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sabato 27 febbraio 2010

Sandro Pertini, sono già trascorsi vent’anni

Il ricordo di Sandro Pertini è ancora così nitido che si stenta a credere che siano già trascorsi vent’anni dalla morte del ‘Presidente più amato dagli italiani’.

E forse non ci dobbiamo meravigliare, perché è ciò che accade con tutte quelle persone a cui si è voluto bene e per le quali non ci si rassegna mai del tutto all’idea che se ne siano andati via per sempre.
Lo ricordiamo da Presidente della Repubblica che ha saputo stare tra la gente come nessun’ altro, e mai come un politico che parlava da un piedistallo. Un uomo capace di gioire come un ragazzino, come allo stadio Bernabeu, in Spagna, davanti all’Italia campione del mondo, per poi giocare a carte con Bearzot sull’aereo che riportava a casa gli azzurri.
Ma capace anche di commuoversi e di soffrire a fianco dei terremotati dell’Irpinia, per poi denunciare pubblicamente le inefficienze dello Stato nell’organizzazione dei soccorsi.
Si sentiva giovane tra i giovani quando accoglieva centinaia di studenti al Quirinale per dire parole semplici sui valori della Costituzione, della democrazia, della libertà e dell’antifascismo.
Con questo suo modo semplice, popolare, anche se qualche volta poteva apparire come un papà severo e un po’ burbero, sapeva entrare nel cuore e nei sentimenti della gente, riusciva a far sentire lo Stato più vicino ai cittadini e sapeva impersonare nel modo più autentico le Istituzioni.
Proprio per questo suo modo di essere, lui socialista romantico e idealista appassionato, la classe politica di quegli anni non si era mai del tutto riconosciuta in lui, a cominciare dai capi del suo stesso partito. Ma lui tirava dritto e non era mai sceso a compromessi con i suoi principi e il suo modo di intendere la politica e per questo aveva la stima e il consenso della gente.
Istintivamente gli italiani lo percepivano, in quegli anni difficili della sua presidenza, come una formidabile barriera contro la corruzione e gli scandali e lo consideravano non un ‘potente’, ma il loro difensore civico, il difensore dei più deboli.
Sandro Pertini era rispettato per ciò che era ma anche per la sua straordinaria storia personale.
Nato nel 1896 a Stella in Provincia di Savona, cominciò il suo impegno politico nel movimento operaio ligure. Giovanissimo, fu chiamato dal Generale Cadorna a combattere sui campi di battaglia della prima guerra mondiale, da ufficiale d’artiglieria, dove si distinse e venne decorato con una medaglia d’argento al valor militare.
In epoca fascista era già un nome noto e scomodo per il regime che, nel 1925, non esitò ad incarcerarlo. Appena libero (per un’amnistia) si rifugiò, insieme ad altri dirigenti socialisti e comunisti in Francia dove, per vivere, non esitò a svolgere vari mestieri tra i quali il muratore e l’imbianchino.
Ma sentì presto il richiamo e il dovere di rientrare in Italia, da clandestino, per contribuire a cambiare le sorti politiche dell’Italia fascista. Ma venne di nuovo arrestato e scontò lunghi anni di confino. E quando approdò nell’esilio di Turi egli, unico socialista tra tanti comunisti, conobbe Antonio Gramsci con cui nacque una grande e sincera amicizia (cosa non facile in quegli anni di forti divergenze politiche tra socialisti e comunisti).
Sandro Pertini fu uno dei pochi a stare al capezzale di Gramsci malato e sofferente e, quando vennero infine divisi, Gramsci regalò a Pertini un opuscolo di Benedetto Croce su cui c’era scritto: ‘con la dittatura si arresta la storia. E’ contro la storia ogni dittatura’.
Egli credeva nella collaborazione tra socialisti e comunisti, in anni in cui non era pensabile parlare di riunificazione dei due partiti, e lo dimostrò nei fatti. E forse fu anche per questo che nel 1978 venne eletto Presidente della Repubblica anche con i voti del P.C.I., con un consenso corale senza precedenti.
Oggi, per una felice coincidenza della storia, non risultano stonate o di circostanza le parole di Giorgio Napolitano nel ricordare Sandro Pertini, quando sottolinea la sua integrità, la dirittura morale e la coerenza di un’intera esistenza.
Felice coincidenza perché Giorgio Napolitano è stato per molti anni il più autorevole dirigente comunista convinto assertore di una collaborazione con il partito socialista e, in tempi più recenti, dell’unità politica tra i due partiti. Anche perché l’attuale Presidente della Repubblica è forse l’unico politico vivente ad avere tratti caratteriali e di fermezza morale e ideale che possano essere accostati alla figura di Sandro Pertini.
Purtroppo la Storia, come sappiamo, è andata in ben altra direzione.
Sandro Pertini degli anni maturi è stato anche altro. E’ stato la dimostrazione di come si può essere un politico moderno e attento al mondo e ai problemi dei giovani, di come si possa tenere ‘la barra a dritta’ con principi mai obsoleti e sempre attuali.
Mi piace ricordare alcune frasi tratte da una sua famosa intervista che sono un po’ la sintesi del suo pensiero, quando disse ‘…libertà e giustizia sociale sono la meta del socialismo e sono un binomio inscindibile……non potrei accettare una società che fa importanti riforme sociali ma nella quale non c’è libertà così come non potrei accettare il contrario, cioè la libertà senza giustizia sociale..…non è libero chi ha fame, non ha un lavoro e non sa come mantenere la propria famiglia…’.
Forse fu anche per sottolineare il senso profondo di tali affermazioni che, da dirigente socialista, fece stampare nella tessera di iscrizione al partito la data della morte di Giacomo Matteotti.
E oggi? Oggi anche solo l’idea di un confronto tra quegli uomini e il loro modo di vivere la politica con il modo di praticare la politica da parte dei politici (almeno di buona parte) dei nostri giorni è sconfortante, anzi, neppure proponibile.
Lo dimostra il fatto che assai spesso, nell’immaginario collettivo, politico è diventato un termine ai limiti della diffamazione, sinonimo di affarismo e di disprezzo della cosa pubblica.
E purtroppo questa constatazione non permette di guardare al futuro politico dell’Italia con ottimismo. Anzi c’è da essere molto preoccupati.
Però questa è un’altra storia.
Comunque, per chi lo voglia, politico o no, l’Italia potrà sperare in un futuro migliore solo se saprà trovare fonte di ispirazione volgendo lo sguardo alla storia di quegli uomini.
Uomini come Sandro Pertini
Roberto Montisci

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