Vai al nuovo sito

mercoledì 27 ottobre 2010

La Politica e le Terme: a ciascuno il suo

Domenica 10 ottobre: ho appena terminato di leggere l’editoriale pubblicato su La Gazzetta del Medio Campidano. Si parla di Terme: a volte dimenticate, altre volte ignorate, ma da sempre poste al centro di una guerra senza fine fra guelfi e ghibellini.
Si parla di un’opportunità per Sardara, per la Provincia e per la Regione.
La via d’uscita suggerita sarebbe quella di “prendersi per mano” per individuare la cura. Per chi non conosce l’argomento, sembrerebbe ovvio l’invito fatto dal redattore.
Purtroppo la situazione è diversa da quella descritta. Almeno per come la conosco, dopo dieci anni passati fra i banchi del consiglio comunale.

Individuare la cura implica innanzitutto fare una diagnosi. Se non condividiamo quest’ultima, è impossibile ricercare e condividere la cura.
La mia diagnosi è però un’altra rispetto a quella sostenuta dall’editoriale. Non si tratta, secondo me, di un problema di colore politico.
Inoltre il vero problema di oggi, la chiusura dell’albergo comunale, non si risolve coinvolgendo Regione e Provincia.

Perché dico questo? La struttura comunale (gli ex Eucalipti) è chiusa non perché il “pubblico” non se ne fa carico, quanto e piuttosto per l’esatto contrario: l’eccessiva ingerenza della politica.
Mi spiego meglio. In consiglio comunale, ho sempre sostenuto che il compito degli amministratori è quello di individuare un percorso di sviluppo per il nostro paese.
A Sardara, questo percorso non può prescindere dalla risorsa termale e dalla sua valorizzazione.
Una vera e propria industria. Le due strutture, di cui una pubblica e una privata, possiedono un potenziale ricettivo di 270 posti letto, danno lavoro a un centinaio di persone (seppur stagionali), movimentano oltre 35.000 presenze turistiche all’anno. Se moltiplichiamo il numero delle presenze per una spesa media di 100 euro al giorno (stima prudenziale) si capisce meglio di cosa si parla.

Tuttavia, se la struttura privata continua a essere un punto di riferimento nel panorama regionale, l’albergo di proprietà comunale è invece chiuso da oltre un anno.
Allora la vera domanda da porre è un’altra: perché è chiuso?
Cosa c’entrano la minoranza consiliare, la Provincia o la Regione?
Il vero problema è la qualità della politica di chi amministra il paese.
A Sardara si è scelto un percorso non condiviso: si è scelto di non far applicare le regole, si è optato per la strada della commistione e dell’ingerenza politica rispetto a scelte gestionali che fanno invece capo a funzionari dell’Ente Locale oppure all’imprenditore.
Questa è la mia diagnosi: “troppa politica” locale nella gestione pubblica e privata che riguarda le Terme. Troppo interessata ad affidamenti, lavori, forniture e assunzioni. Non va bene.

La politica locale, provinciale e regionale hanno semmai un altro compito.
Quello si sedersi attorno a un tavolo e fare un ragionamento complessivo che riguarda la zona termale. Fare un’analisi e quindi una programmazione per potenziare e valorizzare al meglio il compendio di Santa Maria Aquas, avvalendosi di esperti e architetti di spessore.
Deve occuparsi di marketing turistico pubblico, ossia rendere attrattivo il territorio.
Non ha il compito invece di occuparsi della gestione delle singole strutture ricettive.
Il “pubblico” non deve fare impresa, ma deve piuttosto creare le condizioni per farla insediare all’interno di un disegno complessivo di sviluppo.

Il compito di noi amministratori è quindi quello di definire il quadro organico degli obiettivi e delle regole che permettono di raggiungere gli stessi.
Bisogna lasciar stare aggiudicazioni, lavori, forniture e assunzioni.
Lasciamo che il privato, che rispetta le regole, faccia il suo mestiere senza interferenze, nella speranza che il privato non chieda “piaceri” alla politica. Solo in questo modo si esce dall’empasse.
Il resto sono scorciatoie che non porteranno da nessuna parte.

Peppe Garau

1 commento:

Anonimo ha detto...

Finalmente una voce di "buon senso".. Garau ha ragione, l'ingerenza della politica in ambiti che sono chiaramente privatistici ha portato al disastro dell'ex Eucalipti. Disastro perché a 15 mesi dalla chiusura i lavoratori sono sempre senza lavoro, ci sono appaltatori che non sono stati pagati e un contenzioso legale sia con la vecchia che la nuova gestione.

Per contro, in ambiti dove il settore pubblico dovrebbe operare come la promozione territoriale, le infrastrutture, il sistema dei trasporti ed i grandi indirizzi troviamo il "deserto dei Tartari". Per rendersene conto basta andare per esempio in una qualunque fiera del turismo e provare a chiedere informazioni operative ad uno stand gestito dalla regione Sardegna. Stand grandiosi, costosi, con moltissimi addetti. Purtroppo nessuno di questi in grado di dare informazioni "utili" ad un operatore che vuole provare a vendere il prodotto turistico sardo.

Il compendio di Santa Maria Aquas potrebbe essere gestito molto meglio se inserito in un più ampio programma relativo a tutto il termalismo in Sardegna. Basta andare sul sito di Sardegna Turismo per verificare che non esiste nemmeno una voce di menu relativamente alle terme, inserite in un più generico Benessere e Sport.

Eppure gli esempi in altre regioni esistono per cui non si deve inventare nulla. Nel sito dedicato al turismo della regione Toscana le terme sono una delle voci principali, rendendole così più evidenti anche ad un mercato che potrebbe essere ignaro della cosa. Nel mondo più o meno tutti conoscono la torre di Pisa ma le terme di Montecatini probabilmente no. Ma se si entra nel sito non si può non notare che in Toscana esistono anche le terme.

Basta una sezione di un sito internet per fare la differenza? Probabilmente no, ma è un sintomo di quanto la regione Sardegna ignori più o meno completamente il comparto.

Un ultima considerazione: il turismo in Sardegna è un fenomeno stagionale. Le terme, per contro, possono lavorare più o meno tutto l'anno. Perché, allora, in una regione affamata di posti di lavoro, non si fa di tutto per favorire lo sviluppo di questo settore invece di mettere costantemente i bastoni tra le ruote delle aziende?

Sardara è l'esempio perfetto di indebita ingerenza politica, ma si potrebbe dire lo stesso anche di Casteldoria, che da anni non apre. Curioso che l'amministrazione comunale di Sardara abbia scelto per il rilancio del proprio stabilimento termale una società legata ad un infinito fallimento.