Vai al nuovo sito

martedì 29 marzo 2011

Isola Mito?

Pubblichiamo la nota relativa alla mostra Isola Mito? di Sergio Frau che verrà inaugurata il 1° aprile al Palazzo Regio di Cagliari. http://www.novasdisardara.it/depl_sardegna_p_regio_ca.pdf

Leggi tutto l'articolo

L’Italia del Risorgimento - Gioventù Ribelle

Pubblichiamo la nota stampa della mostra "L'Italia del Risorgimento - Gioventù Ribelle" in corso di esposizione presso la sala Mostre Temporanee di Villanovaforru http://www.novasdisardara.it/notarisorgimento.pdf

Leggi tutto l'articolo

UN MODESTO CONTRIBUTO SULLE CELEBRAZIONI PER L’UNITA’ D’ITALIA

Nell’interessante articolo di Roberta ho osservato con piacere alcuni aspetti degni di approfondimento. I sardi non hanno mai preteso che nel curricolo dei programmi scolastici sia previsto l’insegnamento della loro storia, questo è vero e molto grave ma è anche segno evidente di come lo stato centrale forse ancor prima dell’unità festeggiata abbia sempre cercato, con successo, di nasconderla; del resto la scuola è “statale”. A cosa servirà mai questa storia? Forse ad intrattenerci tra le ore tediose di matematica e grammatica? O non servirà magari per cercare di creare una coscienza di appartenenza che ci faccia sentire davvero parte e padroni del nostro territorio e del nostro destino? E’ vissuto nella seconda metà del 1700 un poco conosciuto cappellano luterano del reggimento svizzero che operò in Cagliari dal 1773/1776 e di cui nel 1899 ne pubblicarono Notizie dalla Sardegna; in questo libro è riportata una sua lettera inviata ad un amico tedesco dove dopo avergli raccontato che il Fara e il Vico scrissero in maniera monumentale la Storia della Sardegna aggiunge “che si trattava di opere assai rare perché gli spagnoli prima e i piemontesi appena dopo la sua pubblicazione ne hanno ritirato tutti gli esemplari per strappare dalla memoria del popolo i privilegi che in essa sono distesamente menzionati”. http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_87_20060731130058.pdf Il contesto di collaborazione citato da Roberta bisognerebbe vederlo alla luce dei moti antifeudali guidati da G.M. Angioj, come noto soffocati nel sangue. Carlo Felice o Feroce come lo ebbero scherzosamente ribattezzato fu un altro sovrano illuminato, quando ancora viceré raccomandò di non mostrare pietà nel reprimere le rivolte di Thiesi e Santulussurgiu del 1800. Ricordo che il termine reprimere non significava certo “arresti domiciliari”. Altro contesto di collaborazione lo si conobbe durante il tentativo di rivolta dell’avvocato Cadeddu al tempo della crisi economica del 1812 (“s’annu doxi” anno di terribile carestia di cui si ha ancora oggi memoria, l’anno prossimo ne ricorre il bicentenario…) nota come la congiura di Palabanda, soffocata nel sangue anche questa. A precedere l’unità d’Italia per noi sardi fu la rinuncia degli antichi diritti derivanti dall’essere Regno di Sardegna e sanciti dall’accordo di Londra. La fusione perfetta del 1848, in concomitanza con gli eventi della prima guerra di indipendenza, come noto fu richiesta al Re dai rappresentanti degli stamenti di alcune delle città sarde più importanti, erano d’accordo i più noti intellettuali sardi. E’ altrettanto noto come pochi anni dopo diversi intellettuali, visti i risultati, criticarono aspramente tale scelta (tra i quali G. Asproni e G.B. Tuveri). Riguardo al Bogino ministro per gli affari di Sardegna, sembra che davvero egli sia stato un riformatore affascinato dalle idee illuministe. Vero è anche che i sardi di quel tempo, e anche di quello successivo, del Bogino avevano un'altra opinione forse perché ne sperimentarono la sua “bontà”. Ancora oggi, per augurare ogni male si esclama “anca ti currat su Buginu!”. Pare che la parola fosse in realtà “su bocinu” il boia, modificata in onore del conte, illuminato si, ma molto incline all’uso del cappio. Se siamo stati storicamente abituati a pensare di essere sempre stati in condizione di subalternità e sudditanza evidentemente questo è il risultato dell’educazione che abbiamo e continuiamo a ricevere. L’insegnamento (negato) della nostra storia ha avuto se non proprio tale obiettivo, ha in ogni caso conseguito tale risultato. Vi risulta che a scuola si racconti la storia ultramillenaria dell’età dei nuraghi? O quella giudicale durata circa cinquecento anni? Io ho due figli di 12 e 13 anni e mai, dico mai è stato detto loro per quale motivo il 28 Aprile, die de sa Sardigna, si fa festa, che vergogna! Come altro dovrebbe sentirsi un popolo al quale si continua a negare, a sua insaputa spesso, il diritto alla conoscenza della sua storia. Come pensate che si senta, ad esempio, un falco, se lo si fa vivere in cattività in un pollaio, e gli si nasconde sa sua vera natura? Vogliamo anche parlare della questione lingua? Come pensate avrebbero reagito per esempio i toscani se avessero tentato di convincerli anche a suon di botte che la loro lingua era solo “àliga” e simbolo di rozzezza e povertà? E’ possibile che per apprendere (giustamente) l’italiano si sia dovuto denigrare, offendere, disprezzare la lingua sarda (e non solo) e quindi l’intima essenza di un popolo? Su questo aspetto ricordo che lo stato italiano è stato recentemente denunciato all’Onu per violazione dei diritti dell’uomo (e questo nonostante l’art. 6 Cost., la L. 482/99 e la L.R. 26/97). Si ricordino le parole di Gramsci sulla lingua. Come mi è già capitato di scrivere in questo stesso blog, ci hanno tagliato la lìngua, nascosto storia e cultura e lasciato in cambio un po’ di folklore, basta vedere quali sono le manifestazioni considerate più “rilevanti” in Sardegna. Cambiando per un attimo argomento, se passerà il piano sul nucleare (mai Deus ddu bollat!) dove pensate che sorgeranno le centrali ora che abbiamo anche un bel cavo “incingiau pròpiu s’àtra dii”, che ci collega al continente. Provate a ragionare al posto di chi sta a Roma, qual è la regione che più di altre si presta? Sia geograficamente, demograficamente, geologicamente che politicamente. Del resto non sopportiamo già il 75% delle servitù militari? Sul federalismo concordo con Roberta, è un’occasione storica, ma solo se non si limiterà come oggi è ad una semplice questione di fiscalità, ma ci permetterà di essere noi stessi, ognuno con le sue specificità di lingua (con l’italiano lingua di tutti, ma si veda la citata L. 482/99), storia, tradizioni, ognuno con pari dignità e pari rappresentatività, anche in Europa e fare così un’Italia più giusta e moderna. Se è vero come io credo che la subordinazione economica è figlia di quella culturale e quindi politica, forse solo questo basterebbe a capire come mai noi oggi siamo tra le regioni più povere d’Italia. Lo stesso piano di Rinascita miseramente fallito era frutto di un modello economico e culturale a noi estraneo imposto da altri. Certamente in questi 150 anni di storia sono migliorate enormemente le nostre condizioni di vita, cosa sarebbe successo se fossimo rimasti con la Spagna non lo sappiamo, probabilmente avremmo forse seguito un destino analogo, che so, a quello delle Baleari (ma almeno la nostra lingua starebbe molto meglio vista la politica della Spagna post franchista). Se fossimo stati ceduti alla Francia come voleva fare il Piemonte, probabilmente avremmo seguito un destino simile a quello della Corsica, e ora parleremmo anche il Francese come Cavour e la casa Savoja (che ironia del destino), se fossimo rimasti con l’Austria come era stato deciso in un primo tempo dagli accordi Utrech del 1713 parleremmo tedesco. Se invece la battaglia contro i catalani del 1419 l’avessero vinta gli Arborea chissà cosa mai saremmo diventati. La storia, ci dicono gli storici, non è fatta di ma e di se e le analisi si fanno alla luce dei fatti accaduti. A proposito per quei pochi o molti che leggono questo blog e che hanno figli in età da lavoro, posso permettermi di chiedere se i loro figli stanno lavorando e se sì dove? Concludo dicendo viva l’Italia, ma quella che rispetta i diritti di tutti, un’Italia in gran parte ancora da costruire e spero che il PD di Sardara, nel suo piccolo vi voglia concorrere. Quindi appuntamento al 28 Aprile con la speranza che lo si festeggi con eguale enfasi ed entusiasmo. Giampaolo Pisu

Leggi tutto l'articolo

martedì 22 marzo 2011

Resoconto dell'operato dell'Amministrazione comunale: riflessioni di una Sardarese delusa

Ho partecipato con grande curiosità all'incontro organizzato dal Sindaco Zucca sabato scorso al Cineteatro di Sardara. Ho partecipato perchè mi interessava ascoltare il resoconto delle attività sostenute negli ultimi cinque anni dall'attuale Giunta, ma soprattutto conoscere all'interno di quale prospettiva queste attività sono state realizzate e quali sono i risultati attesi per lo sviluppo del paese. Ne sono uscita molto delusa per vari motivi: la presenza di appena una 60ina di persone nella platea, intanto, fa intuire che tra i Sardaresi continui a permanere un senso di indifferenza nei confronti della vita politica e amministrativa del paese, in un momento in cui invece condivisione e partecipazione ad un progetto comune dovrebbero essere alla base. Aldilà dell'enumerazione delle opere pubbliche (rotatorie, depuratori, recinzioni, ecc.) che il Sindaco ha rivendicato è mancato, a mio avviso, un cappello progettuale in testa a tutte le attività svolte, permane la sensazione che ogni azione svolta sia stata slegata da un obiettivo, che per la realizzazione di tutte le attività si sia ragionato solo secondo l'ottica dell'urgenza e non anche degli obiettivi a medio e lungo termine, in sostanza che sia mancato da parte dell'amministrazione un coordinamento tra tutte le forze in campo presenti a Sardara. E' mancata persino una minima relazione di intenti tra gli esponenti dei vari assessorati (quelli presenti, perchè c'è da dire che un assessore era pure assente), quasi come se ogni Assessore avesse un proprio feudo autonomo e indipendente dagli altri da gestire e non facesse, piuttosto, parte di una squadra eletta per lavorare al raggiungimento dello stesso risultato, per raggiungere lo stesso traguardo. Questo non vuol dire che buona parte delle cose che sono state fatte non fossero necessarie al paese (penso all'asilo nido di via Trento e all'internet point, che sicuramente sono un servizio utile alla comunità sardarese, molto meno alla piscina che si vuole realizzare nell'area del parco giochi che rischia di diventare, questo si, un cappio al collo per il Comune, visto che numerosi paesi del circondario ne hanno già una in dotazione), ma credo che sia mancata proprio una strategia di base finalizzata al raggiungimento di determinati obiettivi, strategia e obiettivi che sono, evidentemente, mancati sin dal principio.
In sostanza l'impressione che mi ha lasciaro l'incontro di sabato scorso è che si sia persa l'ennesima buona occasione per questa Amministrazione di convincere i Sardaresi di avere avuto e di avere tuttora a cuore il bene di Sardara e non piuttosto (come ha esordito il Sindaco Zucca) soltanto di “avviare un nuovo percorso politico rispetto all'amministrazione precedente”, ho avuto la netta impressione che Sardara si sia fermata per cinque anni, e non solo per la crisi, ma piuttosto perchè, aldilà della realizzazione di varie opere pubbliche, nulla è stato fatto di concreto per le imprese, per la formazione e il lavoro dei giovani, per il turismo. Nessuna politica di sviluppo, né di crescita. E persino sulle Terme continua, a mio avviso, ad esserci una pericolosa miopia su quello che rappresentano per Sardara, nonostante lo stesso Assessore al Turismo abbia sottolineato come, all'indomani del fallimento totale dell'industria in Sardegna e nel Medio Campidano, l'unica strada per la sopravvivenza, prima ancora che per la crescita di Sardara, siano proprio le Terme e l'indotto ad esse legato.
Ma se le Terme e il turismo sono l'unica via di salvezza per Sardara, perchè ancora non si investe veramente su di esse? Perchè si ha tanta fretta di dare in appalto la struttura termale o addirittura di sbarazzarsene, di circoscrivere l'impegno dell'Amministrazione soltanto alla concessione dell'acqua termale o di terreni per la costruzione di nuove strutture alberghiere e non si cerca, piuttosto, di coordinare una piano di crescita sul termalismo che preveda non solo l'apertura dell'Hotel, ma anche l'ottimizzazione dell'area termale, la ristrutturazione dei caseggiati per l'ubicazione di aziende di servizi e commerciali perchè l'area termale sia un centro vivo tutto l'anno, la riattivazione del centro congressi e, soprattutto, un collegamento concreto con il paese fisico e economico, in modo che finalmente Sardara possa sentire che le Terme le appartengono? Perchè non coinvolgere i nostri giovani in percorsi di formazione e professionalizzazione per creare quelle professioni turistiche che ci sono sempre mancate e permetterne l'impiego all'interno delle strutture ricettive e di somministrazione e non solo, avviare anche la realizzazione di nuove aziende e imprese di servizi per potenziare l'indotto e creare nuovi posti di lavoro? E perchè continuare a vedere tutte le risorse turistiche di Sardara (le terme, il castello, l'archeologia) come a sé stanti e non integrate in un programma turistico integrato di fruizione del nostre paese?
Per il Sindaco, invece, le Terme sono solo quello che ha spaccato il paese in due.
Io penso che non siano gli Hotel a spaccare le cose, bensì l'arroganza di chi pensa di potersi sostituire e prendere le decisioni al posto dei cittadino senza la necessaria condivisione democratica con la cittadinanza.
E all'affermazione dell'Assessore Caddeo che, se dovesse essere rieletto, si impegnerà perchè il Comune di Sardara venda l'Hotel ex Eucalipti, perchè “il Comune non deve fare l'imprenditore” dico che occorrerebbe ricordare che nessuno chiede al Comune di fare l'imprenditore o il gestore di alberghi, ma certo gli si chiede la capacità di coordinare un progetto di sviluppo per Sardara che non riguardi solo le Terme, ma tutto il paese. Dico anche che l'Hotel è dei Sardaresi, non del Comune, non della Giunta, e che prendere una decisione così importante senza il coinvolgimento della popolazione in questi intenti è l'ennesima dimostrazione della volontà di sostituirsi alla popolazione senza condividere con essa dei passaggi che non possono essere saltati, atteggiamento che ha caratterizzato l'Amministrazione attuale, che troppo spesso non è stata capace di coindividere, di coinvolgere, di coordinare la crescita di Sardara. Mancanze che hanno provocato l'interruzione e il regresso del paese e che fanno pensare che chi non ha la reale capacità e volontà di mettersi al servizio della comunità e del bene del proprio paese, sempre per il bene della comunità e del proprio paese dovrebbe fare un passo indietro.
Roberta Atzori

Leggi tutto l'articolo

Il Conte e i contadini

Pubblichiamo la relazione presentata da Roberto Ibba in occasione della manifestazione "Sardara e la Sardegna e i 150 anni dell'Italia unita" che si è svolta giovedì 17 marzo u.s. http://www.novasdisardara.it/il_conte_e_i_contadini.pdf.

Leggi tutto l'articolo

Perchè anche io ho festeggiato i 150 anni dell'unità d'Italia

Dopo tante polemiche a più livelli, ieri siamo finalmente arrivati al tanto atteso 17 marzo, 150° anniversario dalla proclamazione del Regno d'Italia.Oltre alla Lega Nord, protagonista indiscussa di queste polemiche, anche qui in Sardegna abbiamo avuto fasce di dissenso, fortunatamente minoritarie, che hanno interpretato questa ricorrenza come una commemorazione piuttosto che come festa e momento di rinnovata coesione, l'anniversario di un lutto per i Sardi e la Sardegna, il definitivo allontanarsi di un sogno di autonomia e indipendenza, della consacrazione di una “Natzione Sarda”. Sappiamo che non esiste una verità storica assoluta, ma è vero anche che è difficile per un popolo leggere e interpretare una storia che si è sempre voluta negare, cancellare, quasi che facesse paura, a torto, a mio avviso, degli stessi Sardi,che non hanno mai preteso che nelle nostre scuole elementari, medie e superiori si studiasse la storia della Sardegna. E se avessimo studiato la storia sapremmo che l'unità d'Italia non è stata subita come ci insegnano molti luoghi comuni che nei decenni si sono rincorsi, che parlano di una terra schiava e asservita ma che, piuttosto, la Sardegna ha avuto un ruolo fondamentale in questo processo, sia perchè fu il regno di Sardegna, retto dai Savoia, ad espandersi e a diventare Regno d'Italia, sia perchè fu la Sardegna a offrire i principi fondamentali per quello che divenne lo Statuto Albertino prima e, con la proclamazione del Regno d'Italia, carta fondamentale del Regno fin quando non entrò in vigore, il 1º gennaio 1948, la Costituzione della Repubblica italiana. Penso che questi elementi rappresentino una chiave interpretativa del tutto diversa rispetto allo stato di schiavitù che siamo storicamente abituati a pensare, che riabilita totalmente i nostri avi e che testimonia di un rapporto cosciente e fiero, e che mai, come nel caso dei moti antifeudali per il riconoscimento delle prerogative degli stamenti sardi, nonostante le rivolte che culminarono nella cacciata dei piemontesi del 1794, si tramutò in desiderio di indipendenza assoluta dal potere piemontese e della costituzione di un Regno indipendente se non da parte di minoranze esigue, ma piuttosto di un riconoscimento del ruolo degli organismi istituzionali, del Parlamento e delle classi dirigenti sarde, ma sempre in un contesto di collaborazione, di coesistenza con il potere centrale: una lotta per l'autonomia, non per il distacco, il riconoscimento di un'importanza della Sardegna e dei Sardi nell'ottica di un rapporto di collaborazione ma mai di assoggettamento. Del resto è indubbio che fu grazie alla venuta dei Savoia se si fecero molte cose per lo sviluppo e la crescita della Sardegna, perchè i Savoia, di fronte alla prospettiva di caricarsi il mantenimento di un peso morto come doveva allora essere vista allora la Sardegna dal punto di vista delle ricchezze e che non avrebbe prodotto gli sperati introiti per il foraggiamento delle casse del regno, ben pensarono, attraverso l'opera illuminata del ministro Bogino, di applicare delle politiche di razionalizzazione e di sviluppo economico per la nostra isola, intervenendo sul sistema scolastico e universitario, sulla riorganizzazione amministrativa, sul sostegno e la diversificazione dell'agricoltura.
Mi chiedo quante di queste cose sarebbero state fatte se la Sardegna fosse rimasta sola e non avesse accettato il compromesso. Però mi chiedo anche cosa sarebbe successo se i nostri antenati non avessero lottato per rivendicare il ruolo che al Parlamento e ai notabili Sardi veniva sempre più negato.
Dicono che la storia ci insegni sempre qualcosa, e la studiamo anche per trovare nei fatti del passato chiavi interpretative per la soluzione dei problemi di oggi.
Se penso ai fatti storici che hanno portato all'unità d'Italia e li paragono al contesto di questi giorni, in un momento in cui il federalismo sta vedendo la luce, mi chiedo cosa questo possa e debba significare per noi Sardi, se un'opportunità o minaccia. Io penso che debba essere interpretato come opportunità ma solo se, traendo insegnamento da quello che i protagonisti del nostro risorgimento rivendicavano per sé, sapremo raccoglier la sfida di una nuova autonomia dallo stato centrale continuando a sentirci, al contempo, parte della nazione italiana, rivendicando un ruolo importante all'interno di un'Italia federale, rivendicando ciò che è della Sardegna e dei Sardi, ma non in maniera sterile e statica, bensì utilizzando le nostre risorse per la crescita delle nostra terra e della nostra gente. E' questo, a mio avviso, il senso del federalismo nell'unità nazionale, l'unione consapevole di più parti che scelgono di stare assieme, di fare parte dello stesso corpo, nel rispetto delle identità e delle diversità di ciascuno, perchè capiscono che stare assieme fa bene a tutti e non solo a pochi. E se l'unione è consapevole e proattiva, come si fa a sentirsi servi?come si fa a non comprendere l'utilità di essere parte di una nazione fatta di regioni autonome ma federate e sorelle, che hanno in comune storia, lingua, cultura, tradizioni in primis e sviluppo e benessere poi?
E allora viva l'Italia unita, e viva la Sardegna nell'Italia unita!
Roberta Atzori

Leggi tutto l'articolo

domenica 20 marzo 2011

Intervento del Presidente Napolitano per i 150° dell'Unità d'Italia

Montecitorio, 17/03/2011Intervento del Presidente Napolitano alla Seduta comune del Parlamento in occasionedell'apertura delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia http://www.novasdisardara.it/discorso.pdf

Leggi tutto l'articolo

giovedì 17 marzo 2011

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Bene ha fatto Roberta Atzori a promuovere e sollecitare il dibattito riguardante il futuro della nostra comunità. Un dibattito in cui augura e auspica il contributo della popolazione e delle nuove generazioni in particolare. Io non sono molto ottimista anche se Roberta afferma una verità sacrosanta: “ senza condivisione qualsiasi progetto è destinato al fallimento ”.
Progetto che deve essere costruito dalla collettività e non soltanto dal contributo di pochi. Ecco perché è necessario creare uno spazio di incontro e discussione in cui condividere proposte, sollevare problemi, prospettare soluzioni in modo che i sardaresi possano delineare il proprio futuro. Se mi è consentito anch’io vorrei fare alcune considerazioni che spero possano essere utili alla discussione. Sardara ha la fortuna di possedere una risorsa che tutte le altre comunità vorrebbero avere: le sorgenti di acque termali. Ho netta la sensazione che il paese però, nel suo complesso, non si renda esattamente conto delle grandissime opportunità che questa ricchezza può offrire per il decollo e il progresso della comunità. Io ne ero convinto già trent’anni fa quando cominciammo l’avventura termale. Convinzione rafforzata nel 2001 con l’apertura dello stabilimento comunale e ancor di più nei primi anni 2.000 quando finalmente, con il rinvenimento di nuove sorgenti, si ottenne la concessione mineraria per lo sfruttamento del giacimento termale. Gli ultimi avvenimenti sono purtroppo molto negativi, ma non dobbiamo scoraggiarci: il termalismo è il futuro di Sardara. Occorre crederci. Il piano e il progetto di sviluppo termale esiste già, ma occorre riprenderlo in mano per adeguarlo alle nuove esigenze. Un concorso di idee di esperti e studiosi del termalismo potrebbe essere la base per un nuovo piano di sviluppo che guardi al futuro. Un’altra ricchezza, anch’essa poco percepita e riconosciuta, è costituita dai nostri beni culturali. La bella conferenza di sabato 12, tenuta dalla prof. Schena, ha ricordato a tutti l’importanza storica e la complessità architettonica del Castello di Monreale. Infatti oltre al mastio, ormai messo in sicurezza, si può ammirare il perimetro murario con le torri e, all’interno, il borgo con la cisterna per la raccolta dell’acqua. E poi nuraghi, chiese con opere d’arte importanti ( basti pensare al San Bartolomeo nell’Assunta e al Cristo morto di Santa Anastasìa ), il Museo archeologico, il Centro Storico per il quale occorrerà una oculatissima gestione dei futuri interventi. Ma ciò che costituisce il nucleo centrale e massimamente importante dei nostri beni culturali è il complesso nuragico di Santa Anastasìa. Due pozzi sacri da tempo esplorati, un terzo individuato nella parte finale di Via Eleonora, un altro, anch’esso intonso, nel cortile della casa Atzori. Quattro pozzi sacri nel raggio di quaranta metri in pieno centro storico. Chi può vantare tanto? Altre realtà con molto meno sono riuscite a far ruotare intorno a quel poco un intero sviluppo economico. Abbiamo un gioiello che opportunamente valorizzato, potrebbe attirare attenzione dell’Unesco. Volo con la fantasia? Santa Anastasìa patrimonio dell’umanità. Sardara non ha molte altre risorse, ma una opportunità potrebbe essere offerta dalla sua posizione geografica: a metà strada tra Cagliari e Oristano in piena pianura del Campidano, lambita dalla principale arteria sarda ( la statale 131 ). Perché non offrire anche a prezzi stracciati i lotti del P.I.P. in modo da attrarre insediamenti industriali e quindi nuovi posti di lavoro? Un’altra occasione di cambiamento la può offrire l’agricoltura. Nel periodo punico e poi in quello romano la Sardegna era un immenso granaio. E il cuore di questo granaio era rappresentato dal Campidano, dalla Marmilla e dalla Trexenta: Sardara a pieno diritto ne faceva parte. Le sue terre generose oggi in gran parte irrigate, con un razionale riordino
potrebbero offrire opportunità di lavoro a molti giovani che oggi faticano a trovare una occupazione. Il riordino fondiario non è una cosa facile, ma non per questo bisogna desistere dal perseguirlo. Queste che ho esposto sono alcune ipotesi di lavoro, altri ne troveranno di nuove. Se il nostro contributo potrà essere d’aiuto ai prossimi amministratori ci resterà la soddisfazione di aver dato una mano per cambiare il nostro paese.
Luigi Melis

Leggi tutto l'articolo

Il Castello di Monreale:un ottimo motivo per visitare Sardara

Sabato 12 marzo ho assistito alla conferenza “Sardara e il Castello di Monreale nella storia del Regno giudicale di Arborea” organizzata dall'associazione CostruireFuturo e curata dalla professoressa Olivetta Schena, ricercatrice e professoressa di Storia Medievale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Cagliari. Ho assistito con piacere perchè penso che sia importante recuperare la storia e il ruolo che Sardara ha ricoperto nei secoli e soprattutto in un periodo importante per la Sardegna come quello dei Giudicati. Questa memoria è patrimonio comune, e in quanto tale va tutelata, valorizzata e protetta.
Nel caso di Sardara, però, penso che l'excursus storico legato all'importanza e al ruolo svolto dal Castello di Monreale nel periodo giudicale che ci ha regalato la professoressa Schena assuma una valenza ancora maggiore e importante.
Per un paese come il nostro, prevalentemente associato alle Terme e in misura minore all'archeologia, ma da cui ancora non è riuscito a produrre un indotto economico soddisfacente e a far diventare il turismo settore trainante per l'economia del paese, trovare elementi che permettano di potenziare e diversificare l'offerta turistica diventano indispensabili per promuovere lo sviluppo, la crescita di Sardara e del nostro territorio.
Il Castello di Monreale potrebbe essere quindi il fulcro di un piano di sviluppo turistico integrato, allargato alla collaborazione con altri paesi che hanno allo stesso modo ricoperto un ruolo storico di rilievo in questo periodo, per la realizzazione di un itinerario che tocchi i paesi che sono stati protagonisti del periodo giudicale, rappresentando un'offerta turistica innovativa non legata al mare e al periodo estivo (e quindi fruibile durante tutto l'anno), e che è migliorerebbe il posizionamento turistico e la visibilità di Sardara aldilà del fattore “Terme”, promuovendo il nostro paese come meta di gite scolastiche, percorsi di ricerca e approfondimenti, luogo ideale per conferenze e convegni universitari sul tema e non solo, ottenendo così visibilità a livello nazionale e internazionale, ma soprattutto creando nuove possibilità di lavoro per i giovani, per le imprese, per le attività commerciali.
Il tutto dovrebbe essere inquadrato all'interno del già presente contesto turistico e produttivo di Sardara, cioè accanto alle Terme, al centro storico e al centro commerciale naturale, all'archeologia e al museo di Villa Abbas, alle Chiese e ai Santuari già tradizionalmente meta di pellegrinaggi.
Questo è il tesoro di Sardara e il patrimonio dei Sardaresi e, a mio avviso, rappresenta la chiave per lo sviluppo del nostro paese, per il futuro dei nostri giovani, per il benessere di noi tutti.
Roberta Atzori

Leggi tutto l'articolo

VERSO LE ACQUE SUPERIORI

L’antologica “Verso le acque superiori” che si tiene a Sardara, presso Casa Pilloni, dal 12 marzo al 12 giugno 2011, è un chiaro omaggio dell’artista Giuseppe Bosich alla magia del luogo. Lo spazio espositivo di Casa Pilloni sorge infatti sull’area sacra del santuario nuragico di Sant’Anastasia, al centro del paese, dove un tempo avvenivano i riti di guarigione legati al culto delle acque, nel pozzo sacro che la tradizione ricorda come “Funtana de is dolus”. La mostra curata in sinergia con lo staff professionale della Cooperativa Villa Abbas, gestore delle strutture culturali del paese, è stata voluta dal Comune di Sardara che si è avvalso della collaborazione di enti pubblici partners, come la Provincia del Medio Campidano e il Consorzio Turistico Sa Corona Arrubia, e di partners privati come gli Amici dell’Arte di Ghilarza.
Divisa in cinque sale tematiche la mostra ospita 64 opere appartenenti a periodi diversi e realizzate con tecniche differenti: si va dalle preziose tele di grandi dimensioni alle carte dipinte, dal grande polittico composto da dodici elementi fino ad arrivare alle raffinate incisioni, all’acquaforte e all’acquatinta, colorate col metodo poupée e raggruppate in due bestiari.
La prima sala introduce al tema. E’ dedicata all’acqua, l’incipit di un percorso logico che di sala in sala conduce verso un ideale cammino alchemico fatto di combinazioni di elementi primari e di idioletti figurali che costituiscono il celebrato alfabeto pittorico di Giuseppe Bosich: è la sintesi della filosofia spirituale connaturata alla sua arte. In questa sala troviamo anche le “opere immagine” dell’esposizione, la grande tela “Verso le acque superiori” che dà il nome alla mostra e il “Paradiso sommerso” che ha prestato un particolare pittorico alla campagna di comunicazione dell’evento.
La seconda sala raccoglie il polittico “Archana Archanorum”, che da il titolo alla sala. In dodici tele di uguale formato, tecnica e dimensione viene rappresentato “Il segreto dei segreti” composto dalla combinazione dei quattro elementi, terra, acqua, aria e fuoco, a ciascuno dei quali l’artista dedica un trittico simbolico.
E’ propriamente l’arcana combinatio dei quatto elementi che ci permette di comprendere le figure topiche che sono rappresentate nella terza sala dedicata alle “manifestazioni svelate”. Tra le pareti ritroviamo gli elementi ricomposti nelle storiche invenzioni di Giuseppe Bosich: la sedia antropomorfa, la lumaca benedicente, i fiori di carne, la mandorla sacra, gli eoni, i muratori, i frutti sacri.
La quarta e la quinta sala, situate al piano superiore, sono invece interamente dedicate all’incisione e ai due bestiari fantastici, quello di “Sandaliotis”, legato alla Sardegna, il cui nome antico era Sandalia, e quello surrealista “Il riso dell’ornitorinco”, creato in collaborazione col genio fantastico e letterario di Mimmo Bua, colto autore sardo prematuramente scomparso. Qui la manifestazione immaginifica del nostro pittore si lega all’intimità degli spazi espositivi dell’antica mansarda che, evocando un’atmosfera di altri tempi, si ricongiunge idealmente al pozzo sacro visibile dai pertugi delle finestrelle che dall’alto regalano un’interessante affaccio sull’area sacra.

Il Curatore della Mostra(Dott. Paolo Sirena) http://www.novasdisardara.it/mosca%20macedda.jpg http://www.novasdisardara.it/fuoco%201%c2%b0%20min.jpg

Leggi tutto l'articolo

domenica 13 marzo 2011

SBLOCCARE IL CENTRO STORICO E CREARE LAVORO


Pubblichiamo la decisione dell'Assessorato Regionale degli Enti Locali Finanze ed Urbanistica del 21 aprile 2008 con la quale il Piano Particolareggiato del Centro Storico del nostro paese, approvato nel lontano 1988, è stato in pratica riapprovato e giudicato “conforme “ al Piano Paesaggistico Regionale del 2006.
Abbiamo tratto la Determinazione della Direzione Generale della Pianificazione Urbanistica Territoriale della Regione dal sito internet regionale perché non è accessibile per via telematica in quello del Comune ed ai cittadini e ai tecnici locali, specie a quelli più giovani, non è consentito di conoscerla con facilità, di studiarla e di crescere professionalmente.
Questa approvazione regionale del Piano Particolareggiato del Centro Storico è stata necessaria per rispettare sia le prescrizioni del “Codice Urbani”, così chiamato dal nome del Ministro di centro destra Giuliano Urbani, che nel 2004 emanò un Decreto Legislativo apposito, sia gli obblighi imposti dal Piano Paesaggistico Regionale approvato nel 2006 dalla Giunta regionale di centro sinistra di Renato Soru.
Il Piano Paesaggistico Regionale obbliga i comuni sardi a procedere all'adeguamento dei Piani Urbanistici Comunali e dei Piani Particolareggiati del Centri Storici alle nuove norme di tutela ambientale. I comuni più efficienti hanno già provveduto o lo stanno facendo. La nostra Amministrazione comunale non si è ancora messa il problema e non ha ancora incaricato i tecnici per studiare e predisporre i progetti e la normativa adatta per la nostra realtà.
Le conseguenze di questa paralisi sono però pesanti per il paese. Infatti fino a quando non sarà predisposto e approvato l'adeguamento del P.U.C. e del Piano Particolareggiato del Centro Storico il Comune non potrà approvare direttamente tutti i progetti. Potrà autorizzare solamente gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro conservativo e ristrutturazione interna degli edifici di cui non si si modifica la parte esterna e solo dopo aver ottenuto un apposito nulla osta dell'Assessorato Regionale degli Enti Locali Finanze ed Urbanistica. Di conseguenza in tutti gli altri casi ogni singolo progetto dev'essere mandato alla Regione ed aspettare a lungo con un insopportabile appesantimento burocratico ed un aggravamento dei costi.
Questa inerzia dell'Amministrazione comunale rende la situazione sempre più insostenibile. Le famiglie sono abbandonate a se stesse, prive delle informazioni indispensabili, con enormi difficoltà anche per l'esecuzione degli interventi più semplici e più necessari. I tecnici sono anch'essi senza punti di riferimento. Molte occasioni di lavoro per i progettisti, per le imprese e per i disoccupati vengono perse.
Tra i costi pesanti ci sono anche lo scoraggiamento, l'esasperazione e la rabbia di molti cittadini. C'è anche chi, non potendone più, costruisce abusivamente. Spuntano così , in modo incontrollato veri e propri sfregi urbanistici che stanno deturpando un centro storico che molti ci invidiano.
Siamo di fronte ad una situazione ormai sfuggita di mano agli amministratori comunali e sono evidenti i danni alle famiglie, all'economia, alla stessa legalità. Chi amministra non può abdicare ai propri compiti e alle proprie responsabilità senza penalizzare la comunità cittadina. http://www.novasdisardara.it/6_83_20080725093710.pdf

Leggi tutto l'articolo

mercoledì 9 marzo 2011

Amministrative a Sardara: perchè è importante partecipare al dibattito

E' ormai ufficiale, il 15 e 16 maggio torneremo alle urne per eleggere il nuovo Sindaco e rinnovare il consiglio comunale di Sardara. Sarà un momento importante, in cui avremo la possibilità di ridare slancio allo sviluppo del nostro paese e riavviare un processo drammaticamente interrotto per 5 anni, sia a causa della crisi economica che ormai manifesta i suoi pesanti effetti, sia a causa di scelte amministrative che hanno perso di vista il vero obiettivo, il benessere del paese.
Sardara in questo momento ha bisogno di energia per ripartire, ha bisogno di un progetto che comprenda e parta da tutte le componenti che rappresentano le forze sociali, politiche e economiche del nostro paese e sappia ridare fiducia alla popolazione.
Un progetto che, qualunque esso sia, potrà avere successo solo se ci saranno tanti remi che si dirigeranno verso la stessa direzione, se sarà avviato attraverso la partecipazione attiva dei giovani, delle donne e degli uomini sardaresi che dovranno esserne parte attiva per dare voce a problemi, esigenze, proposte che tutti noi cittadini dobbiamo contribuire a realizzare e concretizzare collaborando a stretto contatto con l'Amministrazione che, attraverso il nostro voto, avrà l'onore di tradurre in pratica e con azioni concrete la fiducia che sarà a lei concessa, nel rispetto delle potenzialità di Sardara, per uno sviluppo sostenibile e coerente con la sua vocazione.
Per questo è necessario creare uno spazio di incontro in cui condividere proposte e dove possa essere costruito un progetto che sia della collettività e non solo di pochi, capace di coinvolgere cittadini, categorie e attori locali, e tutti coloro che possono contribuire positivamente con idee e impegno.
E' per questo che avviare un dibattito e alimentarlo con il contributo di tutta la popolazione è così importante, perchè non c'è sviluppo senza condivisione, e ogni progetto che nasce senza condivisione e partecipazione di quelli che sono i suoi destinatari nasce monco, menomato, non ha la forza per sopravvivere, per realizzarsi.
Questo vuole essere il mio invito a tutti, di provarlo a costruirlo assieme questo progetto, contribuendo attraverso incontri, articoli inviati all'indirizzo redazione@novasdisardara.it, approfondimenti, segnalazioni delle nostre e vostre esigenze come cittadini o lavoratori, commenti su temi di attualità o che riteniamo importanti per lo sviluppo del paese.
Ci sono momenti in cui delegare non è più possibile, e essere cittadini significa anche prendersi la responsabilità di scrivere il futuro che vogliamo anche usando la nostra penna.

Roberta Atzori

Leggi tutto l'articolo

Sardara e la Sardegna e i 150 anni dell'Italia unita

Il Circolo Arci 1° Maggio informa che Giovedì 17 marzo alle ore 10,00, presso i locali del Circolo Arci, via Umberto 4, si terrà un incontro - dibattito su "Sardara e la Sardegna e i 150 anni dell'Italia unita". L'iniziativa vuol essere un momento delle celebrazioni dell'unità nazionale.

Leggi tutto l'articolo

Sardara e il Castello di Monreale nella storia del Regno Giudicale di Arborea

L'Associazione Costruire Futuro ed il Circolo Arci 1° Maggio Sabato comunicano che sabato 12 Marzo 2011, alle ore 18,00, presso il Centro di aggregazione Sociale di Via Oristano, si terrà la conferenza sul tema: "Sardara e il Castello di Monreale nella storia del Regno Giudicale di Arborea". Il relatore sarà Olivetta Schena, professoressa di Storia Medioevale, Univeristà di Cagliari.

Leggi tutto l'articolo

Verso le acque superiori

Pubblichiamo l'invito per l'inaugurazione presso Villa Diana, Piazza Emilio Lussu Venerdì 11 Marzo 2010 ore 16,30, della mostra d'arte "Verso le acque superiori", personale di Giuseppe Bosich. http://www.novasdisardara.it/invito.pdf

Leggi tutto l'articolo

sabato 5 marzo 2011

IL RENDICONTO


Nell’ultimo bilancio recentemente approvato dai nostri amministratori (con voto contrario della minoranza) una posta destina la somma di 6.000 euro per la redazione di un rendiconto dei loro cinque anni di amministrazione.
Il rendiconto di fine mandato è una prassi consolidata e direi anche doverosa a cui tutte le amministrazioni si sottopongono. Ricordo di avervi concorso anch’io in tutte e cinque le amministrazioni in cui sono stato coinvolto. Ricordo anche che lo si pagava di tasca propria quotandoci personalmente fino alla copertura della spesa. Spesa che per il rendiconto dell’amministrazione Zucca sembra piuttosto esagerata: ammonta a ben 6.000 euro che però non sborsano gli amministratori ma gli amministrati, cioè tutti noi. Non è certamente una bella cosa. Mi meraviglia come gli amministratori che non condividono questo modo di agire, e in privato lo dichiarano apertamente, diano poi il loro voto favorevole in Consiglio comunale. Consiglio comunale che, basta avervi assistito anche poche volte, ha già tracciato le linee difensive di quanto non è riuscito a realizzare in questi cinque anni: la colpa del loro fallimento è da imputare totalmente alle precedenti amministrazioni che hanno sbagliato tutto e pregiudicato qualsiasi realizzazione alla povera giunta Zucca. Pregiudicato al punto tale che nel carniere si ritrovano la miseria di una rotonda, perché di quella d’accesso alla zona industriale è meglio non parlarne. Come pure non si parli della bitumatura della vecchia Via Nazionale. Il prossimo rendiconto, con tutta probabilità, sarà l’occasione per farsi la campagna elettorale per le imminenti amministrative a spese di noi sardaresi. Si comincerà dalla scelta infelice del sito su cui far sorgere lo stabilimento termale, delle manchevolezze nella realizzazione, dell’affidamento, anch’esso infelice, della gestione alla società "Millepini S.r.l." di Montegrotto Terme. Certamente non si parlerà dell’alzata d’ingegno dei zucchiani che ha portato alla sua chiusura. Stabilimento che per nove anni, con tutte le sue manchevolezze, ha dato lavoro ad oltre 20 dipendenti e fatto conoscere Sardara in tutta la Sardegna. Non parleranno certamente della trasparenza più volte invocata, né dei miracolosi insediamenti nella zona industriale e tanto meno dei posti di lavoro che " la giunta del fare" aveva promesso. Ricordate? Non parleranno dei soldi spesi per gli avvocati, ormai hanno un contenzioso aperto con tutti, né della mazzate che ne conseguiranno e che cadranno sulla testa dei prossimi amministratori. Parleranno di espropri non pagati in zona terme, ma non dei cinque miliardi delle vecchie lire lasciati a loro disposizione dalla precedente amministrazione, con i quali avrebbero potuto sistemare tutte queste pendenze e rinnovato lo stabilimento. Hanno preferito chiuderlo e ipotizzarne la vendita, come del resto hanno già fatto con il terreno che tutti gli anni ospitava il parcheggio per la festa di Santa Mariaquas. Voglio ricordare che tutte le amministrazioni devono farsi carico di situazioni che si sono determinate precedentemente; è una cosa naturale e di normale amministrazione da affrontare e risolvere senza gridare allo scandalo. Nei primi anni ottanta la prima amministrazione Caddeo pagò gli espropri dei terreni per il campo sportivo ed il parco pubblico, espropri iniziati dalla giunta che l’aveva preceduta. Senza clamore o scandalo, anzi completò quelle due opere. Aspettiamo il rendiconto, sono curioso di vedere come giustificheranno la cacciata del vicesindaco Marras e l’abbandono dell’assessore Serra, che volevano costringere anche alle dimissioni da consigliere per poterlo sostituire con qualcuno dei non eletti probabilmente più organico o accondiscendente agli ordini di scuderia. (Luigi Melis)

Leggi tutto l'articolo

“Clear World, clear future”

Circa un mese fa a Marmaris, nel comune turco di Içmeler, si è svolto un incontro a livello europeo. Il tema dell'incontro - “Clear World, clear future” - era l'importanza di un mondo pulito, da cui far nascere un futuro migliore. E come avremmo potuto non sentirci tirati in ballo? Da sardi, conosciamo in prima persona l'importanza della nostra terra; da sardi, apprezziamo da sempre ciò che la nostra terra è in grado di offrirci.
Inizialmente, le nazioni invitate a partecipare erano 8: Italia, Francia, Ungheria, Lituania, Polonia, Bulgaria, Romania e Turchia, ma il mancato arrivo di Ungheria e Francia ha ridotto il numero dei partecipanti all'ultimo momento.
In quei sette giorni tra dibattiti e attività all'aperto si è parlato principalmente del rispetto dell'ambiente e dell'importanza che ciascuno di noi può avere nel suo piccolo. Perché - si sa - è di gocce che è fatto il mare. E, complici un gruppo affiatatissimo (con un'accompagnatrice degna di lode) e la nostra voglia di novità, i gruppi ci hanno accolto a braccia aperte, sia per le nostre idee, sia per il nostro modo di apportarci a ciò che ci veniva proposto con freschezza e disponibilità.
Quello che più mi ha colpito è stato l'amore che i partecipanti hanno manifestato nei confronti dell'Italia, dimostrando di conoscere le bellezze naturali e architettoniche che il bel Paese possiede e dovremmo cercare di preservare in tutti i modi.
Grazie alle serate culturali che hanno caratterizzato le nostre notti abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con le culture degli alti partecipanti attraverso prodotti tipici, canti e balli. Ovviamente, anche l'Italia non ha voluto essere da meno, dimostrando che il binomio italiani-senso del ritmo non è un binomio azzeccatissimo, ma conquistando i cuori di tutti con la nostra buona volontà e i nostri prodotti locali.
A volte risultava difficile comunicare con alcuni partecipanti, perché non tutti conoscevano l'inglese, ma questa difficoltà è stata facilmente superata grazie alla buona volontà e al senso dell'adattamento, importantissimo in un viaggio come il nostro.
Alla fine di questa esperienza, parlando con i miei compagni di avventura è uscito fuori che ognuno di noi, in un modo o nell'altro, si è sentito più ricco e più carico di belle aspettative per il futuro. Ed è proprio al futuro che rivolgo il mio ultimo pensiero: sarebbe fantastico se, col passare del tempo, la gente si rendesse conto della grande forza che i giovani possono rappresentare; sarebbe fantastico se, in futuro, altri giovani sardaresi avessero la fortuna di vivere un'esperienza del genere.
Anna

Leggi tutto l'articolo