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giovedì 28 aprile 2011

“Sardara Cambia”

Pubblichiamo la relazione introduttiva del candidato sindaco Giuseppe Garau illustrata in occasione della presentazione della Lista Sardara Cambia. http://www.novasdisardara.it/presentazione%20sardara%20cambia%20-%20peppegarau.pdf

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L‘ULTIMO REGALO

Sono venti i giorni che mancano alle “fatidiche” giornate del 15-16 maggio. Data che potrà segnare una svolta o la prosecuzione di quanto, purtroppo, abbiamo subìto in questi ultimi cinque anni. Non è un mistero la mia appartenenza, da sempre, al popolo della sinistra. Mi sono proposto però di spogliarmi di qualsiasi posizione di parte per cercare di giudicare il più obiettivamente possibile, l’operato della giunta Zucca in questi anni di amministrazione. Per quanti sforzi abbia fatto non sono riuscito a trovare una iniziativa, un’opera di qualche levatura che potesse caratterizzare e tramandare ai posteri il loro passaggio in Comune. Per quanto riguarda i Beni Culturali in cinque anni non si è mossa foglia. Il Museo è fermo al 2006. In tutto questo tempo non c’è stato il rinnovamento espositivo più volte annunciato e promesso. Per il Castello e le Terme c’erano a disposizione, pronta cassa, cinque miliardi delle vecchie lire. C’è qualcuno che possa indicarmi il risultato della spendita di tale risorsa? Fermo è pure il nostro bel Centro Storico poiché non sono stati messi in essere gli strumenti tecnici che consentissero di intervenire e operare. E dai risultati dei pochi interventi effettuati, non so se autorizzati o tollerati, forse è stato bene così. In cinque anni non è stato messo a dimora un albero, anzi parecchi sono scomparsi e mai sostituiti; le campagne sono nuovamente invase da rifiuti di ogni genere. Nella zona artigianale il tempo si è fermato. Dopo tanti proclami e annunciate file di imprenditori pronti e impazienti di realizzare nuovi insediamenti produttivi, il nostro P.I.P. non ha visto sorgere nessun nuovo capannone. I pochi lavori pubblici realizzati hanno messo in luce l’imperizia, il pressappochismo, l’avventatezza degli amministratori: tutti ricordiamo la beffa dei lavori stradali in Viale dei Platani e nella Via Cagliari. Hanno cercato in tutti i modi di contrastare la Pro Loco che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di qualsiasi amministrazione. Potrei a lungo continuare, ma mi fermo convinto che il sindaco Zucca e la sua amministrazione probabilmente verranno ricordati per la sola rotonda di “Sa gruxi santa”: di quella d’ingresso al PIP è meglio non parlarne. Ma il capolavoro dei nostri eroi è stata la politica termale. Sono riusciti a distruggere una delle poche fonti di lavoro nel nostro territorio e creare una marea di contenziosi con tutti quelli con i quali sono entrati in contatto. In futuro i prossimi amministratori hanno il lavoro assicurato per rimettere a posto i cocci di questa sciagurata amministrazione. Cacciato il vecchio gestore Boaretto, era stato messo in sella Denughes, a sua volta messo alla porta con conseguente inizio di un’altra causa giudiziaria. L’A.T.I. ( Associazione Temporanea di Imprese ) “Salute & Benessere – Casteldoria Terme Spa” in una lettera datata 14 aprile 2011 pone una serie di problemi riguardanti il rimborso delle spese sostenute, che tra lavori eseguiti nello stabilimento, guardianìa ( euro 172.800 ), bollette Enel ed Abbanoa, cauzioni, parcella della prof. Brigitte Kettner supervisore per il personale, mancati guadagni etc. ammontano e, ad occhio e croce, abbondantemente superano, il mezzo milione di euro. I legali della società intimano al Comune il pagamento entro 15 gg. , riservandosi in caso contrario azioni in sede giudiziaria. Leggendo questa lettera si scoprono delle cose che lasciano interdetti. Nella gara del 2009, vinta da Casteldoria Terme Spa, era espressamente fatto obbligo di assunzione degli ex dipendenti dell’Hotel Eucalipti, nell’ultima del 23 marzo 2011 a tal proposito non c’è alcuna indicazione. Semmai lo stabilimento dovesse riaprire i lavoratori che per anni lo hanno tirato su e mantenuto in piedi, resteranno a spasso. L’ultimo regalo dell’amministrazione Zucca ai sardaresi. ( Luigi Melis )

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Confesercenti a Sardara per parlare di Centri Commerciali Naturali e piccolo commercio

Venerdì 29 aprile alle ore 15.30, presso la sala convegni dell'hotel Antica Casa Diana di Sardara, si terrà una riunione informativa dal titolo “I Centri Commerciali naturali: sviluppi futuri e opportunità per le imprese commerciali, artigianali e turistiche”, organizzata dalla Confesercenti provinciale di Cagliari. I Centri Commerciali Naturali, riconosciuti dalla legge regionale n. 5/2006, possono sfruttare una linea di finanziamento che la Regione Sardegna mette loro a disposizione per finanziare le attività di animazione economica legate la territorio, necessarie per il rifiorire della vita nei nostri centri urbani.
L’attuazione di questi programmi di sviluppo però non è stata semplice, a causa anche della complessità che spesso accompagna le normative per la finanza agevolata, e molti CCN si sono poi trovati nella condizione di non essere stati in grado di poter spendere questi fondi.
Oggi ci troviamo nella situazione per la quale è necessario che ci sia la revisione della legge di riferimento per il commercio (L.R. 5/2006) che in molte sue parti va rivista, corretta e adeguata ai tempi, che ci siano maggiori fondi e modifiche per la legge 9/2002, che finanzia le attività commerciali, che ci sia un blocco della realizzazione di nuove grandi strutture di vendita e della loro indiscriminata apertura 365 giorni all’anno, a danno del piccolo commercio che invece è la vera forza trainante del settore.
Nel corso del dibattito, che ha l'obiettivo di offrire un aggiornamento sulla normativa per i CCN e i finanziamenti concessi per sostenere e tutelare tale forma di associazionismo, si affronteranno i temi che rappresentano difficoltà nell'operatività dei CCN e verranno portate testimonianze dai CCN di Sardara, Cagliari e Samassi. Il dibattito, aperto al pubblico, fungerà da ulteriore spunto di riflessione per ricavare proposte concrete da applicare sul territorio.

All'incontro interverranno:

Nicola Murru – Direttore Confesercenti Cagliari
Roberta Atzori – esperta di marketing del Territorio
Andrea Onnis – presidente del CCN Sardara
Roberto Bolognese – Presidente CCN Cagliari Centro Storico
Giuseppe Setzu – Presidente CCN Samassi

L'ingresso è libero.

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sabato 23 aprile 2011

Sardara Cambia: appunti e proposte.


Ho scritto gli appunti per questo intervento sul retro di volantini che pubblicizzavano una manifestazione per il referendum sull’acqua pubblica. Non solo perché qualche foglio mi è avanzato, ma soprattutto perché l’acqua ha un valore simbolico e culturale molto forte per Sardara.
Ha un valore fin dalla sua fondazione attorno al pozzo nuragico di Sant’Anastasia. Ha un valore nei “luoghi” del suo territorio (Villa Abbas e le terme). Ha un valore altissimo anche nella sua religiosità.
E l’acqua ha uno spazio importante anche nel simbolo della lista Sardara Cambia.
Cinque anni fa ricordo che in un intervento citai l’economista Jeremy Rifkin e il suo libro che parlava dell’esigenza di garantire l’accesso a tutti verso le risorse materiali e immateriali. L’acqua è una di queste risorse.
Anche ora voglio citare Rifkin, che ha intitolato il suo ultimo libro La civiltà dell’empatia. Sostiene che nel futuro gran parte dei rapporti economici e politici si baserà sui buoni rapporti personali. Badate bene, Rifkin non si inventa nulla di nuovo rispetto a quello che abbiamo conosciuto nelle nostre comunità. L’insieme di quel tessuto di relazioni sociali e solidali che regolava la vita della comunità, ne garantiva gli equilibri, ne componeva i conflitti.
Ripensando a cinque anni fa non si può che provare a trovare le differenze tra le diverse immagini di Sardara allora e Sardara oggi.
Ma soprattutto è opportuno compiere lo sforzo di capire i percorsi fin qui fatti.
Cinque anni fa si presentavano tre liste, oggi due. C’erano soggetti politici diversi e nel tempo ne sono nati di nuovi. C’era un’esperienza politica che durava da venticinque anni e che si è bruscamente interrotta tra mille contraddizioni.
La destra vinse le elezioni con l’intenzione di cancellare un’idea di paese che fino ad allora era stata portata avanti. Ora l’esperienza politica della destra in questi cinque anni si presenta di fronte all’esame dei Sardaresi.
Il giudizio, per quanta bontà umana si possa avere, non può che essere politicamente negativo. Facciamo ancora una volta lo sforzo mentale di trovare le differenze. Voglio solo citare una cosa, parafrasando Carlo Emilio Gadda: quel gran pasticciaccio delle terme di Sardara. Oggi abbiamo una struttura chiusa e un’immagine da ricostruire. Bisogna risolvere tutti i problemi legali che verranno ereditati e ripartire con una pianificazione territoriale adeguata e sostenibile.
Il paese ha vissuto questi ultimi mesi in un clima da caduta dell’impero. Sfiducie, divisioni e litigiosità. Giunta e Consiglio senza più il polso politico, deleghe revocate, forti problemi politici.
Nel frattempo noi abbiamo seguito un altro percorso. Non senza difficoltà e scelte difficili. È nato un nuovo soggetto politico che attraverso momenti di discussione e di sintesi ha portato alla formazione di un gruppo unico in Consiglio Comunale. Nei mesi che ci portavano verso l’appuntamento elettorale abbiamo deciso, con una scelta sicuramente non facile, di proporre una fase nuova per il paese. Una fase nuova che vuole partire prima di tutto dalla politica: c’è l’esigenza di un forte rinnovamento generazionale, che non significa esclusivamente anagrafico, che faccia emergere una nuova classe di amministratori. Una fase nuova dal punto di vista programmatico con un progetto nuovo per il paese che guardi dal presente ai prossimi decenni.
Noi pensiamo a un paese in grado di confrontarsi a testa alta con le sfide globali del futuro, in un mondo che, citando Gramsci, appare grande e terribile, dove l’ultra liberismo ha causato l’effetto sociale di un individualismo estremizzato all’ennesima potenza, una distruzione di tutti quei rapporti solidali che citavo sopra.
Chi stava indietro non si poteva aspettare, e tutto questo ha portato a risvolti talora drammatici.
Per questo la chiave di sopravvivenza e di rilancio di un paese come il nostro riparte dalla riscoperta del concetto di comunità.
Sardara ha bisogno di tutti: di laureati scientifici, umanistici e sociali, di agricoltori e artigiani, di operai e di imprenditori, di uomini e donne, giovani e anziani che devono riscoprire il senso di appartenenza alla propria comunità.
Certo la sfida non è facile. Non è facile chiedere a un giovane laureato di restare nella propria comunità, quando non trova spazio per le competenze che ha appreso negli anni di studio. Non è facile chiedere di restare a un giovane lavoratore che in questi anni ha visto dimezzati i propri diritti rispetto a quelli dei suoi genitori.
Ma questa fase nuova per il paese ha l’obbligo di partire ottimista nonostante le difficoltà di cui siamo ben consapevoli.
Occorre lavorare molto per ricostruire ciò che in questi anni è stato abbandonato. Bisogna creare un nuovo clima sociale e culturale. Bisogna riscoprire l’amore per il proprio paese, iniziando dalla tutela e dalla valorizzazione del proprio paesaggio e del centro storico. Tutelare non significa bloccare il progresso, significa anzi creare i presupposti per la valorizzazione del bene paesaggistico, riconosciuto soprattutto a livello europeo. Con un corretto utilizzo degli strumenti urbanistici sarà possibile riprendere un discorso interrotto qualche anno fa.
Tutela e valorizzazione del centro storico hanno bisogno di tecnici esperti, maestranze adeguate, e già questo può essere un primo passo per rimettere in moto l’edilizia, uno dei settori produttivi storici a Sardara.
Centro storico vuol dire soprattutto beni culturali. Non rifacciamo l’elenco delle ricchezze culturali di Sardara, che sono ben note a tutti. Occorre ritrovare di nuovo uno slancio come quello che portò al riconoscimento della Bandiera Arancione e alla certificazione Herity. Pensiamo a un nuovo marketing turistico, alla collaborazione con gli operatori museali e turistici. Utilizziamo le competenze dei giovani laureati nel campo dei beni culturali e del turismo. Quanto più Sardara riuscirà a differenziarsi e a distinguersi per la sua offerta culturale e turistica, tanto più avremo la possibilità di creare occupazione anche per gli altri settori.
Agricoltura e artigianato non vivono infatti un buon momento strutturale. Anche questi settori si devono scontrare con il mercato globale, fatto di produzioni sicuramente più scadenti ma economiche, alle quali fanno affidamento le catene della grande distribuzione, mettendo in ginocchio i nostri agricoltori e i nostri artigiani. La storica frammentazione delle proprietà non favorisce poi l’avvio di moderne tecniche agricole e di produzioni convenienti.
La vera sfida sta ancora una volta nella specializzazione verso colture di qualità che possano competere con produzioni di alto valore, magari ottenendo riconoscimenti e marchi di prestigio. Questo può essere fatto in un paese che ha tradizionalmente nell’agricoltura uno dei suoi settori produttivi trainanti.
L’altro grande settore produttivo è quello artigianale legato all’edilizia. Le maestranze e i tecnici sardaresi sono noti per le loro capacità. Abbiamo visto in questi anni diverse piccole imprese cercare di emergere nel mercato, con tutte le difficoltà che si possono incontrare. Un’amministrazione comunale attenta non può soltanto osservare, ma deve rendersi promotrice dello sviluppo favorendo la creazione di imprese competitive, attraverso lo snellimento delle pratiche burocratiche e l’assistenza nella fase di incubazione. Le occasioni che si presenteranno sia sul settore del recupero degli edifici storici che sulla costruzione di nuovi edifici sui quali ci saranno sempre maggiori vincoli legati alla sostenibilità e al risparmio energetico, vanno colte con la specializzazione tecnica e la dotazione di figure professionali competenti.
L’istruzione e la formazione sono dunque elementi centrali. Non lo sono da oggi: sopravvive al futuro chi è in grado di risolvere problemi e fare proposte.
Oggi abbiamo centinaia di ragazzi che ogni mattina viaggiano per i paesi della provincia per recarsi negli istituti superiori. E altrettanti trascorrono la settimana a Cagliari o Sassari per seguire le lezioni e dare gli esami all’Università. Qualche decina studia nelle università del continente.
Non ci si può più limitare a un mero rimborso di spese viaggio per gli studenti medi. Un paese che crede nella formazione deve fare di più.
Una biblioteca attrezzata con testi scolastici e scientifici, magari in più copie, un servizio di orientamento scolastico e universitario che non si limiti a riprodurre il materiale istituzionale delle università e degli enti per il diritto allo studio ma che sappia indirizzare gli studenti verso i percorsi più idonei, la partecipazione ai bandi europei per la mobilità e gli scambi culturali indispensabili oggi in un mondo globalizzato, la facilità di accesso alle risorse della rete con abbonamenti specifici.
Giovani istruiti sono il primo vero antidoto verso il disagio sociale che anche nel nostro paese inizia a dare segnali molto forti. Ne cogliamo alcuni segnali, ma molte altre situazioni sono nascoste da filtri sociali che non permettono agli operatori di intervenire. Bisogna al più presto rimettere in piedi quel sistema di servizi sociali per cui Sardara era presa a modello anche dai paesi del territorio. Ma l’amministrazione comunale deve rapportarsi a tutte le altre agenzie educative: scuola, parrocchie, oratorio, associazioni sociali e culturali. Bisogna lavorare perché nessuno resti indietro riscoprendo il principio di solidarietà e di sussidiarietà.
Le associazioni sono, come diceva Toqueville, un indice di democrazia. L’amministrazione comunale deve sostenerle e valorizzarle. Un ruolo cardine deve essere affidato alla Pro Loco, soprattutto per quello che riguarda la promozione turistica del paese. Occorre poi scrivere nuove regole, certe e trasparenti, per la concessione dei contributi di funzionamento ordinario, sia per le associazioni culturali che per quelle sportive e a carattere più sociale e formativo. Non si può più navigare a vista, ma occorre una programmazione delle attività e un coordinamento tra i diversi soggetti.
Le cose da fare sono tante, ma per prima cosa occorre ricostruire un nuovo clima di fiducia, di solidarietà e di amore per il proprio paese.
A 29 anni, quasi 30, credo di avere il diritto di essere ottimista. Ma soprattutto penso di averne il dovere.
Roberto Ibba

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ONESTA’ COERENZA TRASPARENZA

Trovo che il programma della lista "Sardara cambia" è ambiziosamente indirizzato verso tutte le possibili direzioni di sviluppo riguardanti Sardara ed il suo territorio. Si potrebbe anche dire che le qualità indispensabili per chi amministra si possono riassumere in poche parole: onestà, coerenza e trasparenza. La lista punta ad un totale rinnovamento proponendo persone che ben rappresentano la quotidianità sardarese: operai, agricoltori, dipendenti pubblici, liberi professionisti uniti per agire concretamente in favore del paese, senza interessi personali o di carriera. Il paese soffre ormai da tempo di una sindrome depressiva che coinvolge tutti: disoccupati, studenti, pensionati, imprenditori, casalinghe si pongono con un certo distacco, se non con diffidenza, ai margini della politica e dell’amministrazione del nostro paese, forse come conseguenza di una sfiducia generalizzata di cui la prossima amministrazione dovrà farsi carico. La presenza in questa lista, mia e del compagno Michele Garau, vuole essere un segnale per quella parte della politica da troppo tempo al di fuori della amministrazione del paese oltreché il tentativo di riprendere un discorso interrotto da tempo, nell’ottica di una necessaria e indispensabile Federazione della Sinistra. Tutto ciò deve essere portato avanti cercando costantemente il dialogo, il rispetto reciproco tra diversi, la capacità di ascolto di tutte le istanze che montano in mezzo alla popolazione, senza pregiudizi di sorta, nel rispetto della legalità, utilizzando al meglio le risorse economiche ed umane presenti.
Ermanno Musa

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Beni Arribausu, di Gianni Loy


“Beni arribausu”. E’ così che, ieri, il comandante di un volo Ryanair proveniente da Barcellona, dopo l'immancabile musichetta che segnala la puntualità del velivolo, ha salutato i passeggeri che si accingevano a sbarcare.
Niente di male, se non le risatine autoironiche di alcuni degli indigeni che facevano rientro in patria. Che mi ha fatto avvertire quella fastidiosa sensazione che conosco bene. Il fatto che l’utilizzo della lingua sarda continui a costituire, nel bene e nel male, un’evenienza meritevole di sottolineatura. Fastidiosa sensazione che sono accostumato ad avvertire spesso, perlomeno tutte le volte che conoscenti, o semplici passanti, di fonte al mio bambino di cinque anni che parla sardo, si incuriosiscono. E spesso commentano.
Sono per lo più commenti positivi. La cosa, simpatica la trovano. E magari anche ben fatta e meritoria. Ma, però, senza rendersi conto del fatto che quel piccolo bambino finisce per essere considerato un fenomeno da baraccone. Ed io che cerco di proteggerlo dalla curiosità.
Roba da pazzi. Doverlo proteggere dalla curiosità causata nientedimeno dal fatto che la sua lingua materna è quella che da secoli di padre in figlio, di madre in figlia, in quest’isola, bene o male, tramandati si sono. E da un po’ rifletto sulla risposta che dovrò dargli quando mi chiederà, la cosa mi sembra quasi fatale ma prego perché non avvenga, perché mai la gente si stupisca del fatto che parli con la lingua che è stata dei suoi avi.
Quel pilota, non so chi fosse, è solo uno dei tanti che trovano simpatico salutare un conoscente, anche casuale, con una espressione della sua lingua. Peraltro, veniva da un paese dove ogni comunità che possieda una lingua, la usa comunemente a partire dagli atti ufficiali della sua comunità. Cioè, per esempio, un sindaco si esprime negli atti ufficiali, scrive, da il benvenuto ad un ospite, in catalano piuttosto che in maiorchino, in valenciano piuttosto che in gagliego o in lingua euskadi. Cioè, per capirci, è come se il dottor Emilio Floris, o chi sarà il suo successore, intervenisse in lingua sarda in Consiglio comunale o in un’occasione di una cerimonia pubblica. Da sghignazzarsi.
Risatine, magari battute e molto sarcasmo. Elio Tullio Arthemalle a nozze ci andrebbe!
“Beni arribausu”. Si. Siamo proprio arrivati, arrivati siamo! Ma al capolinea! Po unu scimporiu, che però è l’aver perso l’abitudine, per molti, per troppi, di trovar normale parlare la propria lingua e di stupirsi quando ce la tirano addosso. Come se fosse vergogna. Come ci hanno insegnato le nostre madri, in su celu sianta, che quando chiedevamo loro un orangio ci rispondevano che se lo dicevamo in italiano ce ne davano una titula.
Così che abbiamo imparato a dirlo in italiano. Nel senso della lingua, ma anche nel senso metaforico di quell’ombra del nostro passato che non riusciamo a scrollarci di dosso, per terminare finalmente, dopo secoli, la trasformazione di un baco che pretende, o si illude, di diventare farfalla. Magari, quando sarà più facile manipolare in vitro le cellule dei nascituri, quanti sardi, diciamola la verità, non sceglieranno di scartare gli embrioni che promettono bambini e bambine bassi/e e scuri/e?
Una giunta regionale che non ci è toccata in sorte, ma che scelto abbiamo, più o meno consapevolmente, è buona interprete di questo complesso diffuso come gramigna dai campidani alle barbagie, anche se non gradi di intensità notevolmente differenti. Ma c’è anche da dire che la sudditanza cui mi riferisco si può esprimere anche in lingua sarda. Non tanto perché ha voluto festeggiare senza risparmio i 150 anni dell’Unità d‘Italia che, dobbiamo ammetterlo, un poco ci toccava, quanto per il fastidio che prova verso quella folle idea di festeggiare un avvenimento che ci ricorda una possibile identità. Che la prima volta che è stata fatta per davvero, su a casteddu ‘e susu, con una coinvolgente ricostruzione storica, è stato un bagno di folla e di entusiasmo che non si è mai più rivisto dalle nostre parti.
Forse l’anno prossimo neppure vacanza nelle scuole, al massimo ci lasceranno stappare una bottiglia di birra e ci concederanno, bontà loro, una piazzetta per un paio di trallalera. Così, tra due anni, avremmo di nuovo una fusione perfetta.
Ma il problema, in fondo, non è la lingua, ma il nostro atteggiamento rinunciatario ed teso all’omologazione (i pochi indomabili resistenti mi perdonino - non sto parlando di loro). Mi chiedo, se così stanno le cose, con quale forza potremo rilanciare l’economia, realizzare infrastrutture, costruire un sistema produttivo, tutelare i nostri interessi, far crescere i nostri figli, accettare la sfida internazionale che ci piove addosso e che potrebbe persino essere un'opportunità. Mi chiedo se non sia proprio possibile recuperare quel tanto di orgoglio che ci faccia desiderare di essere protagonisti della nostra storia.
Sì. Ridiamoci pure su. Aggiungiamo un’altra pièce a quel teatro sardo forse divertente, ma alimentato da un’autoironia così soffocante da farci sospettare che contenga anche buone dosi di auto-disistima.
“Beni arribausu”. Povero pilota, ignaro del fatto che sono ancora troppi, tra di noi, quelli che ancora non hanno neppure deciso di partire.
Da http://www.sardegnademocratica.it/culture/beni-arribausu-1.19878

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L'importanza di sostenere il piccolo commercio a Sardara


In Sardegna il settore del commercio rappresenta uno dei sostegni principali all'economia regionale, soprattutto per la percentuale di occupati nel settore, oltre 94.000, che rappresentano un quinto dei posti di lavoro effettivi.
Ma e' anche noto come da anni il comparto del commercio stia affrontando una congiuntura estremamente difficile, sia a causa della crisi economica che sta mettendo in ginocchio tutti i settori produttivi, sia di scelte politiche e legislative che non hanno mirato allo sviluppo del commercio ma piuttosto favorito l'aumento delle grandi strutture di vendita nel territorio regionale, come dimostra uno studio effettuato dalla Confesercenti Regionale che registra la presenza in Sardegna di circa 260 mq di grande distribuzione ogni 1000 abitanti, il doppio di quelli presenti in Lombardia.
Lo stesso studio ha rilevato come, per ogni posto di lavoro attivato nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO), si perdano circa otto posti di lavoro nella piccola distribuzione commerciale, determinando la chiusura dei negozi, l’impoverimento del territorio, la svalutazione degli immobili commerciali e l'abbandono dei centri urbani, in aggiunta a problemi di tipo sociale legati alla sicurezza.
Questa analisi trova purtroppo riscontro anche nella realtà sardarese, dove la crisi economica sta falcidiando le nostre imprese, tanto che dalla fine dell'anno scorso a questa parte cinque attività commerciali hanno chiuso i battenti, con la conseguente perdita di posti di lavoro e di impoverimento dell'economia locale.
Purtroppo la situazione a Sardara rischia di aggravarsi ulteriormente a causa dell'imminente apertura del nuovo supermercato nella via Cagliari, una concreta minaccia per la sopravvivenza delle attività commerciali sardaresi già messe a dura prova, soprattutto perchè proporrà al suo interno la vendita di prodotti come piccoli elettrodomestici, oggettistica, giornali e riviste, pasticceria, fiori e piante, abbigliamento, ecc., tutti prodotti la vendita dei quali a Sardara è trattata da piccole realtà commerciali.
Questo imminente pericolo, determinato da scelte amministrative affrettate, deve essere affrontato in maniera decisa per evitare che le nostre imprese commerciali vengano schiacciate in una lotta che sembra impari, soprattutto in termini di concorrenza legata ai prezzi.
Bisogna correre al riparo per evitare la perdita di posti di lavoro, lo spopolamento del nostro paese, l'impoverimento globale di Sardara.
Il Comune e la pubblica amministrazione giocano un ruolo fondamentale all'interno di questo contesto, non solo perchè le imprese sono fatte di sardaresi che devono essere sostenuti, ma anche perchè abbiamo bisogno di politiche che promuovano il nostro territorio e diano slancio alla crescita nei settori del turismo, dell'artigianato e del commercio, che avviino il recupero delle aree in degrado e del centro storico.
Dobbiamo riportare la nostra gente a vivere e a comprare a Sardara e ridare linfa vitale all’economia del nostro territorio che, in caso contrario, sarebbe destinato a un declino irreversibile.
Di fronte alla forte concorrenza sul livello dei prezzi, le nostre attività commerciali devono caratterizzarsi sull'offerta di produzioni locali e sul recupero degli antichi mestieri, usufruendo del fattore di attrattività commerciale e turistica rappresentato da un centro storico che ci invidiano tutti.
La nostra offerta commerciale deve diventare sinonimo di qualità, ma questo potrà essere fatto solo se miglioreremo la qualità dei nostri servizi di vendita e post vendita e avvieremo dei percorsi di qualificazione e aggiornamento professionale per i nostri addetti al commercio.
La vocazione commerciale di Sardara deve di fatto coniugarsi con la sua vocazione turistica, perciò dobbiamo fare in modo che in paese abbondi l'offerta di iniziative culturali, folkloristiche e sportive in tutti i periodi dell'anno sia per tutelare le attività commerciali, sia per rilanciare la qualità e la visibilità del nostro paese.
Il centro commerciale naturale deve essere potenziato e messo nelle condizioni di operare a regime, in modo da creare i presupposti perchè tutte le attività imprenditoriali sardaresi vi si associno e possano accedere a finanziamenti per le infrastrutture al commercio (parcheggi, marciapiedi, piazze, ecc.) e per gli arredi degli esercizi stessi.
La presenza di un Centro commerciale naturale attivo deve stimolare tutti i soggetti coinvolti perchè l'opportunità offerta dal commercio possa diventare un elemento di sviluppo concreto e duraturo per il nostro paese.
Per questo il percorso di valorizzazione del commercio dovrà essere compiuto in stretta collaborazione tra amministrazione, operatori, associazioni e cittadini, perchè le opportunità illustrate possano essere condivise da tutti e tutti noi possiamo sentirci parte di un progetto comune che ha come traguardo finale certamente la sopravvivenza e il benessere delle nostre imprese, ma soprattutto quella del nostro paese, delle nostre famiglie, dei nostri giovani.
Roberta Atzori

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martedì 19 aprile 2011

UNA PAGINA NUOVA


Per le elezioni comunali del 15/16 maggio si fronteggiano due liste: “Nuove Iniziative” guidata dal Sindaco uscente, e “Sardara Cambia” guidata da Peppe Garau, capogruppo consiliare della minoranza.
Nonostante le fratture e le divisioni interne che hanno caratterizzato l’ultima legislatura, la maggioranza ha deciso di riconfermare buona parte della squadra.
“Sardara Cambia” si presenta invece al paese come una lista civica innovativa, largamente rappresentativa delle aree politico-culturali del centro e della sinistra che a differenza di cinque anni fa si presenta unita, con molti volti giovani, armati di competenze ed entusiasmo.
La destra lascia un’eredità pesante, caratterizzata da conflitti con i cittadini, come nel caso dell'autovelox, frizioni con le associazioni, pasticci amministrativi (si pensi ai lavori dell'albergo termale o alla vendita del terreno comunale a S.M. Aquas), lavori pubblici eseguiti male (strade interne, canale Birocchi).
Chi si propone alla guida del paese dovrà pertanto attuare una difficile politica di risanamento delle casse comunali, di ripristino della legalità e di rasserenamento per riportare un clima costruttivo.
Sono nate così due liste profondamente diverse. I cittadini hanno la possibilità di scegliere: riconsegnare il paese ad una destra miope che ha distrutto occasioni di lavoro e creato invece contenziosi e debiti da pagare, oppure investire sul futuro.
“Sardara Cambia” vuole dare voce a quella larga fetta della popolazione che chiede uno scatto in avanti e che veda protagonista una nuova generazione di amministratori. Un gruppo coeso che non disperda le energie in estenuanti negoziazioni con l’una o l’altra forza politica.
Intendiamo aprire una fase nuova nell'amministrazione, nella politica e nella vita del paese: vorremmo costruire una comunità solidale e far ripartire il paese valorizzando le sue grandi risorse umane, culturali ed ambientali.
Per parlare anche con te di queste idee abbiamo organizzato in incontro pubblico, che si terrà mercoledì 20 aprile, alle ore 18,30. Ci teniamo particolarmente ad averti con noi alla presentazione dei candidati e del programma di "Sardara Cambia", che si terrà in Piazza Emilio Lussu. http://www.novasdisardara.it/sardara_cambia.pdf

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UN NUOVO CONTENZIOSO LEGALE … CON DENUGHES


Pubblichiamo la lettera con la quale Denughes mette in mora il nostro Comune e lo diffida al pagamento delle somme dovute per attività e lavori eseguiti nell'albergo termale comunale e per il risarcimento di danni, che avrebbe ricevuto a causa del mancato avvio della gestione della struttura addebitato alla giunta comunale.
Com'era facile prevedere anche in questo caso, come è già avvenuto con Boaretto e con gli artigiani esecutori di lavori non ancora pagati, si sta imboccando la strada di un ennesimo conflitto in sede legale. Si conferma un modo di procedere, tipico di questa amministrazione, conflittuale con tutti, avventato e sconsiderato, che sta portando e ancor di più produrrà in futuro danni e costi alle casse del Comune.
Alla conclusione di cinque anni di amministrazione buon senso imporrebbe di rendere conto ai cittadini della situazione che si è venuta a creare nell'albergo termale e, più in generale nell'area termale, spiegando le motivazioni che hanno portato a scelte, che appaiono poco chiare e incomprensibili.
Allo stesso tempo dovrebbe essere spiegato che cosa si è realizzato con i cinque miliardi di vecchie lire, trovati in cassa cinque anni fa. http://www.novasdisardara.it/lettera_comune_del_14.04.2011.pdf

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GIOVANNI SERPI


A Sardara esiste una strada intitolata al sen. Giovanni Serpi, ma non è molto conosciuto chi sia stato questo personaggio, esponente di una delle famiglie più ricche del paese dell'ottocento, che assieme ai Diana e agli Orrù dominavano la vita economica, sociale e politica della nostra comunità.
Lo ricordiamo solo perché è stata ritrovata una sua foto che lo ritrae con l'uniforme di colonello dei carabinieri. In effetti egli raggiunse il grado di generale, che gli venne conferito in qualità di comandante dei carabinieri in Sicilia, che egli organizzò subito dopo la conquista dell'isola da parte di Garibaldi e la sua annessione allo stato sardo piemontese. Era stato questo un incarico di grande prestigio e di grande delicatezza,che il Governo di Cavour gli attribuì perché non si fidava fino in fondo del Corpo dei carabinieri di formazione borbonica.
Giovanni Serpi fu anche nominato senatore del Regno d'Italia. Fu tra quelli che nel 1876 partecipò alla rivoluzione parlamentare con cui la sinistra storica mise in minoranza la destra storica.
Come si vede si tratta di un personaggio di livello nazionale, che partecipò attivamente, da posizioni di grande prestigio e di notevole responsabilità, ai processi risorgimentali e alla costruzione dell'Italia unita.
Pubblichiamo la foto di Giovanni Serpi, il decreto con qui fu fondato il corpo politico-militare dei Carabinieri Reali di Sicilia, che il Serpi organizzò, ed una pagina di storia dell'Arma dei carabinieri, che vide il nostro concittadino importante protagonista. http://www.novasdisardara.it/serpia.jpeg http://www.novasdisardara.it/seri1.jpeg

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mercoledì 13 aprile 2011

UNA VECCHIA FAVOLA

Ogni volta che si avvicina la campagna elettorale per eleggere gli amministratori comunali riemerge da qualche angolo melmoso una vecchia favola, depositata da chissà chi. Racconta di un'occasione di lavoro e sviluppo del paese persa per errori e negligenze degli amministratori comunali dell'epoca, che avrebbero lasciato andar via la Ditta Tuveri. Questa, vistasi negare la concessione edilizia per realizzare un grande centro vendite, avrebbe trasferito a Sanluri la propria attività commerciale più importante. Si tratta di una falsità denigratoria. Agli atti del Comune risulta infatti che il Consiglio comunale approvò a sua tempo il Piano di lottizzazione predisposto dalla Ditta Tuveri e che tra Comune e Ditta Tuveri fu stipulata l'apposita convenzione per la sua realizzazione. Addirittura la commissione edilizia approvò il progetto, predisposto da un ingegnere cagliaritano, per l'edificazione di un grande negozio situato sulla strada 131 di allora, al bivio per San Gavino. L'iter burocratico si fermò a quel punto. La Ditta Tuveri non ritirò mai la concessione edilizia. Per ragioni sue, legittime ma interne all'azienda, ritenne più conveniente trasferire la propria attività a Sanluri, dove ancora oggi opera con successo.

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venerdì 8 aprile 2011

FASE NUOVA

Le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale sono alle porte. I giochi, se non sono fatti, sono ormai alle ultimissime battute finali. Mi sia permesso di fare alcune considerazioni. Statistiche e sondaggi, di qualsiasi provenienza, unanimemente certificano la disaffezione e l’ostilità nei confronti della politica. L’astensionismo è costantemente al disopra del 30%. Chiunque può osservare, nei suoi rapporti quotidiani con il prossimo, in che conto sono tenuti i politici e la politica in genere. Si va da un “sono tutti uguali”, “sono sempre gli stessi”, “pensano soltanto alla sedia” ad un più crudo e deciso “sono una manica di ladri”. Non gli si può dare torto visti gli esempi, a cominciare dall’alto, che si hanno quotidianamente sotto gli occhi. Scendendo più giù non è che vada molto meglio. Eppure la democrazia, quindi il vivere civile, non può fare a meno della politica. Il P.D. , tenendo conto di quanto sopra, ha deciso di tenare una fase nuova, di dare una indicazione in cui i cittadini potessero leggere la volontà di una inversione di marcia. E infatti non ha esitato a rinunciare ai suoi uomini più in vista e di prestigio. Si sono fatti da parte per rendere visibile a tutti questo segno di rinnovamento. Rinnovamento che non deve essere inteso solo dal punto di vista anagrafico, ma soprattutto di presenza prolungata nello scenario politico del nostro paese. Molti di noi (i sardaresi ci conoscono uno per uno) fanno parte non dico del passato, ma certamente rappresentano una fase ormai conclusa ed è bene incominciarne una nuova. Lasciamo il posto ad energie più fresche e forse anche motivate non da posizioni personali. Alcune forze politiche hanno fatte proprie queste motivazioni e si sono dichiarate pronte a collaborare per raggiungere questo rinnovamento. Altre invece hanno vissuto questa proposta non in termini di progresso e avanzamento, ma come un veto di carattere personalistico e si sono (ad oggi) chiamate fuori. Non vorrei che questo atteggiamento piuttosto risentito favorisse quella parte politica che ci ha governato in questi ultimi cinque anni e che ha dato una pessima prova di sé. Non voglio dilungarmi su questo argomento: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Luigi Melis

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giovedì 7 aprile 2011

PROGETTO MED LAINE. UN CONTRIBUTO PER TRASFORMARE IL MEDIO CAMPIDANO NEL DISTRETTO VERDE

Finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) a valere sul Programma Operativo di Cooperazione Transfrontaliera Italia – Francia Marittimo 2007-2013, il Progetto “MED-Laine incontra i protagonisti del territorio in un seminario per confrontarsi sui temi dello sviluppo economico, dell’agricoltura, dell’ambiente e della bioedilizia per la caratterizzazione del Distretto Verde. Obiettivo generale di MED_Laine, è la valorizzazione delle lane derivate da razze ovine autoctone, e di specie vegetali endemiche, food e no-food, prevalentemente nel settore tessile-tintorio e per la produzione di tessuti artigianali e materiali ad uso della bioedilizia.Gli obbiettivi complessivi si pongono in una prospettiva di multifunzionalità, di integrazione delle azioni di sviluppo ed innovazione con quelle di tutela della sostenibilità ambientale e delle produzioni locali.Sul territorio della Provincia del Medio Campidano (in particolare nei comuni di Arbus e Guspini) è localizzato il maggior patrimonio di capi di “pecora nera”, importante peculiarità del patrimonio zootecnico regionale e locale. http://www.novasdisardara.it/pieghevole%20med-laine.pdf

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mercoledì 6 aprile 2011

La Cooperativa di Consumo

L'esperienza del mondo cooperativistico rappresenta sicuramente un fatto importante che ha caratterizzato la vita della nostra comunità sardarese. La nascita della cooperativa di consumo, come ricordava Giuliano Tuveri, è stato un momento che ha consentito a tanti sardaresi di unirsi assieme, motivati non solo dalla passione ma sopratutto dall'esigenza di tradurre in un qualcosa di concreto il motto "l'unione fa la forza" ovvero riuscire a vendere ai soci i prodotti ad un prezzo inferiore rispetto a quelli praticati dagli altri commerciati di Sardara. Questa diversa forma di commerciare soprattutto i prodotti alimentari essendo una novità e garantendo rispetto alla concorrenza sardarese dei prezzi più bassi a sicuramente trascinato con se tante persone che piano piano si sono associate ed hanno dato vita ad un'importante esperienza per l'associazionismo sardarese. Ma in 31 anni sono cambiate tante cose, come la necessità di entrare in gruppi d'acquisto con altri negozi e supermercati per garantire migliori condizioni di vendita, modifiche delle normative sulla società cooperative, introduzione di sistemi e meccanismi di controllo di gestione centralizzati a livello di gruppo d'acquisto, modifiche degli stili e dei consumi da parte della clientela. Tutto questo non è sicuramente da trascurare mentre si valuta la gestione di un punto vendita di una cooperativa di consumo. Infatti i risultati che si ottengono oggi sono condizionati da diverse variabili non sempre controllabili da chi amministra, oltre al fatto che risentono di molte scelte, decisioni ed errori compiuti nel passato. C'è sicuramente da riconoscere che ogni amministrazione, che si è succeduta alla guida della cooperativa, ha sempre cercato di operare per il bene della stessa e per garantire le massime ricadute a favore dei soci, anche con scelte non sempre condivise da tutti. Quello che sicuramente non giova è che alcuni soci alimentino un sentimento negativo dimenticando che l'eccesso di passaparola porta ad enfatizzare anche episodi o momenti della gestione meno sfavorevoli di quello che si vuol far apparire. Il recupero del capitale più prezioso della cooperativa, ovvero la fiducia dei propri soci, non può passare da questi comportamenti e a tale obiettivo dovrebbero contribuire tutti gli associati. Amministrare una cooperativa non è una cosa facile, e così come 25 anni fa, anche oggi ogni amministratore lo fa sacrificando parte del suo tempo libero per mettersi a disposizione di una causa comune. Lo spirito, che ha animanto e che anima tutt'ora le scelte, è quello di ottenere il meglio per la Cooperativa, e sostanzialmente quest’intento è riuscito dato che per 31 anni si è riusciti a garantirne la continuità. Nel corso di questo periodo e soprattutto negli ultimi anni si è sempre lavorato affinchè la cooperativa perseguisse le finalità sociali previste dallo statuto garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali e sopratutto contrattuali, risultato da non sottovalutare soprattutto se raffrontato alla condizione del mercato del lavoro nel contesto provinciale e regionale. Inoltre non va trascurato che più del 73% dei ricavi di vendita del 2009 e 2010 è frutto degli acquisti fatti dai soci, pertanto viene rispettata anche la mutualità prevalente prevista dallo statuto. L'obiettivo del raggiungimento degli scopi sociali ha portato ad adottare una politica di sconto sugli acquisti, da effettuarsi nel mese di dicembre, in modo da favorire in maniera tangibile i soci che più contribuiscono al loro raggiungimento. Tra i diversi cambiamenti sopraindicati vi è uno che non sempre può essere controllato e gestito a proprio piacimento, ovvero la concorrenza. In particolare per capire cosa significa operare in un mercato dinamico, concorrenziale e con margini ridotti sulle vendite, è opportuno ricordare che nel momento in cui la Cooperativa di Consumo inaugurava il nuovo locale di via Campania, in Italia ha aperto il primo negozio Lidl. Nonostante questo forte aumento della concorrenza che solo a Sardara a portato all'apertura di diversi punti vendita appartenenti ad altre catene di Distribuzione Organizzata, la Cooperativa di Consumo ha continuato a rappresentare un'opportunità di acquisto a parità di carello spesa comunque vantaggiosa per tutti i soci e i consumatori non solo sardaresi. Per poter operare in un mercato così concorrenziale si è reso necessario fin dai primi anni di vita, consorziarsi con altre realtà locali per far parte di un gruppo di acquisto più ampio per ottenere condizioni di fornitura più vantaggiose e poter praticare prezzi più bassi. L'incremento della concorrenza ha portato anche i gruppi d'acquisto ad adottare una politica di centralizzazione degli acquisti che ha sensibilmente ridotto i margini di autonomia sulle scelte dei prodotti da proporre in ciascun punto vendita. Nonostante questi vincoli operativi, in alcuni reparti come quello della frutta e verdura, la macelleria e quello degli altri prodotti della panificazione si è voluto privileggiare maggiormente la vendita di prodotti di aziende sardaresi, consapevoli dell'importanza di poter proporre delle produzioni di qualità e contribuire a sostenere anche dell'economia locale. I problemi e le difficoltà da fronteggiare sono sempre più importanti e significativi ma l'impegno deve essere sempre rivolto a favore dei soci consapevoli dell'importanza del ruolo che ha ognuno di noi per mantenere e far crescere il frutto di quel fatto rivoluzionario che 31 anni fa diede luogo alla nascita della cooperativa. TO

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