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lunedì 30 agosto 2010

Legge salva-Mondadori: il conflitto c'è, gli interessi pure

Colpo di spugna sui debiti con l'Erario del gruppo editoriale di Berlusconi: invece di 350 milioni di euro, ne verseranno 8,6. PD: "Un conflitto d'interessi enorme, questo governo deve andare a casa". Vi è mai capitato di andare al ristorante, consumare una cena da 200 euro e pagarne, a fine serata, appena 10? Se avete risposto di no, tutto nella norma. Se avete risposto di sì, probabilmente siete Silvio Berlusconi (o un suo parente prossimo) e vi è appena, e “inaspettatamente”, piovuta addosso una legge che vi permette di pagare solo il 5% del dovuto.
Non è fantapolitica, ma quello che è successo al colosso editoriale Mondadori di cui il premier, parole sue, è “mero proprietario”, mentre la figlia Marina è presidente. Padre e figlia, Presidente del Consiglio e presidente del gruppo di Segrate, sono soggetti distinti e separati. Di conseguenza è solo una circostanza fortuita se, grazie ad una norma introdotta nel decreto incentivi le aziende che, in una controversia fiscale, abbiano ottenuto sentenza favorevole in primo e secondo grado, possono evitare il giudizio della Cassazione pagando il 5% del dovuto. Un 5% che, nel caso della Mondadori vuol dire 8,6 milioni di euro, a fronte dei 350 richiesti dall’Erario, dallo Stato. Quello stesso Stato di cui il “mero proprietario” è anche mero presidente del Consiglio.
Il presidente Berlusconi, Marina, l’altro presidente, non ha aspettato neanche un secondo per adempiere ai suoi doveri. Ha versato nelle casse dello Stato quegli 8,6 milioni e nelle casse del gruppo di famiglia i 341,4 milioni graziati dalla legge del papà. Quando si dice fare sacrifici…
Anche questa missione è quindi compiuta. Nessuno parli di “leggi ad personam”, però! Semmai questa, come evidenziato da Massimo Giannini sulle pagine di Repubblica, è una legge “ad aziendam”. E ad ogni modo al premier spettano quantomeno i complimenti per la tenacia. Lo sgravio fiscale ha visto la luce solo al terzo tentativo. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano aveva provato ad inserirlo nel pacchetto giustizia del 2008, poi cassato ad opera di Gianfranco Fini. Il ministro dell’Economa Giulio Tremonti (che, tra l’altro, ai tempi del processo Mondadori era l’avvocato difensore della famiglia Berlusconi), aveva provato a inserirlo nella legge finanziaria 2009 ma di era trovato la strada sbarrata dell’intransigenza dell’opposizione e del presidente della Repubblica. Ma, si sa, non c’è due senza tre e, tanto per citare un altro famoso detto, tre è il numero perfetto…perfetto anche per cambiare le leggi a proprio uso e consumo.
Nessun conflitto d’interessi, ripete Silvio Berlusconi come un disco rotto. Ma il conflitto c’è, eccome. Comincia ad avvertirlo un Paese che si è stufato di essere una “mera” estensione degli affari di casa Berlusconi, mentre gli altri, i milioni di altri devono sbarcare il lunario senza leggine ad hoc. Gli interessi: ci sono anche quelli, solo che, come al solito, sono tutti suoi!
“I favori fiscali di cui ha beneficiato la Mondadori grazie alle norme ad hoc approvate dall'esecutivo, sono un atto gravissimo, una vera e propria alterazione delle regole di mercato. Uno schiaffo in faccia agli italiani onesti - attacca Filippo Penati, capo della segreteria politica del leader Pd Pierluigi Bersani, commenta così la vicenda Mondadori - Emerge, ancora una volta l'enormità del conflitto di interessi del presidente del Consiglio e la natura corporativa di un governo che si preoccupa degli interessi del premier dimenticando gli italiani. Secondo Bossi, Berlusconi e Tremonti il 5% è quanto devono pagare i grandi evasori nel nostro Paese. Peccato che gli italiani in regola con il fisco paghino oltre il 43%. Fa senso sentir parlare di nuovo redditometro e di evasione fiscale e scoprire poi che il governo, per legge, la consente agli amici o alle aziende del premier".
"Si fanno favori fiscali a Mondadori - conclude l'esponente democratico - ma si tagliano i soldi agli enti locali obbligandoli ad aumentare le tasse ai cittadini per continuare a garantire loro servizi essenziali. Si aiuta Mondadori e intanto l'economia italiana è maglia nera tra i Paesi sviluppati. Questo è un governo ad personam che ha fatto dell'interesse personale metodo e prassi di azione. Un governo che deve andare al più presto a casa".
Anche Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione Gustizia, reagisce duramente: "La vicenda Mondadori - dichiara - evidenzia ancora una volta che nella legislatura in corso il governo ha piegato la giustizia all’interesse di pochi, in particolare con una serie di leggi volte a garantire l’ “impunità” al premier e ai suoi fedelissimi, e vantaggi alle imprese a lui collegate. Per i cittadini si è varata un legge finanziaria che prevede tagli drastici e impedirà l’adeguamento dei contratti pubblici per il prossimo triennio: invece per l’impresa gestita dalla figlia del premier l’esigenza di risparmiare è venuta meno. Si è trovato infatti l’escamotage di un mini-condono tagliato su misura, cosicché anziché 165 mln di euro la Mondadori ne
pagherà solo 8,6. Il risultato di questo uso privato della giustizia è sotto gli occhi di tutti: due anni e mezzo di legislatura sprecati per varare il lodo Alfano -
poi dichiarato incostituzionale, la legge sul legittimo impedimento, per sponsorizzare il cosiddetto processo breve e la riforma sulle intercettazioni telefoniche, mirata a creare un black out informativo e a spuntare gli strumenti investigativi proprio in relazione a quelle reti
criminali organizzate da cui sono emersi legami inquietanti tra pezzi dello Stato e associazioni a delinquere".
"Tremonti venga in parlamento e renda noto l’elenco delle aziende che hanno beneficiato, oltre alla Mondadori, dell’articolo 3 del decreto incentivi che ha offerto soluzioni per le controversie tributarie. Insomma, venga a smentire, se può, che sia stato un condono ‘privato’ per l’azienda della famiglia Berlusconi”. Lo chiede Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni Economiche del Pd, il quale ricorda che “il gruppo dei Pd sollevò in Aula sdegnate e forti proteste contro quella norma proprio perché rappresentava un evidente caso di conflitto di interessi. Infatti, la Mondadori avrebbe incassato la sospensione della causa civile promossa dall’Agenzia delle Entrate. Tutto ciò avveniva mentre si chiedevano sacrifici al paese: ora Tremonti e l'intero Governo Berlusconi si prendano la responsabilità di spiegare questa gestione privata nel nostro sistema tributario”.
Ivana Giannone

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venerdì 20 agosto 2010

Terme: il nuovo gestore presenta il conto!

Il 14 luglio 2009 l’amministrazione comunale rientrava in possesso dell’albergo comunale. Struttura che oggettivamente necessitava di alcuni lavori di manutenzione per poter riaprire. Sappiamo tutti come sono poi andate a finire le cose. Ancora oggi lo stabilimento è chiuso, i lavoratori sono a casa, le imprese reclamano i pagamenti dovuti, il comune non incassa nessun introito per l’affitto. Ma non finisce qui. Oltre al danno rischiamo pure la beffa. Il nuovo gestore ha chiesto infatti una sorta di “ristoro” per le spese sostenute: oltre 260mila euro.

Con una comunicazione inviata il 5 maggio, la Salute e Benessere - Casteldoria Terme chiede di “conoscere i tempi e i modi in cui codesta Amministrazione Comunale ristorerà alla Scrivente tutte le spese dovute e debende, anticipate per Vostro conto al fine di ristrutturare la vostra struttura alberghiero termale”.
Nella missiva vengono quindi elencati i soggetti che hanno lavorato o fornito materiale nel corso dell’ultimo anno, prestazioni fatte eseguire dal gestore e ancora da pagare.
Un lungo elenco con qualche sorpresa. Fatture che si riferiscono a fornitura di parquet, a interventi sull’impianto elettrico, manutenzione esterne, lavorazioni e materiali per la piscina, tinteggiatura, interventi edili vari. Molto spesso si tratta di lavori non autorizzati oppure effettuati da imprese che non figurano nella DUAAP presentata dal gestore. Ma non si tratta solo di lavori edili.
Il gestore richiede al Comune di ristorare anche le spese per la pulizia in occasione della visita dei sindaci del Consorzio Termale Sardo per € 3.480,00, per il servizio di guardiania per € 32.400,00, per gli incarichi professionali. Non risultano pervenute le fatture relative alle utenze: chi paga?

La comunicazione del gestore descrive quanto successo in questi mesi. Una descrizione surreale: lo stesso 14 luglio 2009, sebbene non sia stato stipulato il contratto e non ci sia alcuna autorizzazione da parte degli uffici, alcuni lavoratori vengono incaricati dal gestore di prestare la loro opera presso la struttura termale. Da allora è un continuo via vai di imprese e lavoratori, che effettuano lavorazioni senza che nessuno abbia presentato alcun progetto e nessuna richiesta di inizio lavori. Insomma un cantiere abusivo in una proprietà comunale. Tutto in gran segreto, visto che gli amministratori non se ne accorgono!

Il buon senso e il rispetto delle regole amministrative avrebbero invece consigliato a qualunque amministratore di fotografare la situazione di partenza. Si sarebbe dovuto partire da un dato certo e incontestabile in tutte le sedi, tribunali compresi, per proseguire con un progetto complessivo di manutenzione dell’albergo, avviando tutti i procedimenti amministrativi necessari per affidare e far eseguire i lavori. Insomma, era sufficiente “rispettare le regole”.

Oggi il gestore ci presenta un conto di oltre 260 mila euro. Chi paga tutto questo? E’ possibile “ristorare” delle spese sostenute prima della stipula di un contratto? E’ possibile “ristorare” delle spese sostenute in assenza di un progetto approvato e delle relative autorizzazioni? Oppure ristorare spese correnti e non investimenti?

Siamo finiti nel caos più completo. Dalla padella alla brace. Non sapendo che pesci pigliare, la giunta ha di recente nominato un legale per “definire le questioni connesse alla gestione della struttura termale”.
Comunque si consideri la vicenda appare chiaro che gli amministratori non sembrano in grado di sbrogliare una matassa che si aggroviglia ogni giorno di più. Servirebbe un atto di responsabilità e di rispetto per il paese. Le dimissioni del sindaco consentirebbero l'arrivo di un commissario che , senza attendere la nuova amministrazione, possa lavorare da subito per impedire ulteriori danni al Comune e agli stessi amministratori, per tornare finalmente alla legalità e alla trasparenza amministrativa.


Peppe Garau
Gruppo consiliare del Partito Democratico per Sardara

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RICOSTRUIRE LE TORRETTE IN LEGNO


Chi si reca in Marmilla non può non fermarsi a Barumini per visitare il nuraghe, ma c'è anche chi ne approfitta per portare i bambini al vicino parco della “Sardegna in miniatura” di Tuili, dove, tra l'altro, si trova una torretta in legno utilizzata dai visitatori come balcone da cui ammirare il paesaggio e scattare qualche fotografia.
A Tuili c'è quindi una torretta in più o meno simile alle due che erano posizionate nel parco di Santa Maria Acquas, che erano state realizzate in legno pregiato, inserite come inizio e conclusione di una lunga passeggiata, anch'essa in legno pregiato, che costeggia il canale in pietra. Ambedue erano state realizzate come abbellimento del compendio termale con un costo sicuramente non indifferente coperto con un finanziamento regionale.
Che fine hanno fatto le due torrette? Sono state smantellate e travi e legni sono stati ammonticchiati alla rinfusa all'interno dell'edificio delle terme romane. Legni e terme romane da alcuni anni sono in una condizione di completo abbandono, col legno che rischia di sformarsi e di sporcarsi in modo irreversibile per gli escrementi degli uccelli, che numerosi si rifugiano dentro il monumento in pieno degrado.
Perché le torrette sono state smantellate? Per ragioni di sicurezza? Per effettuare le necessarie manutenzioni? Come capita spesso l'Amministrazione comunale non dà alcuna informazione su quello che fa, non si sente in dovere di rispondere alle domande, né ci sono atti ufficiali che motivano una decisione che depaupera il patrimonio del Comune ed elimina un elemento di arredo urbano di pregio, che qualificava un sito importante per il nostro paese.
La vicenda potrebbe sembrare poco importante, specie se paragonata ai grandi disastri realizzati nell'area termale. In realtà presenta alcuni aspetti di rilievo. Innanzitutto mette in evidenza come di ciascun atto dell'amministrazione comunale dovrebbe restare documentazione scritta e come ogni decisione dovrebbe essere motivata. Amministrare il comune è una cosa diversa dal gestire una proprietà privata e bisogna essere nelle condizioni di spiegare come e perché si assumono le decisioni. In secondo luogo anche se una realizzazione è precedente al proprio mandato amministrativo, non dovrebbe essere demolita solo perché non incontra il favore del gusto di chi riceve il mandato di curare il bene pubblico per un periodo di tempo. Infine esiste la precisa responsabilità di non depauperare le proprietà collettive con la possibilità di risponderne di fronte alla Corte dei Conti. Una cosa pubblica, che ha un valore ambientale e anche economico, dev'essere salvaguardata e non buttata a marcire.
Che fare di questa montagna di legname pregiato? Logica vorrebbe che fosse riutilizzato per gli scopi per i quali è stato acquistato, lavorato e montato nell'area termale. Cosa si aspetta a restituirlo alla fruizione di chi si reca alle Terme?

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martedì 17 agosto 2010

CHIESA DI SAN GREGORIO

La chiesa di S. Gregorio Magno è compresa in un spazio verde nell'abitato alto di Sardara. Il sito corrisponde ad un santuario nuragico con documenti della presenza commerciale fenicia, mentre nel territorio si recuperano tracce di insediamenti punici e romani. A breve distanza da San Gregorio sorge la chiesa di S. Anastasia, impiantata in un tempio a pozzo di età nuragica (IX – VII sec. a. C.) che ha restituito un bacile semitico in bronzo (fine dell' VIII sec. A.C.); nelle sue strutture sono reimpiegati alcuni elementi architettonici romani. In agro di Sardara sorge la chiesa di S. Maria de is Acquas (corrispondente alla stazione termale di Acquae Neapolitanae) lungo il tracciato della via Caralibus Turrem. Mancano notizie documentate sulla fabbrica gotica del S. Gregorio, ascrivibile al primo quarto del XIV secolo; il toponimo è attestato da 1342. L'impianto è ad aula mononavata con copertura lignea e abside (a sudest) esternamente quadrangolare ed internamente semicircolare, voltata a catino; si tratta evidentemente di una soluzione di compromesso fra il mantenimento dell'abside di tipologia romanica, dovuta alla persistenza della tradizione locale, e la volontà di qualificare goticamente la volumetria esterna ( R. Delogu 1953). Larghi tratti murari sono intonacati di restauro specie nei fianchi; in quello settentrionale si apre una porta con centina archiacuta. Restano interamente in vista la facciata e la testata absidale, con conci trachitici e calcarei di media pezzatura. Dallo zoccolo della facciata salgono larghe paraste d'angolo e lesene, che riquadrano tra specchi conclusi da archeggiatura orizzontale. La serie di archetti dello specchio mediano si innalza su quelle laterali, interrompendo la linea basale del frontone con spioventi archeggiati e campanile a vela bifora. Le lesene sono a fascio polistilo; gli archetti hanno ghiera ogivale filettata. Nello specchio mediano si aprono in asse un oculo con rosone e il portale architravato e lunettato, con stipiti e archi di scarico goticamente modanati. La finestra absidale, sopraccigliata, ha centina archiacuta e bifora ampiamente risarcita. Roberto Coroneo, Architettura romanica dalla metà del mille al primo '300. p. 278

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A N C O R A

L’intervento dell’assessore comunale all’ambiente del comune di Guspini, riportato dalla Nuova venerdì 13 agosto, mi costringe ad intervenire nuovamente su un argomento che ho già trattato più volte su questo giornale.
Si tratta della raccolta dei rifiuti solidi urbani che, a differenza dei nostri, preoccupa gli amministratori della cittadina di Guspini. L’assessore Bruno Serpi mette in guardia i guspinesi: "O si rispettano le regole per il conferimento dell’umido o ne pagheremo tutti le conseguenze pagando tasse più salate". E’ quello che è successo a Sardara: da paese virtuoso fino all’avvento dell’amministrazione Zucca (eravamo in testa alla classifica del Medio Campidano con una raccolta differenziata del 68%), siamo scivolati di oltre 10 punti perdendo non solo il primato ma anche un sacco di soldi. Serpi sa benissimo, come pure dovrebbero saperlo i nostri amministratori, che i lettori elettronici degli impianti di conferimento della discarica controllata del Consorzio industriale di Villacidro non perdonano: l’umido non viene considerato umido se raccolto nelle comuni buste di plastica che usiamo per la spesa. Bisogna invece raccoglierlo nelle buste in materiale biodegradabile (il cosiddetto mater-bi) altrimenti viene spedito inesorabilmente ad impinguare il cumulo di secco non riciclabile. Siccome meno umido si conferisce meno sconti si hanno, maggiore è la quantità di secco più alta diventa la tariffa, ne consegue un inevitabile aumento delle tariffe della Tarsu (Tassa per il ritiro dei rifiuti solidi urbani). In due precedenti articoli, "Raccolta rifiuti" del 19 aprile 2010 e "Il rispetto delle regole" del 24 giugno 2010, mi sono permesso di suggerire ai nostri amministratori un maggior controllo nella raccolta soprattutto dell’umido e del secco. Non è successo niente, il suggerimento non è stato preso in considerazione; ma la cartella per il pagamento della Tarsu, quest’anno, ci riserva una brutta sorpresa: un aumento secco del 10%. Gli amministratori guspinesi, pur essendo in carica da pochi mesi, si sono subito preoccupati di porre rimedio ad una situazione che altrimenti avrebbe dato risultati negativi per i loro amministrati. Per riportare sulla retta via del corretto conferimento differenziato, quel comune ha avviato un’accurata azione di controllo sui rifiuti umidi: se depositati nei bidoncini in sacchetti diversi dal mater-bi o analoghi, non saranno ritirati e verranno applicate le sanzioni amministrative previste. A Sardara per oltre quattro anni si è lasciato correre con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: servizio peggiorato, tariffe aumentate. Non è poi così facile amministrare.
Luigi Melis

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venerdì 13 agosto 2010

VOLVER Musiche e sogni migranti

Pubblichiamo la nota stampa ed il programma di "VOLVER Musiche e sogni migranti", circuito di eventi che si terranno a Villanovaforru dal 19 al 22 agosto 2010. http://www.novasdisardara.it/volver%20musiche%20e%20sogni%20migranti.pdf

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giovedì 12 agosto 2010

SARDARA SARA' AMMINISTRATA DAL SINDACO DI SAN GAVINO?

Pubblichiamo un articolo del Sole 24 ore che chiede chiarimenti sulla recente legge che impone ai comuni sotto i 5000 abitanti, come il nostro, di gestire gran parte dei loro servizi in modo associato.
La nuova legge rappresenta infatti una novità di grande rilievo, che porterà grandi cambiamenti. I piccoli comuni sono chiamati ad unire le forze o, se si vuole, ad accorparsi, come è stato fatto per le scuole.
La decisione di scegliere i comuni da associare è stata demandata alla Regione, che dovrà tener conto delle preferenze delle popolazioni interessate. Per i sardaresi si è già espressa l'Amministrazione comunale, che ha già deliberato di costituite un'associazione con Serramanna, Serrenti, Samassi, San Gavino, Pabillonis e Sardara. La sede di questa associazione è stata già scelta: San Gavino. Il sindaco di San Gavino avrà quindi la responsabilità di gestite una gran quantità di questioni che interessano la nostra vita. I sardaresi eleggeranno il loro sindaco, ma a comandare sarà il sindaco di San Gavino? Come si vede c'è molto da chiarire e da discutere.
“E' chiara la volontà di obbligare i piccoli comuni a gestire in forma associata gran parte elle proprie funzioni, ma la concreta individuazione di quello che tali enti dovranno mettere insieme non lo è. L'articolo 28 della manovra individua le materie da gestire in forma associata in quelle che la legge sul federalismo fiscale considera fondamentali, anche se in via provvisoria, cioè fino alla loro definitiva individuazione da parte del Codice delle autonomie . Si tratta “ delle funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, nelle misura complessiva del 70 per cento delle spese come certificate dall'ultimo conto del bilancio disponibile alla data di entrata in vigore della presente legge; funzioni di polizia locale; funzioni di istruzione pubblica, ivi compresi i servizi per gli asili nido e quelli di assistenza scolastica e refezione, nonché l'edilizia scolastica; funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti; funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente, fatta eccezione per il servizio di edilizia residenziale pubblica e locale e i piani di edilizia nonché per il servizio pubblico integrato; funzioni del settore sociale”.
La formulazione utilizzata solleva numerosi problemi applicativi: le difficoltà si manifestano in primo luogo nella esatta individuazione delle “funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, nella misura complessiva del 70 per cento delle spese. La disposizione sembra includere tutti i compiti relativi all'ordinario funzionamento dei comuni, quali la contabilità, i tributi, la gestione delle risorse umane, provveditorato, l'economato, i servizi informatici. Sembra inoltre includere tutti i compiti di amministrazione, quindi il complesso delle funzioni anagrafiche, il commercio, lo sportelli unico per le attività produttive. Ma si pone la soglia da considerare come minima, del 70 per cento delle spese. Per cui la scelta di cosa gestire in forma associata e di cosa continuare a gestire in forma singola dovrà rapportarsi al volume di spesa. Il che significa, ad esempio, che la gestione del personale non potrà che avvenire in forma associata nella stragrande maggioranza dei piccoli comuni, visto che generalmente essa copre una percentuale superiore al 30 per cento del totale delle spese. Al riguardo si deve chiarire se esse si debbono intendere unicamente quelle correnti, come sembra, o si devono includere anche gli investimenti. Analoghi problemi, anche se in misura ridotta, si pongono per le altre materie, in particolare per la gestione del territorio e dell'ambiente. Da tale ambito sono esclusi, oltre alla edilizia residenziale pubblica e locale e al servizio idrico integrato, i piani per l'edilizia. Si deve capire se tale formulazione consente o meno di escludere dalla gestione associata la funzione di pianificazione urbanistica, quindi l'adozione dei piani urbanistici, delle lottizzazioni e delle convenzioni edilizie”.
Come si vede la nuove legge impone al nostro paese una vera e propria rivoluzione. E' in gioco la stessa autonomia del nostro comune e la stessa capacità dei sardaresi di decidere per se stessi. Bisogna approfondire tutte le implicazioni di questi cambiamenti alla luce anche della decisione, già assunta, di associarci agli altri comuni, con San Gavino in testa. Bisogna anche farlo in tempo utile, prima che altri decidano per noi. Allo stato delle cose per la Regione, che dovrà decidere, noi con la formazione dell'associazione con San Gavino, Serramanna, abbiamo già espresso una scelta inequivocabile. La popolazione però non lo sa a ancora. E cambiamenti così importanti non possono essere introdotti alla chetichella.

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sabato 7 agosto 2010

Dobbiamo liberarci di Berlusconi. Tremonti? Bene ciò che serve a cambiare"

Pubblichiamo un articolo di La Repubblica del 06.08.2010. http://www.novasdisardara.it/liberarci%20di%20berlusconi.pdf

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venerdì 6 agosto 2010

L'ASSOCIAZIONE DI COMUNI

Novità grandi e obbligate si annunciano nel modo di essere del nostro comune come di tutti quelli più piccoli. Il Parlamento infatti ha appena approvato una legge, ormai conosciuta come “manovra economica d'estate”, che contiene tagli pesanti a regioni e comuni e che è destinata a cambiare il modo di operare delle amministrazioni comunali. In particolare un articolo obbliga i comuni che non raggiungono i 5000 abitanti a gestire molti servizi in forma associata, cioè con “unioni di comuni” oppure tramite “convenzioni”. Con l'Unione in pratica si fondono in un solo nuovo comune più comuni già esistenti. Con le convenzioni invece i vari comuni restano in vita ma affidano alla struttura amministrativa di uno di loro tutta una serie importantissima di funzioni col vantaggio che chi cede la gestione dei vari servizi può ridurre la sua struttura burocratica ed i relativi costi. Questi compiti riguardano le funzioni generali amministrative, la polizia locale, l'istruzione pubblica, cioè la costruzione e la manutenzione degli edifici scolastici, la gestione degli asili nidi, la refezione scolastica. Toccano ancora tutti i vari servizi sociali come il centro per gli anziani, le politiche per l'infanzia, per i disabili, per i senza lavoro, per gli indigenti. Interessano inoltre la gestione del territorio con i piani urbanistici, l'ambiente come la pulizia delle strade o la raccolta dei rifiuti. Come si vede si tratta di compiti numerosi, molto delicati e fondamentali per la crescita del paese e per il suo livello di civiltà, che saranno sottoposti ad una vera e propria rivoluzione organizzativa e gestionale. L'individuazione dei comuni che dovranno gestire assieme tutti questi servizi sarà naturalmente operata dalla Regione, ma non si potrà prescindere da una approfondita discussione con la popolazione, tra i comuni e con le popolazioni interessate .in modo da non lasciare una questione vitale ad una decisione puramente burocratica. Serve infatti una scelta condivisa, che non susciti poi polemiche e conflitti e non sia respinta dal senso comune della gente. Non bisogna infatti dimenticare che simili competenze non potranno essere più gestite autonomamente, ma in pratica un sindaco avrà potere sul bilancio del proprio comune e su quello dei comuni collegati.Le ripercussioni di una simile scelta saranno rilevanti. Da una parte potrà produrre notevoli risparmi di spesa, ma al contrario potrà generare anche un aggravio di costi se la gestione delle cose non sarà oculata, con ripercussioni negative sul livello delle tasse pagate. Da un'altra parte ci sarà per la popolazione la novità di prendere a riferimento la sede di questi servizi, che potrà non essere più l'attuale proprio municipio, con un allontanamento delle responsabilità e possibili inefficienze.L'attuale amministrazione comunale ha già operato una scelta. Prima dell'approvazione dell'attuale legge nazionale ha costituito un'associazione di comuni assieme a Serramanna, Serrenti, Samassi, San Gavino e Pabillonis ed ha già stabilito che la sede sia San Gavino. Salta subito agli occhi come quest'aggregazione sia estesa e formata da una popolazione molto numerosa e come sia stata concepita per avere forza contrattuale con la Regione, per pretendere attenzione ed i finanziamenti straordinari dei fondi europei, statali e regionali. L' ispirazione della legge appena approvata è però diversa, anzi opposta. Risponde alla volontà di introdurre il federalismo fiscale, di spendere cioè quanto si ricava dalle tasse dei cittadini, di ridurre le spese pubbliche, di tagliare sprechi e opere inutili, di ridurre i debiti della pubblica amministrazione.Se si guarda l'associazione dei comuni esistente con questa ottica si vede che l'associazione istituita è troppo estesa e disomogenea, la sua popolazione spesso non ha una storia di vicinanza e di frequentazione. Il comune sede dell'associazione, che dovrebbe farsi carico dell'organizzazione e dell'amministrazione dei servizi, non ha una tradizione di efficienza, di buon governo, di stabilità politica e amministrativa, che invece è indispensabile. Saltano subito agli occhi le difficoltà di gestire politicamente un'aggregazione così complessa ed eterogenea. Bisogna quindi stare attenti che invece di produrre razionalità ed efficienza non generi un aumento dei costi di gestione, servizi mal funzionati, sprechi. Oltre a ciò solo Sardara e Pabillonis sulla base delle recente legge nazionale sono tenuti a gestire i servizi in modo associato, per cui si intuisce come gli altri potrebbero andare con i piedi di piombo, riluttanti a rinunciare volontariamente a fette così importanti della loro autonomia e della loro sovranità . Inoltre, com'è naturale, saranno le esigenze dei comuni più grandi a dettar legge. Si corre il rischio che il nostro paese, che è il più piccolo assieme a Pabillonis, debba affidare una parte notevole del suo destino in mano di altri che hanno motivazioni ed interessi diversi ed una spinta minore a percorrere questa strada.A questo punto come si metteranno le cose? Che cosa è meglio fare per il paese? Come procedere per arrivare ad una decisione che non sia presa al buio? Come coinvolgere la popolazione in una decisione così gravida di conseguenze e che dovrà durare per un periodo lungo, al di là della vita di una singola esperienza amministrativa? E possibile prevedere una discussione pubblica sufficientemente lunga e coinvolgente, magari prevedendo un referendum cittadino finale? Forse è il caso, prima che sia troppo tardi, che l'Amministrazione comunale spieghi il senso delle scelte già fatte e che si apra comunque una riflessione pubblica per verificarne la rispondenza agli scenari nuovi imposti da federalismo fiscale. In particolare occorrerà verificare se l'appartenenza ad una simile grande associazione risponda al progetto di sviluppo del paese, che è diverso da quello delle altre realtà comunali, oppure se ci siano le condizioni per organizzare un'associazione differente, più piccola, più omogenea, più governabile sul piano politico ed amministrativo, individuando magari realtà comunali piccole, tenute come la nostra ad applicare la legge.Come si vede ora si dovrà pronunciare la Regione, ma non è possibile eludere un dibattito su un problema di tanta rilevanza.

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lunedì 2 agosto 2010

DENUGHES CHIEDE RISARCIMENTI

Dal 14 luglio 2009, ancor prima cioè di firmare il contratto di gestione, Denughes si è istallato nell'albergo comunale e per lunghi mesi ha fatto acquisti, ha assunto personale, ha ordinato l'esecuzione di lavori. La giunta comunale ha avvallato tutto. Dopo circa un anno, invece di farsi carico delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuate, come prevede il contratto, con una comunicazione inviata in Comune il 5 maggio presenta il conto e chiede di “conoscere i tempi e i modi in cui codesta Amministrazione Comunale ristorerà alla Scrivente tutte le spese dovute e debende, anticipate per Vostro conto al fine di ristrutturare la vostra struttura alberghiero termale”.
Nella comunicazione afferma quindi d'aver operato non in proprio, ma per conto del Comune ed elenca i soggetti che hanno lavorato o fornito materiale nel corso dell’ultimo anno facendo luce su quanto accaduto, sulle forzature e sulle irregolarità compiute dal Gestore e dall’Amministrazione. A partire dallo scorso 14 luglio c 'è stato un continuo via vai di imprese e di lavoratori, che hanno operato senza che nessuno avesse approvato o presentato alcun progetto e senza alcuna autorizzazione edilizia, previdenziale in pratica in un cantiere abusivo in una proprietà comunale.
Denughes chiede il rimborso di 70.000 euro per fornitura di parquet, lavori sull’impianto elettrico, manutenzioni esterne, lavorazioni e materiali per la piscina. L’elenco è ricco di sorprese. Il gestore tra l'altro richiede al Comune di ristorare anche le spese per la pulizia in occasione della visita dei sindaci del Consorzio Termale Sardo con la modica cifra di 3.480 euro; il servizio di guardiania per ben 32.400 euro; incarichi professionali per oltre 18.000 euro.
Durante lo stesso periodo il Comune ha fatto eseguire lavori ed interventi gestiti dall'Ufficio Tecnico per cui non si capisce quale serie incredibile di pasticci siano stati combinati, quale allegra confusione sia stata organizzata. Né si capisce se i 40.000 euro che l'ex vicesindaco si è offerto di pagare personalmente siano una parte di questi 70.000, né si può pensare che le spese per pagare i custodi, per le pulizia dei locali o per i professionisti siano state decise dal vicesindaco e dal gestore all'insaputa di tutti gli altri amministratori.
L'incredibile telenovela pian piano si sta chiarendo, ma non appare prossima alla conclusione né sembra avere una fine l'elenco dei danni recati al paese. La richiesta del gestore sembra preludere ad un nuovo contenzioso, con spese legali che va dritto dritto in tribunale. Gli è stato consentito di non attivare il contratto di gestione, che gli addossa i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, ed ora sostiene che i lavori sono stati di ristrutturazione e che quindi devono essere pagati dal Comune. Di questo passo non è escluso che chieda persino d'essere risarcito per aver svolto per un anno una sorta di incarico “fiduciario” per conto degli amministratori. E all'interno degli uffici comunali sorgono delicate questioni sulle responsabilità patrimoniali e sull'obbligo dei dirigenti di segnalare tutto alla Corte dei Conti.
Comunque si consideri la vicenda appare chiaro un fatto, gli amministratori non sembrano in grado di sbrogliare una matassa che si aggroviglia ogni giorno di più. Servirebbe un atto di responsabilità e di rispetto per il paese. Le dimissioni del sindaco consentirebbero l'arrivo di un commissario che , senza attendere la nuova amministrazione, possa lavorare da subito per impedire ulteriori danni al Comune e agli stessi amministratori, per tornare alla legalità, per risolvere progressivamente i problemi. Altri nove o dieci mesi con una giunta divisa in due, litigiosa e ormai in stato confusionale non farebbero altro che peggiorare le cose sotto tutti i punti di vista, amministrativo, finanziario, morale, di aggravamento della sfiducia della popolazione.
g.g.

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