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mercoledì 9 settembre 2009

IL FUTURO INCERTO DELL’OSPEDALE.


Il nuovo ospedale di San Gavino verrà effettivamente costruito? La destra manterrà gli impegni assunti da Soru?


Una delle scelte più qualificanti della giunta Soru per il nostro territorio è stata quella di realizzare un nuovo ospedale per il Medio Campidano, che ha bisogno di una struttura ospedaliera moderna, funzionale, con nuovi servizi vicini ai cittadini. Per questo aveva stanziato i primi 45 milioni di euro ed aveva predisposto il progetto per un primo lotto da appaltare al più presto. L’Unione Sarda del 6 settembre ha però lanciato “l’allarme rosso”. La gara d’appalto non parte perché i 45 milioni non bastano a finire l’opera, ne serviranno altri 47, quindi bisogna aspettare ad avere tutti i soldi prima di avviare i lavori. Campa cavallo che l’erba cresce: invece di dare subito il via al cantiere e nel frattempo, come usualmente si fa in casi simili, cercare le risorse finanziarie mancanti stranamente si decide di rimandare tutto alle calende greche.
La notizia preoccupa e disorienta perché dal nuovo ospedale ci si aspetta un miglioramento della sanità nel territorio. L’ investimento assicurerebbe infatti una maggior efficienza ai reparti esistenti, che verrebbero dotati delle nuove indispensabili tecnologie; soprattutto verrebbero costruiti nuovi reparti per la terapia intensiva cardiologica, per la neurologia…, verrebbe potenziato il pronto soccorso… Insomma per i malati del Medio Campidano diminuirebbero i rischi e migliorerebbero le cure.
Perché succede tutto questo? Appena arrivata al governo della Regione la destra ha deciso una riforma della sanità, proposta da un consigliere regionale eletto come rappresentante dell’Associazione delle cliniche private sarde. Per gestire ospedali, forniture, appalti…stanno per essere create quattro “macroaree”, enti con ambiti territoriali comprendenti più ASL, che gestiranno le attività fondamentali della sanità sarda. Le ASL subiscono lo scorporo degli ospedali, vengono così depotenziate e stanno per essere commissariate, cioè messe sotto controllo centrale. Il destino dell’ospedale appare quindi legato all’attuazione di questa riforma e agli orientamenti di chi gestirà la macroarea cagliaritana.
Abbiamo visto nella stampa regionale le prime reazioni alla riforma manifestatesi a Nuoro ed in Ogliastra perché la creazione di una “macroarea” insieme alla Gallura e con sede a Olbia metterebbe a rischio i servizi sanitari negli ospedali nuoresi.
Il Medio Campidano, riportato all’interno di una specie di vecchia provincia, tornerebbe alla situazione precedente alla nascita dell’ASL, alla completa subordinazione del territorio a Cagliari, che riprenderebbe ad assorbire tutte le risorse finanziarie lasciandoci solo le briciole. Poiché oggi è difficile abolire con un colpo solo ASL e Provincia si preferisce svuotarle. Naturalmente a beneficiare del cambiamento sarebbero le cliniche private del capoluogo, i cui proprietari oggi condizionano la vita pubblica cagliaritana e sarda.
Gli interessi delle popolazioni del Medio Campidano sono però un’altra cosa. La nascita dell’ASL aveva attribuito un territorio all’ospedale e in base al numero dei suoi abitanti aveva dato all’ospedale un numero di posti letto e conseguentemente la quantità e la qualità dei servizi sanitari. In tal modo venivano tolti molti posti letto alle strutture sanitarie cagliaritane e venivano messe le premesse per il potenziamento e la qualificazione dell’ospedale di San Gavino. La riforma appena approvata vuole tornare all’antico. Svincolando l’ospedale dal suo territorio si consente di distribuire posti letto e servizi sanitari all’interno della “macroarea”, di spostarli facilmente a Cagliari e di rimetterli a disposizione dei baroni sanitari, della medicina privata e dell’intreccio di affari, sanità e politica.
Il Medio Campidano con Soru ha visto il suo ospedale dotato di nuovi servizi come diabetologia, nefrologia, oncologia…e può aspirare al miglioramento di altri come la cardiologia intensiva… Oggi si vedono con chiarezza i motivi veri della guerra condotta con qualsiasi mezzo alla giunta Soru e alla sua politica insensibile alla sanità mercantile, ma favorevole alla nostra provincia. All’improvviso il nostro territorio si vede colpito nella qualità della sua vita e della sua salute. I nuovi amministratori regionali tornano a considerarci terra di conquista. Bisogna però trovare la forza per sollevarsi in modo unitario a difesa della sanità pubblica non per un astratta visione ideologica, ma a tutela di un bene pubblico primario, molto concreto, come la salute dei cittadini.

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