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lunedì 21 settembre 2009

I nuovi compiti delle Province


A primavera del 2010 si tornerà a votare per eleggere i Presidenti e i Consigli delle otto Province sarde.


Ci aspettiamo una ripresa del dibattito sulla riforma delle autonomie locali, sul ruolo e l’utilità delle Province e non mancherà chi sostiene, ‘sic et sempliciter’, che le Province quali enti intermedi tra Regione e Comuni sono inutili e devono essere abolite. E’ una tesi ‘trasversale’ ad alcuni Partiti Politici anche se, di fatto, non si sono mai creati schieramenti del tutto contrari o a favore delle Province. Comunque , si tratta di una questione di cui si parla fin dagli anni di gestazione della Costituzione Italiana (approvata nel 1948), quando vi fu chi disse che con la creazione delle Regioni (nate nel 1970) le Province avrebbero cessato di esistere. Non è andata proprio così, se nel 1960 le Province erano 92 e nel 2006 erano già 109.
Ma queste cifre non dicono nulla se non si considera che le Province degli anni ’60 non sono le Province di oggi, nel senso che, rispetto ad allora, diverse sono le attribuzioni e molti e diversi sono i compiti ad esse attribuiti.
Si tratta di un argomento che, per la sua complessità, si inserisce e va analizzato nella più generale riforma del sistema delle Autonomie Locali, sia di livello nazionale che regionale. La Sardegna, in quanto Regione a Statuto Speciale ha, negli anni della Giunta Soru, approvato una Legge (la n° 9 del 2006) che ci consente oggi di avere un quadro abbastanza completo e dettagliato dei compiti residui della Regione e di quelli invece attribuiti a Province e Comuni.
Una buona Legge, seppure ad oggi non completamente attuata, che ha come principale obiettivo quello di avvicinare le Istituzioni Locali ai cittadini, migliorando al contempo la qualità delle prestazioni della Pubblica Amministrazione.
Il Legislatore è riuscito nell’intento? Cosa è successo dal 2006 ad oggi? Le Province sono assurte a quel rango di pari dignità con gli altri livelli istituzionali? Che giudizio possiamo dare oggi?
Nello spazio di un articolo di giornale non si può rispondere a tutte queste domande insieme. Ma qualche riflessione la possiamo cominciare a fare anche noi elettori del Medio Campidano, sulla base dell’ esperienza di questi ultimi (e primi) quattro anni di vita della nostra Provincia.
Limitiamoci, per adesso, ad analizzare almeno una delle nuove competenze della Provincia per vedere che cosa è cambiato rispetto al passato, e prendiamo ad esempio i Servizi per il Lavoro, cercando di rispondere per prima cosa ad una domanda: i Servizi per il Lavoro oggi sono migliori o peggiori rispetto a quando la competenza era del Ministero del Lavoro? In che modo il decentramento di compiti e funzioni alle Province ha migliorato e reso ‘più vicino’ ai cittadini tali Servizi?
Bisogna prima ricordare che nel 2005 la Regione (siamo negli anni fecondi della Giunta Soru) ha approvato una Legge in materia di promozione all’occupazione, sicurezza, qualità del lavoro e servizi all’impiego e che, nello stesso anno, nasce la Provincia del Medio Campidano nel cui ambito di autonomia istituzionale e organizzativa, viene avviata la programmazione, la gestione e l’erogazione dei Servizi per il Lavoro.
Fino ad allora il Ministero del Lavoro (lo Stato) era un’entità lontana, non solo geograficamente. Esso agiva sulla base di Leggi statali che non tenevano nella dovuta considerazione le differenze del tessuto economico-sociale delle diverse Regioni italiane, la diversa natura dei problemi dell’occupazione del Sud rispetto al Nord, l’elevato tasso della disoccupazione, soprattutto di quella intellettuale e di quella femminile, il fenomeno dell’emigrazione dei nostri giovani verso il nord - nord-est d’Italia più ricco, l’immigrazione di centinaia di diseredati extracomunitari, la mancanza di una rete di ammortizzatori sociali più rispondente alle difficoltà di intere zone di crisi in piena fase di de-industrializzazione, come in alcune aree della Sardegna.
Per questo i compiti dello Stato erano ormai ridotti alla gestione di procedure burocratiche spesso inutili, ed esso da tempo aveva rinunciato nei fatti all’attuazione di politiche per il lavoro efficaci ai fini del conseguimento della cosiddetta ‘massima occupazione’.
La Provincia, dal 2005, ha potuto così dare avvio ad un vero e proprio ‘sistema dei Servizi per l’Impiego’ ritagliato sulle esigenze di un territorio che, più di altri, presenta particolari punti di debolezza e oggi programma e organizza i Servizi per il Lavoro, integrando questi ultimi con i propri compiti in materia di formazione e istruzione, attività che svolge in coordinamento con i 28 Comuni della Provincia e con gli altri Enti Locali. Elegge una Commissione Provinciale per le Politiche del Lavoro, di cui fanno parte i Sindacati territoriali dei Lavoratori e delle Imprese, ed una Commissione che si occupa dei lavoratori diversamente abili e ne promuove l’inserimento lavorativo. La Provincia eroga incentivi economici finalizzati al reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione, in mobilità e per i disoccupati di lunga durata.
Ha istituito il servizio di ‘mediazione culturale’ che si occupa di assistere gli immigrati presenti nel territorio della Provincia, con operatori qualificati di lingua francese, araba, cinese e inglese.
La Provincia ha istituito i Centri per i Servizi per il Lavoro, uno a San Gavino e uno a Sanluri, che sono la vera interfaccia tra la Provincia e il mondo del Lavoro. Essi gestiscono le banche dati dei lavoratori disoccupati, nelle liste di mobilità, le richieste di manodopera provenienti da Enti Pubblici e Aziende private anche con il ricorso a procedure di preselezione, cura l’accertamento delle qualifiche professionali e promuove l’inserimento lavorativo con i tirocini lavorativi anche con l’erogazione di contributi economici alle aziende.
Ma il ‘fiore all’occhiello’ dei Centri per i Servizi per il Lavoro sono i Servizi di nuova istituzione: il servizio di orientamento alla formazione ed al lavoro, il servizio per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, il servizio per l’inclusione lavorativa dei lavoratori disabili ed il servizio di auto-impiego, per favorire la creazione di attività imprenditoriale autonoma di lavoratori disoccupati od occupati che intendono cambiare lavoro e svolgere un’attività ‘in proprio’. Va sottolineato che questi nuovi Servizi si avvalgono della alta professionalità ed esperienza di Personale specializzato assunto appositamente.
Nei Centri Servizi per il Lavoro, inoltre, hanno spesso luogo degli incontri, seminari, convegni e iniziative volte alla promozione dei Servizi, alla formazione e all’informazione di lavoratori disoccupati, delle Imprese e delle rispettive Associazioni sindacali.
Insomma, considerando il breve tempo trascorso dalla istituzione di questa Provincia, non si può negare che essa abbia saputo svolgere un ruolo innovativo e di stimolo non inferiore ad altre Province d’Italia situate in aree più ricche e progredite e che, pertanto, il giudizio sia ad oggi sia positivo. Non resta che augurarci che quanto finora è stato fatto sia un buon viatico per il futuro.
Roberto Montisci

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