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sabato 30 gennaio 2010

Se le pietre potessero parlare: Sardara e il suo centro storico

Ritengo che tra i doveri di ogni comunità sia essa organizzata in piccoli centri urbani sia essa strutturata in grandi città ci sia quello di preservare la storia, la cultura di un luogo e le tradizioni: la responsabilità di chi viene dopo è ripensare il luogo in cui abita guardando alla memoria.


Sono ormai venticinque anni che il comune di Sardara ha definito nel suo piano urbanistico il Centro Storico; bisogna riconoscere e prendere atto della lungimiranza degli amministratori di quegli anni anche perché Sardara è stato il primo comune dell’attuale provincia del Medio Campidano e sicuramente tra i primi in tutta la nostra Regione a dotarsi di uno strumento urbanistico così importante; a dare forza e spessore alla scelta fatta tanti anni fa c’è il fatto che molti comuni negli ultimi anni hanno pianificato i centri storici nei propri P.U.C.
La Regione con i suoi assessorati competenti ha voluto definire e delineare meglio nella cartografia del P.P.R i centri storici con i “Centri matrice di antica e prima formazione “ redando anche dei manuali riferiti alle tipicità delle diverse porzioni di territorio.
Sono tanti i motivi che portano a salvaguardare e recuperare gli spazi che contengono la memoria della comunità; tra le priorità c’è sicuramente quella di evitare lo spopolamento.
Altri motivi, non meno importanti, nel gestire il riuso funzionale degli ambienti che sono stati costruiti dai nostri nonni possono essere cosi individuati:
ristrutturare per controllare il territorio e non lasciarlo abbandonato a se stesso evitando danni a cose e persone che possono avere conseguenze anche gravi.
usare spazi già ben definiti evitando di ricorrere a quelli destinati ad altri usi riducendo il “consumo “ di altro territorio.
Per raggiungere gli obiettivi si deve sensibilizzare la popolazione che vi abita alle potenzialità naturali con particolare attenzione alla qualità dell’ospitalità, vera risorsa turistica, anche nella prospettiva generale di scambi culturali tra paesi.
E’ inoltre necessario creare delle prospettive economiche oltre che un “indotto” sociale e culturale.
Penso che tra le sfide di chi amministra un paese come Sardara che ha nel suo centro storico siti di notevole interesse architettonico e culturale sia proprio quello di coniugare la tutela dei luoghi con l’esigenza se non la necessità di costruire ambienti nei quali i cittadini possano vivere cercando di soddisfare i propri bisogni e desideri.
Esistono sicuramente dei bravissimi urbanisti che sono in grado di delineare il volto del centro storico di un paese, ma se non ci sono cittadini disposti a svilupparlo per il benessere di tutti anche le migliori idee non hanno futuro.
Nasce da qui l’esigenza di avere un centro storico ripopolato da famiglie, fulcro di tutto ciò che può essere costruito e soprattutto ricostruito; famiglie che hanno l’esigenza di un’abitazione consona ai tempi che stiamo vivendo senza chiaramente alterare nell’aspetto estetico le caratteristiche e le tipologie classiche delle abitazioni.
Si ha la necessità di avere risposte certe, chiare e veloci nei progetti di ripristino e di ristrutturazione in modo da invogliare i giovani ad investire nel centro storico.
Il recupero di alcune strutture potrebbe essere fatta dall’amministrazione comunale con l’acquisizione di alcuni edifici (lo strumento della perequazione potrebbe aiutare in tal senso) da destinare a laboratori permanenti nei quali si ripropongano antichi mestieri: sarebbe senz’altro un’ulteriore attrazione e porterebbe all’interazione tra giovani e anziani tanto auspicata.
Si può pensare al recupero di case con partecipazione pubblico-privata per farne un progetto serio di albergo diffuso localizzato al centro del paese e non nella periferia dove non esistono neanche le infrastrutture, collegandolo con mezzi idonei con il complesso termale e con gli altri centri di cultura e di storia di cui Sardara è ricca.
Si devono creare iniziative con il coinvolgimento dei giovani capaci di produrre idee che possono diventare veri e propri progetti da sviluppare; non solo iniziative di folclore ma concrete opportunità di lavoro e di vita nel fare ricerca, arte , artigianato.
Capita spesso di sentire commenti positivi dei visitatori che percorrono le strade del centro storico riguardo ai “siti” che hanno visitato; gli stessi turisti visitatori li vedi fermarsi lungo le strade incuriositi dalle case ristrutturate, discutere sulla tipologia della pavimentazione stradale, scrutare i vecchi portali e nei cortili quasi a voler scorgere ancora le attività che vi si svolgevano, incuriositi da archi e pietre quasi aspettando che le stesse raccontino il tempo trascorso.
Sardara ha tanti biglietti da visita da proporre e il centro storico rientra sicuramente tra questi: una cartolina che possiamo e dobbiamo presentare curando la pulizia e la manutenzione delle sue strade e le sue costruzioni.
Salvaguardando la tranquillità di chi abita nel centro storico sfruttiamo le opportunità che esso può dare: diamo voce alle pietre.

Ercole Melis

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venerdì 29 gennaio 2010

Prosegue il ciclo di incontri dibattito promossi dal PD di Sardara

Il circolo PD di Sardara, insieme all’omonimo gruppo consiliare della provincia del Medio Campidano, ha dato vita, venerdì 22 gennaio, ad un incontro dibattito dal titolo “il ruolo della Provincia del Medio Campidano nella promozione del territorio”.


Tutte le iniziative pubbliche finora proposte rispondono ad una precisa finalità. L’intento, infatti, è quello di lavorare alla costruzione di un Partito che riesca ad andare oltre il già fondamentale contributo degli Iscritti rivolgendosi ad una platea più ampia attraverso il coinvolgimento diretto dei Cittadini.
Negli ultimi anni, infatti, abbiamo dato all’esterno un’immagine di eccessiva conflittualità, contribuendo, pertanto, ad un sostanziale scollamento tra Partito, Istituzioni e Cittadini.
Ecco quindi la necessità di invertire la rotta, ancor più in un periodo in cui i mezzi di comunicazione hanno assunto un ruolo determinante nell’attività politica generando uno squilibrio sostanziale tra le forze in campo.
Lo si percepisce chiaramente a livello nazionale, dove Berlusconi ha costruito gran parte delle proprie fortune politiche acquisendo il quasi totale monopolio dei media, ma il concetto è facilmente estendibile anche su scala regionale e territoriale dove televisioni e principali organi di stampa risultano chiaramente orientati.
A fronte di tale disparità, è fondamentale riappropriarsi di spazi e momenti di partecipazione vitali per il corretto funzionamento del sistema politico e democratico del Paese.
Ci è sembrato utile rispondere, inoltre, a tutti coloro che da tempo hanno avviato nei confronti della Provincia e dei propri rappresentanti politici una campagna di discredito, dando loro la possibilità di stilare un resoconto del lavoro svolto in questi primi 5 anni di legislatura. E’ quella del Medio Campidano, infatti, una Provincia nata con difficoltà relative a risorse, competenze e dotazione di personale, ma che grazie all’impegno e all’abnegazione del presidente Tocco e dell’attuale maggioranza si sta affermando come riferimento per l’intero territorio.
Il rafforzamento istituzionale e progettuale della Provincia deve rappresentare, pertanto, una delle priorità del nuovo gruppo dirigente del Partito Democratico in un quadro di rinnovata unità e coesione.
Andrea Caddeo

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giovedì 28 gennaio 2010

Lettera al Comitato di Coordinamento di Novas

Pubblichiamo la lettera aperta di un nostro lettore, indirizzata al blog Novas di Sardara, a seguito della recente decisione della Giunta Comunale di querelare i componenti il Comitato di Coordinamento.

http://www.novasdisardara.it/lettera%20al%20comitato%20di%20coordinamento.pdf

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mercoledì 27 gennaio 2010

ASSEMBLEA DELL’ ARCI

Il circolo “1° Maggio “ dell’Arci sabato 30 gennaio, alle ore 17,30 terrà l’assemblea generale degli iscritti presso la propria sede di via Umberto 1°. All’ordine del giorno c’è la presentazione del rendiconto delle attività del 2009 e la formazione di un programma di iniziative sociali per l’anno 2010.
Il presidente Eligio Piras ed il direttivo presenteranno un bilancio delle attività svolte che hanno permesso al circolo di crescere come numero di soci e di qualificarsi con iniziative ben riuscite, come sono state le escursioni sociali al museo della miniera di Carbonia e al museo della casa di Grazia Deledda a Nuoro. Allo stesso modo sono state molto apprezzate dai partecipanti e dal paese le due conferenze sugli scavi archeologici a Sant’Anastasìa e sulla storia delle Terme romane, organizzate assieme all’associazione CostruireFuturo.
Per l’anno in corso c’è da aspettarsi una crescita delle iniziative ed un programma ancora più ricco.
Il circolo inoltre ha aperto in questo periodo la campagna per il rinnovo del tesseramento e per le nuove adesioni ed è possibile iscriversi ed organizzarsi al suo interno per avviare nuove attività nei campi del tempo libero, della cultura e del volontariato.

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LE POLITICHE PER L’AGRICOLTURA

Le politiche pubbliche per lo sviluppo dell’agricoltura nel Campidano. E’ questo l’argomento della lezione che si terrà venerdì 29 gennaio alle ore 18 presso la sede di via Umberto dell’associazione CostruireFuturo. Ad animare la nuova iniziativa della scuola di formazione politica dell’associazione sarà il dottor Gianni Ibba, un sardarese con estese competenze e con funzioni dirigenziali presso gli enti regionali che operano nel settore dell’agricoltura. L’ingresso è libero.

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martedì 26 gennaio 2010

A proposito di urbanistica…

Ho saputo che la lezione tenuta dall’Ing. Roberto Bordicchia e promossa dall’Associazione CostruireFuturo, durante la quale si è parlato di Piani Urbanistici, di strumenti di attuazione, di pianificazione territoriale, di sistemi urbani, di risorse del territorio, è stata seguita con molto interesse anche dai giovani e giovanissimi presenti, pur trattandosi di una materia solitamente riservata agli specialisti, ai tecnici e agli amministratori pubblici.

E non poteva essere diversamente. L’Ing. Bordicchia è stato (molti anni fa) il mio insegnante di disegno tecnico e ricordo che già allora riusciva ad appassionare ed a farsi apprezzare dagli studenti.
Il caso ha voluto che egli sia poi diventato (fin dai primi anni ’80) il consulente in materia urbanistica del nostro Comune, divenendo il mio più prezioso riferimento nei dieci anni in cui ho ricoperto l’incarico di assessore all’urbanistica e di presidente della Commissione edilizia. L’Ing. Bordicchia non ha mai mancato di affiancare, quando necessario, i funzionari dell’ufficio tecnico e gli amministratori comunali, di consigliare i professionisti ed in molti casi anche i cittadini-utenti sardaresi, sempre disponibile quando chiamato a rilasciare i più disparati pareri in materia urbanistica.
Ricordo l’imponente lavoro preparatorio svolto negli anni ’97-’98 prima dell’adozione del Piano Urbanistico Comunale (nel 1999), fatto di assemblee pubbliche, di riunioni con i progettisti di Sardara (geometri, ingegneri, architetti, periti edili, agronomi, ecc), di infinite riunioni con i consiglieri e gli assessori. E dopo l’approvazione definitiva del P.U.C., ben 5 varianti, più o meno importanti ma con la stessa procedura del P.U.C., e sempre con la massima cura per la discussione e per il coinvolgimento di cittadini, tecnici e amministratori.
Per la storia, vale la pena ricordare che tanto lavoro all’insegna della trasparenza diede i frutti sperati: il P.U.C. e le successive varianti non furono mai bocciate dagli organi di controllo regionali, in una decina d’anni si rilasciarono un migliaio tra concessioni, autorizzazioni e dichiarazioni di inizio di attività (D.I.A.), fu un periodo di sviluppo dell’edilizia sia di quella artigiana che delle opere pubbliche e in quel periodo nacquero parecchie imprese del settore e molti disoccupati ebbero il lavoro per lunghi periodi.
Come hanno ben capito gli attenti e motivati studenti dell’Ing. Bordicchia, tali procedure, per quanto lunghe, estenuanti e laboriose, sono ampiamente giustificate dalle enormi implicazioni che un P.U.C. (o una sua variante) può avere nel tessuto urbano, civile ed economico.
Giova ricordare che un P.U.C. fatto bene, oltre a garantire un armonico sviluppo urbanistico, evita un inutile ‘consumo’ del territorio, lo difende dai disastri ambientali, favorisce lo sviluppo economico, ma soprattutto garantisce la trasparenza nell’applicazione delle norme di attuazione, e i cittadini dai soprusi sempre possibili della P.A. (limitando al massimo la discrezionalità della Pubblica Amministrazione), istruisce ed agevola il lavoro dell’ufficio tecnico.
Ma proprio l’aver vissuto in prima persona le vicende amministrative del mio paese mi induce, oggi, a guardare con sguardo critico e anche un po’ allarmato, al diverso stile e al nuovo metodo messo in atto da chi amministra oggi il Comune. E grazie alla lezione dell’Ing. Bordicchia anche altri si stanno ponendo gli stessi interrogativi e cominciano ad avanzare qualche giustificata perplessità.
E gli argomenti di discussione non mancano. Alcuni si interrogano (ed io con loro), ad esempio, sul perché affidare una importantissima variante, la n° 7, (di cui si è già ampiamente discusso su NOVAS) all’ufficio tecnico del Comune che, per quanto composto da validi ed esperti tecnici, non dispone della multidisciplinarità necessaria per la redazione di un P.U.C. quali l’urbanista, l’agronomo, il geologo (e di questi mi risulta non sia stata neppure richiesta la consulenza esterna). E poi, a ben vedere, non si vede neppure l’aspetto del risparmio, visto che le innumerevoli ore-lavoro impiegate dai tecnici del Comune hanno un costo, da aggiungere alla dilatazione dei tempi di attesa per il rilascio di permessi, autorizzazioni, ecc., conseguenza del mettere in secondo piano l’ordinaria amministrazione, che si traduce in un disservizio per i cittadini. E forse, a conti fatti, l’incarico ad un urbanista, oltre alla diversa qualità del lavoro, avrebbe fatto risparmiare parecchi soldi pubblici visto che poi il P.U.C. è stato bocciato sia dalla Provincia che dalla Regione.
E per come si è conclusa la questione P.U.C. si è indotti, ancora una volta, a parlare di soldi buttati al vento…
E non poteva che andare a finire così. Come si poteva giustificare la creazione di 42,64 ettari di zona G, senza la previsione di un indice volumetrico ma prevedendo il rinvio, volta per volta, alla discrezionalità dell’Amministrazione Comunale? Queste cose non avvengono neppure nelle Repubbliche delle banane (con tutto il rispetto per quelle Repubbliche). E non ci si può proprio lamentare se a qualcuno viene il dubbio che volumetrie, indici di copertura e altri parametri edilizi possano essere decisi sulla base di simpatie, colore politico o altro, e comunque non in modo oggettivo.
E poi, che senso ha aumentare di 42,64 ettari di zona G (edificabile) i 131,90 ettari di zona F già in buona parte edificabili? Proprio non si riesce a capire (in tutto fanno ben 174,54 ettari). Era necessario?
Così come non si riesce a capire come possano essere sfuggite delle norme della massima importanza che attengono ad atti obbligatori per la Pubblica Amministrazione a garanzia della trasparenza come, ad esempio, l’art.31, della Legge 289 del 2002, che testualmente recita: ‘I Comuni, quando attribuiscono ad un terreno la natura di area edificabile, ne danno comunicazione al proprietario a mezzo del servizio postale con modalità idonee a garantire l’effettiva conoscenza da parte del contribuente’. Oppure l’art. 36, della Legge 248 del 2006 ‘…ai fini…imposta di registro…imposta sui redditi…un’area è da considerarsi fabbricabile…in base allo strumento urbanistico adottato dal Comune, indipendentemente dall’approvazione della Regione e dall’adozione degli strumenti attuativi…’. O ancora l’art. 11 della Legge 248 del 2005 che, a proposito del pagamento dell’I.C.I. sui terreni dice ’…un’area è da considerarsi comunque edificabile….indipendentemente dall’adozione di strumenti urbanistici..’
Come si vede ci sono implicazioni anche di carattere impositivo e fiscale (oltre a quelle già prima citate) per i cittadini, oltre al fatto, non secondario, che l’essere a conoscenza di essere diventati proprietari di un terreno edificabile diventa fondamentale in caso di compravendita. Sarebbe comprensibile una solenne arrabbiatura di chi dovesse vendere un terreno (nella convinzione che si tratti di terreno agricolo) ad un acquirente che invece sa benissimo di comprare sottocosto un terreno che sta per diventare, o è già, edificabile.
Questa è una delle tante implicazioni della (poca) trasparenza, e sono situazioni che è necessario evitare.
Il dibattito sulla questione del P.U.C. era già in corso da tempo, ma non c’è dubbio che già la prima lezione dell’Ing. Bordicchia abbia conseguito un primo importante risultato, che è quello di aver aggiunto elementi di conoscenza utili per animare la discussione e, perciò, ci auspichiamo che egli trovi il tempo per altre lezioni e per qualche approfondimento che, ne sono certo, non cesserà di suscitare interesse e nuova partecipazione.
Roberto Montisci

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Un breve bilancio sulla prima Scuola di formazione politica Sardarese

A novembre è stata inaugurata a Sardara la Scuola di formazione politica, fortemente voluta e promossa dall’Associazione CostruireFuturo per contrastare la dispersione dei valori civili di cui siamo sempre più spettatori, coinvolgere la popolazione Sardarese nella vita politica del paese, formare su temi politico-amministrativi quei giovani che saranno chiamati, presumibilmente, a guidare o, comunque, a contribuire allo sviluppo di Sardara.

A tre mesi dall’inizio dei lavori è doveroso fare un bilancio sui risultati ad oggi raggiunti per evidenziare, dati alla mano, come la scelta di intraprendere questa iniziativa fosse necessaria e attesa.
Che la Scuola sia stata salutata con favore dai Sardaresi è dimostrato dall’alto numero dei suoi partecipanti, 32, la maggior parte dei quali donne. Questo evidenzia come la realizzazione di questo progetto abbia interpretato il bisogno già ben presente nella comunità locale (oltre che nei comuni limitrofi) e soprattutto nei giovani di essere parte attiva di un processo di sviluppo che non si limiti a coinvolgere i cittadini solo a ridosso delle competizioni elettorali, ma metta piuttosto in atto un modello di interpretazione e consultazione delle esigenze della popolazione in maniera costante. E questo a ulteriore dimostrazione di come la politica, per ottenere risultati concreti, non possa e non debba essere un’entità calata dall’alto, ma coinvolgere in prima persona i destinatari delle sue azioni, condividendole in maniera costante in tutti i loro passaggi.
La sentita partecipazione alle attività della Scuola sfata, ancora, il mito che le generazioni dei ventenni e dei trentenni non siano interessate alla pratica di una cittadinanza attiva e alla partecipazione politica: la massiccia adesione che abbiamo registrato indica piuttosto come, di fronte ad una proposta concreta che coinvolge e motiva, i giovani rispondano sempre con partecipazione e entusiasmo. Partecipazione e entusiasmo che durante le attività della Scuola sono costanti e nelle quali si genera puntualmente un dibattito costruttivo per comprendere il percorso che ha portato allo stato attuale di Sardara e con l’obiettivo di contribuire ad uno sviluppo del paese condiviso e sostenibile per tutti i cittadini.
Diversi e stimolanti gli argomenti affrontati nel corso degli appuntamenti finora svoltisi: le politiche giovanili, le metodologie e gli strumenti per lo sviluppo locale, l’urbanistica per la promozione del territorio e le politiche per lo sviluppo e il sostegno alle imprese agricole nell’imminente incontro di venerdì 29/01. Tutti temi attuali e di interesse collettivo, momenti di approfondimento per trasmettere una visione più completa e coerente del nostro paese e delle motivazioni che hanno portato alle scelte compiute dalle amministrazioni finora susseguitesi alla sua guida, comprensione che dovrebbe essere alla base e precedere ogni scelta e azione politica.
La didattica delle lezioni offre soprattutto strumenti per comprendere e valutare quali, negli specifici ambiti prescelti, possano essere le potenzialità di Sardara. Un’impostazione formativa volutamente pratica, che dimostra ancora di come la Scuola non sia stata pensata per rimanere teoria, ma per rendere i suoi studenti capaci di concretizzare le conoscenze teoriche acquisite in aula in una proposta programmatica che possa essere messa a disposizione del paese quanto prima. E’ questo il contributo che noi dell’associazione CostruireFuturo ci siamo prefissi di portare alla comunità Sardarese, questa l’espressione del nostro impegno civile.
Roberta Atzori

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GLI ARCIERI DI SARDARA

Le due statuette bronzee di arcieri armati e vestiti all’orientale sono fra le più originali di tutto l’ambito della statuaria nuragica. Esse corredavano un singolo sepolcro, una tomba a fossa megalitica da ritenersi di un personaggio molto importante, principe o capo del vicino villaggio-santuario nuragico di S.Anastasia. Ritrovate agli inizi del secolo scorso durante lavori agricoli in località Sa costa, sono ora esposte nel museo archeologico nazionale di Cagliari.

Si presume risalenti all'IX – VIII secolo a.C. Quasi sicuramente prodotte in loco, dove un’area del villaggio-santuario era riservata all’attività metallurgica del bronzo (significativo il ritrovamento in sito di un bacile in bronzo contenente gli strumenti del fonditore e numerosi resti di fusione ).
Gli arcieri si presentano astanti e mostrano il profilo con la faccia e i piedi leggermente obliqui in avanti per rendere una visione di tutti i caratteri fisionomici. Pur essendo alti poco più di 15 cm. si leggono fino ai minimi particolari, dimostrazione di quanto fu alto il grado artistico e tecnologico raggiunto dai metallurgici nuragici.
Un soggetto tende l’arco impugnando con la mano sinistra l’asta dell’arco e con la destra la corda stirata mentre il viso mostra concentrazione nella mira nell’azione di scoccare la freccia. Appesa di traverso sul dorso è la faretra che appare saldamente legata al resto dell’armatura. Singolare è l’armatura usata per riparare il lato sinistro della testa, la parte più esposta e vulnerabile perché l’attenzione dell’arciere è tutta rivolta a destra nella mira dell’arco. Si tratta di un’ampia lastra metallica quadrangolare, dai margini in rilievo e tutta borchiata all’esterno per far slittare i colpi, che copre il capo dall’omero al cranio con un risvolto gettato dalla spalla sinistra al dorso.
Il collo è protetto da una doppia fascia di cuoio? Una calotta con orlo in rilievo protegge il capo.
L’altro soggetto tiene l’arco impugnato con il braccio sinistro teso in avanti e il braccio destro aderente al corpo in modo simbolico o forse pronto a tendere la corda per scoccare la freccia già inserita nell’arco. Entrambi si distinguono per la raffinatezza dell’abbigliamento , al petto indossano una piccola corazza decorata con incisioni a dente di lupo. Visibile solo dalla parte posteriore legata alla vita è un breve gonnellino che arriva sopra i polpacci , tra la corazza e il gonnellino si apprezza un tratto nudo della schiena marcato dal solco della colonna vertebrale. Sul davanti è indossato un ampio e lungo grembiule, stretto alla vita da una cintura borchiata in rilievo e, per tutta l’altezza fino agli stinchi, ornato in rilievo da una serie di bande verticali parallele decorate con lustrini che danno una particolare efficacia decorativa. E’ un tipo di grembiule orientale simile al caftan degli arcieri assiri, ciprioti e della veste dei guerrieri S R D N ( SCHERDEN) rappresentati nei bassorilievi egizi.
CONCLUSIONI:
Le statuine bronzee di arcieri di Sardara sono fra le più originali e artisticamente espressive e ricche di particolari. Notevolmente somiglianti alle raffigurazioni dei guerrieri Sherden o Shardana nei bassorilievi dei templi egizi che celebrarono le vittorie sui popoli del mare che a più riprese tentarono di invadere l’Egitto nel corso del secondo millennio a.C. I guerrieri Shardana parteciparono come mercenari alla battaglia di Qadesh che il faraone Ramses II (1290-1224 a.C.) combatte contro gli Ittiti e rappresentati anche come guardie del corpo del faraone.
Questi grandi guerrieri furono divinizzati come eroi dai discendenti, rappresentati e adorati nell’area sacra di S.Anastasia e quindi utilizzati nei corredi tombali dei personaggi più importanti.
Un approfondimento merita il nome che ha il centro di Sardara e il nome di questo popolo di guerrieri S^R D N (Sherden o Shardana).
Livio Melis

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sabato 23 gennaio 2010

SISTEMA TERMALE SARDO

L’apertura e l’avvio, nei primi anni 2000, dello stabilimento termale di Sardara, oltre alla legittima soddisfazione degli amministratori e di gran parte della popolazione sardarese ,suscitò aspettative e speranze anche negli altri comuni termali della Sardegna.

Il nostro paese assurse, in quel periodo, al ruolo di capofila da imitare e seguire. E infatti nell’ottobre - se non ricordo male- del 2002 il Sindaco di Santa Maria Coghinas, Giovanna Oggiano, chiese un incontro agli amministratori sardaresi. Da anni cercava di concludere, con la provincia di Sassari, un accordo che consentisse di dare inizio al completamento dello stabilimento di Casteldoria e quindi al suo successivo avvio. Scese a Sardara con la sua Giunta quasi al completo e, per una intera mattinata, posero infinite domande, chiesero informazioni, chiarimenti, consigli. La dottoressa Marinella Montis ebbe il suo bel daffare per soddisfare le insistenti richieste di spiegazioni e puntualizzazioni che riguardavano soprattutto le questioni procedurali e burocratiche che gli amministratori avevano seguito per l’assegnazione dello stabilimento al concessionario.
Personalmente ebbi un incontro anche con il Sindaco di Fordongianus Efisio Demartis e, successivamente, col funzionario capo del Comune di Tempio. Colloqui tesi alla preparazione di una linea comune da tenere nei confronti della Regione Sarda. Tutto andò per il verso giusto e nel gennaio del 2003, sotto la regia dell’allora assessore al turismo Roberto Frongia, gli amministratori dei cinque paesi termali della Sardegna –Sardara, Fordongianus, Santa Maria Coghinas, Tempio e Benetutti - si incontrarono una prima volta in Regione, poi a Fordongianus e infine il 30 gennaio a Sardara. Alla presenza dell’Assessore ( puntualissimo in tutte e tre le occasioni ), dei funzionari del suo assessorato e di quelli dell’Industria e dei Lavori Pubblici, si convenne di tenere una linea comune in modo da marciare in una direzione univoca in vista del futuro piano termale dell’Amministrazione regionale. I sindaci di Sardara e Fordongianus posero con forza una questione cruciale: il bene acqua deve essere nella piena disponibilità dell’ente nel cui territorio la risorsa si trova, cioè i Comuni. Era l’inizio di una lunga battaglia che giunse a felice conclusione quando, alle 10,20 del 29 aprile del 2002, la Giunta Cuccu ebbe la soddisfazione di vedere sgorgare, da quello che io ho sempre chiamato Pozzo Meraviglia, tanta di quell’acqua che può assicurare un futuro termale al nostro paese.
Una decina di giorni fa la stampa annunciava che la Regione Sarda e i cinque comuni termali della Sardegna "avevano assunto la decisione di giungere all’istituzione del Sistema Termale Sardo". "Speriamo sia la volta buona" mi sono detto. Confesso di essere rimasto piacevolmente sorpreso nell’apprendere che i nostri amministratori avessero aderito all’iniziativa, poiché più che continuare o concludere, in genere si sono distinti nel disfare ciò che le precedenti amministrazioni avevano messo in cantiere o realizzato.
Luigi Melis

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martedì 19 gennaio 2010

INCONTRO CON LA PROVINCIA

La nuova Provincia del Medio Campidano è in vita da cinque anni. Ha cominciato “nuda e scalza”, come dice il suo presidente Fulvio Tocco, cioè senza sede, senza capoluogo, senza personale e senza risorse umane e finanziarie. Oggi è una realtà presente nella vita del territorio e si vedono le cose che fa.

Ma le province servono a qualcosa? In Italia se ne discute molto ed in modo anche acceso e c’è chi chiede che siano abolite. Fino a quando ci sono bisogna però utilizzarle al meglio ed amministrarle bene realizzando cose che servano alla vita dei cittadini ed al loro lavoro.
Dopo decenni in cui la provincia madre, quella di Cagliari è stata prevalentemente assente, lontana; oggi la nuova provincia è più vicina. Per Sardara, ad esempio, nei prossimi mesi realizzerà il rifacimento di tutte le strade provinciali che la interessano: la Sardara - Pabillonis, la Sardara - Collinas, la Sardara - Villanovaforru e la Sardara - San Gavino.
La novità principale dell’azione amministrativa è stata quella di impostare una politica di valorizzazione complessiva del territorio per stimolare il corretto utilizzo delle sue risorse ed accrescerne le potenzialità di sviluppo. La provincia di Cagliari era ed è assorbita prevalentemente dalle problematiche molto importanti dell’area urbana come il trasporto pubblico locale, l’area portuale, l’istruzione superiore…; le tematiche dello sviluppo rurale ed i problemi delle piccole realtà come la nostra non erano quindi sentiti dalla maggioranza dei suoi consiglieri .
In questo settore invece si è avuta una delle principali innovazioni portate in ambito regionale dall’azione della nostra Provincia con il progetto “Vivere la campagna”e con i piani di valorizzazione delle produzioni locali e tradizionali. Altre regioni hanno già fatto esperienze di rilievo in proposito e la Regione sarda sembra che voglia seguire su questa strada, che tra l’altro supporta il turismo e contribuisce a frenare lo spopolamento della campagna salvaguardando aspetti importanti della nostra identità storico culturale.
Un ruolo significativo è stato anche quello di dare voce alle nostre popolazioni nel panorama politico regionale. Basti pensare solo alla battaglia contro il tentativo di scippare i finanziamenti e i posti letto per il nuovo ospedale provinciale operato dal nuovo assessore regionale alla sanità per favorire la sanità privata dell’area di Cagliari.
Anche di queste cose si parlerà nell’incontro-dibattito organizzato dal Circolo P. D. per il giorno venerdi 22 gennaio alle ore 17.30 presso il salone dell’hotel Antica Casa Diana con il titolo “ Il ruolo della Provincia del Medio Campidano nella promozione del territorio. Saranno presenti il Presidente Fulvio Tocco, assessori e consiglieri provinciali. L’iniziativa è aperta a tutti.

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giovedì 14 gennaio 2010

Interrogazione a risposta scritta in merito allo svolgimento dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria presso l’albergo termale

Interrogazione a risposta scritta, ai sensi del regolamento di funzionamento del consiglio - art. 11 comma 3 e comma 4 punto a - dei gruppi consiliari PARTITO DEMOCRATICO e SARDARA IN COMUNE in merito allo svolgimento dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria presso l’albergo termale

Leggi il testo dell'interrogazione
http://www.novasdisardara.it/interrogazione_a_risposta_scritta%20fidejussione%20[1].pdf

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Interrogazione sui disagi causati dalla rotatoria posta nel tracciato della ex 131, zona PIP

Interrogazione ai sensi dell’art. 11, commi 3 e 4.b del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale: disagi causati dalla rotatoria posta nel tracciato della ex 131, zona PIP

Leggi il testo dell'interrogazione

http://www.novasdisardara.it/interrogazione%20rotatoria.pdf

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ASSEMBLEA P. D.

Sabato prossimo 16 gennaio si svolgerà l’assemblea generale degli iscritti al Partito Democratico presso i locali di via Umberto, n.2 con inizio alle ore 17. Il programma dei lavori prevede l’elezione del segretario provinciale del partito e dei componenti dell’assemblea provinciale.
L’elezione del segretario provinciale e dell’assemblea completa il quadro degli organismi dirigenti e cosituisce il passo necessario perché il partito si organizzi in tutto il territorio riappropriandosi così del ruolo di guida politica e programmatica.
Dopo le primarie del 25 ottobre è maturata l’esigenza di superare divisioni e disorganizzazione e di pervenire ad una gestione unitaria in grado di favorire la partecipazione e la costruzione di un partito forte e coeso.Per l’incarico di segretario è stata così avanzata un’unica candidatura, che sarà presentata agli iscritti nel corso dell’assemblea, in cui dovranno valutarla ed esprimere il loro voto.


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lunedì 11 gennaio 2010

COME SI FA IL PUC

Pubblichiamo una sintesi della lezione su come si redige, sii approva e si attua il Piano Urbanistico Comunale tenuta dall’ing Roberto Bordicchia venerdì otto gennaio nell’ambito della scuola di formazione politica organizzata dall’associazione CostruireFuturo.
L’argomento può interessare chi vuole avvicinarsi a problematiche anche complesse e impegnative, che segnano però il volto di un paese, e perché comprendono riferimenti significativi alla nostra realtà, di cui l’ing. Bordicchia è buon conoscitore.
Dall’esposizione si possono ricavare utili insegnamenti per affrontare correttamente le problematiche del nostro PUC, che recentemente è stato bocciato da Regione e Provincia per gravi insufficienze nella sua formazione. Vogliamo solo segnalare che per lo studio e la formazione del PUC sono necessarie molteplici figure professionali: l’urbanista, il geologo, il sociologo, l’agronomo, l’economista, l’archeologo… , mentre a Sardara ci si è serviti esclusivamente dell’Ufficio Tecnico Comunale, che non dispone di simili professionalità interdisciplinari.
Link con il file sulla lezione:

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venerdì 8 gennaio 2010

S P I G O L A T U R E

Giuseppe Graviano, il datore di lavoro e mandante del pluriomicida Gaspare Spatuzza, si è rifiutato di rispondere quando è stato invitato a deporre nel processo che chiama in causa Dell’Utri e Berlusconi.


"Non ho nulla da dire. Parlerò quando le mie condizioni di salute me lo permetteranno", lasciando chiaramente intendere che il regime carcerario non era di suo gradimento e che avrebbe parlato al momento giusto. Uomo avvisato mezzo salvato. E infatti il primo giorno dell’anno abbiamo appreso che è stato allentato il rigore del 41 bis al nostro capomafia già condannato, con sentenza definitiva, all’ergastolo. D’ora in poi non subirà l’isolamento diurno e potrà tranquillamente stare con gli altri detenuti. Ottiene ciò che voleva. Chi ha tanta paura della sua minacciata deposizione, paga la prima cambiale. Giuseppe Graviano incassa e ringrazia.
Il governo italiano si gloria dell’enorme successo ottenuto con lo scudo fiscale. Oltre 90 miliardi di euro sono rientrati in Italia dopo un soggiorno più o meno lungo oltre frontiera. Se sono rientrati evidentemente erano usciti, come direbbe monsieur de La Palisse. Ma perché questa enorme quantità di denaro (200.000 miliardi delle vecchie lire) ha preso la via dei paradisi fiscali? Oh bella! Per non pagare le tasse dovute all’erario. Soldi (tantissimi) della mafia; soldi provenienti da bilanci falsi, attività illecite, dai tanti vip del mondo dello sport, dello spettacolo, degli affari, della politica. Sicuramente neanche un centesimo da operai, infermieri, autisti, insegnanti, impiegati, pensionati; dai tantissimi che tirano la carretta e pagano fino al 40 % di tasse senza evadere neanche una lira. Ebbene i miracolati dello scudo di Tremonti e Berlusconi se la caveranno con un misero 5 % e tutto sarà sistemato senza futuri grattacapi. La filosofia è chiara: ciò che conta è che arrivino i soldi, non importa la provenienza. Un bell’esempio per i cittadini. Che in gran parte si sono uniformati al credo berlusconiano: accumulare soldi senza andare troppo per il sottile. Ma una società civile potrà continuare a lungo in questo modo?
Stampa, amministratori presenti e passati, guastatori di professione (a quanto pare attualmente in sonno) con articoli, volantini, interrogazioni, esposti e denunce, ce l’hanno menata a lungo con la solfa dei 2 miliardi di lire elargiti al vecchio gestore delle terme pubbliche. E che ti fa la giunta comunale attuale? In un sol colpo, in quattro e quattr’otto (mica come le passate amministrazioni) diventa garante per oltre un miliardo e mezzo di lire (800.000 e passa euro con propria garanzia fideiussoria) nei confronti del nuovo gestore. Soldi che verranno poi decurtati, in dieci anni, dal canone di locazione. Se i soldi di prima erano un regalo a Boaretto, quelli stanziati ultimamente cosa sono? C’è però una piccola differenza: i primi son serviti a tenere aperto lo stabilimento e dare lavoro a decine di dipendenti; i secondi, per il momento, a tenerlo chiuso. Non è poi così facile amministrare.

Luigi Melis

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IL P.U.C. CONTENITORE DELLE POLITICHE DI SVILUPPO

Venerdi prossimo 8 gennaio alle ore 18,30 presso la sede di CostruireFuturo in via Umberto si svolgerà la terza lezione del corso di formazione politica che sarà tenuta dall’ing. Roberto Bordicchia ed avrà come tema la formazione ed i contenuti degli strumenti urbanistici comunali.


Dopo la lezione molto interessante sulle politiche di sviluppo territoriale svolta da Giuseppe Melis, professore della Facoltà di Economia dell’Università di Cagliari, l’attenzione si concentra sulle scelte urbanistiche e sui modi per metterle in atto. In particolare si parlerà del P.U.C. e degli strumenti per la sua attuazione: il Piano Particolareggiato per il Centro Storico, i Piani di lottizzazione, il Piano per gli Insediamenti Produttivi, i Piani per l’Edilizia Economica e Popolare, il Piano per le zone di sviluppo turistico…
Si tratta di una branca dell’attività delle amministrazioni comunali molto importante, che determina la forma delle città e dei paesi e che condiziona il modo di vivere dei cittadini e lo sviluppo delle attività economiche. Un ordinato e lungimirante assetto urbanistico del territorio è la condizione preliminare per il progresso ed il benessere di una comunità. Scelte urbanistiche sbagliate determinano talvolta degrado urbano, disagio sociale e danni economici per le persone e le loro abitazioni. Basti pensare che sempre più spesso frane e alluvioni mettono a nudo le conseguenze catastrofiche dovute all’edificazione in zone a rischio idrogeologico.
L’argomento a Sardara costituisce un’occasione di approfondimento di una discussione molto attuale. L’Amministrazione comunale ha infatti approvato una variante al P.U.C. senza alcuna discussione pubblica, che ha causato molte polemiche. Il fatto che la Regione e la Provincia abbiano bocciato il piano urbanistico per macroscopiche carenze tecniche dimostra che la redazione di simili strumenti, oltre a richiedere il coinvolgimento della popolazione, ha bisogno di adeguate conoscenze di leggi e di regolamenti e di avere il supporto di professionisti qualificati.
L’urbanistica è quindi una materia complessa, ma molto importante politicamente e socialmente. Due ore di discussione potranno solo dare un’idea complessiva dei problemi da affrontare, ma certamente possono costituire un momento di avvicinamento alle problematiche e consentire di formarsi un’idea propria sulle questioni urbanistiche del nostro paese. Se ne gioverà un pochino il diffondersi dello spirito di partecipazione alla vita pubblica ed il rafforzamento del senso civico.
La partecipazione è libera, gratuita e gradita.

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venerdì 1 gennaio 2010

LA CGIL VA A CONGRESSO

Mercoledì 29 dicembre presso il Cine Teatro delle Terme si è tenuto il congresso della Lega locale dello SPI, il Sindacato Pensionati Italiani, in preparazione del 16° Congresso nazionale della Cgil, che si terrà a Rimini.


La partecipazione è stata buona con la presenza di una cinquantina di tesserati in rappresentanza di quasi trecento iscritti.
Prima dell’elezione dei cinque delegati al congresso provinciale si è discusso della piattaforma sindacale, della condizione generale del Paese e dei lavoratori. E’ risultata condivisa la preoccupazione per la crisi economica, la più grave dal 1929, che si scarica pesantemente sui lavoratori, sui precari, sui disoccupati e sui pensionati.
Negli ultimi vent’anni si sono progressivamente aggravate le disuguaglianze economiche e sociali e la ricchezza si è concentrata in poche mani. Di fronte a questo fenomeno, che impoverisce ampi strati della popolazione, alla crisi finanziaria ed economica, le politiche del governo non risultano adeguate al superamento delle difficoltà. Non si è voluto e non si vuole sostenere i consumi riducendo il peso fiscale sui redditi dei lavoratori e dei pensionati in modo da aiutare la collocazione sul mercato dei prodotti delle imprese evitando così molti licenziamenti. Al contrario con lo scudo fiscale si è voluto favorire il rientro dei capitali dai paradisi fiscali con condizioni di favore, premiando gli evasori fiscali.
Uguale preoccupazione è emersa per le condizioni dei lavoratori e di chi il lavoro non lo ha o è precario. Aumenta infatti la povertà e sono sempre più numerose le famiglie che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Prioritaria risulta quindi la necessità di realizzare le riforme economiche, come quella degli ammortizzatori sociali, estendendoli ai lavoratori precari che ne sono privi.
Tra le priorità del sindacato c’è l’esigenza di ricomporre la frattura tra i giovani e gli anziani assicurando uno sviluppo che dia lavoro stabile, diritti nel lavoro e condizioni previdenziali e pensionistiche future capaci di garantire una vita dignitosa e civile. L’obiettivo è quello di ridurre le disuguaglianze intergenerazionali, tra uomini e donne, nella distribuzione del reddito, nei percorsi di inclusione sociale, nella salute e nella sicurezza alimentare.
Nella discussione in corso sulle riforme istituzionali è indispensabile difendere la democrazia, concepita come partecipazione attiva e consapevole, come autodeterminazione. La diffusione della democrazia nei luoghi di lavoro fa parte di questo progetto, come la diffusione del sapere costituisce un forte contrasto al populismo, al plebiscitarismo, alla riduzione della libertà d’informazione.
Sono quindi emerse nella discussione le questioni più stringenti dell’attualità politica, istituzionale e della condizione economica e sociale della società italiana ed il sindacato si è rivelato una forza con radici ben salde in mezzo al popolo e capace di costituire un baluardo per la democrazia italiana e l’uguaglianza dei suoi cittadini. Il numero di iscritti e di partecipanti sardaresi al congresso ha indicato la possibilità e la necessità di una crescita organizzativa e politica della Cgil nel nostro paese e di un rafforzamento della sua influenza nella nostra vita sociale.

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