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mercoledì 2 settembre 2009

IL COMIZIO


Quando ero piccolo, in quel di Gavoi, mi affascinava il passaggio nelle vie del paese dell'autovettura che, con tanto di megafono, annunciava il comizio in piazza dell'esponente e della DC, e del PCI, PRI, PLI, PSd’Az…


Non ne capivo un piffero (stento ancora oggi a comprendere le parole dei politici) ma restavo estasiato da chi sembrava che in quel momento parlasse a me, sollevava il dito a mo di monito, batteva la mano al petto come per sigillare un impegno coi suoi elettori e per poi ritrovarlo nei santini e nei manifesti affissi nei muri nella campagna elettorale. Potevamo dire, orgogliosi e innocenti, di aver conosciuto quel personaggio che da li a poco avrebbe fatto il salto dalle mura paesane alle pagine dell’Unione Sarda. I grandi, che ancora portavano rispetto a chi aveva il coraggio, nella pubblica piazza, di sostenere le proprie idee, minacciavano che se non avesse mantenuto le promesse non lo avrebbero rivotato e che non si ripresentasse alle prossime elezioni politiche.
Più avanti, qui a Sardara, ho avuto occasione di assistere direttamente a campagne elettorali paesane che avevano come epilogo il botta e risposta fino all’ultimo minuto per mezzo di volantini che mai volgevano all’offesa reciproca e al turpiloquio (in una occasione, al seguito dei democristiani di cui mio padre, si andò a bere al bar di Peppino!)
Oggi, che la mia generazione è stata tradita da quella dei nostri genitori e da quella dei nostri fratelli maggiori sessantottini, si può solamente assistere, per la gran parte, a un manipolo di personaggi di dubbia serietà morale (in tutti i gradi e livelli di questa politica autoreferenziale) che per perseguire i loro scopi non hanno più il coraggio, forse perché non sono espressione delle ns. indicazioni, di confrontarsi con la gente, ragion per cui le numerose occasioni pubbliche sono sempre e solo di rappresentanza e le circostanze di confronto sono sempre senza contradditorio e in spazi riservati a lacchè e accoliti (il ns. premier ne è l’esempio).
Assisto negli ultimi tempi a una situazione in seno a questo neonato partito “bicuspide” che è il PD (l’assioma è PD = DS + Margherita e non DS + Margherita = PD) e non è importante che il lettore si chieda se il riferimento è all’Italia in generale o al ns. paese perché non cambia assolutamente nulla.
Abbiamo un governo/giunta che continua a dare segni di cedimento interno, le decisioni sono prese unilateralmente e non c’è segnale di reazione da parte dell’opposizione nel governo / minoranza in comune il che indurrebbe a pensare che o si hanno scheletri nell’armadio o si tratta di connivenza e interessi. Il tessuto sociale è disgregato e il malessere si ripercuote in tutte le sue frange.
Se la cosa sorprendente è, in un momento come questo, che i “nostri” del PD dedicano il loro tempo a farsi le pulci l’un l’altro in vista di un congresso dove si accentueranno le spaccature e dove la figura dominante che ne scaturirà sarà ancora una volta espressione di scelte fatte a tavolino e non originate dalla cosidetta base, la cosa triste è pensare che ci vorrebbe così poco per dare una spallata a questo penoso governo/amministrazione che imbarca acqua da tutte le parti.
Come?
Parlando di politica alla gente in modo diretto, parlando dei problemi che più sente a cuore, rendendola partecipe delle scelte facendola sentire parte attiva della comunità e coinvolgendola in progetti a più lungo termine ma soprattutto mettendo da parte la presunzione che le ragioni di un tempo siano le ragioni di adesso.
Gianfranco Tuveri

3 commenti:

Anonimo ha detto...

L’ultima volta che ai sardi è stato chiesto di esprimersi direttamente sul governo della regione sappiamo tutti com’è andata a finire. In un sistema a democrazia bloccata dove ha ragione e vince chi ha più mezzi per esprimersi (tv-giornali), non c’è alcuna speranza se non forse quella di fare un lavoro lungo e lento, propedeutico, preventivo a livello scolastico che insegni alla gente a pensare con la propria testa e giudicare ciò che è davvero importante per noi e ciò che invece lo è per gli altri, dando una visione che non sia quella “de unu molenti a facili (paraocchi)”. Ma oggi questa è pura utopia, la nostra scuola straniera tutto è fuorchè strumento utile a fornire gli elementi per discriminare ciò che è bene da ciò che è male per noi (non per gli altri). La ca in matematica s’ant imparau ca me is ecuatzionis de calisisiat gradu su primu membru est sempri uguali a su segundu: chi
PD= DS + Margherita;
Ballit puru
DS + Margherita= PD;
oburu
PD-DS=Margherita; PD-Margherita=DS
Ma s’espressioni prus currégia, fueddendu de ecuatzioni, est seguramenti:
X=DS+Margherita;
Anca X rapresentat su disconnotu, l’incognita.

A si biri
Giampaolo Pisu

Anonimo ha detto...

Bei tempi quelli delle campagne elettorali porta a porta ( non televisive..),quelle in cui il politico di turno faceva "proselitismo",ricordo anch'io, seppure fossi ancora bambina le visite dei candidati di turno in procinto di elezioni,la distribuzione dei giornali cosiddetti " di partito", il richiamo a questo o a quel comizio, che portava la gente in piazza,se non per condividere almeno per ascoltare, perchè è già un qualcosa .."ascoltare".

Anch'io all'epoca non capivo di cosa parlassero e del perchè di tutta questa agitazione, ma nell'aria si sentiva il senso di partecipazione,di condivisione,di voglia di costruire il futuro,sta di fatto che"la partecipazione" era una componente essenziale affinchè ci si riconoscesse in qualche modo in una parte attiva,sentire che il voto deposto nell'urna servisse a qualcosa,e non un gesto dettato da inerzia, cosa che è andata via via scemando col tempo e col disincanto (eufemisticamente parlando).

Con questo non affermo che in passato il cosiddetto"popolo"fosse più maturo e consapevole,sta di fatto però che ognuno aveva una base da cui partire,un ideale da ricercare nelle persone che li avrebbe rappresentati,si potrebbe forse dire che vi fosse ingenuità, data in parte dalla minore scolarizzazione,e a differenza rispetto ad ora , dell'era internet ad avere notizie ,invece devo tristemente ammettere che la fruizione più ampia del sapere non ha portato più consapevolezza,ora più che mai la gente vuole ricette belle e pronte,non ha voglia di sapere quale sia la cosa giusta o semplicemente la superficialità la fa da padrone,si è perso il senso del bene comune, si pensa egoisticamente al proprio orticello da coltivare infischiandosene della collettività(che a mio parere è l'unica maniera per avere più benessere per ciascuno )certo in situazioni di necessità è più che normale che si pensi a se stessi, mi viene alla mente una campagna elettorale fatta di regalìe, nel dopo-guerra,se non erro a opera di Lauro negli anni cinquanta a Napoli,il quale portava una scarpa alle famiglie più disagiate con la promessa di accompagnarla all'altra a votazioni concluse,non sembra che le cose siano cambiate di parecchio,con l'eccezione che seppure con tutte le difficoltà ad andare avanti,la disoccupazione, la crisi,tutto sommato siamo una ricca nazione che ha delle risorse e non ha necessità di chiudersi all'egoismo consegnando il paese al primo che promette benefici immediati,fatti tra l'altro di "regalìe" appunto e non di cambiamenti sostanziali se non a beneficio di questi ultimi\o..
Il problema a mio avviso non è più solo quello del politico incapace,ma anche dell'elettore che non si fa più carico del diritto-dovere di voto,si dice a noi stessi che un voto(il nostro)non fa differenza?Ma il qualunquismo è la rovina del paese,dire che tutti sono uguali è un grave errore,è uno scarico di responsabilità inaccettabile.Certo ammetto che già all'epoca del pentapartito, quello che era il voto espresso arrivò a valere poco,tutto si decideva a palazzo,e forse è anche questo uno dei motivi di allontanamento dalla politica in genere delle persone, comunque sia,se a noi è data anche solo una possibilità di decidere va utilizzata, in modo consapevole, educando anche i nostri figli ad un pensiero critico ed evitando di cadere preda del sogni di"paese di bengodi" tanto proclamato e mai attuato.

continua.....

Anonimo ha detto...

E' paradossale che nell'era della comunicazione,mai come ora l'informazione venga manipolata ad uso e consumo di pochi,la scena predominante sia fatta non tanto di proposte ma della demonizzazione dell'avversario,di questo passo non si arriverà da nessuna parte!Come possiamo noi,comuni cittadini prendere consapevolezza di quello che può essere il futuro se di futuro non si parla?Com'è possibile fare una scelta ragionata e non spinta da questo o quel partito solo per( scusate il gioco di parole)"partito preso"?Non importa l'equazione del PD= X+Y o viceversa, le idee dovrebbero avere il peso che meritano, senza unità d'intenti,diverrebbero 0 (zero) annullandosi a vicenda se la lotta continua ad essere interna ad essi.

E' tempo forse che si ritorni al "porta a porta", parlando alle persone di ciò che è il vivere quotidiano,senza false speranze di chissà quale utopico futuro radioso,ma semplicemente con umiltà ed onestà,portando le idee,la voglia di fare e in maniera realistica,la volontà di agire per la gente,d'altronde è quello il lavoro del politico,(dovrebbe esserlo).Sono certa che la "gente" ne sarebbe piacevolmente stupita, uscendo da quella sorta di "ipnosi"mediatica degli ultimi anni, data non tanto dal fatto che siamo degli stupidi,ma solo appunto da tanta confusione e "pigrizia"mentale. Un politico ebbe a dire che la folla e il popolo sono come dei dodicenni, e come tali vanno trattati,ignoranti ,immaturi e pronti ad ascoltare quello che vogliono sentirsi dire ..(berlusconi ipse dixit)...non gliene va data l'opportunità ..volevo evitare di citare il premier ma ..è..IMPOSSIBILE..eh eh

cordialmente

L.