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domenica 26 agosto 2012

Bilancio d’esercizio 2011

Il giorno 15 giugno presso il Centro di Aggregazione Sociale di Sardara, si è svolta l’Assemblea dei Soci per l’approvazione del bilancio d’esercizio 2011. Il Consiglio d’Amministrazione, alla presenza del revisore contabile e del consulente del bilancio, ha presentato ai soci l’andamento della gestione ed i risultati della situazione finanziaria ed economica dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2011. Il bilancio relativo all’esercizio 2011, presenta un risultato economico che riflette la situazione di crisi in cui si trova attualmente il settore del commercio, che ha determinato un calo tendenziale dei fatturati, maturato soprattutto nell’ultima parte dell’anno 2011. Dalla lettura del Conto Economico, si evince che il valore dei ricavi dalle vendite poco sotto 1,5 ml € di si è leggermente ridotto rispetto all’anno precedente per un importo di € 94.460,00 pari al 6% a fronte di una riduzione dei costi della produzione di € 117.181,00 il 3%. Rispetto al bilancio 2010 la dinamica economica del 2011 è stata condizionata dalle voci straordinarie di bilancio con un incremento di € 15.000,00 dovute ad aumenti e pagamenti soprattutto di imposte e tasse. Un’altra voce di costo che ha subito un aumento è quella della pubblicità e propaganda dove sono inseriti anche i costi relativi ai premi promozionali ai soci, dato che dimostra come la gestione da parte del Consiglio ha sempre tenuto in considerazione la centralità del socio nelle sue scelte. L’aumento di alcuni costi d’esercizio è stato compensato dalla riduzione del costo del personale che è diminuito del 10% passando da € 164.000 ad € 147.000. Questa riduzione è avvenuta su proposta del personale stesso che, con grande senso di responsabilità ha proposto al CdA di mantenere invariato il livello occupazionale a fronte di una riduzione del proprio stipendio del 17%, mantenendo e garantendo, attraverso una più razionale gestione dei turni di lavoro, le stesse condizioni di servizio. Il Bilancio 2011 si chiude con una perdita di esercizio di poco superiore ai 50.000,00, valore della perdita che l’assemblea ha deliberato di ripianare attraverso l’utilizzo del fondo riserva. La lettura dello Stato Patrimoniale rileva un valore delle attività pari ad € 545.311,00, mentre le passività ammontano ad € 354.044,00 al netto del valore del capitale o patrimonio netto pari a di € 191.227,00. Quest’ultima voce di bilancio nel corso del presente esercizio ha subito una riduzione di poco più di € 50.000,00 pari al valore della perdita d’esercizio. In relazione alla indicazione precedente si può notare come le passività di lungo periodo (TFR etc), escludendo il valore dei ratei e risconti passivi, sono inferiori rispetto al valore dell’attivo consolidato, costituito essenzialmente dall’immobile al netto del suo fondo ammortamento. Inoltre nell’analizzare lo Stato Patrimoniale occorre sempre ricordare che la cooperativa è proprietaria di un immobile ammortizzato per quasi il 75% del suo valore, e che rappresenta una garanzia della solidità patrimoniale. Nell’ambito delle valutazioni del bilancio occorre anche ricordare che viene rispettata la condizione di mutualità prevalente in quanto il 72,95% delle vendite è stata a beneficio dei soci. In occasione della discussione inerente il bilancio, sono state poste all’attenzione del CdA le problematiche relative alla riduzione di alcuni costi, con l’obiettivo di massimizzare il beneficio che deriva da questa operazione sui prezzi di vendita. Alcuni interventi oltre che sugli aspetti tecnici legati alle poste di conto economico e stato patrimoniale hanno sottolineato l’opportunità di effettuare attività di carattere sociale rivolte al mondo dell’associazionismo, della scuola come strumento che oltre a garantire un miglioramento dell’immagine della Cooperativa, consenta di recuperare la base sociale ma soprattutto quote di competitività rispetto ai concorrenti. Il CdA ha recepito i suggerimenti emersi durante la discussione ed ha voluto puntualizzare alcuni elementi che hanno caratterizzato la gestione sia nella seconda metà del 2011 che nei primi mesi del 2012. In particolare nei confronti dei soci si è provveduto ad effettuare diverse campagne di sconto sugli acquisti. Nei confronti delle Associazioni, proprio perché costituite da soci della Cooperativa, è stato avviato un rapporto diretto affinchè a seconda della manifestazione e/o appuntamento pubblico organizzato venga riconosciuta la condizione d’acquisto soddisfacente. Inoltre è stato effettuato il rinnovo del layout espositivo con l’introduzione del servizio self service per l’ortofrutta. Il CdA valuterà con attenzione quanto emerso dall’Assemblea al fine di improntare ed attuare una gestione a favore del socio, consapevoli che ogni associato rappresenta una risorsa distintiva per la Cooperativa. L’insegnamento della popolazione dell’Emila colpita dal terremoto rappresenta il modello a cui il nostro sistema Cooperativa Sardaresi Associati deve tendere affinchè tutti i soci assieme possano contribuire a far crescere la nostra realtà. Il CdA ed i soci intervenuti all’Assemblea hanno voluto rimarcare l’importanza di ciascun associato nell’essere parte attiva nella vita della Cooperativa con i diritti e doveri che questo status comporta, ovvero con gli acquisti, con le osservazioni, segnalazioni delle problematiche inerenti il servizio etc, evitando i comportamenti speculativi che, come accade a livello nazionale, contribuiscono ad alimentare situazioni negative prive di fondamento. L’idea per cui è nata la Cooperativa rappresenta sempre l’elemento centrale della missione dell’attuale CdA, idea che solo stando insieme può diventare veramente realtà. Il CdA

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martedì 14 agosto 2012

Annualità 2012 del PROGRAMMA POVERTÀ ESTREME

In riferimento alla L.R. 2/2007 e alla D.G.R. n. 19/04 del 08.05.2012 l’Amministrazione Comunale rende noto che è in pubblicazione all’Albo Pretorio del Comune il Bando relativo al programma sperimentale per la realizzazione di interventi di contrasto delle povertà estreme Il programma che promuove interventi economici-lavorativi è rivolto a nuclei familiari, persone singole e cittadini stranieri privi di reddito: 
•che risiedono nel Comune di Sardara e da almeno due anni nel territorio della Regione Sardegna;
•che vivono condizioni di grave deprivazione economica, da lungo tempo e con situazioni debitoria nei confronti di Equitalia / le cui possibilità di impegno lavorativo sono attualmente molto ridotte, ma possono essere ricostituite attraverso interventi sociali e sanitari a carattere intensivo; 
•che si trovano in condizioni di povertà, ma dispongono di capacità lavorative e di relazione che ne possano favorire il rientro nel mercato del lavoro e il superamento della condizione di deprivazione;
•che hanno un reddito da lavoro insufficiente rispetto alle esigenze della famiglia, una disoccupazione di lunga durata, scarsa qualificazione, che hanno necessità di percorsi individualizzati di formazione e di orientamento che favoriscano l’ ingresso nel mercato del lavoro o il miglioramento delle condizioni lavorative; 
I moduli di domanda sono disponibili on line o a partire dal 16/08/2012, presso l’Ufficio Servizi Sociali (lunedì – mercoledì – giovedì dalle 11.00 alle 13.00 – lunedì pomeriggio dalle 16.00 alle 17.30). Le domande dovranno essere presentate dagli interessati entro il 24.08.2012, corredate dal certificato ISEE relativo ai redditi 2011.

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lunedì 6 agosto 2012

SÀRDARA - APROVAU REGULAMENTU CONSULTA LOCALI PO SA PROMOTZIONI E AVALORAMENTU DE SA CULTURA E SA LÌNGUA DE IS SARDUS

Consillu Comunali / Consiglio Comunale 31/07/2012 Aprovau su regulamentu de sa "Consulta Locali" po sa promotzioni e avaloramentu de sa cultura e sa lìngua de is Sardus, previdia de sa L.R. 26/97. Aintru de pagu tempus at a essi pubblicau regulamentu e mòdulus po pediri de ndi podi fai parti. Approvato il regolamento della "Consulta Locale" per la promozione e valorizzazione della cultura e lingua dei Sardi, prevista dalla L.R. 26/97. A breve la pubblicazione del regolamento e la messa a disposizione dei moduli per la richiesta per poterne far parte.

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Scola: Boleis chi imparint su sardu a is fillus?

SÀRDARA 28/07/11 ore 9:30 – ex Tzentru agregatzioni sotziali de bia Aristanis (macellu bèciu) - Sìntesi cumbènniu aministradoris sardus chi ant deliberau po pediri a sa RAS s’arrespetu de s’art. 4 c. 5 L 482/99 (Scriri in is mòllius de pre iscrtitzioni scolàstica sa pregonta po babus e mamas chi si bolint avalessi de s’imparu de sa lìngua sarda po is fillus) “Po bogai traballu tocat a cambiai prospetiva ponendi impari identidadi e innovatzioni. Depeus difendi is spetzifitzidadis nostas: nuraxis, paesàgiu, cultura, lìngua… funt s’ùnica cosa chi is àterus no si podint copiai -su benidori est in is spetzifitzidadis nostas”, custus funt is fueddus de su sìndigu de Sàrdara ananti de is Aministradoris comunalis Sardus chi si funt adobiaus po fueddai de lìngua sarda in sardu. Po imoi funt 90 is sindigus chi ant deliberau po pediri a sa RAS chi fatzat aciungi a su mòlliu de pre iscritzioni scolàstica sa pregonta “boleis chi imparint su sardu a is fillus?” Aici cumenti narat sa lei 482/99 e cumenti faint in Friuli giai de 10 annus chene ai strobau totu custus consillus comunalis. Is sardus depint pretendi amarolla s’arreconnoscimentu de su deretu a sa cultura insoru in scola, lìngua e stòria innantis de totu. “Est cosa chi no benit a beni” at nau G. Pisu "chi deu sia lòmpiu a s'edadi de 23 annus chena de sciri ita est unu nuraxi o su casteddu de Murriali". Po fai custu serbit duncas unu ufìtziu scolàsticu sardu chi traballit a su costau e impari a cussu de su Stadu, cun programas, lìburus e docentis preparaus (Oreste Pili). Su cumbènniu est sighiu cun sa proposta de formai unu comitau de aministradoris comunalis po portai ainnantis custa chistioni. Proposta fintzas a una lei noba po sa lìngua, sa L.R. 26/97 est bècia e una prus noba che sa friulana iat a podi andai beni. No unu comitau ma "una federatzioni de comunus cun d-una Carta po su bilinguismu” at propostu Oresti Pili assessori de Cabuderra. Àtera chistioni apretosa pesada de Pili est sa de sa ratìfica de sa Carta Europea de is Lìnguas de Minoria: in parlamentu funt andendi ainnantis fadendi fillus e fillastus e apetighedi su sardu, totu custu mancai sa lìngua sarda siat, de totu is minorias de s'Itàlia, sa prus manna po su tanti de sa genti chi dda fueddat. Presentada e approvada duncas una petitzioni po totu is parlamentaris sardus po chi fatzant balli is arrexonis de is chi ddus ant votaus. Sa lìngua no est de una parti polìtiga sceti, no est de dereta, no est de tzentru, ne de manca, ma de totu is sardus chi si stimant. A parti sa petitzioni dònnia aministradori presenti at a circai su parlamentari de su territòriu po ddi pediri de fai su doveri suu contras a custu tentativu de apetigadura de is deretus de is sardus. 
ÀTERAS PROPOSTAS 
Partendi de su cumbincimentu ca no podit esisti una polìtiga linguìstica sèria chene pensai a sa funtzioni sotziali e econòmica de sa lìngua, su sardu, che s'italianu e s'inglesu depit serbiri po agatai e amellorai unu traballu", sceti aici is famìllias ant a podi detzidi de torrai a imparai sa lìngua a is fillus! "Cosas medas ddas podint incumentzai a fai is comunus chena de spendi mancu unu soddu: chi is bibliotecas, archìvius e museus funt logus de cultura no si cumprendit poita est chi no si pedat sa connoscèntzia amarolla de sa lìngua sarda po traballai ingunis, o sa sa lìngua nosta no est unu elementu de fundamentu de sa cultura? Bastat a ddu scriri in su bandu de cuncursu e imponni is cursus de lìngua a is chi ddoi traballant giai”. Arrexonamentu sìmbili po sa ludoteca, istitutu educativu de is Comunus e no de su Stadu. “Ingunis aintru bastat a previdi in sa gara de apaltu chi unu tanti de operadoris connòsciant amarolla su sardu. Est domu nosta e depeus detzidi nosu”. “Is cursus de lìngua fatus cun dinai de sa L 482 chi si fatzat po is dipendentis comunalis innantis, po portai ainnantis una polìtiga de bilinguismu in su Comunu, polìtiga cunsentida e prevìdia de sa lei. Bastat a ddu scriri in su piano delle performances”. (Gimapaolo Pisu) Su sìndigu Enrico Marceddu de Solarussa, at contau de su progetu po fai imparai su sardu in is famìllias e àteru progetu culturali po promovi sa cantada sarda. S'assessori a sa cultura de Biddexidru, Francesca Curridori, docenti, at contau de sa sperièntzia de scola e de s'interessu mannu amostau de is piciocheddus po is letzionis suas fatas in lìngua sarda. Oresti Pili at aciuntu ca tocat a castiai a su dpr 275/99 de s'autonomia, sa scola depit fai contu de su logu aundi est. Sa stòria de sa Sardìnnia est diferenti de cussa milanesa, po ndi nai una, e duncas fintzas is lìburus depint essi diferentis. Po nai, is cartinas de sa Sardìnnia de su 1200 depint inditai is cuàturu giudicaus, asinuncas custus librus no depint intrai in scola. S'archeologu Giuanni Ugas at arregordau is medas annus passaus in s'universidadi de Casteddu imparendi preistòria e protostòria in sardu. At nau puru, po intzullai, ca chi su Stadu cun sa ratìfica de sa Carta Europea de is Lìnguas arremonada no arreconnoscit su sardu nosu no depeus fueddai s’italianu. Sa regia de sa polìtiga linguistica depit essi de sa Regioni cun inditus chi ballint po totu is comunus, no podit essi unu comunu sceti a si dd’atuai. At augurau s'arregorta de totu su lèssicu de su sardu e s’amparu de totu is barideadis dialetalis. Sa dirigenti scolàstica de sa scola de Serramanna, D.ssa Laura Caddeo at testimòngiau s'interessu suu po sa lìngua e donau sa disponibilidadi po portai ainnantis custa chistioni. Antoni Contu, scritori in sardu, at fueddau de sa tontesa de cussus sardus (no totus) chi partint po pagu tempus in continenti e ndi torrant cun s'acentu continentali e su menisprètziu po sa lìngua e sa cultura insoru. Sa delegada de su comunu de Sètimu, A. Cocco docenti issa puru, at testimongiau is sperièntzias in scola e in sa bidda sua. S'operadori linguisticu A. Biolla at contau issu puru de is sperièntzias in Spagna e sa postura diferenti de is spagnolus faci a is lìnguas insoru. Linda Frongia, docenti e cursista FILS, cursu po docentis de lingua sarda in sardu universidadi de Casteddu, at contau sa sperièntzia de biaxi-stùdiu custas diis passadas in Catalunya: “Innii po intrai in su traballu tocat a tenni una connoscèntzia base de su catalanu. Sa stòria insoru est diferenti da sa nosta, ddu scieus, ma nosu dda depeus acabai de donai a su sardu logu sceti po su folclori, ddi depeus torrai a donai sa dignidadi sua. In scola depit essi imperau cumenti a lìngua veiculari po imparai totu is matèrias” . Giorgia Pau, docenti, at arregordau ca “segundu is stùdius de sa Dot.ra Sorace est importanti meda a chistionai is duas lìnguas cun is pipius de candu nascint, e no abetai chi tèngiant cìncui o ses annus. Est aici chi su profetu de su bilinguismu si podit biri in su totu”. Serrau cun sa proposta de si torrai a adobiai in Cabudanni po circai de cuncordai sa federatzioni de comunus arremonada. In s'interis s'at a presentai sa petitzioni po sa ratìfica de sa Carta Europea arremonada e cuntatai sa RAS po sa chistioni de is mòdulus de preiscritzioni scolàstica. SUCONSILLERI DELEGAU A SA LÌNGUA SARDA SU SÌNDIGU Giampaolo Pisu Dot. Giuseppe Garau 

Oggetto: SARDARA 28/07/12 ore 9:30 – ex Centro aggregazione sociale di Via Oristano (macellu bèciu)- Sintesi convegno amministratori comunali sardi che hanno deliberato per chiedere alla RAS il rispetto dell’art. 4 c.5 L 482/99 (aggiungere nei moduli di preiscrizione scolastica la richiesta per i genitori di avvalersi della facoltà di insegnamento della lingua sarda per i figli) “Po bogai traballu tocat a cambiai prospetiva ponendi impari identidadi e innovatzioni. Depeus difendi is spetzifitzidadis nostas: nuraxis, paesàgiu, cultura, lìngua… funt s’ùnica cosa chi is àterus no si podint copiai-su benidori est in is spetzifitzidadis nostas”. Sono queste le parole pronunciate dal sindaco di Sardara dott. Giuseppe Garau di fronte agli Amministratori comunali Sardi che si sono incontrati per parlare di lingua sarda in sardo. Al momento sono 90 i sindaci che hanno deliberato per chiedere alla RAS l’aggiunta al modello di preiscrizione scolastica della domanda “volete che si insegni la lingua sarda a vostro figlio?” Così come si fa in Friuli già da 10 anni senza però aver impegnato 90 consigli comunali. I sardi devono pretendere il riconoscimento del diritto alla loro cultura nella scuola, lingua e storia in primis. “Non è accettabile” ha detto G. Pisu che sia giunto all’età di 23 anni senza sapere cos’è un nuraghe o il castello di Monreale”. Per fare ciò è necessario dunque un Ufficio Scolastico Sardo che lavori al fianco di quello dello Stato, con programmi, libri e docenti preparati (Oreste Pili). Il convegno è seguito con la proposta di formare un comitato di amministratori comunali per portare avanti queste problematiche. E’ stata perfino proposta una nuova legge per la lingua, “la L.R. 26/97 è oramai vecchia e una nuova come quella friulana potrebbe forse fare al caso nostro”. Non un comitato ma “una federazione di comuni con una Carta per il bilinguismo” ha rilanciato Oreste Pili, assessore alla lingua sarda di Capoterra. Altra urgente questione sollevata da Pili è stata quella della ratifica della Carta Europea delle Lingue regionali o minoritarie: in parlamento sta andando avanti con grave discriminazione del sardo, tutto questo nonostante la lingua sarda sia la più parlata tra le minoranze linguistiche presenti in Italia. Presentata una petizione a tutti i parlamentari sardi affinché facciano valere le ragioni di chi li ha votati. La lingua non è ne di destra, ne di centro e ne di sinistra, ma di tutti i sardi che hanno stima di se. A parte la petizione tutti gli amministratori presenti contatteranno il parlamentare del territorio per chiedergli di fare il suo dovere contro questo tentativo di discriminazione dei diritti dei sardi. ALTRE PROPOSTE Partendo dalla convinzione che non può esistere una politica linguistica seria senza pensare alla funzione sociale e economica della lingua, il sardo come l’italiano e l’inglese devono servire a trovare o migliorare un lavoro, solo così le famiglie potranno decidere di riprendere ad insegnare la lingua ai figli! Molte cose possono essere fatte dai comuni senza spendere un euro: se le biblioteche, archivi e musei sono luoghi di cultura non si capisce perché non si chieda la conoscenza obbligatoria della lingua sarda per lavorarvi: che la nostra lingua non sia elemento fondamentale della nostra cultura? “E’ sufficiente prevederlo nel bando di concorso oltre a prevedere i corsi di lingua sarda a chi già vi lavora”. Ragionamento analogo per la ludoteca, istituto educativo dei Comuni e non dello Stato. “La dentro basta prevedere nella gara d’appalto che un certo numero di operatori conoscano obbligatoriamente il sardo. E’ casa nostra e dobbiamo poter decidere noi”. “ I corsi di lingua fatti con i soldi della L 482 che si facciano per i dipendenti comunali innanzitutto, per portare una politica di bilinguismo nei Comuni, politica consentita e prevista dalla legge. Basta prevederlo nel piano delle performances”. (Giampaolo Pisu). Il sindaco di Solarussa Enrico Marceddu ha parlato del progetto per l’apprendimento della lingua sarda nelle famiglie oltre ad altro progetto culturale per promuovere il canto tradizionale sardo. Francesca Curridori, assessore alla cultura di Villacidro e docente, ha raccontato della sua esperienza nella scuola e del grande interesse mostrato dagli alunni per le sue lezioni in lingua sarda. Oreste Pili ha aggiunto che è necessario ripartire dal DPR 275/99 sull’autonomia, la scuola deve tenere conto del luogo in cui si trova. La storia della Sardegna è diversa da quella milanese per esempio, e quindi anche i libri devono essere diversi. Per esempio le cartine geografiche della Sardegna del 1200 devono indicare i quattro giudicati, altrimenti a questi libri non deve essere permesso di varcare la soglia della nostra scuola. L’archeologo Giovanni Ugas ha ricordato la sua attività di insegnamento di molti anni, in sardo, di preistoria e protostoria all’università di Cagliari. A aggiunto provocatoriamente che se lo Stato con la citata ratifica della Carta Europea delle Lingue non riconosce il sardo noi non dobbiamo parlare l’italiano. La regia della politica linguistica deve essere della Regione con indirizzi che devono valere per tutti i comuni, non può essere che se ne faccia carico un singolo comune. Ha inoltre augurato la raccolta di tutto il lessico della lingua sarda e la tutela di tutte le varietà dialettali. La dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Serramanna, D.ssa Laura Caddeo, ha testimoniato il suo interesse per la lingua e dato la sua disponibilità per portare avanti le attività ad essa legate. Antonio Contu, scrittore in lingua sarda, ha parlato della stupidità di quei sardi (non tutti) che partono anche per poco tempo nella penisola per poi tornare con bell’accento continentale e relativo disprezzo per la loro lingua e cultura. La delegata (e docente) del comune di Settimo San Pietro, Arianna Cocco, ha testimoniato la sua esperienza a scuola e nella sua città. L’operatore di sportello linguistico Alessandro Biolla ha raccontato anch’egli dell’esperienza in Spagna e il diverso atteggiamento degli spagnoli rispetto alle loro lingue. Linda Frongia, docente e corsista FILS (corso per docenti di lingua sarda in sardo) nell’università di Cagliari, ha raccontato la recente esperienza di viaggio-studio in Catalogna: “In quella regione per poter accedere al lavoro è necessario avere una conoscenza di base del catalano. La loro storia è diversa dalla nostra, lo sappiamo, ma noi dobbiamo smetterla di dare al sardo solo spazio nel folklore, dobbiamo rendergli la dignità che gli spetta. Nella scuola deve essere impiegato come lingua veicolare per insegnare tutte le discipline”. Giorgia Pau, docente, ha ricordato che “secondo gli studi della Dott.ssa A. Sorace dell’università di Edimburgo è molto importante parlare le due lingue con i bambini fin dalla nascita e non aspettare i cinque, sei anni. E’ così che i vantaggi del bilinguismo si evidenziano in tutta la loro pienezza”. Concluso con la proposta di incontrarsi nuovamente a settembre per cercare di formare la citata federazione dei comuni. Intanto si presenterà la petizione per la ratifica della citata della Carta Europea e si contatterà la RAS per la questione relativa ai moduli di preiscrizione scolastica. IL CONSIGLIERE DELEGATO ALLA LINGUA SARDA IL SINDACO Giampaolo Pisu Dott. Giuseppe Garau

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giovedì 2 agosto 2012

Festival Internazionale del Folklore - Sardara

Sabato 4 Agosto dalle ore 22 in piazza Libertà a Sardara, Vi aspettiamo numerosi per la VII edizione del Festival Internazionale del Folklore promosso dal Consorzio Sa Corona Arrubia, si esibiranno il gruppo del Kenia, della Bosnia e il gruppo folk Santa Mariaquas di Sardara, che ha condotto la seguente ricerca sul costume tipico sardarese, maschile e e femminile, e sui tessuti utilizzati. 
IL COSTUME TIPICO SARDARESE La ricerca storica del costume sardarese è tra i primi obiettivi che la nostra associazione si è posta sin dalla sua costituzione. Già dai primi approcci ci siamo però resi conto che il compito non era dei più facili, Sardara, infatti, sotto l’aspetto delle tradizioni passa per essere un paese “freddo” che almeno all’apparenza sembrava non aver conservato la parte del patrimonio legata alla cultura folkloristica locale. Noi non ci siamo lasciati scoraggiare e piano pianino abbiamo iniziato la nostra ricerca andando di casa in casa per trovare anche il più piccolo ricordo che potesse darci una mano. Siamo stati piacevolmente sorpresi nel constatare invece che non solo Sardara ha conservato il suo patrimonio ma, parlando con le persone che ci hanno ospitato, abbiamo constatato che nelle persone anziane è vivo l’orgoglio di essere sardaresi e in tanti ci hanno fatto partecipi dei loro ricordi fornendoci tantissime informazioni utili per la nostra ricerca. Ciò che abbiamo potuto appurare è che il costume sardarese era nel complesso molto sobrio. Non abbiamo ritrovato molti gioielli che potessero adornarlo fatto eccezione per un rosario di perle a grano grossi (ora di proprietà di Rita Piano) e di una catena d’argento chiamata “sa giunchiglia” (ora di proprietà di Rosetta Caddeo) che serviva per fermare il grembiule sui fianchi, la catena terminava con una piccola teca in vetro incastonata nell’argento all’interno del quale veniva riposto un frammento di broccato Si ipotizza che “Sa giunchiglia” avesse un potere contro il malocchio. 
I TESSUTI I tessuti utilizzati per la creazione degli abiti erano prodotti in loco o nelle zone limitrofe perciò possiamo affermare che per le camicie e i pantaloni bianchi era utilizzato il lino coltivato nel campidano, e per la creazione dell’abbigliamento maschile e per le gonne femminili si utilizzava l’orbace (tessuto ricavato dalla lana di pecora) la cui lavorazione avveniva alle terme dove era presente la gualchiera (“sa cracchera”) nella quale il tessuto era ammorbidito e lavorato. La colorazione dei tessuti avveniva invece a Collinas; il colore nero non è, infatti, il colore naturale, ma per colorare l’orbace erano utilizzate delle erbe selvatiche. Dalle interviste sappiamo che nei tempi passati i defunti venivano sepolti con i loro abiti più preziosi. Se ne possedevano più di uno, il più bello veniva fatto indossare al defunto e l’altro gli veniva deposto affianco. Un procedimento simile avveniva con le lenzuola ricamate; Se infatti queste erano state ricamate dalla persona defunta, quest’ultima veniva avvolta nelle sue lenzuola. È per questi motivi che molti capi preziosi sono andati perduti per sempre. 
L’ABITO MASCHILE Il costume sardarese maschile era composto dal tipico gonnellino in orbace (“is cratzonis de arroda ”) con il bordo orlato in velluto nero sotto al quale venivano indossati dei pantaloni in lino bianchi che venivano inseriti dentro le ghette (“is cratzas”). La camicia ,sempre in lino bianco, era finemente ricamata a mano o adornata con pregiati pizzi (secondo l’abilità di chi la confezionava) e fermata sul colletto e sui polsini con dei bottoni dorati. Sopra la camicia si indossava il gilet in orbace nero (“su cropettu”) con scollatura a V (divenuta in tempi recenti rotonda) bordata con del velluto nero. Sulla testa si indossava “ Sa berritta” ,sempre in orbace, che nelle occasioni importanti veniva adornata con un fazzoletto rosso (“su turbanti”). Sulla vita veniva avvolto un pezzo di tessuto rosso utilizzato a modo di cintura (fonti signora Lisetta Garau e signora Iolanda); sappiamo anche che i ragazzi usavano mettere un fiocco (“ froccus ‘e bagadiu”) colorato sul braccio per indicare che erano non erano sposati. Il costume maschile, a differenza di quello femminile, non ha subito grossi cambiamenti. Uno degli ultimi ad indossarle l’abito tradizionale maschile è stato il signor Antonio Margiani. 
L’ABITO FEMMINILE Come già detto l’abito femminile ha subito molte modifiche nel corso degli anni. Gli abiti risalenti all’800 erano di ispirazione medioevale con influenze spagnole. Alcuni tessuti, tra cui il broccato dei corpetti femminili, sono tutt’oggi utilizzati in Spagna dove vengono utilizzati nelle giacchine usate dai toreri nelle arene. Lo stesso scialle oltre che essere utilizzato in Sardegna è un capo tradizionale spagnolo . L’abito femminile dell’800 era composto da una camicia lunga in lino bianco impreziosita da pizzi o ricami; sopra la camicia veniva indossato un corpetto (“ is pabisceddas”) che nelle occasioni importanti era in prezioso broccato con motivi floreali, di colore verde, blu o nero impreziosito da decori fatti a mano con delle perline nere. Sono stati ritrovati corpetti di tessuti meno pregiati come il velluto blu o bordeaux e il tessuto damascato (come quello delle balze delle gonne) . La gonna era in orbace nero ed era lunga sino alle caviglie. Era formata da tanti teli a seconda del ceto sociale di appartenenza, ed era adornata con una balza in tessuto damascato con disegni floreali. Questo lo possiamo affermare in quanto siamo riusciti a ritrovare una parte di un’antica balza appartenuta alla signora Mocci Lucia nata nel 1845 e visto la ricchezza di questa tipologia di gonna pensiamo venisse indossata in occasioni importanti. Alla fine dell’800 possiamo datare altre tipologie di gonne tra cui una gonna, sempre in orbace nera, che sul bordo era adornata con dei nastri colorati il cui numero variava da uno a tre a seconda del ceto sociale. Una di queste gonne si poteva ammirare fino a poco tempo fa presso l’Hotel Antiche Terme. Un’altra tipologia di gonna che compare in questo periodo è “Sa gunnedda de girasobi”, diffusa in gran parte del Campidano e realizzata in tessuto più leggero e molto comune in quanto si poteva trovare facilmente nei mercati di Sanluri e Cagliari. Solitamente di colore blu, vinaccio o marrone, anche questa gonna era decorata sul bordo inferiore con pizzi o nastri di velluto nero a seconda del ceto sociale di appartenenza. Compare in questi anni anche “Sa gunnedda de imbodrau”, di colore rosso e blu, molto diffusa in tutto il campidano poiché realizzata con tessuti molto resistente e adatti alla realizzazione di abbigliamento da lavoro. Dopo la prima guerra mondiale, la tipologia delle gonne cambia ancora; Non sono più usati solo tessuti pesanti ma s’iniziano ad utilizzare stoffe più leggere come il cotone arricchito con fantasie anche floreali o geometriche. Tutto ciò è testimoniato da alcune gonne ritrovate tra cui una verde in cotone con fantasia di fiori appartenuta alla signora Franceschina Melas, la gonna in cotone marrone a righe bianche verticali della signora Lisena e la gonna sempre in cotone marrone con disegni a quadri verticali della signora Damiana Atzeni. Anche in questi anni continua l’usanza dei nastri per indicare il ceto sociale. Sotto la gonna, così come sotto al gonnellino del costume maschile, Sulla gonna veniva utilizzato un grembiule (“ Su deventagliu”) anche questo dai lineamenti molto sobri, era arricchito solo da nastri in velluto nero e a seconda del ceto sociale da del pizzo o da perline nere. Dai racconti dei testimoni sappiamo che il grembiule era alcune volte dello stesso tessuto della balza della gonna o in cotone. Ne sono stati ritrovati pochi tra cui un appartenente alla signora Francesca Atzeni nata nel 1871 (in lana bianca tessuto a mano), uno color senape (con motivi floreali tono su tono) della signora Adelaide Tuveri nata nel 1869 e un nero decorato con perline nere. In versione più moderna, ma non meno preziosa, le nostre mamme lo hanno portato in dote conosciuto come il grembiule per passare il caffè. “Su gippoi” (giacchetta corta) era presumibilmente un capo più invernale. Ne abbiamo ritrovato in velluto nero, verde e bordeaux e in damascato semplice. Erano delle giacchette corte aderenti con manica a ¾ molto semplici e senza decorazioni. Solo un capo nero presentava una sorta di cinturino decorato con perline sempre nere. Sulla testa si utilizzava “Su muncadori” di colore diverso in base all'età o allo stato sociale. Era, infatti, bianco per le bambine e le ragazze nubili, nero con stampe floreali per le donne sposate e verde o marrone per le donne più in là con gli anni. Chi poteva permetterselo usava uno scialle in tibet nero con frange di seta, largo circa mt.1.60 e ricamato a mano con motivi floreali ispirati al paesaggio campestre e al mondo agricolo. Tra i disegni più diffusi troviamo le rose, le margherite, le spighe, l’uva e il melograno. Abbiamo ritrovato anche uno scialle marrone con ricami in tinta e un fazzoletto a stampe anch’esso marrone che sappiamo veniva usato sopra un fazzoletto bianco dalle signore che lavoravano in campagna. Dal nostro punto di vista un gruppo folk, fin dalla sua nascita, deve essere consapevole che il costume che si decide di indossare deve rappresentare fedelmente la tipicità del paese d’appartenenza, con dettagli e particolari diversi dai paesi limitrofi. L’abito che, secondo la nostra ricerca, è più fedele all’originale sardarese è quello datato nella metà dell’800 in quanto all’epoca i tessuti utilizzati erano ancora per la maggior parte prodotti nel nostro territorio; A partire dal ‘900, infatti, i tessuti diventano più commerciali e quindi non più tipici di ogni paese ma spesso simili. Dopo attenta valutazione è emerso che il costume tipico di Sardara è composto da camicia bianca, pabisceddas in broccato, gonna in panno nero (che ha sostituito l’orbace, tessuto più difficile da reperire) con balza damascata con disegni tono su tono e grembiule in tinta, un fazzoletto nero con motivi floreali (in seta bianca per le ragazze più giovani) e lo scialle per chi ha la fortuna di possederlo.

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mercoledì 1 agosto 2012

Riconoscimento di debiti fuori bilancio per esproprio campo sportivo

In data 31 luglio 2012, il Consiglio Comunale di Sardara ha riconosciuto la legittimità del debito fuori bilancio derivante da sentenza esecutiva relativa all'esproprio del campo sportivo di via Campania. Dalla sentenza citata si evince che il Comune è tenuto al pagamento della somma € 119.298,55 a titolo di indennità di esproprio ed occupazione oltre a € 3.260,38 per gli interessi legali. A tale importo occorre aggiungere € 26.853,36 per refusione spese di giudizio, € 4.531,34 per spese registrazione della sentenza ed € 67.356,37 per gli onorari dell'avvocato. Totale: € 221.300,00 di debito fuori bilancio che verrà debitamente trasmesso alla corte dei Conti. Per ripianare, e quindi pagare, tale debito il Comune utilizzerà l'avanzo di amministrazione del 2011 per € 93.326,82 ed € 127.973,18 dal bilancio di competenza 2012. Tradotto in linguaggio non ragionieristico significa che il Comune avrà meno fondi per opere di urbanizzazione o per fornire servizi ai cittadini per un valore pari all'importo del debito da ripianare pari ad € 221.300,00. Ma finalmente dopo oltre trent'anni chiudiamo un cassetto aperto.

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Adesione al progetto "Cento scuole per l'ambiente"

L'amministrazione comunale di Sardara è beneficiaria di un impianto fotovoltaico da destinare alla scuola per l'infanzia di via Campania. Questo importante risultato é stato raggiunto in seguito alla partecipazione al progetto "Cento scuole per l'ambiente" promosso dalla Fondazione Sesco Onlus, che intende sostenere scuole e comuni attraverso una donazione che sia utile per il bene della comunità. L'iniziativa consentirà di registrare un risparmio diretto sui costi dell'utenza elettrica e di utilizzare i proventi conseguiti per attività ludiche e didattiche. La messa in funzione dell'impianto sarà accompagnata da attività d'informazione rivolte principalmente ai bambini e agli insegnanti. Tali attività saranno volte a diffondere azioni concrete a vantaggio della tutela e della valorizzazione dell'ambiente. Il progetto "Cento scuole" si delinea come un'iniziativa virtuosa che promuove l'utilizzo delle energie rinnovabili e il corretto uso delle risorse energetiche. Il comune di Sardara consegue pertanto un duplice obiettivo, che consente da una parte di razionalizzare i costi energetici utenze e, dall'altra, di proseguire nel processo di sensibilizzazione e di crescita collettiva a favore della cura e della salvaguardia dell'ambiente. Il Sindaco Giuseppe Garau L'Assessore all'ambiente Andrea Caddeo

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Info point alle Terme di S.M. Aquas

Il comune di Sardara è beneficiario di un contributo di € 60.000,00 per creare un punto di informazione e accoglienza turistica presso sa Domu Arrubia a S.M. Aquas. Il progetto sarà finanziato dal GAL LinasCampidano, a valere sulla misura 313 del Piano di Sviluppo Rurale, azione 2 "Informazione e Accoglienza". Con tale intervento il comune di Sardara riuscirà a raggiungere l'ambizioso obiettivo di fornire un supporto informativo ai turisti che alloggiano presso le strutture termali, ai clienti pendolari che "passano le acque" a S.M. Aquas e a tutti coloro che usufruiscono del parco termale per le ragioni più varie. All'interno della struttura troverà spazio anche una vetrina dell'agroalimentare e dell'artigianato artistico locale. Un altro passo importante che punta sul nostro ABC: Ambiente, Benessere e Cultura. Peppe Garau Sindaco di Sardara

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PREMIO AREA SOSTA CAMPER

Il comune di Sardara ha ricevuto un premio di euro 20.000,00 per il progetto di area sosta camper multi-funzionale nella categoria "città termale", del bando "I Comuni del turismo all'area aperta". La cerimonia di premiazione si terrà sabato 15 settembre a Parma, presso il Salone del Camper. La struttura sorgerà in piazza Podda, lungo la principale via del paese parallela alla vecchia SS 131, fornendo così un importante servizio ai turisti che amano il "plein air". Sardara è inserita nel circuito Bandiera Arancione del Touring Club, fa parte dell'associazione Borghi Autentici d'Italia ed è l'unico comune della Sardegna che può vantare la certificazine Herity nella erstione dei beni culturali. Oggi abbiamo fatto un altro passo. Peppe Garau Sindaco di Sardara

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Calendario eventi a Sardara

La Pro loco di Sardara in collaborazione con le Associazioni sardaresi, e con il patrocinio del Comune di Sardara, organizza l'Estate Sardarese 2012 Calendario eventi 3 agosto - Film sotto le stelle, promosso dal Servizio Educativo - Coop. Koinos ore 21.00 - Giardino della Ludoteca 4 agosto - - Rassegna internazionale dei gruppi Folk ore 22.30 Piazza Libertà 12 agosto - Culture Festival 2012 – Marcello Peghin Rogel Quartet - Chiesa Parrocchiale dell’Assunta, ore 21.30 14/15 agosto - Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Assunta 24 agosto - Caccia al tesoro, promossa dal Servizio Educativo - Coop. Koinos ore 17.00 - Parco Comunale 17/31 agosto - Torneo di San Gregorio, organizzato dalla A.S.D.C.B. Sardara 93 Parco Comunale dal 27 agosto - Torneo di calcetto dei ragazzi, organizzato dalla A.S.D. Dinamo Sardara Amatori 31 agosto - Concerto della Banda Musicale Città di Sardara - ore 22.00 Piazza San Gregorio culturefestival 2012 Il “culturefestival” è un appuntamento culturale internazionale che abbraccia tutte le Arti: Musica, Teatro, Danza, Letteratura, Poesia, Pittura, Scultura, Ceramica, Cinema e Fotografia e vanta il Patrocinio di Sir Colin Davis, Presidente della London Symphony Orchestra. Esso funge da potente attrattore turistico, contribuisce a potenziare lo sviluppo locale e nel corso degli anni è diventato un saldo riferimento della Cultura nel Medio Campidano e nell’ intera isola. Fondato nel 2008 il “culturefestival” è un evento ricco di manifestazioni di portata regionale che ospita i migliori interpreti noti al panorama artistico internazionale. Si tratta di un festival organicamente concepito come itinerario culturale volto a valorizzare gli artisti sardi, le tradizioni della Sardegna, i siti storici presenti sul territorio regionale, l’artigianato e i prodotti tipici, promuovendoli attraverso una visibilità internazionale. Caratteristica basilare degli eventi del “culturefestival” sono le location storiche individuate nei luoghi d’eccellenza all’interno dei paesi coinvolti, quali ville, chiese, case patronali, musei, piazze, siti archeologici e altri spazi suggestivi. L’opportunità d’ incontro, confronto, scambio di competenze professionali che ne conseguono, contribuiscono allo sviluppo culturale e socio-economico del territorio, proponendo nuovi modelli e nuove possibilità per i giovani: stage e tirocini sul campo li vedono protagonisti nel forgiare figure tecnico professionali di nuova generazione. Sempre ai giovani è rivolta l’organizzazione di Master Class internazionali, tenute da docenti di spicco dell’ambito artistico e scientifico provenienti da diverse parti del mondo. Giuseppe Garau Sindaco di Sardara

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Sardara: per uno sviluppo integrato e sostenibile

Il Patto dei Sindaci è un’iniziativa promossa dalla Commissione europea che intende sostenere gli enti locali nel processo di riduzione delle emissioni di CO2 e di diffusione delle energie sostenibili. Con l'adesione della scorsa estate l'amministrazione comunale di Sardara ha avviato un percorso che dovrà condurre il comune a dotarsi di un P.A.E.S. ( Piano di Azione per l'Energia Sostenibile). Un impegno che rappresenta pertanto un opportunità importante che ci induce ad dilatare il nostro raggio d'azione uscendo dal contingente e dall'immediato per abbracciare quel "pensiero lungo" di berlingueriana memoria, sinonimo di una visione prospettica di ampio respiro. Un processo che ci dà inoltre la possibilità di riflettere sui parametri effimeri della società odierna e sul modello di società che vorremo contribuire a costruire. È indubbio infatti che il consumismo esasperato, l'individualismo e l'egoismo assurti a valori dei nostri tempi, abbiano arrecato gravi lacerazioni al tessuto culturale e sociale del paese e risultino non più sostenibili. Una comunità che antepone il benessere materiale a quello relazionale non può infatti guardare al futuro con fiducia. Ecco quindi la necessità di lavorare per un cambiamento reale dei parametri di riferimento attuali. Cambiare significa infatti riappropriarsi del concetto di sostenibilità (sociale oltreché ambientale) che nella sua accezione più alta contiene i valori di solidariètà, cooperazione, senso di comunità. Oggi assistiamo alla caduta verticale di quello che gli economisti chiamano "capitale sociale" ovvero di quella fiducia che i cittadini nutrono nei confronti delle istituzioni e di chi ci governa e che costituisce il collante ideale per riuscire in una programmazione a lungo termine. Dinanzi a questo scenario si poteva decidere di subire passivamente gli eventi oppure si poteva pensare di lavorare per portare il proprio piccolo contributo di onestà, impegno ed abnegazione al servizio del cambiamento. Come amministratori comunali è risultato determinante il convincimento di puntare alla diffusione tra i cittadini di nuove consapevolezze e stili di vita improntate sulle buone pratiche, sulla sobrietà e sul buon senso. Parlare di azioni virtuose significa mirare ad una gestione più attenta a del suolo e del territorio, significa lavorare per l'efficienza e il risparmio energetico, significa puntare sulla mobilità alternativa, significa promuovere la partecipazione attiva nonché sostenere azioni volte alla sensibilizzazione e all'educazione rivolte principalmente alle scuole e alle associazioni. Per questo siamo risultati beneficiari di un finanziamento regionale sulla base di un progetto che promuove l'utilizzo consapevole dell'acqua di rete, incentiva esperienze virtuose di raccolta differenziata (attualmente la percentuale di differenziazione è pari al 68%) nell'ambito delle feste e manifestazioni culturali (sagre ecocompatibili). Per quanto concerne la mobilità alternativa abbiamo presentato alla Regione un progetto volto alla riqualificazione del vecchio tracciato della 131 per trasformarlo in pista pedonale e ciclabile garantendo il collegamento fino all'area termale. Nell'ottica della sensibilizzazione rivolta alle scuole, abbiamo aderito all'iniziativa di Legambiente "Puliamo il mondo", abbiamo partecipato alla Giornata Europea "A come Acqua", abbiamo aderito alla Giornata del Risparmio Energetico promossa da Rai Radio 2 " M'illumino di meno". Abbiamo inoltre avviato l'iter procedurale per la costituzione del Cento di Educazione Ambientale (C.E.A.S) che sarà ubicato in un area di grande pregio ambientale e naturalistico quale Santa Maria Acquas. A breve installeremo nella scuola dell’infanzia un impianto fotovoltaico nel'ambito del progetto " Cento scuole per l'ambiente". Azioni, queste, che costituiscono parte integrante del P.A.E.S. che non si configura secondo uno schema rigido ma al contrario rappresenta uno strumento di pianificazione dinamico che necessita di continui adeguamenti e di successivi monitoraggi. Ma il mio intento oggi è anche quello di stimolare una riflessione che ampli ulteriormente l'orizzonte di riferimento. Se é vero infatti il P.A.E.S. consentirà ai singoli enti locali di dotarsi di una pianificazione strategica, risulta altrettanto vero che gli stessi enti dovranno impegnarsi a ricercare opportunità di finanziamento decisive per la realizzazione delle azioni previste dagli stessi. Per fare questo ogni amministrazione può decidere di muoversi in direzione totalmente autonoma, oppure può iniziare a ragionare in un ottica più complessiva, creando le giuste sinergie con i Comuni interessati, nelle forme e con gli strumenti che si riterranno più opportune. Noi consideriamo fondamentale lavorare per la costruzione di quella visione d'insieme che consenta al territorio di potersi rivolgere anche alla Commissione Europea con qualche possibilità in più di essere ascoltato e pensiamo sia altrettanto doveroso impegnarci affinché le eventuali risorse si traducano in giuste ricadute economiche e occupazionali per le imprese e gli operatori del territorio. Optare per il superamento della logica del "proprio orticello" contribuirebbe infatti a rafforzare quell' idea di cambiamento per la quale ognuno di noi, nel limite delle proprie responsabilità, si deve sentire parte attiva. Andrea Caddeo Assessore all’Ambiente

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Cittadinanza attraverso lo Ius Soli : una questione di civiltà

Nel corso della seduta del Consiglio Comunale di lunedì 9 luglio il gruppo di maggioranza Sardara Cambia ha proposto la votazione, approvata con la non partecipazione al voto di due consiglieri del gruppo di minoranza “Nuove Iniziative”, di una delibera di sostegno alla campagna nazionale “CHI NASCE E CRESCE IN ITALIA È ITALIANO", una battaglia di civiltà portata avanti nell'ultimo anno con grande determinazione dalla maggior parte del mondo associazionistico, oltre che dal Partito Democratico, attraverso sit in, raccolte firme, incontri, mobilitazioni per la modifica della legge attualmente in vigore, la n.91 del 1992, per la quale non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera, così come non lo sono i ragazzi e le ragazze che vivono, crescono e studiano nel nostro paese ma hanno genitori privi della cittadinanza italiana. Inoltre, pur contribuendo all'economia nazionale lavorando e acquistando nel nostro Paese, agli stranieri regolarmente presenti in Italia da anni, è preclusa la possibilità di partecipare alle elezioni delle amministrazioni che governano le comunità in cui vivono. E questo nonostante l'articolo 3 della Costituzione Italiana stabilisca il principio della pari dignità sociale e dell'uguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Sulla base della legge n.91 del 1992 l’acquisto della cittadinanza italiana avviene per trasmissione dai genitori (ius sanguinis) e nessun riconoscimento è invece presente, a differenza di altri Paesi come U.S.A. o Canada, alla facoltà di acquisto basata sulla nascita o l’integrazione scolastica e sociale, possibilità incentrate invece sullo ius soli e sullo ius domicili. Le due proposte di legge di iniziativa popolare presentate dalla campagna “CHI NASCE E CRESCE IN ITALIA È ITALIANO" si propongono di sanare queste palesi ingiustizie, introducendo da un lato il principio dello Ius Soli, cioè il diritto alla cittadinanza sulla base del luogo in cui si vive; dall'altro il riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo alle amministrative per chi risiede in un determinata comunità da almeno 5 anni. La proposta di legge propone sostanziali modifiche per chi nasce in Italia da genitori stranieri, per i minori nati altrove e arrivati al seguito dei genitori, per chi intende diventare italiano da adulto. Viene inoltre proposta la competenza dei Sindaci nella procedura di attribuzione della cittadinanza, avvicinando così l'ambito delle decisioni alle persone e alle comunità coinvolte. Infine, la proposta di legge riduce al minimo la possibilità di discrezionalità sulla decisione definitiva, che deve basarsi su presupposti certi e verificabili. La proposta di legge prevede che chi nasce in Italia da almeno un genitore legalmente presente da un anno sia italiano. Per i nativi si introduce dunque lo ius soli, che vale anche nel caso di figli di genitori nati in Italia, a prescindere dalla loro condizione giuridica. La campagna propone che valga il principio dello Ius Soli anche per minori non nativi che frequentano la scuola. Prevede infatti che bambini, nati in Italia da genitori privi di titolo di soggiorno, o entrati in Italia entro il 10° anno di età, che vi abbiano soggiornato legalmente, possano diventare italiani con la maggiore età se ne fanno richiesta entro due anni. Inoltre, su richiesta dei genitori, diventano cittadini italiani i minori che hanno frequentato un corso di istruzione. La domanda, infine, può essere presentata anche da uno straniero legalmente soggiornante da 5 anni (e non più da 10). Sul diritto all'elettorato attivo e passivo alle amministrative, la campagna ha deciso di adottare il testo che l'Anci ha elaborato nel 2005. La proposta dà attuazione a un principio contenuto nella Convenzione di Strasburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica, che il nostro Paese non ha ratificato per la parte che riguarda proprio il diritto di voto. Unico vincolo per l'esercizio di questo diritto è che lo straniero sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno 5 anni. Tutto questo potrebbe sembrare una cosa lontana per Sardara, ma in realtà non lo è. Da circa un anno, infatti, anche la nostra piccola comunità accoglie Donne e Uomini provenienti da Nigeria e Ghana, i quali hanno dato alla luce 8 bambini, 4 dei quali risiedono ancora a Sardara. L'ingiustizia sancita dalla legge attuale sulla cittadinanza è quindi tutti i giorni anche sotto i nostri occhi, e lo sarà sempre di più, se questi Uomini, Donne e Bambini, crescendo, decideranno di rimanere e Sardara, contribuendo e partecipando alla crescita culturale ed economica del nostro paese. E' per questo che partecipare concretamente a questa battaglia di civiltà è un dovere, battaglia che comincia dal riconoscimento di quelli che, a nostro avviso, sono diritti fondamentali dell'Uomo. Roberta Atzori, Consigliere del Gruppo di maggioranza “Sardara Cambia”

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