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lunedì 21 settembre 2009

I maestri di Sant’Antioco


Casa Pilloni. Chiara e Giuseppe Vigo, maestri del bisso e dell’intarsio in legno di ginepro, tornano a Sardara dopo tanti anni. Sardara che li accolse bambini e li vide crescere fino all’adolescenza.


La figura ieratica di Chiara contrasta con la calma quasi olimpica di Giuseppe, il quale si accende appena quando parla del ginepro, il legno duro e antico, quasi una metafora dei sardi. Di quest’albero ne abbiamo fatto scempio, dice, che se nei tempi antichi aveva una giustificazione, oggi non più: per travi e stipiti ci sono ben altri materiali. Ecco perché bisogna essere parsimoniosi, attenti a non sprecarne neppure un pezzo; e Giuseppe li utilizza tutti, anche il più piccolo, come tessere di un mosaico per realizzare tavoli, paralumi, cornici, colonne. Il suo sguardo sereno si incrina un poco quando lamenta dell’uso sconsiderato che attualmente si fa di questo nobile legno sacrificato in realizzazioni di dubbio gusto quali caminetti, staccionate, recinzioni.
Chiara fin dall’inizio cattura la tua attenzione, ti avviluppa nella rete della sua narrazione. Parla del bisso. Quello marino s’intende. L’antichissimo filo magico menzionato nelle sacre scritture e che ricopriva anche la persona del re Salomone. Un filo resistentissimo, ed elastico se imbevuto di succo di limone, che ha una stupefacente proprietà: tessuti e ricami se colpiti dai raggi del sole luccicano come oro. Questa “seta” si ricava dai filamenti che un mollusco, la nacchera, secerne per ancorarsi al fondale. La Vigo con quell’aria di antica sacerdotessa ti trasporta nel suo mondo incantato. Narra di preghiere propiziatrici, delle albe e delle notti di luna in cui il mare concede il suo dono. Narra delle immersioni nel mare non sempre clemente, del modo che ha scoperto per prendere la lanugine al mollusco senza sacrificarlo e poi posarlo nuovamente sul fondo. Parla dello sposalizio e mostra l’anello che la lega al dio mare, che consegnerà a chi sarà degna di averlo, come lei lo ha ricevuto dalla nonna Leonilde. Prende un bioccolo grezzo di bisso, lo ripulisce delle minuscole conchiglie, lo carda e poi lo fila col suo fuso di canna. L’esile filo viene introdotto dentro un limone inciso con l’unghia dell’indice destro. Chiama una bimba, asciuga il filo e glielo attorciglia intorno al ditino dove prima aveva infilato il suo anello. Socchiude gli occhi, recita una litania con frequenti segni di croce. Facce attonite come intorno ad uno sciamano. La bimba prende in dono il filo, al momento delle sue nozze lo riporterà a Sant’Antioco e Chiara tesserà per lei il regalo di nozze.
La Sardegna ha la fortuna di avere l’ultimo maestro di bisso del Mediterraneo, ma corre il rischio che i saperi di quest’arte antichissima vadano persi. Chiara Vigo è conosciuta in tutto il mondo, le sue opere sono sparse nei grandi musei, ma noi sardi non riusciamo a mettere a frutto questa ricchezza. Un suo progetto giace in regione dai tempi della prima giunta Palomba, a tutt’oggi non è stato ancora preso in considerazione. “ E dire che basterebbero 40/50 mila euro ” dice sconsolata Chiara.
Luigi Melis

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