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giovedì 25 giugno 2009

TERME: QUALE FUTURO?

Il Consiglio comunale ha recentemente approvato un nuovo Piano Urbanistico Comunale con l’intento di rivoluzionare lo sviluppo del paese.

L’approvazione è avvenuta alla chetichella, senza informarne i cittadini, soffocando il dibattito nella stessa assemblea cittadina. Dopo la sua trasmissione alla Regione non se ne è saputo più nulla. Sarebbe invece necessario rendere trasparente la vicenda e aprire una discussione nel paese. La novità più importante riguarda l’area termale. A Santa Maria is Acquas vengono resi edificabili ben 1.774.800 mq di terreno, una zona cioè che va dallo svincolo sulla S.S.131 fino all’area dell’ex bottiglieria. Si potrà cioè costruire su un territorio vasto quanto l’odierno centro abitato. Si progetta quindi una vera e propria Sardara 2. Dallo svincolo fino all’albergo termale comunale le aree edificabili sono estese per 426.400 mq. Sarà possibile costruirvi residenze turistico alberghiere, cioè residence con un corpo centrale per i servizi ( bar, ristorante..) e attorno strutture per abitazione. Spesso in Sardegna queste costruzioni sono state frazionate e vendute a singoli privati, che le utilizzano come abitazioni, realizzando così bruttissime speculazioni edilizie. Le volumetrie complessive ed il numero di queste abitazioni verranno decise in un momento successivo, in base alle richieste dei lottizzatori. La via seguita quindi è quella della discrezionalità, dell’urbanistica contrattata. Si tratta di una strada molto scivolosa, che in Italia ha prodotto molti scempi ambientali, ha sottoposto molti amministratori a ricatti e pressioni di ogni sorta e che spesso ha messo in crisi le amministrazioni comunali.Altre residenze turistico alberghiere sono previste in un’area di 99.700 mq. adiacente all’ex bottiglieria. Si tratta di una zona acquitrinosa attraversata sia dal rio Bruncu Lepiris, sia da un canale di bonifica, che raccoglie le acque del paese e delle colline circostanti, di gran parte del Monreale e delle campagne fino alla zona di Barumeli e oltre. Con disinvolta leggerezza si vuole realizzare delle abitazioni in una zona con un rischio idrogeologico simile a quello che a Capoterra ha distrutto interi quartieri provocando vittime, danni e pesanti perdite di valore delle case.Gli amministratori pensano di organizzare questi residence come un albergo diffuso, che dia in affitto le camere delle abitazioni dei vari proprietari con una struttura di servizio centralizzata. La legge regionale n.27 del 12.08.1998 prevede però che l’albergo diffuso possa essere realizzato “purchè ubicato nel centro storico”. Perciò nell’area termale non si può fare. Per di più, a ben guardare, questi programmi potrebbero costituire l’ostacolo più grosso per realizzarlo nel paese e per far crescere le strutture ricettive esistenti.Se questo piano andasse avanti cosa sarebbe del centro abitato? L’urbanizzazione di 1.744.800 metri quadrati fagociterebbe gli investimenti del Comune per molti anni col rischio di abbandonare il paese al degrado danneggiando le sue attività economiche e facendo perdere valore alle case. Avverrebbe l’esatto contrario di quello che in Italia stanno facendo le altre stazioni termali, che investono in nuovi alberghi termali a cinque stelle e nella riqualificazione di quelli esistenti, oltre che per abbellire i centri storici e l’ambiente circostante.Finora non è stato spiegato il senso di scelte che appaiono poco meditate. Non sarà il caso di fermarsi un po’ per ragionare con i sardaresi del futuro delle loro case e delle loro attività prima che i danni diventino irrecuperabili?

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