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giovedì 15 ottobre 2009

PRIMARIE DEL 25 OTTOBRE


Domenica 25 ottobre si terranno le primarie per eleggere il segretario nazionale ed il segretario regionale del Partito Democratico.


Dopo il voto degli iscritti al partito, che ha visto prevalere Perluigi Bersani con il 55,13 % dei voti su Dario Franceschini col 36.95 %, saranno gli elettori del P.D. a scegliere definitivamente chi guiderà il partito.
Le primarie saranno così una grande prova di democrazia, di apertura alla società, un fatto politico di grande importanza, che mostra un’organizzazione ricca e plurale al suo interno, viva, partecipata.
La nascita del P.D. ha cambiato la situazione stimolando il sistema politico ad organizzarsi in modo bipolare, come fanno le altre grandi democrazie occidentali. Oggi il partito è chiamato a rinnovare e rafforzare se stesso, a riaprire il cantiere dell’Ulivo con i movimenti politici e civici disposti al dialogo, a lavorare per un quadro ampio di alleanze politiche. In particolare è necessario rivolgersi a tutta l’area del centro sinistra e contemporaneamente a quella parte dei ceti popolari che fino a qui hanno votato a destra.
Si tratta di costruire un partito che rappresenta con concretezza i ceti popolari sollevando la bandiera della tutela delle condizioni di lavoro dei subordinati e della sua conquista di un’occupazione da parte di chi la cerca, del sostegno alla piccola e media impresa e delle sue esigenze di crescita, della tutela della famiglia e delle politiche in suo favore, del sostegno alle nuove generazioni.
Si pensa di costruire un partito che lavora per correggere i suoi difetti, emersi soprattutto negli ultimi tempi, specie quelli che lo hanno allontanato dai ceti popolari.
Si vuole un partito che non sia di un uomo solo ma che viva come una comunità di protagonisti, che accetta una disciplina liberamente condivisa , che lavori su un rinnovamento fatto non per via di simboli, ma riconoscendo le nuove forze che sono in campo e aprendo loro la strada.
E’ necessario un partito plurale, ma non in forma di coabitazione per quanto amichevole; che sappia discutere a fondo, ma che poi sappia agire e realizzare concretamente le politiche in favore dei ceti produttivi e dei più deboli.
Queste sono alcune delle idee esposte da Bersani nella recente assemblea nazionale dei delegati eletti nelle primarie degli iscritti e rappresentano la base su cui costruire un partito nuovo, capace di affrontare e risolvere i grandi problemi della società contemporanea.
In Sardegna è opportuno seguire la medesima strada facendo uno sforzo comune per superare le divisioni che hanno penalizzato il partito negli ultimi tempi, facendoci perdere la guida della Regione e regalandola ad una destra immobile, attenta solo alle spartizioni di potere, che sta tradendo tutti gli impegni assunti con gli elettori.
Occorre uscire dalle divisioni tra soriani ed antisoriani. Renato Soru ha condotto un’azione giusta di modernizzazione della Sardegna ed ha rappresentato efficacemente l’isola a livello nazionale. Ha ottenuto risultati che si cercavano da decenni in molti campi come quello sanitario, della difesa dell’ambiente, delle entrate regionali, della riforma della Regione, della lotta al clientelismo. Oggi servirebbe una guida del partito in grado di non rinnegare quelle scelte giuste ed anzi di sospingerle ancora in avanti cercando contemporaneamente di recuperare l’unità del partito, senza la quale non cresce la nostra organizzazione, non si rafforza e non si cementa una salda alleanza di centro sinistra e quindi non si sconfigge la destra. Ed è questo che rappresenta la candidatura di Giampaolo Diana, capace di richiamare tutti e quindi anche gli altri due candidati alla segreteria regionale alla necessità di superare le divisioni, di costruire un partito coeso, forte adeguato ai tempi difficili della modernità.
R.

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