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sabato 27 febbraio 2010

Voler bene al Partito Democratico

Circa un anno fa, all’indomani della sconfitta di Renato Soru alle elezioni regionali, discutevo con un compagno e amico sulle ragioni di tale situazione.

Lui se ne uscì con questa affermazione: “Bisogna voler bene al Partito Democratico”.
Mi sembrava difficile immaginare di voler bene a un partito: si possono voler bene delle persone, degli animali, e in alcuni casi perfino degli oggetti. Ma un partito politico?
Come si poteva voler bene a un partito che era sotto una guerra di bande? Che con il voto disgiunto ha contribuito all’affondamento della migliore esperienza di governo riformista degli ultimi dieci anni in Italia? Che riciclava la propria classe dirigente senza neppure fare la raccolta differenziata?
No. Non si poteva voler bene a quel tipo di partito.
È passato un anno e la situazione non mi pare di certo migliorata. Ora abbiamo un governo regionale e nazionale di centro-destra. Una crisi economica da cui si stenta ad uscire. Un Partito Democratico che ha gli organismi dirigenti ad ogni livello ma che non riesce a decollare.
E dopo un anno continuo a chiedermi come si possa voler bene al Partito Democratico. Ma la delusione post elettorale, sommata a tante altre piccole delusioni mi fa ancora essere lontano dalla soluzione.
Come il protagonista del romanzo di Buzzati “Il deserto dei Tartari” sono stato rapito da un partito che sembra immobile e immerso nella routine politica, che si sveglia solo quando vede il nemico all’orizzonte per poi tornare ad assopirsi. Tuttavia come il tenente Giovanni Drogo, che non riesce a distaccarsi dalla Fortezza Bastiani, anche io non riesco a distaccarmi dal Partito Democratico.
Non so se sia amore, o se invece sia solo un calesse (citando Troisi), ma è sicuramente voglia di partecipazione. Partecipazione che viene a mancare quando le decisioni e le linee politiche vengono decise in luoghi “altri” rispetto a quelli ufficiali. La politica delle pizzate, delle cene, degli aperitivi ha portato il PD ad essere un partito che seleziona i candidati, la classe dirigente, gli esigui programmi politici, tra un piatto di malloreddus e il maialetto arrosto, tra una pizza ai funghi e una tartina alla bottarga. La differenza tra esserci o non esserci, pesare o non pesare, esprimere le proprie posizioni o stare in silenzio, passa per questi luoghi più tendenti all’enogastronomia piuttosto che alla discussione politica.
Ma siccome l’amore, come si dice, è cieco, e aggiungo pure un po’ stronzo, prima o poi uscirò da questa sorta di apatia politica in cui sono precipitato dopo anni di intenso impegno nella politica locale, nella politica giovanile e soprattutto nella politica universitaria.
Mi sento però di suggerire alcuni punti che potrebbero risvegliare il “sentimento” verso il PD:
a) Scordiamoci la superiorità morale della Sinistra. È un presupposto essenziale per fare un’analisi seria su ciò che è successo in questi anni. Se Berlinguer poteva alzare lo stendardo della Questione Morale, ora non possiamo più farlo. Non possiamo più trincerarci dietro l’espressione “compagni che sbagliano”. I compagni che sbagliano devono essere puniti. Che differenza passa tra un sindaco PD che fa i viaggi all’estero pagati dalla Provincia con la propria amante e un sindaco del PDL che fa altrettanto? O quei circoli PD campani che hanno tra i tesserati noti esponenti della Camorra e i deputati PDL che hanno rapporti con la Mafia? Mi spiace, ma io non noto nessuna differenza. Quindi è necessario partire da un mea culpa profondo, da una pulizia nel partito a tutti i livelli (locale e nazionale), per cercare di “tornare tra la gente” a testa alta.
b) Programmi chiari e rinnovamento vero. La vecchia formula “rinnovamento nella continuità” è sempre risuonata alle mie orecchie come metafora di fregatura. Lo sospettavo quando militavo nella Sinistra Giovanile, ne ho avuto conferma proseguendo nella militanza all’interno del Partito. Cooptare la classe dirigente come avvenuto recentemente permette solamente alla “vecchia classe” di continuare a prendere decisioni mascherandole come decisioni prese dai “giovani”. Non me ne vogliano i tanti amici e compagni giovani che lavorano nel partito con impegno e onestà. E nella critica mi inserisco anche personalmente, perché tutti noi abbiamo la responsabilità di non essere riusciti in questi anni a distaccarci da “padrini” e “padroni”, a trovare delle idee politiche originali, di prendere in mano il Partito e di dire qualche “no” a chi ci chiedeva di eseguire senza spiegazione. La questione è dirimente per il futuro: chi dovrà fare le cose, e cosa si dovrà andare a fare. Su entrambi gli interrogativi apriamo una discussione, quantomeno sul piano locale, visto che gli alti livelli ci sono preclusi.
c) Siamo minoranza culturale e politica nel Paese. Forse in questi anni non ce ne siamo accorti, ma vent’anni di berlusconismo hanno modificato e plasmato in maniera forte il DNA antropologico degli Italiani. Sia quelli che votano a Destra che quelli che votano a Sinistra. Il berlusconismo ha invaso anche i partiti della sinistra, che rischiano di restare offuscati dall’odio verso una persona tralasciando che attorno a quella persona c’è un forte consenso popolare. La sinistra non può appaltare l’opposizione a giornalisti e comici. Il “Travaglismo” è un “Aventino mediatico” nel quale molti militanti e simpatizzanti della sinistra si rifugiano in mancanza di posizioni concrete e vere da parte del più grande partito di opposizione. La cultura e la politica della sinistra devono tornare ad essere popolari, le élite intellettuali (l’intellighenzia) ci hanno portato dove siamo ora. È inorridente sentire che il segretario nazionale giustifica la sconfitta del candidato PD alle primarie pugliesi dicendo “La gente non ci ha capito”. Forse ci ha capito e ha scelto di votare diversamente. Riprendiamo ad occuparci di istruzione, di lavoro, di cultura, occupandoci dei problemi veri e non rincorrendo i temi che una maggioranza creata intorno ad uomo solo detta sull’agenda politica.
Penso che questi tre punti non siano esaurienti, e forse addirittura disordinati, ma riflettono la mia condizione personale di iscritto e militante, oltre che quella di tanti altri giovani che sarebbero disposti a partecipare ma che in attesa di “schiarite” preferiscono stare fuori. Noi che siamo “dentro” abbiamo la responsabilità di non farli arrivare all’interruzione dell’amore per la politica e per il PD evitando che possano arrivare a dire la frase lapidaria di Rhett Butler in Via col vento (interpretato dal mitico Clark Gable): “Francamente, me ne infischio…”.
Roberto Ibba

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Sandro Pertini, sono già trascorsi vent’anni

Il ricordo di Sandro Pertini è ancora così nitido che si stenta a credere che siano già trascorsi vent’anni dalla morte del ‘Presidente più amato dagli italiani’.

E forse non ci dobbiamo meravigliare, perché è ciò che accade con tutte quelle persone a cui si è voluto bene e per le quali non ci si rassegna mai del tutto all’idea che se ne siano andati via per sempre.
Lo ricordiamo da Presidente della Repubblica che ha saputo stare tra la gente come nessun’ altro, e mai come un politico che parlava da un piedistallo. Un uomo capace di gioire come un ragazzino, come allo stadio Bernabeu, in Spagna, davanti all’Italia campione del mondo, per poi giocare a carte con Bearzot sull’aereo che riportava a casa gli azzurri.
Ma capace anche di commuoversi e di soffrire a fianco dei terremotati dell’Irpinia, per poi denunciare pubblicamente le inefficienze dello Stato nell’organizzazione dei soccorsi.
Si sentiva giovane tra i giovani quando accoglieva centinaia di studenti al Quirinale per dire parole semplici sui valori della Costituzione, della democrazia, della libertà e dell’antifascismo.
Con questo suo modo semplice, popolare, anche se qualche volta poteva apparire come un papà severo e un po’ burbero, sapeva entrare nel cuore e nei sentimenti della gente, riusciva a far sentire lo Stato più vicino ai cittadini e sapeva impersonare nel modo più autentico le Istituzioni.
Proprio per questo suo modo di essere, lui socialista romantico e idealista appassionato, la classe politica di quegli anni non si era mai del tutto riconosciuta in lui, a cominciare dai capi del suo stesso partito. Ma lui tirava dritto e non era mai sceso a compromessi con i suoi principi e il suo modo di intendere la politica e per questo aveva la stima e il consenso della gente.
Istintivamente gli italiani lo percepivano, in quegli anni difficili della sua presidenza, come una formidabile barriera contro la corruzione e gli scandali e lo consideravano non un ‘potente’, ma il loro difensore civico, il difensore dei più deboli.
Sandro Pertini era rispettato per ciò che era ma anche per la sua straordinaria storia personale.
Nato nel 1896 a Stella in Provincia di Savona, cominciò il suo impegno politico nel movimento operaio ligure. Giovanissimo, fu chiamato dal Generale Cadorna a combattere sui campi di battaglia della prima guerra mondiale, da ufficiale d’artiglieria, dove si distinse e venne decorato con una medaglia d’argento al valor militare.
In epoca fascista era già un nome noto e scomodo per il regime che, nel 1925, non esitò ad incarcerarlo. Appena libero (per un’amnistia) si rifugiò, insieme ad altri dirigenti socialisti e comunisti in Francia dove, per vivere, non esitò a svolgere vari mestieri tra i quali il muratore e l’imbianchino.
Ma sentì presto il richiamo e il dovere di rientrare in Italia, da clandestino, per contribuire a cambiare le sorti politiche dell’Italia fascista. Ma venne di nuovo arrestato e scontò lunghi anni di confino. E quando approdò nell’esilio di Turi egli, unico socialista tra tanti comunisti, conobbe Antonio Gramsci con cui nacque una grande e sincera amicizia (cosa non facile in quegli anni di forti divergenze politiche tra socialisti e comunisti).
Sandro Pertini fu uno dei pochi a stare al capezzale di Gramsci malato e sofferente e, quando vennero infine divisi, Gramsci regalò a Pertini un opuscolo di Benedetto Croce su cui c’era scritto: ‘con la dittatura si arresta la storia. E’ contro la storia ogni dittatura’.
Egli credeva nella collaborazione tra socialisti e comunisti, in anni in cui non era pensabile parlare di riunificazione dei due partiti, e lo dimostrò nei fatti. E forse fu anche per questo che nel 1978 venne eletto Presidente della Repubblica anche con i voti del P.C.I., con un consenso corale senza precedenti.
Oggi, per una felice coincidenza della storia, non risultano stonate o di circostanza le parole di Giorgio Napolitano nel ricordare Sandro Pertini, quando sottolinea la sua integrità, la dirittura morale e la coerenza di un’intera esistenza.
Felice coincidenza perché Giorgio Napolitano è stato per molti anni il più autorevole dirigente comunista convinto assertore di una collaborazione con il partito socialista e, in tempi più recenti, dell’unità politica tra i due partiti. Anche perché l’attuale Presidente della Repubblica è forse l’unico politico vivente ad avere tratti caratteriali e di fermezza morale e ideale che possano essere accostati alla figura di Sandro Pertini.
Purtroppo la Storia, come sappiamo, è andata in ben altra direzione.
Sandro Pertini degli anni maturi è stato anche altro. E’ stato la dimostrazione di come si può essere un politico moderno e attento al mondo e ai problemi dei giovani, di come si possa tenere ‘la barra a dritta’ con principi mai obsoleti e sempre attuali.
Mi piace ricordare alcune frasi tratte da una sua famosa intervista che sono un po’ la sintesi del suo pensiero, quando disse ‘…libertà e giustizia sociale sono la meta del socialismo e sono un binomio inscindibile……non potrei accettare una società che fa importanti riforme sociali ma nella quale non c’è libertà così come non potrei accettare il contrario, cioè la libertà senza giustizia sociale..…non è libero chi ha fame, non ha un lavoro e non sa come mantenere la propria famiglia…’.
Forse fu anche per sottolineare il senso profondo di tali affermazioni che, da dirigente socialista, fece stampare nella tessera di iscrizione al partito la data della morte di Giacomo Matteotti.
E oggi? Oggi anche solo l’idea di un confronto tra quegli uomini e il loro modo di vivere la politica con il modo di praticare la politica da parte dei politici (almeno di buona parte) dei nostri giorni è sconfortante, anzi, neppure proponibile.
Lo dimostra il fatto che assai spesso, nell’immaginario collettivo, politico è diventato un termine ai limiti della diffamazione, sinonimo di affarismo e di disprezzo della cosa pubblica.
E purtroppo questa constatazione non permette di guardare al futuro politico dell’Italia con ottimismo. Anzi c’è da essere molto preoccupati.
Però questa è un’altra storia.
Comunque, per chi lo voglia, politico o no, l’Italia potrà sperare in un futuro migliore solo se saprà trovare fonte di ispirazione volgendo lo sguardo alla storia di quegli uomini.
Uomini come Sandro Pertini
Roberto Montisci

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venerdì 26 febbraio 2010

Primo Marzo 2010 Sciopero degli stranieri

Cosa è l’iniziativa “Primo Marzo 2010 Sciopero degli stranieri” Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?

La manifestazione “Primo Marzo 2010 - Sciopero degli stranieri” nasce in Francia (con il nome “La journée sans immigres - 24 h sans nous”)con il proposito di rendere tangibile l’importanza del ruolo degli stranieri nell’economia e nella società europea.
L’idea iniziale è quella di promuovere un’astensione generale dal lavoro rivolta, in primis, agli immigrati, ma anche agli italiani.
L’iniziativa nasce spontanea e rapidamente si diffonde ad altri paesi europei: si formano comitati in Italia, Grecia e Spagna.
Ciascun comitato nazionale promuove il “Primo Marzo” e ben presto nascono comitati locali che lavorano per la buona riuscita della manifestazione.
Man mano che l’iniziativa prende piede appare chiaro come in molte realtà italiane sia molto difficile promuovere un’astensione dal lavoro: primo perché di norma sono i sindacati a indire uno sciopero organizzato; secondo perché in molte zone del Paese la situazione lavorativa degli immigrati non è tale da prestarsi a forme di protesta assimilabili a uno sciopero organizzato.
Per questo si è deciso di dare libertà organizzativa ai comitati locali i quali possono individuare le iniziative più opportune per dare localmente risalto al tema che sta alla base della manifestazione: stimolare una riflessione seria su cosa accadrebbe se i milioni di immigrati che vivono e lavorano in Europa decidessero di incrociare le braccia o andare via e, di conseguenza, riflettere sul ruolo concreto degli immigrati nelle nostre realtà.
Chi siamo
La struttura organizzativa di Primo Marzo 2010 prevede un Coordinamento nazionale, formato dalle fondatrici: Stefania Ragusa (www.stefaniaragusa.com), presidente e coordinamento comitati; Daimarely Quintero, portavoce; Nelly Diop, tesoriere; Cristina Seynabou Sebastiani.
Il referente per il Comitato di Cagliari è Marco Murgia (mmurg@tiscali.it cell. 3204186060)
I comitati locali lavorano per estendere le adesioni alla manifestazione, rivolgendosi ad associazioni, istituzioni, singoli cittadini. Chi partecipa all’organizzazione dà il suo contributo in termini di idee, contatti, disponibilità di tempo. I comitati sono contenitori che hanno l’unico scopo di coordinare la pluralità dei soggetti che parteciperanno alla manifestazione. Si sottolinea che i comitati sono coordinamenti spontanei di liberi cittadini e associazioni e che l’iniziativa non sta sotto nessun cappello partitico.
Il Primo Marzo a Cagliari
Il programma del Primo Marzo a Cagliari si articolerà su 3 moduli:
Primo Marzo nelle scuole: per tutta la giornata, nelle scuole, nelle facoltà universitarie, nelle sedi delle associazioni, verranno organizzati incontri, proiezioni, dibattiti sul tema dell’immigrazione;
Primo Marzo informa: per tutta la giornata distribuzione di materiale informativo in diversi punti della città (banchetti in piazza Repubblica, piazza Costituzione, via Roma);
Primo Marzo in piazza del Carmine: alle h 16 “Gioco Interculturale” per bambini e adulti. Dalle 17.30 raduno pubblico con interventi, racconti ed esperienze sul tema.
Nastrini gialli verranno distribuiti perché siano appuntati sugli abiti il primo marzo: il giallo è il colore del “Primo Marzo” scelto perché è considerato il colore del cambiamento e per la sua neutralità politica.
Link - Ulteriori informazioni sulla manifestazione sono reperibili in rete nel sito del Coordinamento nazionale (www.primoMarzo2010.it) e nel sito francese de “La Journée sans Immigres” (www.lajourneesansimmigres.org/fr/). Il comitato di Cagliari ha aperto uno spazio su facebook (http://www.facebook.com/#!/pages/Primo-Marzo-2010-Sciopero-degli-stranieri-CAGLIARI/288228094829?ref=ts).

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A PROPOSITO DI SCUOLA DI FORMAZIONE POLITICA

Bastano, forse, le punzecchiature di Prodi, da una parte, e la proposta di una Scuola di politica di Veltroni dall’altra, per costruire una nuova organizzazione politica?

Le classi politiche non nascono nelle scuole, dove, al massimo, si possono apprendere alcune tecniche (magari la politica si studia e si impara meglio nelle facoltà di Scienze politiche e affini). Affinché nasca una nuova classe politica, fenomeno nient’affatto affidabile alle giovani generazioni, è necessario un progetto politico chiaramente delineato; sono indispensabili referenti sociali; sono decisive le battaglie politiche, locali più che nazionali. Quando dall’alto del Partito democratico verrà meno il desiderio di controllare le dinamiche locali e dal basso cresceranno la voglia e il coraggio di impadronirsi del proprio territorio senza cercare sponsor nazionali, in un eventuale conflitto aperto, allora si vedrà chi ha filo da tessere. Fintantoché i gomitoli rimangono nelle mani di alcuni dirigenti inamovibilmente seduti a Roma, meglio se dentro il Parlamento, lo spazio per “l’innovazione, la radicalità riformista, la legalità, le primarie” sarà minimo, sostanzialmente inesistente, schiacciato dalle appartenenze correntizie, anche da quelle “veltroniane”.
Gianfranco Tuveri

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Come cambia il mondo del lavoro

Le esigenze della produzione, i nuovi prodotti tecnologici (dai computer ai telefonini), i mutevoli gusti dei consumatori hanno delle importanti ripercussioni sui fattori della produzione, cioè le imprese e i lavoratori.

Fino a qualche tempo fa prevalevano produzioni (ad es. la chimica, le attività estrattive, la siderurgia) e modi di produrre (ad es. le catene di montaggio) che richiedevano una occupazione stabile e la gran maggioranza dei lavoratori poteva pensare ad una vita lavorativa stabile con la stessa impresa, le stesse mansioni, lo stesso ufficio, unità lavorativa o stabilimento.
Ciò ha giustificato per lunghi anni l’esistenza di particolari norme di protezione dei lavoratori a difesa dalla discrezionalità e talvolta dalla prepotenza dei datori di lavoro, come l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che vieta il licenziamento senza una giusta causa o un giustificato motivo.
Infatti la mutevolezza dell’attuale mercato del lavoro ha reso questa norma, insieme a tante altre, quasi inapplicata, e per un motivo che sta alla base della norma stessa, e cioè che l’assunzione a tempo indeterminato è diventata ormai una rarità.
E lo è soprattutto per i giovani che si accingono ad entrare nel mercato del lavoro.
Le regole, oggi, sono infinitamente più sfumate rispetto a quelle di ieri, e siamo ormai in presenza di una giungla inestricabile di Leggi che sono l’ideale per chi le norme le vuole aggirare. Con quali effetti si intuisce: notevoli risparmi per i datori di lavoro e forti limitazioni sia di reddito che di diritti per i lavoratori.
E la realtà nell’Italia di oggi è questa: lavoro ‘a termine’ nella quasi generalità dei casi. Si tratta di un modo efficace per tenere il lavoratore costantemente ‘sotto pressione’ perché, si sa, il rapporto di lavoro potrà essere rinnovato solo se…è bravo e non protesta.
Ma il lavoro ‘a termine’ o ‘a progetto’ lo si ottiene quando va bene. Più spesso si tratta di tirocini quasi a costo zero per il datore di lavoro. Peccato che i tirocini siano troppo spesso utilizzati impropriamente (per non dire fraudolento), cioè senza alcuna formazione e molto, moltissimo lavoro (spesso esclusivamente manuale). Molti lavori, come il lavoro d’ufficio, nei call-center, nei cantieri, sono svolti da persone a cui si pretende la partita IVA per impieghi che sono di tipo subordinato (dipendente). Le partite IVA le si trova perfino nella sanità privata (medici e infermieri), così come nei giornali e nelle televisioni….
E che dire del ben noto fenomeno delle cosiddette cooperative ‘di servizi’? Essen non fanno altro che ‘prestare’ (illegalmente) il personale solo formalmente alle proprie dipendenze ad altre aziende. Ciò che fanno (legalmente) le società di lavoro interinale.
Anche nel settore pubblico non si scherza. Esiste un fenomeno del tutto analogo, seppure di dimensioni ridotte rispetto al settore privato, fatto di precarietà e di lavoro sottopagato.
E i trucchi utilizzati da manager e amministratori pubblici sono spesso gli stessi del settore privato, cioè ancora lavoro ‘a progetto’, gli ‘stage’, la esternalizzazione dei servizi a società o cooperative. Il risultato è che centinaia di migliaia di giovani vivono ‘alla giornata’, senza una prospettiva e nella più assoluta precarietà. E solo dopo alcuni decenni di questa condizione alcuni di loro potranno sperare nel ‘posto fisso’.
E oggi, di fatto, si sono creati due ‘fronti’: quello dei ‘padri’ che hanno avuto accesso al lavoro quando le regole erano poche, chiare e garantiste e quello dei ‘figli’ che in maggioranza sono finiti nelle sabbie mobili della nuova legislazione.
Alla luce di queste distorsioni, è più che opportuno e urgente rivedere le regole che governano oggi il mercato del lavoro. Se proprio non si può tornare alle Leggi degli anni ’70, è comunque necessario riformare la rete di sicurezza sociale per proteggere i lavoratori dalle turbolenze del mercato del lavoro.
Al quadro normativo abbastanza sconfortante si aggiunge la piaga di una vera e propria illegalità quale è il lavoro nero, cioè lavoratori italiani, comunitari ed extracomunitari che prestano la loro opera in cambio di pochi soldi e di nessuna protezione sociale e previdenziale. Si tratta di centinaia di migliaia di persone che subiscono un grave danno e che produce altrettanto danno al sistema economico, in quanto vengono minate le regole stesse della concorrenza e ne risultano danneggiate le imprese serie che rispettano le Leggi. E’ un fenomeno molto diffuso che riguarda in particolare il Meridione d’Italia, Sardegna compresa, ma che non risparmia il nord ricco e industriale. Perché, sia chiaro, lo sfruttamento dei più deboli non conosce barriere geografiche.
In intere regioni del Sud poi, esiste un’altra piaga (che si somma alle altre) che riguarda in particolare il settore agricolo e sul quale lucrano intere organizzazioni criminali. E’ il fenomeno delle imprese esistenti solo sulla carta, con centinaia di dipendenti assunti fittiziamente, per i quali gli organizzatori riescono ad ottenere enormi quantità di denaro dagli istituti previdenziali per prestazioni di disoccupazione, di malattia e soprattutto di maternità (è la truffa che rende più di tutte) che, ovviamente non vanno a finire nelle tasche dei lavoratori. Questo sistema permette, inoltre, di aggirare la Legge sull’immigrazione che prevede che i lavoratori extracomunitari, per poter accedere regolarmente in territorio italiano, debbano essere assunti da un’impresa italiana. E il gioco è fatto: non solo indebite prestazioni previdenziali e assistenziali, ma anche l’estorsione di ingenti somme agli immigrati per il ‘favore’ loro prestato per l’ingresso ‘legale’ in Italia.
Insomma, un mondo del lavoro pieno di insidie e con una illegalità diffusa, con molti imprenditori (o presunti tali) senza scrupoli, subìto dai più deboli, e ben nota sia al Legislatore che a chi le Leggi le dovrebbe far rispettare.
Da questo quadro assai poco confortante appare chiaro che in Italia urge una riforma urgente e, in attesa che ciò avvenga, andrebbe almeno fatto funzionare il sistema di controlli in modo severo e puntuale che scoraggi, o almeno riduca i comportamenti illegali.
Non mancano gli ispettori di INPS, INAIL, del Ministero del Lavoro, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e delle A.U.S.L….Si tratta di molte migliaia di funzionari, molti di più di quanti non ce ne siano in Francia, in Germania o in Gran Bretagna.
Ma allora perché il ‘sistema Italia’, un tempo un tempo tra i più garantisti e con il sistema di tutele più esteso d’Europa è finito ai margini rispetto ai Paesi più industrializzati ?
E’ triste e sconsolante l’unica possibile conclusione.
Non sarà che questo stato di cose conviene a molti, a troppi?
Tranne che a chi lo subisce e ne paga il prezzo più alto, cioè i lavoratori.
Roberto Montisci

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La chiesa di Santa Maria Acquas

Anche la chiesa di Santa Maria Acquas é stata inclusa tra le pagine della “Guida alle chiese campestri della Provincia del Medio Campidano” ad opera dell’Associazione Culturale Nostra Sardegna e del sito chiesecampestri.it

Il nostro edificio sacro, trova spazio in questa pubblicazione che oltre al trattare un particolare argomento religioso e culturale, allo stesso tempo vuol contribuire a dar visibilità a tutti i territori della Sardegna.
L’idea è partita con il progetto amatoriale del sito internet nato con il proposito di catalogare tutte le chiese sparse nelle campagne dell’isola e la parrocchie delle piccole frazioni. La maggior parte di queste sono ancora in attività e si animano una o più volte l’anno, in occasione della festa, per la quale il sentimento religioso e la tradizione popolare si rinnovano nell’animo delle popolazioni locali e degli emigrati, i quali in particolar modo non vogliono mancare a quell’appuntamento che talvolta è l’evento più sentito dalla comunità paesana.
Conoscere e considerare questi monumenti ed i luoghi ambientali che li ospitano, è anche l’occasione per una gita fuori porta in alternativa alla classica spiaggia, alla sagra mangereccia od ancor più tristemente, alla passeggiata per il centro commerciale, tanto per riempire il pomeriggio domenicale.
Sono oltre mille queste chiesette, molte delle quali architettonicamente insignificanti ma meritevoli di essere scoperte perché rappresentano la storia della nostra terra e dei nostri avi che le hanno edificate. Il progetto “chiese campestri” prevede la pubblicazione di una guida per ciascuna delle otto provincie, una per le chiese allo stato di rudere ed una per quelle scomparse, tra le quali nelle campagne sardaresi, Santa Severa, Santu Domini, Santissimo Sacramento, San Costantino, delle quali si stà cercando di ricostruirne la memoria.
Chi volesse ricevere maggiori informazioni sulla guida, composta da 41 schede elaborate in maniera discorsiva e composte da altrettante fotografie, dalla descrizione storico-architettonica, dal modo in cui raggiungere il monumento, dalle coordinate satellitari e dall’indicazione della festa, può prendere contatti con il sito http://www.chiesecampestri.it

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martedì 23 febbraio 2010

La solitudine dei numeri primi

Paolo Giordano è il giovane autore del bel romanzo “La solitudine dei numeri primi”.
Quella da lui descritta è la storia di due ragazzi, Alice e Mattia.

Entrambi conducono delle esistenze profondamente segnate dal dolore.
La prima, Alice, all’età di 7 anni si spezza una gamba ed è costretta a convivere con una fastidiosa zoppia.
Il secondo, Mattia, durante l’adolescenza è responsabile della scomparsa della sorella gemella che abbandona in una panchina per paura di essere deriso dagli amici.
Le loro vite si incrociano, si dividono e si rincontrano quasi accomunate da un filo conduttore.
L’uno, infatti, si riconosce nel dolore dell’altro. Entrambi riconoscono la propria solitudine nella solitudine dell’altro.
Il rincontrarsi serve ad entrambi per metabolizzare e superare il dolore dell’altro e, di conseguenza, il proprio disagio.
Con le sue parole l’Autore ci presenta uno spaccato reale della società odierna, che necessita di un’attenta riflessione.
Il contesto descritto è quello di una collettività profondamente individualista ed egoista.
Un modello secondo il quale si calpestano ed emarginano i più deboli.
Questo quadro così desolante lascia, però, lo spazio aperto ad una speranza.
Alice, infatti, supera il suo dolore rispecchiandosi nel dolore di Mattia, stimolandoci così a riflettere sulla necessità di riappropriarci del concetto del “noi” in contrapposizione a quello dell’”io”, sull’opportunità di ricostruire un comune senso di appartenenza attraverso un ritrovato spirito critico.
L’eccessiva frantumazione sociale, determinata da un modello di società profondamente mutata rispetto al passato ha determinato, allo stesso modo, un impoverimento culturale politico culminato nell’arretramento dei Partiti politici come strumento di partecipazione e confronto.
Ecco quindi un enorme bisogno di ritornare ad attribuire ai Partiti un ruolo non di semplici comitati elettorali, ma di mezzi che favoriscono l’impegno civile e democratico.
In una società profondamente disuguale, infatti, rimpossessarsi di valori quali l’uguaglianza, la giustizia sociale, la legalità e l’etica appare un’esigenza non più derogabile.
Andrea Caddeo

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Per festeggiare il venticinquesimo anniversario della sua fondazione, il Gruppo Archeologico Neapolis di Guspini organizza per il prossimo mese di Marzo, con il patrocinio di diverse amministrazioni e istituzioni pubbliche, il XXIII Convegno su temi di archeologia.
La manifestazione, articolata in quattro conferenze da tenersi a Guspini di sabato, nell’aula consiliare, avrà come tema la Cultura Fenicio Punica in Sardegna - argomento tornato di forte attualità in questi ultimi tempi e oggetto del progetto inerente il Parco Archeologico denominato “Il Golfo dei Fenici” ideato dalla provincia del Medio Campidano e di Oristano.
A tenere le conferenze sono stati invitati i massimi esperti della materia, archeologi e docenti di fama dell’Università degli Studi di Sassari
Il convegno si terrà nell’aula consiliare del Comune di Guspini, alle ore 17,30
XXIII CONVEGNO – FENICI E CARTAGINESI IN SARDEGNA

Sabato 6 MARZO 2010
Michele Guirguis, Università degli Studi di Sassari
LE NECROPOLI FENICIE E CARTAGINESI IN SARDEGNA

Sabato 13 MARZO 2010
Piero Bartoloni, Universita’ degli Studi di Sassari
I FENICI NEL SULCIS

Sabato 20 MARZO 2010
Raimondo Zucca, Università degli Studi di Sassari
LE CITTA’ FENICIE DEL GOLFO DI ORISTANO

Sabato 27 MARZO 2010
Paolo Bernardini, Università degli Studi di Sassari
IL TOFET
Come ogni anno, alla fine del ciclo delle conferenze seguiranno alcune escursioni e visite guidate nei siti maggiormente rappresentativi del periodo storico culturale trattato.
http://www.novasdisardara.it/503.jpg

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PIANO LOCALE UNITARIO DEI SERVIZI ALLE PERSONE

Pubblichiamo il P.L.U.S. , Il Piano Locale Unitario dei Servizi alle Persone per il 2010 – 2012, che è stato oggetto di discussione durante la lezione tenuta dal dottor Bruno Mancosu nell'ambito della Scuola di formazione politica organizzata da CostruireFuturo.

Si tratta di un programma organico di intervento nel campo socio-sanitario nel territorio del distretto sanitario della nostra ASL, che comprende i comuni di Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, Villacidro e Sardara, che dovrebbe essere attuato dagli enti locali e dall'Asl e quindi, per la parte che gli compete, anche dal nostro Comune.
La sua lettura può essere utile per rendersi conta della complessità delle problematiche sanitarie e socio-assistenziali della provincia e del nostro comune in un periodo di profonda crisi economica e sociale. Come può essere ugualmente interessante approfondire le possibile risposte ai molteplici bisogni della popolazione, che il potere pubblico deve preparare, e i modi con cui queste risposte possono essere concretamente organizzate.
La questione ha una grande rilevanza per le famiglie e l'efficienza e l'efficacia di questi servizi può rappresentare un indicatore del livello di sensibilità sociale di una comunità ed in definitiva del suo grado di civiltà.
http://www.novasdisardara.it/plus%202010-2012.pdf

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I PROGRAMMI DELL' ARCI

Sabato 30 gennaio il Consiglio direttivo del circolo ha presentato all'assemblea dei soci ( 120 nel 2008 e 150 nel 2009) il resoconto delle attività svolte nel 2009, ed in particolare, del riordino complessivo del circolo, del suo finanziamento, delle iniziative culturali, sociali e ricreative che, seppure in periodo di prova e anche di incertezza, hanno consentito di rispondere positivamente alle finalità statutarie ed allo stesso tempo di chiudere il rendiconto in sostanziale pareggio.


Dal rendiconto 2009 si è estrapolata l'entità delle possibili risorse da destinare alle iniziative per l'anno in corso; in sostanza dalle proposte del direttivo e dall'assemblea emerge la forte volontà di proseguire il cammino individuato e sperimentato lo scorso anno e di attivare nuove azioni tendenti a rafforzare la presenza e gli ambiti operativi del circolo ponendosi alcuni obiettivi quali:
-Confermare la collaborazione con l'associazione “CreareFuturo” con la quale si è organizzato un ciclo di conferenze sul passato storico della nostra cittadina che va dal periodo nuragico al romano e si chiuderà con il periodo medioevale e gli anni dell'ottocento e del novecento nonché la manifestazione per il 25 aprile ed il 1° maggio;
- Incrementare le opportunità di lettura affiancando agli attuali tre quotidiani un settimanale ( L'espresso), il mensile del Sindacato Pensionati e quasi certamente un altro quotidiano nazionale;
- Favorire gli incontri sociali tipo quelli di carnevale e di fine anno ed individuare altre occasioni utili di aggregazione;
- Proseguire con le escursioni culturali e ricreative;
- Organizzare conferenze e/o dibattiti su tematiche sociali e politiche;
- Verificare la possibilità di creare gruppi di lavoro che affrontino i diversi problemi che condizionano il vivere sereno e civile della nostra società;
- Progettare un intervento che, facendo leva sugli interessi delle nuove generazioni, sia finalizzato all'avvicinamento dei ragazzi e dei giovani alla nostra associazione;
-Fare tutto il possibile affinché il ruolo dell'associazione quale organismo aperto che raccoglie ed organizza persone ed attività diverse venga conosciuto e riconosciuto a tutti i livelli;
- Presentare il nostro programma di attività all'Amministrazione Comunale in modo che, come le altre associazioni esistenti a Sardara, si possa accedere ai contributi per le varie iniziative.
A prima vista si può avere l'impressione che si sia presentato un programma ambizioso e difficile da gestire, ma se si tiene conto che l'Associazione conterà anche quest'anno 150 soci si può pensare di poterlo realizzare senza particolari difficoltà.
Il Consigli Direttivo del Circolo.

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Cultura e tecniche per il recupero dei centri storici.

E’ l’argomento della conferenza che il prof Antonello Sanna, preside della facoltà di Architettura di Cagliari, terrà sabato 27 febbraio presso il Centro Sociale di via Oristano alle ore 18. L’iniziativa è organizzata da CostruireFuturo e dal Circolo Arci-1° Maggio.


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LE TERME NEL 1884

Il dì in cui sarà appagato il generale desiderio di veder sorgere un compiuto stabilimento balneare, non è lontano.

E’ ben dopo che all’indecoroso e osceno spettacolo delle terme di Sardara, che altrimenti non saprei denominarlo, che posto fine, e presto. In esse infatti veggosi annualmente uomini e donne farsi ressa onde immergersi nell’unica vasca destinata all’uso dei bagni. Luogo è questo che i più tetri colori sarebbero insufficienti a rappresentarlo a chi non vide siffatto spettacolo di immondezza, di sofferenze inaudite, di indescrivibili deformità e malori; luogo è questo dove il filosofo e il medico ponne meditare sulla tenacità dell’umano volere, sulla forza della fede, sui sacrifici che compiansi pel riacquisto della perduta salute! Né ciò si parrà esagerato; ché, in verità, senza la più ferma volontà, senza una robusta fede nell’efficacia di quelle acque, mal potrebbesi, neppur per brevi istanti, far dimora in schifosa spelonca fra mezzo ad insopportabile tanfo.
Eppur quei poveri infermi ci stanno, giacenti su stuoie, talora sul nudo terreno, ben di rado ( e solo se forniti di mezzi) su materassi, e non per brevi ore vi stanno, ma per lunghi giorni…
Eppur si guarisce! E le guarigioni sono frequentissime, sorprendenti, insperate. Né alcuno saravvi certamente che nei fatti voglia menomamente dubitare; una esperienza non interrotta lo dimostra; e cischedun anno si rinnovano questi fatti, che or si lasciano sepolti nelle tenebre, ma che col tempo – noti e diffusi – faranno eco e desteranno ammirazione. Ed io ritengo che alcuni crederanno più agevolmente alle virtù curative delle acque termo-minerali di Sardara, che allo spettacolo ivi rinnovellasi ogni anno, indegno al certo di un paese educato a sentimenti generosi e umanitari, qual è appunto il nostro!
Prof. Antonio Carruccio
In Ledda “Sanluri” Ed.. Alagna Ca. 1884.

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lunedì 22 febbraio 2010

"Sa Lingua Sarda in sa scola de totus"

Programma convegno "Sa Lingua Sarda in sa scola de totus"

http://www.novasdisardara.it/locandina2.pdf

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giovedì 11 febbraio 2010

Interrogazione al Sindaco per i lavori presso l'albergo termale

Pubblichiamo il testo dell'interrogazione a risposta scritta presentata consiglieri dei gruppi Partito Democratico e Sardara in Comune. http://www.novasdisardara.it/interrogazione%20al%20sig%20sindaco%20x%20terme%20bis.pdf


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martedì 9 febbraio 2010

Enrico Berlinguer. Vita e politica

Inaugurazione della mostra fotografica "Enrico Berlinguer. Vita e politica", venerdì 12 febbraio 2010 alle ore 11.00 presso il Palazzo Regio in Piazza Palazzo, 1 a Cagliari. Saranno presenti il Presidente della Provincia, Graziano Milia, il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, il deputato del PD, Ugo Sposetti e Alberto Menichelli, l’autista di Berlinguer.

Sono molti e interessanti gli appuntamenti organizzati intorno alla mostra e che si svolgeranno sempre al Palazzo Regio in Piazza Palazzo, 1 a Cagliari. Segnalo il Convegno aperto al pubblico, “Il pensiero di Enrico Berlinguer. Una fonte dalla quale attingere per dare forza e credibilità alla politica”, in programma il 26 febbraio alle ore 17.La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 e resterà in allestimento fino al prossimo 7 marzo.Orari della mostra: Tutti i giorni: 9.00 – 19.00

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COME ASSISTERE I PIU’ DEBOLI

Il ciclo di lezioni organizzato dall’associazione “CostruireFuturo” continua. La prossima lezione sarà tenuta dal dottor Bruno Mancosu venerdì 12 gennaio alle ore 18 presso i locali dell’associazione in via Umberto. L’argomento riguarda i modi di organizzare l’assistenza sociale da parte degli enti locali.

I comuni infatti sono diventati i responsabili primari di questo settore e devono organizzare i servizi sociali diretti a numerose categorie di cittadini che versano in condizioni di bisogno. Anche quando la Regione finanzia sono loro i responsabili del funzionamento concreto dei servizi sociali.
In un momento di grave crisi economica cresce il numero dei cittadini in dfficoltà, aumenta la povertà e le disuguaglianze. Diventa così fondamentale per una comunità locale che l'Amministrazione comunale faccia le scelte più giuste, più rispondenti alle particolari condizioni della sua popolazione, con una programmazione corretta, trasparente e con la più larga partecipazione dei cittadini.
A parlare di queste è stato invitato un professionista esperto, che ha fincheggiato molte amministrazioni comunali e che ha espletato il compito delicato di redigere il piano per l'assistenza sociale a livello sovracomunale nella nostra provincia.
La partecipazione all'iniziativa è gradita.

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Energie rinnovabili e sostenibilità ambientale

Locandina del convegno che si svolgerà a Serrenti il giorno 11 febbraio 2010.

http://www.novasdisardara.it/manifesto%20rinnovabili%202010.tif

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CULTURA E TECNICHE PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO

“Cultura e tecniche per il recupero del Centro Storico”. E’ il titolo della conferenza che l’associazione CostruireFuturo ed il circolo “1° Maggio” dell’Arci organizzano per il giorno 27 febbraio. A parlarne è stato invitato il prof. Antonello Sanna, preside della Facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari ed esperto delle problematiche dei centri storici della Sardegna, in particolare di quelli della Marmilla e del Campidano.

A distanza di oltre vent’anni dall’approvazione del Piano Particolareggiato del Centro Storico del nostro paese è sembrato utile riaprire la riflessione su questo problema che è di grande rilevanza per fare il punto sulla sua importanza, sulle esigenze dei cittadini che lo abitano, sul modo di utilizzarlo e valorizzarlo, sul come salvaguardare la sua storia e la sua identità. Si tratta di una riflessione da fare con urgenza perché abbiamo un grande patrimonio, che attualmente è diventato difficile da utilizzare. I suoi confini sono stati notevolmente ampliati con la variante al Piano Urbanistico Comunale, approvata recentemente dal Consiglio Comunale, e per intervenire sugli edifici è necessario procedere alla realizzazione di un nuovo Piano Particolareggiato.
Il nostro centro storico è molto ampio e ciò è dovuto alla storia del paese. Basti pensare che agli inizi del 1900 Sardara aveva 3000 abitanti, mentre il capoluogo della regione ne contava 40.000, ed era uno dei centri più popolati della vecchia provincia di Cagliari e quindi dell’isola. Di questa storia resta ancora molto ed i lavori di recupero degli ultimi decenni hanno valorizzato edifici pubblici, case private. monumenti e viabilità.
Oggi forse dobbiamo interrogarci sul punto a cui siamo arrivati per poi decidere come proseguire.
Quando nei primi anni ottanta si cominciò a riscoprire questo grande patrimonio e a salvaguardarlo a Sardara si utilizzava ancora l’eternit per i tetti, i blocchetti di cemento per le murature e spesso la commissione edilizia pensava di abbattere i muri in pietra per allargare le vie cittadine. Di strada quindi se ne è fatta tanta e l’abbiamo fatta anticipando i tempi e l’azione di tantissimi altri comuni. Tutto questo forse non basta più. Il valore economico di questo patrimonio è cresciuto e c’è più condivisione sul suo valore storico, architettonico e culturale. Molti visitatori ce lo ricordano ogni giorno. Dobbiamo chiederci però come sia possibile migliorare le condizioni abitative, la salubrità e le comodità interne delle nostre case preservando le architetture, il decoro esterno e le loro caratteristiche costruttive.
Le nostre case hanno un valore che è cresciuto e sono una ricchezza utilizzabile anche per lo sviluppo economico. Con la crisi del settore agricolo e delle grandi industrie, con i servizi pubblici e privati di qualità che si stanno concentrando nelle aree urbane i piccoli comuni sardi stanno cercando di reagire percorrendo una strada non certo facile, quella di preservare la loro storia e le loro caratteristiche ambientali e produttive anche a fini turistici. Noi quella strada l’abbiamo individuata molto tempo fa, anche perché abbiamo l’acqua termale, che rappresenta una risorsa vera che altri non hanno, anche se recentemente abbiamo vissuto qualche incertezza e diversità di opinioni.
Il parlare di centro storico porta quindi con sé molte altre questioni. Affrontarle tutte assieme sarebbe anche complesso. Con la conferenza del prof Antonello Sanna vorremo farlo sul piano squisitamente culturale, storico e tecnico, dato che la Facoltà di Architettuta di Cagliari negli anni scorsi ha predisposto e pubblicato anche un Manuale di restauro e di recupero dei centri storici.

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sabato 6 febbraio 2010

PER UN NUOVO MODO DI AMMINISTRARE

L’arroganza, i toni urlati, le intimidazioni sembrano diventati i tratti caratterizzanti dell’amministrazione Zucca.


Infatti, a cadenza quasi giornaliera, con l’ausilio della corrispondente della stampa locale, il Sindaco minaccia, zittisce, talvolta querela. Secondo uno schema ormai consolidato, si muove su un duplice binario: da un parte la stampa elogia il buon operato della maggioranza (?), denigrando gli altri, dall’altra parte, si da mandato di querelare coloro che osano criticare politicamente e democraticamente le scelte. Il cliché seguito è stato sperimentato negli anni passati in cui si procedeva alla sistematica aggressione degli amministratori di turno.

Si dimentica, o si fa finta di farlo, che in democrazia il diritto di critica politica è contemplato dalla Costituzione ed imporre il silenzio rievoca schemi e situazioni della storia del nostro recente passato che speravamo superati. Pensate che la Giunta stanzia considerevoli somme del bilancio per ottemperare alle spese degli innumerevoli processi nei più svariati ordini e gradi in cui si è impegnata. Soldi dei sardaresi, sottratti ai sardaresi, che potrebbero essere utilizzati per stimolare la crescita economica e sociale del paese.

In realtà questa potrebbe configurarsi come una precisa strategia messa in campo per mascherare i numerosi fallimenti del suo operato. Ricordiamo la questione autovelox, posizionato con la chiara volontà di colpire le tasche degli automobilisti per fare cassa. Ad oggi il Giudice di pace, accogliendo il ricorso dei numerosi cittadini, ha condannato il Comune di Sardara al pagamento di € 150 + IVA per ciascun ricorso vinto. Il Sindaco e la sua Giunta, nel novembre 2007, respinse la petizione popolare presentata dai gruppi di minoranza accusandoli in Consiglio comunale di essere dei “pericolosi sobillatori”. I cittadini, riunitisi spontaneamente in comitato, vennero definiti addirittura dei “carbonari”. Ma c’è di più! Attraverso le solite dichiarazioni sul giornale l’amministrazione scaricò le responsabilità sul corpo di polizia municipale.

Proseguendo, non si può non riparlare dell’iter intrapreso per cercare di riaprire l’albergo termale, ancora chiuso e con i lavoratori disoccupati. La commissione dei lavori, l’esecuzione degli stessi, l’iter procedurale assumono ogni giorno di più contorni di dubbia legittimità e trasparenza a cui il Sindaco, a seguito di alcune interrogazioni consiliari, non ha saputo dare risposte convincenti. La stessa cittadella termale, legata alla variante al PUC n.7, si configura come un progetto dai risvolti di discutibile nitidezza, una cambiale in bianco in favore di future speculazioni.

Il Partito Democratico e i Comunisti Italiani condannano fermamente un modello amministrativo di chiaro stampo giustizialista e prevaricatorio. Pertanto lavorano affinché sia garantita la legalità e la trasparenza. Al paese sono necessari un libero confronto di idee, senza minacce ed intimidazioni, ed il rispetto delle regole e delle persone. S’impegnano affinché tutto questo non rimanga un semplice contenuto di facciata, presente nei programmi elettorali, ma rappresenti una guida per gli amministratori del futuro a difesa della convivenza e della crescita civile e democratica del paese.

Partito Democratico e Comunisti Italiani.

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mercoledì 3 febbraio 2010

IL PARTITO DEMOCRATICO E’ COMPATTO CONTRO LA CRISI DELL’INDUSTRIA IN SARDEGNA

Siamo in piena emergenza sociale. I fatti che si registrano in questi giorni, compresa la manifestazione che ha portato al blocco dell’aeroporto di Elmas, dimostrano quanto debba essere alto il nostro livello di attenzione.


Quello che pensavamo potesse succedere sta avvenendo, l’Alcoa ha deciso di chiudere gli impianti e, non accettando nessuna proposta, lascia a casa migliaia di lavoratori. Si tratta di una decisione che non possiamo in alcun modo accettare. Con questo gesto irresponsabile si mette in pericolo l’economia già devastata di un territorio che nel corso degli anni ha pagato amaramente lo sfruttamento industriale. La vertenza Alcoa non è purtroppo isolata. Il polo industriale di Portovesme sta affondando. È notizia dei giorni scorsi la decisione di Eurallumina di voler prorogare per un altro anno la Cassa integrazione per i suoi lavoratori. Allo stato delle cose non riusciamo ad intravedere spiragli neppure per il futuro dello stabilimento Rockwool di Iglesias e Otefalsail di Portovesme. Tasselli di un mosaico industriale che, per anni è stato punto di riferimento in Sardegna e in Italia. Base fondamentale di un’economia che oggi rischia di essere cancellata. Emergenza che non riguarda più solo il Sulcis Iglesiente ma tutta la Sardegna. Non dobbiamo dimenticare, infatti, neppure le dure vertenze che vengono portate avanti nella chimica con le dure battaglie dei lavoratori di Porto Torres.

Il Partito Democratico, come ha fatto sino a oggi, conferma che sarà a fianco ai lavoratori e alle loro famiglie con tutte le risorse politiche e istituzionali a sua disposizione. Per questo motivo il 2 febbraio l’intero gruppo dirigente o regionale sarà a Roma con i lavoratori che manifesteranno davanti a Palazzo Chigi mentre gli altri rappresentanti del Partito saranno promotori delle iniziative di mobilitazione e sensibilizzazione che si svolgeranno nei diversi centri del Sulcis Iglesiente.

Il Governo, chiamato a intervenire sul caso Alcoa, deve dare risposte chiare e concrete su una questione che ormai non può più attendere. Servono interventi importanti, concreti e decisivi, come obbligare Alcoa a non chiudere, per evitare non solo il tracollo economico del territorio ma anche che la tensione continui a salire scongiurando qualiasi pericolosa deriva. Inoltre il Partito Democratico nel confermare la piena adesione allo sciopero proclamato dalle segreterie regionali confederali di Cgil, Cisl e Uil per il 5 febbraio, invita i propri sindaci e ipresidenti di Provincia a convocare, a Cagliari, i rispettivi consigli per garantire il massimo sostegno alla grossa giornatamobilitazione.


Cagliari 01 febbraio 2010

Partito Democratico della Regione Sardegna

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SPIGOLATURE (febbraio 2010 )

(1) Il partito dell’amore nella persona del suo capo Silvio Berlusconi, strenuo difensore –assieme alla Lega - dei valori cristiani, si prende una dura reprimenda da parte di Bill Gates. L’uomo più ricco del mondo divenuto filantropo ormai a tempo pieno – è co-presidente della fondazione Bill e Melinda Gates che si occupa degli aiuti ai paesi poveri -, si rammarica della “tirchieria dell’Italia”. Amareggiato dichiara: “ … da quando il nuovo governo si è insediato gli aiuti sono stati dimezzati. L’Italia appare cosi la più taccagna tra i partner europei ”. Mister Gates non sa che si può amare il prossimo anche senza dargli una mano. Che diamine ! ! !

(2) Che strani questi politici del Centrosinistra: non appena si scopre qualche loro marachella subito si dimettono. Sono proprio dei cagasotto. Perché non prendono esempio da Dell’Utri? E’ stato condannato per mafia? Embè, che vuol dire. Mica per questo uno si deve dimettere da senatore. Il gran capo Berlusconi non vi ha insegnato nulla? Ma lo sapete in quanti procedimenti penali è coinvolto? Mica c’è bisogno di dimettersi. Basta urlare da tutte le televisioni, da tutti i giornali : “ E’ una persecuzione da parte dei giudici comunisti. Vergogna ! Vergogna ! Vergogna !!! (3) Che paese strano l’Italia. I nostri governanti, ormai da tempo, non perdono occasione per attribuirsi il merito dei grandi successi conseguiti nella lotta alla mafia. “ C’è stata la confisca dei beni mafiosi per moltissimi milioni di euro. Sono stati assicurati alla giustizia decine e decine di capi mafiosi. Abbiamo inasprito il 41 bis. Ormai li abbiamo messi in ginocchio” gridano un po’ tutti. E che ti fanno quei disgraziati della ndrangheta? Inviano una lettera con dentro una cartuccia caricata a pallettoni mica a Berlusconi o Maroni o Larussa o Gasparri – no Gasparri no -, bensì al giudice Giuseppe Lombardo con la simpatica postilla : “ Farai la fine di Falcone e Borsellino”. Che strano paese il nostro. (4) Quella del Medio Campidano è una delle province italiane più virtuose per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Figura infatti ai primi posti nella classifica nazionale stilata dagli istituti di statistica. A pagina 6 del programma elettorale per le elezioni comunali del 2006, presentato dalla lista capeggiata dall’attuale sindaco, al punto 1 si legge: “ Rimodulazione del sistema di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani ”. Si parlava di una vera rivoluzione; di metodi completamente innovativi, di tariffe dimezzate. Sono passati quasi 4 anni e francamente siamo ancora in attesa di queste mirabilia. Le uniche novità sono state 1) la sostituzione delle buste trasparenti con quelle opache, consentendo, alla parte meno sensibile della popolazione, di infilare di tutto nei sacchi per la raccolta del secco indifferenziato; 2) la quasi definitiva scomparsa, per la raccolta dell’umido, delle buste in materiale biodegradabile – il cosiddetto mater-bi – sostituite da comuni sacchetti di plastica che si usano per la spesa. Gli amministratori o non si sono accorti di nulla oppure hanno tollerato. Malissimo in tutti e due i casi. Risultato? Sardara uno dei più importanti paesi della virtuosa provincia del Medio Campidano, in questi ultimi tre anni è arretrata di ben nove punti. E il dimezzamento delle tariffe dove è andato a finire? Non è poi cosi facile amministrare. (5) Corre voce che due imprese che hanno effettuato, o ordinato, lavori nello stabilimento termale di Sardara siano ai ferri corti e pare che i loro avvocati abbiano già un gran daffare. La società “Salute e Benessere Casteldoria S.p.A.” si è aggiudicata la gara per la gestione della struttura, e quindi è la responsabile dei lavori. Ma essendo questa di proprietà del Comune sarebbe bene che anche l’Amministrazione ci desse uno sguardo. Nella risposta all’interrogazione del 16/11/2009, presentata dalla minoranza, il Sindaco dichiara che il
Comune di Sardara non ha alcun rapporto con la “La Aqua Selva S.r.l.”, né con la ditta “Ra.Ri. S.r.l.”. Nel numero di dicembre il periodico “Sardara in Comune” pone una domanda precisa: “Perché il legale della “Ra.Ri. S.r.l.” dichiara ….. GLI ACCORDI RELATIVI AL PAGAMENTO DEL PREVENTIVO n° 94/09 INTERCORRONO UNICAMENTE TRA LA Ra.Ri. S.r.l., COMUNE DI SARDARA E “SALUTE E BENESSERE S.p.A.” ? Se le cose stanno così perché si nega ? Gli amministratori della “Salute e Benessere” sono gli stessi della ditta “Ra.Ri. S.r.l.”, quindi affidano lavori a se stessi. Una situazione del genere non suona un po’ strana ? In altri tempi per molto meno sarebbe stata allertata la Procura, la stampa avrebbe già raggiunto parossistici orgasmi inquisitori. Chi è a corto di argomenti si affida alle querele; noi per quanto ci riguarda continueremo a porre domande e a perseguire azioni squisitamente politiche.
Luigi Melis

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lunedì 1 febbraio 2010

SCIOPERO GENERALE

Pubblichiamo il documento con cui CGIL CISL e UIL hanno proclamato lo sciopero generale per venerdì 5 febbraio 2010. Si terrà una manifestazione a Cagliari con un corteo che partirà da Piazza Giovanni XXIII fino a Piazza Yenne. Novas condivide le ragioni dello sciopero e aderisce alla manifestazione.

http://www.novasdisardara.it/volantino.pdf

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