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mercoledì 9 settembre 2009

Con Bersani, per il Partito Democratico


Ci troviamo nel bel mezzo di una crisi finanziaria ed economica mondiale, per qualcuno solo psicologica, di cui non conosciamo i costi individuali, sociali e collettivi che ancora dovremo scontare.


Una crisi che coinvolge il mondo intero, che chiude probabilmente un ciclo dominato dall’assenza di regole globali e in cui è prevalsa “l’idea che la ricchezza smisurata di pochi potesse fare da locomotiva per tutti.” Alcuni economisti sostengono che per la prima volta la nuova generazione, quella dei figli per intenderci, rischia un impoverimento rispetto alle condizioni della generazione precedente.
In questo scenario, il Governo nazionale continua a navigare a vista, in mare aperto, senza un approdo preciso, “con una gestione della crisi fatta di minimizzazione, di cabotaggio, di piccole pillole comunicative” dice bene Bersani, candidato alla segreteria nazionale del PD. In questi mesi sono state cavalcate le paure degli italiani, che hanno reagito con la difesa del proprio particolare e delle piccole patrie. Si sono così diffusi sentimenti di egoismo sociale, di sfiducia, mettendo gli uni contro gli altri, specie se diversi. Hanno ripreso vigore le rendite, le corporazioni, le mafie, la giustizia fai da te. Una crisi quindi non solo economica ma anche, e soprattutto, civica.
Ma se continuiamo di questo passo dove andremo a finire? Che posto avrà l’Italia in Europa e nel Mondo in un prossimo domani?
Il Partito Democratico deve partire da qui: dalla realtà effettuale, dalle grandi cose, da una chiara lettura delle trasformazioni avvenute nell’ultimo ventennio. Ho sempre concepito i partiti come strumenti a servizio della Politica, non come il fine: il Partito Democratico deve porsi l’ambizioso obiettivo di cambiare l’Italia di oggi, di migliorarla, di indicare un approdo. Questa è la sua missione politica. Ma per fare questo, come osserva Reichlin, c’è bisogno di un partito di popolo, che parli alle energie migliori del paese, che apra le porte anziché chiuderle, capace di ridare cittadinanza a tutti altrimenti non si va da nessuna parte.
Per fare questo occorre un partito radicato e strutturato nel territorio, che stia fra la gente. Un partito capace di rappresentare il mondo del lavoro in tutte le sue sfaccettature, ispirato da principi di laicità e di giustizia sociale, che mira ad una migliore redistribuzione della ricchezza ed una maggiore mobilità sociale. Questo, secondo me, è il ruolo politico del Partito Democratico.
E’ in gioco il futuro dell’Italia, il futuro di tutti noi. Ci vuole uno scatto, una proposta innovativa capace di volare alto e sfidare le forze conservatrici che tengono bloccato il Paese. Occorre coraggio e una cultura politica autonoma. In questo senso Pierluigi Bersani ha già dimostrato nel recente passato di avere le capacità politiche e le competenze “per cambiare le cose”: per questo sostengo la sua candidatura a segretario nazionale. In Sardegna, ancora una volta, sono emerse diverse candidature. Ho deciso di sostenere quella di Giampaolo Diana, portavoce di una proposta di chiara impronta riformista di cui condivido valori e orizzonti politici.
Peppe Garau

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