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martedì 1 dicembre 2009

LA VISITA DI UN TURISTA FRANCESE


Ho visitato le vaste rovine del castello di Sardara, chiamato Monreale. I suoi merli e le sue torrette dominano orgogliosamente la collina scoscesa alla quale ha dato il nome.


Questo antico maniero dei giudici d’ Arborea, uno dei meno rovinati e dei più storici della Sardegna, fu soggiorno dell’infante donna Teresa, nel 1324, allorché suo marito don Alfonso d’Aragona, assediava Cagliari di cui s’impadronì: e nel 1409, servì di rifugio al visconte Amerigo di Narbona, pretendente al giudicato d’Arborea, dopo la disfatta che subì da don Mariano il Giovane.
Sardara deve la sua fama soprattutto alle acque termali, che per quanto siano le più frequentate della Sardegna. mancano di uno stabilimento. Questi bagni sono formati da due specie di grotte oscure e molto sporche, nelle quali ho trovato i bagnanti , uomini e donne, quasi pigiati gli uni agli altri, coricati su materassucci che questa povera gente aveva recati seco. I ricchi si fanno portare a casa loro a Sardara, o in casa delle persone dove alloggiano, l’acqua che loro occorre e che conserva ancora tutto il calore, benché ci voglia, a cavallo, una mezz’ora e più di cammino.
Pare che Sardara sia stata l’antica Acquae Neapolitanae indicata da Tolomeo. A ponente si trovava un’altra città romana, chiamata Aqcuae Neapolitanae, menzionata dall’Itinerario di Antonino.
Gli antichi, che hanno valutato la virtù delle acque minerali della Sardegna sono giunti ad attribuire loro proprietà favolose, quali quella di colpire di cecità i ladri e gli spergiuri allorché dovevano subire la prova di bagnarsene gli occhi.
Antoine Claude Valery. 1837

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