate e in parte realizzate (Vaccaro) negli anni precedenti l’insediamento dell’attuale amministrazione.
Nella zona termale purtroppo il solo risultato raggiunto è quello di essere riusciti a far chiudere lo stabilimento comunale. E i posti di lavoro? Ventisette. Persi.
Non bisogna essere pessimisti ma con due cause pendenti, una al Tar e l’altra al tribunale ordinario, c’è poco da stare allegri. Quando riaprirà l’Hotel Eucalipti? Chi pagherà le spese di guardiana? Chi sborserà i soldi per rendere nuovamente efficiente lo stabilimento poiché il vecchio gestore si è portato via tutto ciò che in questi nove anni aveva acquistato, tende comprese, pagando di tasca propria?
Amministrare non è poi così semplice. Occorre ponderatezza, visione globale dei problemi, lungimiranza, serenità. Non ci sono vendette da compiere o rivincite da soddisfare; altrimenti si corre il rischio con l’acqua sporca, come nel nostro caso, di far volare anche il bambino.

Luigi Melis

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Al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna
All'Assessore Regionale del Lavoro
All'Assessore Regionale del Turismo
Al Presidente della Provincia del Medio Campidano

Chiediamo un intervento per avviare a soluzione un problema grave che ha colpito il nostro paese.

27 lavoratori hanno perso il lavoro e non sanno se e quando potranno riaverlo. La loro azienda gestiva l'albergo termale comunale, costruito con fondi europei e regionali, ma è stata chiusa. L'Amministrazione comunale ha tolto la gestione alla Società Hotel Terme Millepini di Montegrotto Terme, che ha svuotato l'albergo di arredi e attrezzature, ed è in corso una causa civile presso il Tribunale di Cagliari ed un giudizio presso il TAR Sardegna. La gestione è stata affidata ad una società sassarese, la Casteldoria Terme di Sassari, che dovrà procedere ad un nuovo avviamento dell'attività dotando l'albergo di quanto serve per il suo funzionamento.
E' evidente che esiste il rischio di un lungo contenzioso giudiziario capace di bloccare tutto. Ci preme pertanto che si verifichi, con l'intervento di autorità non coinvolte nel contenzioso, la possibilità di una soluzione che non attenda i tempi spesso troppo lunghi dei vari gradi di giudizio. Perlomeno sarebbe da segnalare l'urgenza di ridurre al minimo i tempi.
A noi interessa soprattutto che si tengano ben presenti le necessità dei lavoratori e delle loro famiglie. Tempi stretti, tra l'altro, sono indispensabili per evitare di abbandonare al degrado un patrimonio che è di tutti.

Sardara, 19.06.09

I Consiglieri di "Sardara Democratica"

Renato Atzori
Giuseppe Garau
Andrea Caddeo

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Terme: quale sviluppo per Sardara?

Le Terme di Santa Maria Acquas hanno caratterizzato tradizioni, economia, scelte politiche di Sardara. Sin dagli ultimi decenni del’800 l’area termale è stata oggetto di sogni, speranze, aspettative da parte dei Sardaresi e dei territori limitrofi, che intravedevano nel suo sviluppo la soluzione allo spettro della povertà, della crisi, dell’abbandono del paese.

La speranza condivisa che attraverso le Terme il paese sarebbe cresciuto e diventato ricco, i giovani avrebbero trovato lavoro, le aziende sarebbero nate e moltiplicate, portando benessere e crescita per tutti. Le scelte delle amministrazioni comunali a memoria d’uomo sono state guidate dallo spirito di sviluppo dell’area ma, a vedere quanto è sotto gli occhi di tutti noi, è evidente come qualcosa sia andato storto e come l’obiettivo finale sia ben lungi dall’essere raggiunto. Aldilà delle responsabilità vere o presunte, delle intenzioni più o meno buone, delle scelte giuste o sbagliate che sono state effettuate, ciò che appare estremamente chiaro agli occhi dei Sardaresi è come in tutti gli anni in cui l’affare “Terme” è stato all’ordine del giorno non ci sia mai stato un progetto di sviluppo, una linea condivisa, un piano di azione. Si è dimostrato di conoscere molto poco del fenomeno “termalismo” e soprattutto si è avuta scarsa capacità di inquadrarlo in una prospettiva di crescita economica. Negli ultimi anni il settore termale ha attraversato un'importante fase evolutiva, passando dalla semplice fruizione di cure termali/riabilitative a vero e proprio fenomeno turistico, con importanti diversificazioni che abbracciano il fitness, l’estetica, il benessere, lo sport. Laddove sono presenti e inquadrate in una strategia di marketing del territorio (come testimoniano Veneto, Emilia Romagna, Campania, che hanno da tempo orientato buona parte dello sviluppo economico al termalismo), si è avuta conferma che è possibile collegare la crescita di un territorio e la sua competitività al termalismo creando un indotto che, aldilà della semplice fruizione di pernottamenti alberghieri e trattamenti, sia in grado di sostenere lo sviluppo di più settori produttivi: attività ricreative, eventi sportivi, turismo congressuale, iniziative culturali, filiera agroalimentare e artigianato, e ancora più a lungo termine creazione di nuove aziende, formazione di operatori del settore, consolidamento di nuove competenze. Una miniera d’oro inestimabile e ancora più apprezzabile in un contesto di crisi economica che raccoglie tutti a ipotizzare scenari di salvezza più o meno probabili. Ma far diventare Sardara e le sue Terme un’area in grado di competere con altre località turistiche e portare ricchezza al territorio richiede uno sforzo collettivo, un progetto di sviluppo, una strategia condivisa da istituzioni e aziende per fronteggiare l'evoluzione del contesto competitivo. Bisogna realizzare un prodotto che oltrepassi il concetto di “Terme” in senso stretto e colleghi a questo la fruizione del territorio di Sardara. In tutto questo l’Amministrazione comunale deve avere un ruolo chiave, deve promuovere il territorio all’interno di una funzione più generale di programmazione economica. Anche gli operatori privati devono partecipare alla valorizzazione complessiva dell’offerta turistica e territoriale, ma è l’Amministrazione comunale che deve farsi carico di un coordinamento che porti al successo di un modello concepito per attrarre visitatori in maniera costante e veicolarli su Sardara e su i servizi da essa offerti. Tutto questo richiede una strategia definita, un disegno di crescita globale, l’uniformazione dell’identità culturale/turistica di Sardara a quella delle Terme. Deve emergere un progetto che rappresenti innovazione per il territorio e si adegui alle esigenze sia dei visitatori che dei residenti. Per questo l’Amministrazione comunale non può e non deve limitarsi ad essere semplice spettatrice, committente di appalti o esecutrice di vincoli e zonizzazioni, ma deve assumersi la responsabilità di guidare i cittadini nel passaggio verso questo nuovo modello di crescita. Perché lo sviluppo dell’area termale deve rappresentare il territorio, la sua storia, la sua cultura. Deve valorizzarne le tradizioni, i materiali locali, le risorse storico-artistiche, l’artigianato, il commercio. Noi tutti attendiamo fiduciosi questo momento, pronti a rimboccarci le maniche perché tutto questo possa esserci anche per Sardara.

Roberta Atzori


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TERME: QUALE FUTURO?

Il Consiglio comunale ha recentemente approvato un nuovo Piano Urbanistico Comunale con l’intento di rivoluzionare lo sviluppo del paese.

L’approvazione è avvenuta alla chetichella, senza informarne i cittadini, soffocando il dibattito nella stessa assemblea cittadina. Dopo la sua trasmissione alla Regione non se ne è saputo più nulla. Sarebbe invece necessario rendere trasparente la vicenda e aprire una discussione nel paese. La novità più importante riguarda l’area termale. A Santa Maria is Acquas vengono resi edificabili ben 1.774.800 mq di terreno, una zona cioè che va dallo svincolo sulla S.S.131 fino all’area dell’ex bottiglieria. Si potrà cioè costruire su un territorio vasto quanto l’odierno centro abitato. Si progetta quindi una vera e propria Sardara 2. Dallo svincolo fino all’albergo termale comunale le aree edificabili sono estese per 426.400 mq. Sarà possibile costruirvi residenze turistico alberghiere, cioè residence con un corpo centrale per i servizi ( bar, ristorante..) e attorno strutture per abitazione. Spesso in Sardegna queste costruzioni sono state frazionate e vendute a singoli privati, che le utilizzano come abitazioni, realizzando così bruttissime speculazioni edilizie. Le volumetrie complessive ed il numero di queste abitazioni verranno decise in un momento successivo, in base alle richieste dei lottizzatori. La via seguita quindi è quella della discrezionalità, dell’urbanistica contrattata. Si tratta di una strada molto scivolosa, che in Italia ha prodotto molti scempi ambientali, ha sottoposto molti amministratori a ricatti e pressioni di ogni sorta e che spesso ha messo in crisi le amministrazioni comunali.Altre residenze turistico alberghiere sono previste in un’area di 99.700 mq. adiacente all’ex bottiglieria. Si tratta di una zona acquitrinosa attraversata sia dal rio Bruncu Lepiris, sia da un canale di bonifica, che raccoglie le acque del paese e delle colline circostanti, di gran parte del Monreale e delle campagne fino alla zona di Barumeli e oltre. Con disinvolta leggerezza si vuole realizzare delle abitazioni in una zona con un rischio idrogeologico simile a quello che a Capoterra ha distrutto interi quartieri provocando vittime, danni e pesanti perdite di valore delle case.Gli amministratori pensano di organizzare questi residence come un albergo diffuso, che dia in affitto le camere delle abitazioni dei vari proprietari con una struttura di servizio centralizzata. La legge regionale n.27 del 12.08.1998 prevede però che l’albergo diffuso possa essere realizzato “purchè ubicato nel centro storico”. Perciò nell’area termale non si può fare. Per di più, a ben guardare, questi programmi potrebbero costituire l’ostacolo più grosso per realizzarlo nel paese e per far crescere le strutture ricettive esistenti.Se questo piano andasse avanti cosa sarebbe del centro abitato? L’urbanizzazione di 1.744.800 metri quadrati fagociterebbe gli investimenti del Comune per molti anni col rischio di abbandonare il paese al degrado danneggiando le sue attività economiche e facendo perdere valore alle case. Avverrebbe l’esatto contrario di quello che in Italia stanno facendo le altre stazioni termali, che investono in nuovi alberghi termali a cinque stelle e nella riqualificazione di quelli esistenti, oltre che per abbellire i centri storici e l’ambiente circostante.Finora non è stato spiegato il senso di scelte che appaiono poco meditate. Non sarà il caso di fermarsi un po’ per ragionare con i sardaresi del futuro delle loro case e delle loro attività prima che i danni diventino irrecuperabili?

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