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venerdì 23 ottobre 2009

Primarie del PD: che siano un’esperienza veramente Democratica.


Il 25 ottobre il Partito Democratico eleggerà attraverso la scelta di tutti gli elettori il suo nuovo segretario nazionale e i segretari regionali.


Si avvia dunque a conclusione una “lunga marcia” che dovrebbe portare a termine la costituzione del partito in tutti i suoi livelli. “Lunga marcia” piena di ostacoli come tutte le lunghe marce devono essere. Ostacoli fisiologici, certo. Ma anche ostacoli creati “ad arte”, come un regolamento congressuale che sembra concepito più per dare l’idea di confondere che di creare un percorso facile e comprensibile.
Parlo da semplice iscritto al Pd di Sardara, visto che non ricopro cariche “istituzionali”, e che non sono nell’assemblea cittadina del Pd (ho dato la disponibilità al segretario di collaborare con lui nella segreteria in un ruolo tecnico).
Non intervengo per sostenere qualche candidato in particolare. L’intero dibattito congressuale questa volta mi è sembrato vuoto. Parlando con i vecchi “compagni”, abituati a congressi anche accesi, si rifletteva sul fatto che la proposta politica sia stata sostituita dalla “personalizzazione”. Si vota un candidato segretario dietro al quale è difficile delineare una linea politica ben precisa.
Seguendo il dibattito sui giornali e sui social network lo scontro si è spostato dai temi alla persona. Per alcuni tratti è sembrato che il tutto si fosse trasformato in una “guerra tra bande” senza esclusione di colpi.
Riprendo la frase del mio intervento nell’assemblea precongressuale di luglio: non è il PD che voglio.
Nel dibattito congressuale tutti i candidati hanno pari dignità e tutte le posizioni sono sostenibili liberamente. La discussione deve essere portata su temi politici e non sulla “sfida all’OK Corral” tra sostenitori dell’uno o dell’altro candidato.
Personalmente conosco persone valide candidate in tutte le liste e che sostengono i diversi candidati. Permane però un dubbio: il sistema delle liste bloccate è stato considerato più adeguato per garantire la parità di genere e un’inutile stillicidio tra candidati alla ricerca di preferenze. Le liste bloccate avrebbero permesso di favorire il cambiamento (parola sempre cara nei discorsi di tutti) posizionando quelle che ipoteticamente sarebbero state le nuove classi dirigenti nelle prime posizioni delle liste.
Sfogliando tutte le liste si può amaramente constatare che solo in pochi casi questo è stato fatto. Le prime posizioni “eleggibili” sono appannaggio di chi già detiene cariche (parlamentari, consiglieri regionali e provinciali). È vero che si può sostenere l’utilità della loro presenza “in funzione” degli incarichi ricoperti, ma è anche vero che una parte della responsabilità delle recenti sconfitte elettorali e del calo di consensi del PD è dovuta anche “all’autoriproduzione per riciclo” di questa classe dirigente.
Concludo riprendendo un concetto importante che il segretario Andrea Caddeo ha inserito nella sua lettera per l’invito al voto: «Ci aspetta un cammino non facile ma nel contempo stimolante, in cui ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo fattivo volto al raggiungimento di un obiettivo comune».
Sono parole importanti e dense di significato che non devono essere di semplice circostanza. Parole in cui bisogna riconoscersi.
Perché il progetto del Pd non si può fermare dopo due anni. Il tempo delle rivoluzioni armate è passato con tutti i suoi danni. Ora è il tempo di una nuova e vera rivoluzione democratica per spazzare via un modello culturale e sociale che in maniera subdola ha permeato il Paese cambiandone profondamente l’antropologia e la struttura.
Ho creduto dal primo momento nel Partito Democratico. Anche quando in tanti avevano dubbi. Anche quando molti erano altrove e guardavano da altre parti.
E nonostante tutto continuo a crederci. E credo che tutti debbano avere cittadinanza all’interno del partito: dal primo all’ultimo iscritto. Dal primo all’ultimo elettore.
Andiamo a votare il 25 ottobre. Andiamo a votare per dare un contributo al raggiungimento di un obiettivo comune. Andiamo a votare in piena autonomia e libertà di scelta.
Buone primarie a tutti.
Roberto Ibba

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu