Vai al nuovo sito

martedì 27 ottobre 2009

SARDAREDDA


La Vergine SS. delle Acque è venerata precisamente ove sorgevano le Terme Romane, dette da Tolomeo “Aquae Neapolitanae” dalla non lontana Neapolis, città che direi greca più che fenicio-cartaginese, fabbricata là ove prima di tutti approdarono i Protosardi, al capo Frasca presso l’antico porto “Marcellinus”, oggi Marceddì.


Sei nuraghi, dei quali tre distrutti quando costruirono l’attuale stabilimento termale , circondavano quasi a protezione queste acque termali, sorgenti nel cratere di un vulcano spento , con una temperatura di 60° circa. Ciò fa ritenere che anche i Protosardi venerarono queste acque: per quanto il loro tempio , centro dei trenta nuraghi della regione, sorgesse a Sardara, col culto principale delle acque, non calde ma ritenute ugualmente curative. Da questo tempio, infatti, prendeva origine il “rio sacro” di Pabillonis, che era poi ingrossato dalle sorgenti termali.
Con l’avvento dei romani a Neapolis, le acque termali vennero valorizzate maggiormente , perché essi costruirono delle sontuose terme , delle quali sussistono ancora gli avanzi, a uso degli abitanti della vicina città e delle truppe. Vi crearono un centro di vita con botteghe, templi ecc.Tale centro divenne ben presto un borgo, cui naturalmente affluivano anche le genti delle tribù locali, sparse nei nuraghi circostanti. Questo centro di vita e di lavoro, che naturalmente si esprimeva nelle forme usuali della religione, non poté certamente sfuggire all’attenzione dei primi cristiani, tanto più che si trattava di una stazione termale e per di più vicinissima alle strade di maggior traffico e collegata ad una delle quattro arterie stradali longitudinali dell’isola, una delle quali la via di epoca romana, nota anche oggi col nome di “bia Roma” ( o de is nusceddaius) che congiungeva Usellus con Plumbeum e quella detta dei Greci, anche oggi “bia Aregus”, che partendo da Portus Marcellinus, si internava trasversalmente.
I cristiani ci propagarono ben presto il Vangelo, e con il trionfo del Cristianesimo all’epoca di Costantino si adoperarono per sostituire tutte le espressioni di fede pagana con altrettante di fede cristiana, particolarmente con il culto della Santa Vergine.
Il 1478, fatale per la fine della sarda indipendenza, segnò anche la fine del villaggio delle Terme, dal nome Sardaredda, cambiato dagli aragonesi in quello di Villa Abbas. Le battaglie continue che nei suoi pressi si combatterono tra Aragona e Arborea, e la malaria dovuta al fatto che la zona non più coltivata era divenuta una micidiale pozzanghera, costrinsero gli abitanti superstiti a stabilirsi nella vicina Sardara. Restarono le Terme e la chiesetta, questa rifatta in epoca dei Giudicati su altra precedente chiesa, come risulta dalle fondamenta di un’abside pisana rinvenuta durante i lavori di restauro eseguiti prima del 1923. Col risveglio religioso portato dal governo spagnolo al termine della guerra con Arborea, la chiesetta venne arricchita d’una bellissima statua che anche oggi è venerata nel santuario.
Un piccolo fatto doveva ancora turbare la zona delle Terme. I Saraceni, nella loro scorreria del 1584, sbarcarono nuovamente al capo Frasca, devastando, depredando e incendiando le campagne e le chiese di Terralba , di Arcidano e Pabillonis. I Sardaresi, a tale annunzio, corsero alle Terme tolsero dalla chiesetta la statua della Vergine e la nascosero tra gli sterpi nell’abside dei ruderi del bagno romano. Quanto vi rimase? Certo fino a quando il pericolo fu cessato.
Sotto il dominio Sabaudo, la devozione alla Vergine delle Acque ebbe un incremento specialmente dopo che il viceré nel 1751 e l’Intendente Generale del Regno nel 1770 riebbero nei fanghi delle Terme la salute: tanto che Re Carlo Emanuele IV nel 1779 espresse l’idea che nelle Terme sorgesse uno stabilimento per cure termali, a spese dello Stato.
Luigi Montisci.
1882- 1961. Sacerdote e insegnante.

Nessun commento: