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mercoledì 22 dicembre 2010

L'ASSEDIO DEGLI AVVOCATI


Pubblichiamo la lettera con cui l'avvocato Katia Ledda chiede al Sindaco di pagare alla coop. “Il Dromedario” l'importo di 90.000 euro per il servizio di vigilanza presso l'albergo termale.
Si tratta di una somma rilevante per un servizio che non poteva essere affidato nel modo descritto dall'avvocato, ma con una regolare gara d'appalto per individuare il costo più conveniente per l'amministrazione comunale. Non si sa quindi se dovrà pagare il Comune o qualche amministratore. Probabilmente assisteremo ad un altro contenzioso legale, che rischia di provocare ulteriori costi per spese legali, rivalutazioni, interessi..
Come si vede il nostro Comune è praticamente assediato da una squadra sempre più numerosa di avvocati, protesi a sbranare un bilancio comunale sempre più povero di risorse per i servizi comunali diretti ai cittadini. Gli amministratori stanno facendo di tutto per inguaiare l'Amministrazione comunale ed il paese con scelte che si rivelano ogni giorno più avventate e stravaganti. http://www.novasdisardara.it/dromedario.jpeg

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I VIAGGI DI DORE’ E SHANDAN (2^ parte).


La festa dura poco, Dorè e Shandan stanno già programmando un altro viaggio. Mena nella sua nuova capanna è triste e preoccupata, però sa che non potrà fermarli.
Procurate altre pietre nere, punte e coltelli e dopo aver rinforzato la barca, i due partono. Doppiato il promontorio sacro si dirigono dalla parte opposta e dopo alcuni giorni raggiungono un’altra laguna, incontrano tanti villaggi ma, ce né uno più grande, è posto sul bordo di una collina. Gli abitanti dopo aver constatato il valore della merce esposta da Dorè e Shandan la scambiano con vasi, pelli, formaggi e tante strane pietre nere che bruciando sviluppano un grande calore. Con il vento caldo in favore, i due ripartono e felici ritornano al villaggio.
Dorè riabbraccia la sua adorata Mena la quale gli annuncia una sorpresa: “Fra qualche mese sarai padre”. Lui s'inginocchia davanti a lei e piange commosso abbracciandola. “Adesso arriva la cattiva stagione, dovrai restare al villaggio fino alla nuova stagione” dice Mena toccandosi la pancia già grossa. “ Resterò fino alla nascita del bambino e con la buona stagione ripartirò con Shandan e altri uomini e tante barche” esclama Dorè, pur sapendo di dare un dispiacere a Mena. Lui è ormai convinto che con quelle pietre e i nuovi materiali dovranno raggiungere lidi anche molto lontani. Tutto il villaggio è coinvolto in quest’avventura che si sta dimostrando molto redditizia. Altri uomini e donne giungono a stabilirsi nel villaggio, attratti da quel materiale che chiamano “ossidiana”. I ciottoli del fiume non bastano più e Dorè con un bel gruppo di uomini e approntati dei carri trainati dai buoi si spingono sempre più verso la montagna alla ricerca di altre pietre nere. “Guardate!” urla qualcuno, “qui ci sono grandi pietre d'ossidiana”. “C’è un filone è una miniera!” osservano con stupore gli altri. Dopo aver preparato un accampamento, si mettono al lavoro, cavano tante pietre, caricano i carri e fanno ritorno al villaggio. Nel nuovo accampamento restano alcuni uomini per la custodia e il lavoro nella miniera. Essi saranno i primi minatori dell’isola.
Gli artigiani della pietra si mettono al lavoro, hanno a disposizione tantissime pietre e con tecnica molto raffinata ottengono punte di frecce, coltelli e falcetti. Dorè, Shandan e i pescatori più esperti si dedicano con buona lena alla costruzione di nuove imbarcazioni, più adatte al carico e alla lunga navigazione. Le donne hanno lavorato nella tessitura di grandi tele di lino esse serviranno alle barche per raccogliere il vento e spingerle più veloci.
Un bel giorno di primavera dalla capanna di Dorè si ode il pianto di un neonato. “E’ nato un bellissimo maschietto”, urlano le donne che hanno assistito Mena nel parto. Dorè corre alla capanna e s' inginocchia. Dopo aver baciato e ringraziato Mena e preso il bambino in braccio davanti alla statua della Gran Madre esclama: “lo chiameremo Tarshish come suo nonno”.
Il tempo è buono, il sole ha illuminato la stanza della Dea e le giornate sono più lunghe. Tutto è pronto per la partenza, le barche, il materiale e gli uomini. Dorè, dopo aver lasciato Mena e Tarshish alle cure dell’anziana madre e di Hemma, sorella di Mena, raduna gli uomini e chiama Shandan: “Noi tutti abbiamo deciso, poiché hai dimostrato coraggio e perizia nella navigazione, di nominarti ammiraglio della nostra spedizione, tu ci condurrai verso il tramonto del sole alla ricerca di nuovi mercati”. Shandan ha uno scatto, sembra quasi che la sua gamba non lo faccia più zoppicare, alza le braccia al cielo e ringrazia pieno d’orgoglio. Prima della partenza, Su Babbu Mannu, davanti a tutto il villaggio, consegna a Shandan un mantello, un capello e il bastone del comando, a Dorè consegna una statuina della Dea Madre e lo apostrofa: “Shandan comanderà la spedizione e tu rappresenterai il villaggio di Orei e la sua Dea ovunque vi troverete, ecco un capello, un mantello e un bastone anche per te, buona fortuna!”. Lunghi squilli di corno salutano la piccola flotta che si allontana dalla riva. Il vento è favorevole e spinge le barche verso il mare aperto. “Guardate abbiamo raggiunto l’isola del brutto vento” urla Shandan indicando l’isola quasi piatta, “continueremo in questa direzione!” La navigazione procede tranquilla per alcuni giorni, dopo aver superato un lungo promontorio all’improvviso un forte vento contrario li spinge con violenza verso il largo, le fragili imbarcazioni restano in balia delle onde per diversi giorni, Shandan che conosce il vento sa che li porterà verso altre terre e così raggiungono tante piccole isole incantevoli con grandi rocce dalle strane forme. “Ecco qui ci fermeremo” Shandan indica una piccola insenatura, “faremo un accampamento proprio di fronte a quella grande roccia a forma di animale”. Alcuni uomini esplorano le isole e al loro rientro all’accampamento, riferiscono che in queste isole non ci sono villaggi, ma hanno avvistato un’altra grande isola sicuramente abitata perché hanno notato dei fuochi e tanto fumo. Shandan e Dorè decidono di partire verso la grande isola, lasciando alcune imbarcazioni e uomini nell’accampamento al comando di Kanìa il pescatore più anziano. Raggiunta l’isola, poiché parlano una lingua sconosciuta, Dorè e Shandan vincono la diffidenza degli abitanti con grandi cenni, inchini e salamelecchi, presentano i loro prodotti e, dopo le dovute dimostrazioni, ottengono un grande successo. (L’ossidiana è arrivata in Corsica! Costeggiando l’isola fino a nord e attraversando l’arcipelago Toscano, l’ossidiana è arrivata nel continente Italiano! E così via fino alla Francia e la Spagna. Intanto l’industria della pietra nera continua nei piccoli villaggi delle lagune e intorno e sopra le colline del monte Arci, raggiungendo un grande sviluppo e ricchezza tanto che l’ossidiana è stata chiamata “l’oro nero dell’antichità”) Le imprese di Shandan, Dorè e i loro uomini si sono tramandate per millenni e l’isola dalla quale partivano fù chiamata: “L’Isola di Shandan”.
Livio Melis

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Turismo e termalismo: un contributo per una riflessione comune


Ho letto con piacere il lavoro di sintesi fatto dai ragazzi che hanno frequentato la scuola di formazione politica.
Innanzitutto perché manifestano interesse per il proprio paese, e di conseguenza si occupano del proprio futuro. Un futuro legato inevitabilmente alle prospettive della comunità di cui fanno parte integrante.
In secondo luogo mi intrigano gli spunti interessanti sullo specifico tema affrontato: il turismo, argomento della mia tesi di laurea e spesso oggetto delle esperienze lavorative sinora svolte.
Con loro (Sara, Mariangela e le due Stefanie) e con chiunque fosse interessato a dare un contributo vorrei costruire attraverso il blog di Novas un percorso di approfondimento riguardante il turismo a Sardara. Questo articolo vuole rappresentare un primo stimolo in questa direzione.
Voglio partire subito dai numeri, per rappresentare un quadro oggettivo e condiviso, presupposto per qualsiasi discussione seria sull’argomento.
Secondo le statistiche ufficiali le strutture ricettive alberghiere di Sardara nel corso del 2006 hanno fatto registrare 12.264 arrivi (ossia il numero dei turisti) e 46.653 presenze (ossia il numero dei pernottamenti effettuati dai turisti).
Nel 2009 invece gli arrivi sono stati 13.017 e le presenze 37.980.
I dati si riferiscono all’insieme degli alberghi presenti a Sardara, terme comprese, tenendo presente che nel 2009 è entrata a regime una struttura all’interno del centro abitato ed è stato chiuso l’albergo pubblico. Purtroppo le previsioni per il 2010 non fanno ben sperare.
L’analisi delle statistiche ci aiuta a fare delle prime considerazioni sul tema.
In primis è evidente il diverso andamento delle grandezze: è aumentato il numero dei turisti che hanno soggiornato a Sardara, ma sono diminuiti fortemente i pernottamenti (-18%) e con essi i volumi d’affari delle strutture ricettive, l’indice di utilizzazione media delle strutture e di conseguenza i posti di lavoro impiegati presso le strutture.
Se nel 2006 un turista pernottava in media per 3,8 giorni, nel corso del 2009 la permanenza media è calata di quasi un giorno. In altri termini i turisti hanno accorciato la propria vacanza a Sardara.
Perché è successo?
Per quale motivo un turista dovrebbe soggiornare a Sardara e non in un altro paese?
Cosa bisogna fare per aumentare il grado di attrattività di Sardara?
Quali attività occorre porre in essere per allietare il soggiorno dei turisti a Sardara?
I canali di comunicazione sono stati ben utilizzati?
Occorre cercare di rispondere in modo sistematico a queste domande per avanzare proposte concrete e credibili altrimenti si rischia di fare demagogia spicciola e fantapolitica che non servono a niente e a nessuno.
Aspetto i vostri primi commenti. A presto.
Peppe Garau

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martedì 21 dicembre 2010

Fare rete come strumento di sviluppo locale

L'ultimo rapporto di Unioncamere sulla competitività delle regioni e delle province mostra un tessuto produttivo in Sardegna preoccupante: un contributo al Pil in calo, la disoccupazione oltre il 12%, l'indice delle infrastrutture tra gli ultimi in Italia. Poche le imprese che producono abbastanza per esportare o commercializzare attraverso la grande distribuzione organizzata.
Le imprese agricole, commerciali e artigianali, vero motore dell'economia regionale, hanno enormi potenzialità di crescita, ma necessitano di un forte supporto per l'avvio e il superamento della fase di start-up.
Il settore turistico è caratterizzato da imprese per la maggior parte delle quali la destagionalizzazione e la definizione di un’offerta per una fruizione del territorio a 360° appaiono l’unica possibilità di sopravvivenza.
Oltre alle scarse infrastrutture e all'insularità, la nostra ben radicata cultura dell'individualismo ha fortemente pregiudicato le interazioni imprenditoriali, così come la creazione di un capitale di competenze intersettoriali da mettere a disposizione per il decollo dell'economia regionale.
“Fare rete”” tra professionisti e imprenditori, in un contesto territoriale ad alta disgregazione come quello sardo, migliora le relazioni tra sistemi di imprese e filiere e contribuisce allo sviluppo del territorio.
“Fare rete” attiva un circolo virtuoso dove l'interazione tra tutti gli attori economici, se costante, crea opportunità a più livelli:
- crescita professionale e imprenditoriale
- miglioramento dello spirito di collaborazione
- abbattimento delle diffidenze, dello spirito individualista e dei pregiudizi culturali
Fare rete richiede forte impegno e convinzione alla base, perchè non si può applicare rigidamente su un territorio un modello per cui non si sono precedentemente creati i presupposti di attecchimento.
E' quindi fondamentale l'avvio di un processo di riflessione, condivisione, partecipazione in grado di coinvolgere e sensibilizzare gli imprenditori, i rappresentanti delle varie categorie produttive, gli istituti formativi, le istituzioni.
Fare rete deve diventare strumento di visibilità, di approfondimento, di confronto per le imprese, deve far parte di una strategia per migliorare la conoscenza del territorio, sensibilizzare sull’importanza di utilizzare e rivendere prodotti locali, facilitare l'attivazione di un network collaborativo in grado di oltrepassare il commercio tradizionale nel rispetto delle produzioni locali.
“Fare rete” significa analizzare problematiche da punti di vista differenti, razionalizzarle e riportarle alle istituzioni, responsabili ultime della creazione dei presupposti per lo sviluppo del territorio.
Le istituzioni e la politica non possono stare a guardare, ma attivare e guidare processi di partecipazione che comprendano tutto il sistema economico e sociale e confluiscano in un progetto che generi fiducia tra i vari attori dello sviluppo e, di conseguenza, economia.
Questo non può avvenire se non sostenendo soprattutto le fasce imprenditoriali più deboli: le imprese femminili e quelle in fase di start-up, perchè sono loro la risposta concreta alla crisi che attanaglia l’economia e rappresentano un insostituibile contributo alla crescita della Sardegna.
Obiettivi economici, quindi, ma anche sociali.
Denominatori comuni:
- la presa di coscienza di sé della nostra imprenditoria sarda
- la voglia di collaborare ad un progetto ampio e condiviso di affrancamento, di riscatto, di crescita collettiva
Nella ferma convinzione che l'unione faccia davvero la forza.
Roberta Atzori

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Scuola di formazione politica

Pubblichiamo la relazione dal titolo "Politiche sanitarie, sociosanitarie e sociali nel Comune di Sardara" realizzata dai ragazzi della Scuola di formazione politica. http://www.novasdisardara.it/relazione%20politiche%20socio-senitarie.pdf

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Dichiarazioni di voto

Pubblichiamo le dichiarazioni di voto del gruppo Consiliare del Partito Democratico per Sardara relativo alla tardiva consegna degli ordini del giorno da discutere nel Consiglio Comunale del 16/12/2010. http://www.novasdisardara.it/gruppo%20consiliare%20pd.pdf

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lunedì 20 dicembre 2010

I VIAGGI DI DORE’ E SHANDAN

La treccia di Dorè ha raggiunto la spalla, ormai è un uomo, non è più tempo di giochi. Ha imparato a lavorare la pietra nera e riesce ad ottenere punte e lame perfette. Insieme agli altri uomini del villaggio ne costruisce tante con i ciottoli che raccoglie risalendo il fiume verso la montagna. Shandan è anche lui un uomo, la sua gamba lo fa zoppicare ma, grazie alle cure de “Su babbu mannu” e delle mamme del villaggio, è diventato sano e robusto, ha imparato l’arte della pesca e con la sua barca si spinge anche molto lontano. Quando hanno tempo i due amici, si incontrano e parlano di progetti futuri. Sanno che quelle pietre nere e quelli strumenti possono interessare altri uomini. “Dorè”, gli dice Shandan, “tu conosci l’arte della pietra nera, io conosco l’arte del navigare, perché non portiamo i nostri prodotti verso altri villaggi? Io costruisco una barca più grande, tu porta i tuoi strumenti e le pietre e partiamo!” Ma Dorè è titubante, non vuole lasciare il villaggio, ha una ragazza nel cuore, si chiama Mena ha splendidi occhi color smeraldo e due lunghe trecce bionde. Egli ha già chiesto la sua mano inviando un anziano che ha lodato le sue grandi doti. La madre di Mena gli ha risposto che non basta, per poter sposare Mena, Dorè dovrà portare la sua dote e dimostrare di avere l’autosufficienza per sfamare la moglie e i figli. Lui non può ancora assicurare tutto questo con il suo lavoro. “ Ecco questa sarà per noi una buona occasione, se andrà bene torneremo al villaggio con tanti prodotti buoni dallo scambio dei tuoi strumenti”, esclama Shandan a cui non manca di certo il coraggio ed è pronto ad affrontare i rischi del mare. Dorè per il suo amore è pronto a tutto: “Partiamo”, dice, battendo la mano sulla spalla dell’amico. Dopo aver caricato la barca, i due amici partono salutando la gente del villaggio. Lasciata la laguna, e doppiato il promontorio sacro, che ha sempre rappresentato il confine per le piccole e fragili barche dei pescatori, l'imbarcazione si dirige verso un altro promontorio che raggiunge in poche ore. Seguendo il fumo dei fuochi i due intuiscono la presenza di villaggi sulla costa, incontrano altre barche che li guidano attraverso una grande laguna. Un gruppo di uomini armati con grandi archi e lunghi bastoni si avvicinano minacciosi alla barca di Shandan e Dorè, parlano un linguaggio simile al loro: “Che cosa volete? Che cosa trasportate? Da dove venite?” urla uno di loro con un copricapo munito di lunghe corna, “siamo venuti in pace, veniamo dal villaggio dietro il promontorio sacro e portiamo punte di frecce e coltelli fatti con queste pietre nere” risponde, per niente intimorito Dorè. Gli uomini si avvicinano e osservano il materiale che Dorè e Shandan hanno sistemato per terra sopra una grande pelle. “Guardate queste frecce e confrontatele con le vostre, sono molto più taglienti e appuntite”. Dopo averle toccate gli uomini mormorano tra loro: “E’ vero sono molto più aguzze delle nostre”. Ben presto i due scambiano i loro prodotti e caricano la barca di pelli, formaggio, pesce salato, uova di pesce salate e vasi di terracotta. Riprendono il mare, ben presto si fa notte e la navigazione diventa più rischiosa, lottano con un vento caldo che li spinge in alto mare, con le prime luci dell’alba stremati dalla fatica, scorgono una piccola isola, il vento e le residue forze li aiutano a sbarcare sulla spiaggia. “Un brutto vento” esclamano i due, per fortuna siamo finiti in questa isola”. Dopo essersi rifocillati, passati alcuni giorni aspettando il bel tempo, col favore del vento, i due ripartono puntando verso il promontorio sacro, è sera e una gran luce indica il loro villaggio, è il fuoco sacro. Dorè e Shandan sono accolti come eroi e con gran sollievo dei loro vecchi genitori. Sulla spiaggia c’è anche una ragazza dagli occhi smeraldi e le grandi trecce bionde, anche lei fà un grande sospiro di sollievo. Spartiti i prodotti frutto dello scambio, Dorè, accompagnato, dall’anziana madre, porta la sua dote alla capanna di Mena. Questa volta la madre di Mena, stupita per tutto quel ben di dio, acconsente il fidanzamento. “Sarà in buone mani” pensa. Mena dentro la capanna trema e spera. “Su ragazza vieni che ti rifaccio le trecce” dice la madre sollevando il coperchio di una grande cassa decorata e prendendo una bellissima cuffia di lana anch’essa decorata con piccoli cerchi. “Domani andrai in sposa a Dorè, voglio che indossi il bel mantello e la cuffia che abbiamo tessuto insieme”. Mena si getta in ginocchio davanti alla mamma e sussurra piangendo “grazie madre”. Oggi quei due bambini che un tempo schiamazzavano, sono due splendidi ragazzi, davanti a “Su Babbu Mannu” e tutto il villaggio, sotto la grande quercia, vicino al grande fuoco, ricevono tremanti la benedizione, il vaso con l’acqua benedetta e la statuina della Dea Madre che dovranno custodire fino alla morte e che li accompagnerà nella tomba. Subito si scatena una gran festa, Mena e Dorè al centro di un grande cerchio di uomini e donne che ballano tenendosi per mano, finalmente possono baciarsi. Pesci e agnelli arrostiti per tutti sono serviti su grandi cesti di giunco e erbe. (continua)
Livio Melis

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domenica 12 dicembre 2010

SP 62 Sardara - San Gavino: un altro passo in avanti

Pubblichiamo il volantino del circolo PD di Sardara sulla S.P. 62 Sardara - San Gavino. http://www.novasdisardara.it/sp62_mutuo-rev.pdf

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Scuola di formazione politica

Pubblichiamo gli interventi dei partecipanti alla scuola di formazione politica. http://www.novasdisardara.it/politiche%20giovanili%20a%20sardara%20-%20le%20nostre%20proposte.pdf http://www.novasdisardara.it/ripensiamo%20il%20turismo%20a%20sardara.pdf

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DORE’ E LA MONTAGNA DELLA ROCCIA NERA


orge il sole sul piccolo villaggio della pianura, un pugno di capanne di paglia e fango, costruite su una duna tra il monte, la laguna e il mare.
Gli abitanti: Una piccola tribù di pescatori, agricoltori e pastori, molto abili nella lavorazione della pietra, da alcuni anni si sono stanziati in questo territorio che assomiglia tanto al loro precedente villaggio che hanno abbandonato per la ricerca di nuove risorse. Qui non manca niente: La laguna e il mare ricchi di pesce e frutti di mare, tantissimi uccelli da cacciare, il bosco del vicino monte per la legna, buona terra da coltivare e due torrenti per l’acqua.
Anche quel giorno gli abitanti del villaggio si raccolgono intorno al gruppo d'anziani. Uno di loro porta un lungo mantello che gli copre le spalle fino ai piedi e un cappello a grandi falde. Ha un aspetto austero che incute rispetto. I ragazzi giocano e schiamazzano lì intorno. “Ssst…Su Babbu Mannu “ intima un anziano con un lungo e nodoso bastone. Dorè, un bambino vivace dai grandi occhi neri con una piccola treccia che scende sul lato destro del viso, osserva curioso i movimenti del grande vecchio. “Guarda Su Babbu Mannu ha grandi poteri, egli può parlare con la Grande Madre e far guarire la tua gamba”, rivolgendosi a Shandan, suo intimo amico che zoppica vistosamente a causa di una malattia. L’aria è tersa e i profumi della laguna si mischiano a quelli della macchia mediterranea che brucia nel fuoco perennemente acceso al centro del villaggio. Sotto la grande quercia su cui campeggiano le corna di toro, simbolo del dio maschile, le donne, coperte da un mantello e una cuffia che copre la folta capigliatura da cui spiccano due lunghe trecce, porgono al sacerdote una piccola statua femminile con grandi seni , simbolo della fertilità: “La dea Madre”. Egli la prende, la solleva verso il nuovo sole, intinge un ramoscello nell’acqua di un vaso globulare decorato dalle donne con le conchiglie delle arselle bianche che si trovano nella laguna, e benedice il popolo che ringrazia con un grande inchino. La giornata del popolo del villaggio può cominciare. Chi deve andare a pesca prende la sua barca di erbe palustri e si dirige alla laguna, i pastori con il gregge si allontanano verso i pascoli, i contadini vanno al lavoro nelle fertili terre. Al villaggio sono all’opera nelle loro officine gli artigiani delle pietre. Le donne più anziane tessono ceste di paglia e giunco, altre accudiscono ai bambini e cucinano piccole focacce su pietre arroventate nel grande fuoco. Le donne giovani vanno alla laguna con piccoli cesti a raccogliere le arselle, prelibati frutti di mare che al villaggio non mancano mai, anzi, esse le portano anche nei villaggi vicini per scambiarle con altri prodotti.
I ragazzi riprendono il loro gioco. Dorè, Shandan e gli altri si dirigono al fiume, hanno organizzato due squadre e giocano alla guerra. Raccolgono le pietre dal greto del torrente, durante l’inverno tanta acqua aveva trascinato tanti ciottoli dalla montagna nera. Dorè ne prende uno, non si accorge che è spaccato e il bordo tagliente gli procura una ferita al palmo della mano. Shandan, che ha visto tutto, prende una foglia di canna e copre la ferita legando la foglia con un giunco. La pietra è lì, vicino ai piedi di Dorè che la osserva con attenzione, è nera e lucente con i bordi sottili e taglienti. La usa con cautela su una canna e ottiene un taglio con estrema facilità. Poi si rivolge urlando ai compagni di gioco: “Mi sono fatto male alla mano io torno alla capanna da mia madre”. Il suo gioco è finito corre al villaggio con il ciottolo avvolto da foglie. “Cos’hai combinato”, urla la mamma, osservando la ferita alla mano di Dorè, “vieni con me” e lo accompagna alla capanna de su babbu mannu –come ti sei ferito?-, -con questa- risponde Dorè mostrando il ciottolo spaccato, “guardi ha i bordi più taglienti dei vostri coltelli di pietra”. Su babbu mannu cura la ferita con certe erbe che solo lui conosce, poi osserva la strana pietra scura e lucente, anche lui la prova su una canna e si rende subito conto che taglia più degli strumenti in uso al villaggio. “Dove l’hai trovata?”, “sul greto del fiume ce ne sono tante” risponde Dorè. Dopo aver tranquillizzato la madre di Dorè, su babbu mannu si reca al fiume e osserva le pietre, vengono da lassù pensa guardando il grande monte scuro. Quel giorno fu benedetto, la Grande Madre aveva guidato Dorè e gli aveva indicato la pietra nera che avrebbe arricchito la gente del villaggio.
Già nel VI millennio a.C. La Sardegna era al centro del traffico dell’ossidiana, una pietra vulcanica con le caratteristiche del vetro dovute al rapido raffreddamento delle lave, molto adatta alla costruzione di punte di frecce, coltelli ed altri strumenti taglienti, che dal monte Arci, attraverso il golfo d'Oristano, raggiungeva la Toscana, l’Emilia, la Spagna e la Francia.
Livio Melis (continua)

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venerdì 3 dicembre 2010

TRASPARENZA E INFORMAZIONE DEI CITTADINI

Le leggi italiane attribuiscono grande importanza all'informazione dei cittadini da parte del Comune e prevedono che molti documenti debbano essere messi a disposizione della popolazione. In proposito è sufficiente ricordare le norme previste dal Codice dell'Amministrazione digitale (Dlgs. 82/2005 e altre leggi e direttive, compresa la legge finanziaria 2008 (Legge 24/12/2007 n. 244).
Si elencano alcuni obblighi imposti alle Amministrazioni comunali.
TEMPESTIVITA' DEI PAGAMENTI.
L'art. 9 del D.L. N: 78/2009, Tempestività dei pagamenti delle P.A. Misure di snellimento dei pagamenti . La legge prevede che il Comune approvi e renda pubblico sul suo bolg misure per rendere veloci i pagamenti. In particolare i cittadini, i fornitori, le imprese, i professionisti... devono sapere quale responsabile dei servizi adotta i provvedimenti di pagamento e le procedure che gli impiegati devono seguire e a chi possono rivolgersi).

INCARICHI DI CONSULENZA.
Sul sito internet del Comune deve essere pubblicato l'elenco degli incarichi di progettazione, di collaborazione , di lavoro autonomo, di consulenza, ecc... con i nomi delle imprese, dei professionisti, delle società...., l'oggetto degli incarichi, l'importo da pagare..., con il testo della Determina dei vari responsabili che affidano gli incarichi...


ALBO DEI BENEFICIARI.
Il D.P.R. 7/4/2000, n. 118 contiene un Regolamento con le norme da rispettare per consentire la consultazione da parte dei cittadini dell'elenco delle persone, delle associazioni, delle imprese, degli enti... che beneficiano di contributi comunali. In particolare è previsto come si debba accedere gratuitamente alle informazioni dell'albo con il nome dell'impiegato comunale a cui rivolgersi anche per via telematica e/o telefonica.

AMMINISTRATORI COMUNALI.
La legge finanziaria 2007 n. 296 del 2006 obbliga il Comune a pubblicare sul proprio sito internet l'elenco degli incarichi e dei compensi degli amministratori di enti o società partecipate dall'Amministrazione comunale. Il nostro comune partecipa a Sa Corona Arrubia, al Consorzio Industriale di Villacidro, alla sociatà Villaservice, all'Unione dei comuni del Campidano, all'Associazione dei comuni della terra cruda. L'elenco deve comprenedre il nominativo, l'incarico ricoperto ed il compenso annuo ricevuto

DIRIGENTI.
In ottemperanza dell'art. 21 della legge 69 del 18.06.2009 ciascuna Amministrazione comunale ha l'obbligo di pubblicare sul proprio sito internet le retribuzioni annuali, i curricula vitae, gli indirizzi di posta elettronica ed i numeri di telefono ad uso professionale dei dirigenti e dei segretari comunali.

POSIZIONI ORGANIZZATIVE.
Nel rispetto dell'art.21 della legge 69 del 18.6.2009 e dell'art. 11 del D.lgs 29.102009, n. 150, si devono pubblicare i curricula vitae delle Posizioni organizzative dei dipendenti. In tal modo i citadini sanno a chi rivolgersi per le questioni a cui sono interessati senza perdere soldi e tempo, chiamando anche per via telematica o telefonica.

TASSI DI ASSENZA E PRESENZA DEL PERSONALE.
L'art.21 della legge n.69 del 2009 obbliga a pubblicare i tassi di assenza e di maggior presenza del personale.

PRESENZE NEI CONSIGLI COMUNALI.
Dev'essere pubblicato l'elenco delle presenze dei consiglieri nelle sedute del Consiglio comunale e delle commissioni.

A tutto ciò si deve aggiungere l'enorme importanza della pubblicazione nel sito del Comune delle deliberazioni del Consiglio comunale e della Giunta municipale, delle Determine dei funzionari comunali. Altrettanta importanza ha la pubblicazione dei Regolamenti comunali, degli strumenti urbanistici, dei bandi di gara delle opere pubbliche, degli avvisi e della modulistica più varia.

Il nostro Comune rispetta questi obblighi? Il sindaco quando provvederà ad inaugurare queste forme di trasparenza e di informazione della popolazione?

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Termalismo ed opportunità di sviluppo 2

Pubblichiamo la relazione introduttiva al Convegno "Termalismo ed opportunità di sviluppo" presentata dalla Dott.ssa Roberta Atzori. http://www.novasdisardara.it/relazione%20convegno.pdf

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