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venerdì 9 ottobre 2009

SCUOLA E TERRITORIO 2


PROPOSTE PER LA STESURA DEL P.O.F.
Anno scolastico 2009/2010


Il P.O.F:, Piano Offerta Formativa, è certamente il documento più importante della scuola, è la sua carta di identità, in esso si delineano gli indirizzi educativi che la scuola propone a genitori per i loro figli. La finalità del POF del precedente anno scolastico che crediamo valido per qualunque POF era quello di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento e quindi migliorare il successo formativo degli alunni. Nel POF è anche detto che esso deve essere coerente con gli obiettivi generali ed educativi determinati dal Ministero della Pubblica Istruzione, tenendo conto delle esigenze del contesto sociale, etc. Tra le altre cose dice che la scuola intende aprirsi al territorio. Nella parte introduttiva dedicata ai progetti che integrano il POF è scritto che gli interventi volti ad ampliare l’offerta formativa sono stati definiti in relazione alle peculiarità culturali, sociali, ed economici del territorio in raccordo con gli obiettivi curriculari etc.
Nella parte relativa alle finalità generali e mete educative è anche scritto che la scuola dovrà favorire una progressiva maturazione delle coscienze di se e della realtà che li circonda…
Noi crediamo che tutto questo non possa essere possibile se si continua ad ignorare storia e cultura locale, sarda più in generale. Chiediamo che nelle attività didattiche già previste nel programma curriculare di storia, geografia, italiano e musica si affianchi una costante presenza delle nostre specificità culturali. Sappiamo tutti che i libri di testo per nostra disgrazia non sono fatti in Sardegna e che quindi certamente noi non siamo in cima ai pensieri degli autori/editori della penisola. La nostra presenza nei testi scolastici è infatti sempre marginale. Nei libri di storia siamo bellamente ignorati, quando va bene troviamo qualche cenno sulla civiltà nuragica. In quello di geografia siccome la nostra isola, guarda caso (solo un caso?), è sempre ultima in ordine di pagina, spesso non si arriva a studiarla. Nei testi di italiano, nella letteratura non vi è quasi mai cenno a fiabe o autori sardi: Deledda, Cambosu, Dessì, Masala, etc. stiamo parlando di letteratura italiana. Quando si parla di carnevale, spesso non si va oltre arlecchino e pulcinella. Sappiamo di Halloween ma non de sa dii de is seti cosas, per fare un esempio, etc. Naturalmente mi riferisco alle attività curriculari non a quelle svolte talvolta per buona volontà dell’insegnante (sempre lodevole e benvenuta) o in virtù di un qualche progetto. Se escludiamo questi ultimi casi, nella scuola, noi, i sardi, non esistiamo. La nostra cultura, ricca e importante in quanto nostra oggi è ignorata dalla scuola di Stato. Oggi, ma del resto ieri anche in misura molto maggiore, sapevamo tutto sulla civiltà egizia, greca, romana, etc. ma non sapevamo cos’era un nuraghe o il castello di Monreale che pure vedevamo tutti i giorni. Oggi certo i ragazzi sanno cosa è un nuraghe perché alla fine è troppo difficile ignorare le migliaia di torri disseminate nel territorio.
Crediamo sia necessario educare correttamente i nostri figli, fornire loro un giusto corredo identitario determinatore di autostima, sia come singoli individui che come comunità, che li aiuti a darsi una corretta collocazione non solo geografica ma culturale in Italia e nel mondo. Per fare ciò noi non crediamo davvero che si possa prescindere dalla conoscenza della terra dove vivono. Guardate che nonostante spazzatura, basi militari e industrie inquinanti la nostra è, noi crediamo, ancora uno dei posti più belli d’Italia e del mondo, si tratta della nostra terra, comunque la si pensi. Pensate che ci sia consapevolezza di ciò? Noi spesso nei suoi confronti sentiamo solo parole di disprezzo anche se il più delle volte è semplice indifferenza. I nefasti risultati, sotto una molteplicità di aspetti, sono sotto gli occhi di tutti. Certo la causa è da addebitare anche alla presenza sempre più ingombrante della TV che tende a riempire tutti gli spazi, almeno nei più giovani. Anche per tale ragione alla scuola spetta il gravoso compito di fornire quel corredo culturale e identitario che funga da vaccino verso una cultura sempre più globalizzata e dove certamente quella delle piccole realtà come quella sarda è ignorata.
Nei libri di storia non ci siamo, in quelli di geografia, per ragioni di impaginazione, spesso è come se non ci fossimo. Nei programmi di musica, nelle elementari almeno, non siamo tenuti in considerazione, nelle antologie di italiano nemmeno, quindi noi per la scuola ripetiamo che quasi non esistiamo.
Il fatto che la nostra cultura trovi chiusa la porta di scuola significa solo una cosa: che non vale la pena di essere conosciuta! Cioè i sardi, noi, non abbiamo prodotto una cultura degna della scuola. Ma ricordiamoci che sono stati gli altri ad averlo deciso per noi.
Chiediamo pertanto che nella scuola assieme al normale programma ministeriale curriculare sia presente anche la Sardegna, noi stessi. In storia per esempio, contestualmente allo studio del medioevo europeo o italiano, vorremo che si dicesse cosa accadeva nell’isola. Quindi ci permettiamo di suggerire che la nostra storia particolare sia affiancata e studiata contestualmente a quella curriculare. Ci piacerebbe che gli studenti sapessero cosa accadeva in Sardegna al tempo degli antichi romani così come al tempo del dominio catalano, spagnolo e in età moderna. Riguardo al corso di geografia chiediamo che nei testi non venga rispettato l’ordine di impaginazione. In letteratura, nella lettura e studio dei brani di antologia chiediamo che gli insegnanti propongano anche autori sardi, ne abbiamo e anche di grande qualità, ripeto, Deledda, Lussu, Cambosu, Dessì, etc. Se si parla di carnevale, che facciano conoscere anche le nostre maschere, se di danza, anche in nostri balli e se di musica anche i nostri autori; non solo della tradizione ma anche e soprattutto moderni, in lingua sarda, perché riteniamo che se la nostra cultura dovrà sopravvivere lo potrà fare nella modernità. Quindi basta parlare solo di folklore o di tradizione quando si parla di Sardegna.
Chiediamo in ogni caso che questa proposta non comporti in generale un aggravio in termini di impegno e ore di studio per gli studenti per evitare che essi sentano come un’imposizione e una forzatura lo studio della loro storia. Questo potrebbe, a nostro modesto avviso, creare rigetto e quindi inficiarne i benefici.
Chiediamo in definitiva semplicemente che si mostri agli studenti che esiste anche la loro terra e la loro cultura. Cultura importante per il semplice motivo che è la loro, la nostra.
Ricordiamo che la L.R 26/97, all’art. 2 recita: … la Regione assume come beni fondamentali da valorizzare la lingua sarda riconoscendone pari dignità rispetto alla lingua italiana - storia, le tradizioni di vita e di lavoro, la produzione letteraria scritta e orale, l’espressione artistica e musicale, etc
Chiediamo che tutto ciò non sia episodico, che non faccia parte di un qualche progetto o risultato della buona volontà del singolo insegnante, ma che in qualche maniera lo si istituzionalizzi prescrivendolo a chiare lettere nel POF . Chiediamo altresì che la parte riguardante almeno storia, geografia e cultura in generale venga tratta da autori sardi di conclamata fama e non da autori della penisola che spesso ben poco sanno di noi. Lo diciamo perché ripetutamente è capitato di incorrere in testi e fotocopie piene di errori anche molto gravi.
Insomma mostriamo ai nostri figli che esiste anche una loro cultura, che esistono anche loro. Un giorno saranno adulti e facciamo in modo che possano diventare fautori consapevoli del loro futuro.
Due parole a parte merita la questione della lingua. In attesa di una decisa e seria politica linguistica da parte della Regione Sardegna sulla questione della lingua all’interno della scuola, vorremo che nell’effettuazione dei progetti in lingua sarda che quest’ultima la si trattasse come una lingua normale e non folkoristica e retaggio del passato. In sardo si può e si deve poter parlare di qualunque argomento. Smettiamola di legare la lingua alla tradizione ed esclusivamente al mondo agropastorale scomparso perché questo significa solo darle una connotazione negativa di lingua del passato che non assolve più alle funzioni di una lingua normale. Soprattutto cerchiamo di evitare di fare lezioni di lingua sarda in italiano. Tutte queste cose portano inevitabilmente alla fine di una lingua già abbastanza compromessa. Anche ciò è perfettamente in linea con il dettato e lo spirito della L. 482/99 che tra le altre cose prevede l’utilizzo delle lingue minoritarie come strumento veicolare per l’insegnamento di altre discipline (art. 4).
In definitiva vogliamo una scuola davvero aperta al territorio che intenda come corretto approccio all’educazione quello che si concretizza nello scambio culturale per favorire una progressiva maturazione delle coscienze di se e della realtà che li circonda, per ripetere uno dei principi ispiratori nello scorso POF. Dobbiamo certamente conoscere la storia del mondo ma anche la nostra, dobbiamo studiare bene italiano e inglese ma anche il sardo, etc. Tutto ciò, ripetiamo, in una normale logica di scambio culturale che è sempre fonte di crescita, in maniera da affrancarci dall’attuale stato di passività e subalternità spesso di sapore masochistico, rispetto alle altre culture percepite non solo superiori ma come le uniche esistenti o possibili.
Ci chiediamo se una scuola più sarda non possa anche servire da contrasto verso l’allarmante fenomeno della dispersione scolastica.
Insomma cerchiamo di mettere noi sardi al centro del nostro mondo per cercare di accrescere la nostra autostima e identità di popolo che, checché se ne dica, attualmente forse non esiste. Guardate che se non lo facciamo noi nessuno lo farà al nostro posto. In un mondo sempre più globalizzato ne va della nostra sopravvivenza culturale e quindi economica.
Per concludere chiediamo che questo discorso venga innanzitutto messo in votazione in questo consiglio e comunque portato all’attenzione del collegio dei docenti per essere inserito nel P.O.F. con modalità e metodologie di competenza del corpo docente.
Sardara, 7 Ottobre 2009
La componente genitoriale del consiglio di istituto di Sardara

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto condivisibile. Ma davvero gli insegnanti faranno tutte queste cose?

Anonimo ha detto...

Ho mandato questa proposta anche ad altri siti. In qualcuno di questi si è commentato.

http://gianfrancopintore.blogspot.com/2009/10/storia-e-geografia-sarde-scuola-basta.html

Giampaolo Pisu