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giovedì 25 giugno 2009

Terme: quale sviluppo per Sardara?

Le Terme di Santa Maria Acquas hanno caratterizzato tradizioni, economia, scelte politiche di Sardara. Sin dagli ultimi decenni del’800 l’area termale è stata oggetto di sogni, speranze, aspettative da parte dei Sardaresi e dei territori limitrofi, che intravedevano nel suo sviluppo la soluzione allo spettro della povertà, della crisi, dell’abbandono del paese.

La speranza condivisa che attraverso le Terme il paese sarebbe cresciuto e diventato ricco, i giovani avrebbero trovato lavoro, le aziende sarebbero nate e moltiplicate, portando benessere e crescita per tutti. Le scelte delle amministrazioni comunali a memoria d’uomo sono state guidate dallo spirito di sviluppo dell’area ma, a vedere quanto è sotto gli occhi di tutti noi, è evidente come qualcosa sia andato storto e come l’obiettivo finale sia ben lungi dall’essere raggiunto. Aldilà delle responsabilità vere o presunte, delle intenzioni più o meno buone, delle scelte giuste o sbagliate che sono state effettuate, ciò che appare estremamente chiaro agli occhi dei Sardaresi è come in tutti gli anni in cui l’affare “Terme” è stato all’ordine del giorno non ci sia mai stato un progetto di sviluppo, una linea condivisa, un piano di azione. Si è dimostrato di conoscere molto poco del fenomeno “termalismo” e soprattutto si è avuta scarsa capacità di inquadrarlo in una prospettiva di crescita economica. Negli ultimi anni il settore termale ha attraversato un'importante fase evolutiva, passando dalla semplice fruizione di cure termali/riabilitative a vero e proprio fenomeno turistico, con importanti diversificazioni che abbracciano il fitness, l’estetica, il benessere, lo sport. Laddove sono presenti e inquadrate in una strategia di marketing del territorio (come testimoniano Veneto, Emilia Romagna, Campania, che hanno da tempo orientato buona parte dello sviluppo economico al termalismo), si è avuta conferma che è possibile collegare la crescita di un territorio e la sua competitività al termalismo creando un indotto che, aldilà della semplice fruizione di pernottamenti alberghieri e trattamenti, sia in grado di sostenere lo sviluppo di più settori produttivi: attività ricreative, eventi sportivi, turismo congressuale, iniziative culturali, filiera agroalimentare e artigianato, e ancora più a lungo termine creazione di nuove aziende, formazione di operatori del settore, consolidamento di nuove competenze. Una miniera d’oro inestimabile e ancora più apprezzabile in un contesto di crisi economica che raccoglie tutti a ipotizzare scenari di salvezza più o meno probabili. Ma far diventare Sardara e le sue Terme un’area in grado di competere con altre località turistiche e portare ricchezza al territorio richiede uno sforzo collettivo, un progetto di sviluppo, una strategia condivisa da istituzioni e aziende per fronteggiare l'evoluzione del contesto competitivo. Bisogna realizzare un prodotto che oltrepassi il concetto di “Terme” in senso stretto e colleghi a questo la fruizione del territorio di Sardara. In tutto questo l’Amministrazione comunale deve avere un ruolo chiave, deve promuovere il territorio all’interno di una funzione più generale di programmazione economica. Anche gli operatori privati devono partecipare alla valorizzazione complessiva dell’offerta turistica e territoriale, ma è l’Amministrazione comunale che deve farsi carico di un coordinamento che porti al successo di un modello concepito per attrarre visitatori in maniera costante e veicolarli su Sardara e su i servizi da essa offerti. Tutto questo richiede una strategia definita, un disegno di crescita globale, l’uniformazione dell’identità culturale/turistica di Sardara a quella delle Terme. Deve emergere un progetto che rappresenti innovazione per il territorio e si adegui alle esigenze sia dei visitatori che dei residenti. Per questo l’Amministrazione comunale non può e non deve limitarsi ad essere semplice spettatrice, committente di appalti o esecutrice di vincoli e zonizzazioni, ma deve assumersi la responsabilità di guidare i cittadini nel passaggio verso questo nuovo modello di crescita. Perché lo sviluppo dell’area termale deve rappresentare il territorio, la sua storia, la sua cultura. Deve valorizzarne le tradizioni, i materiali locali, le risorse storico-artistiche, l’artigianato, il commercio. Noi tutti attendiamo fiduciosi questo momento, pronti a rimboccarci le maniche perché tutto questo possa esserci anche per Sardara.

Roberta Atzori


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