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lunedì 7 settembre 2009

LA SCUOLA DI VIA MANZONI


l caseggiato di via Manzoni fu realizzato negli anni 1915- 1916 con un progetto predisposto da Francesco Sanna Manunta, un tecnico di valore e, dopo il restauro conservativo di alcuni anni fa, si presenta tutt’oggi con la sua armonia e la sua bellezza architettonica.

Uno storico dell’arte sardo come Franco Masala include la nostra scuola elementare in un gruppo di edifici scolastici, costruiti proprio in quegli anni ad Iglesias, Dolianova, Guspini, Oristano e Nuoro, “ in cui è evidente la forte simmetria e soprattutto il carattere aulico che caratterizza quello che spesso diventa nei rispettivi centri il primo edificio importante costruito su apposito progetto”.
La costruzione del casamento scolastico fu quindi uno dei primi ad essere realizzato nell’isola. Sul piano architettonico ha una sua importanza nella storia dell’architettura in Sardegna e fa parte di un movimento che in Sardegna ha il suo centro a Cagliari. Qui “ tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo si intraprese un piano relativo all’edilizia scolastica, che ebbe come finalità la creazione di quattro nuovi casamenti dislocati in differenti aree urbane . Fu questa l’occasione per sperimentare in Sardegna nuove tendenze architettoniche, ispirate ad edifici nazionali ed europei aventi la medesima destinazione”. Anche questi edifici esistono ancora oggi e sono la scuola di Sant’Avendrace, la S. Satta, l’ A. Riva Villasanta, la Santa Caterina, realizzate dal mitico sindaco di Cagliari Ottone Baccaredda.
Per Sardara si fece allora un grande sforzo finanziario, proporzionalmente superiore a quello del comune di Cagliari e sul piano architettonico ci si collocò al livello delle esperienze migliori in campo regionale e nazionale. Venne adottato cioè un modo di fare utilizzato anche in seguito, ad esempio nella realizzazione della Casa del Balilla o degli edifici del Cima alle Terme. Tutto questo merita un apprezzamento per gli amministratori del tempo e va considerato come un esempio da tenere presente anche oggi.
Va sottolineato che si puntò in modo molto impegnativo in favore dell’istruzione e della formazione umana delle giovani generazioni. Basti ricordare che nei decenni precedenti la scuola, pochissimo frequentata, era collocata in locali di fortuna. A tutti i livelli, e quindi anche in un piccolo centro come il nostro, la sensibilità e la richiesta della società era pian piano cambiata in gran parte grazie all’opera delle correnti politiche culturali legate al movimento democratico e socialista. Lunghe lotte popolari animate dai loro militanti avevano portato il Governo Giolitti a concedere il suffragio universale maschile nel 1911, che consisteva nel diritto di voto di tutti i maggiorenni di 21 anni e degli analfabeti di 30. Prima di allora ne erano esclusi tutti quelli che non possedevano una certa ricchezza e gli analfabeti. A Sardara, data l’estrema sperequazione nella distribuzione delle proprietà e della ricchezza, gli esclusi erano la stragrande maggioranza e le elezioni si svolgevano con la partecipazione di pochi votanti. Anche da noi quindi la costruzione di una scuola rispondeva ad un’esigenza di emancipazione sociale e di uguaglianza nei diritti.
La realizzazione di un caseggiato scolastico così importante e solenne aveva un significato in qualche modo rivoluzionario, destinato a pesare. Dare alla scuola un aspetto solenne ed imponente significava attribuire all’istruzione un ruolo centrale. Il suo funzionamento rappresentò a lungo uno degli impegni finanziari più consistenti per il bilancio comunale, ciò che testimonia la sensibilità del paese verso l’importanza decisiva dell’istruzione per la sua crescita civile ed economica. Non c’è dubbio che quella decisione sia servita per elevare culturalmente il paese e per preparare, subito dopo l’avvento della Repubblica e la conquista della Costituzione democratica ed antifascista, l’affermarsi di un forte movimento democratico e di sinistra, che a Sardara si è fatto e ancora si fa sentire.

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