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venerdì 5 marzo 2010

C E N T R I S T O R I C I

Sabato 27 febbraio è stato portato a termine il terzo degli appuntamenti storico- culturali organizzati dal Circolo Arci 1° Maggio e dall’associazione Costruirefuturo di Sardara.

Quattro giorni prima, il 23, un gruppo di genitori della scuola dell’obbligo, organizza al Cineteatro, un incontro-dibattito sulla lingua sarda. Questa vivacità culturale, almeno da parte dei privati, dimostra che a Sardara è ancora vivo l’interesse per argomenti di un certo spessore che si discostano dal solito trantran festival-ricreativo che, da un po’ di tempo, sembra imperare nel nostro paese. Dopo il nuragico del prof. Ugas, il periodo romano del prof. Momo Zucca, si arriva al contemporaneo con una bella lezione del preside di architettura dell’Università di Cagliari Antonello Sanna su "Cultura e tecniche per il recupero dei Centri storici". Bene ha fatto il presidente del Circolo Arci, Eligio Piras, a ricordare nell’introduzione le varie tappe del percorso che si è dovuto affrontare per giungere alla bella realtà del nostro Centro storico attuale. Cosa utile soprattutto ai giovani al di sotto dei trent’anni. Non si può ignorare (per capire la storia recente di Sardara) che a metà anni 70 del novecento, si era di fronte ad un bivio che avrebbe cambiato la storia, non solo urbanistica, del nostro paese. I fautori di un malinteso senso della modernità sostenevano che i tempi moderni avevano le loro esigenze. Il dio macchina, ormai alla portata di tutti, necessitava di strade larghe, possibilmente dritte e naturalmente asfaltate. Servivano slarghi per parcheggi. Quindi le intenzioni di quelli che io ho sempre chiamato il P.d.R. (Partito della Ruspa), erano chiare: far pulizia del Centro storico, adeguare al vivere moderno le strade e le costruzioni del nostro paese, omologandolo e rendendolo simile a tanti altri: anonimo e insignificante, fotocopia di altre realtà che con noi non avevano niente a che fare. Se questo modo di pensare avesse prevalso, ci avrebbero strappato le radici, rubato l’anima, dissolto storia e memoria. Una tragedia immane che nessun potere o ricchezza umana avrebbero potuto riparare. Immaginate al posto di Villa e Casa Diana, di piazza Emilio Lussu una serie di quattro o cinque case (sì anche questo venne proposto), o peggio di un paio di villette copiate da chissà quale altra realtà. Per fortuna, grazie anche all’impegno e alla lungimiranza di un gruppo di giovani, questo disegno venne sconfitto. E si andò in tutt’altra direzione. Eligio Piras ha ricordato il Piano particolareggiato del Centro storico di cui Sardara si dotò nella prima parte degli anni ‘80 (fu tra i primi e pochi paesi della Sardegna a farlo), che consentì di intervenire e operare. Io ricordo le diffidenze iniziali dei cittadini, alimentate anche e soprattutto dal P.d.R. : " . . . non si può far nulla, è impossibile intervenire ". Invece non era così, bisognava soltanto rispettare le regole, e il nostro Centro storico pian piano divenne (a dispetto di tanti) quello che oggi molti ci invidiano. Il prof. Antonello Sanna queste cose non le sapeva ma nella sua esposizione trovavano autorevole conferma. L’amore per il Centro storico che traspariva negli interventi, era lo stesso che ha spinto il prof. Sanna a tornare a risiedere nella casa paterna nel Centro storico della " Marina " di Cagliari. Ma lui ha parlato con passione non solo della sua storia personale, ha dato anche precise indicazioni al folto gruppo di giovani tecnici presenti alla conferenza. Ha illustrato parecchi esempi di intervento conservativo e di costruzione ex novo inseriti nel tessuto storico di città europee. Con l’ausilio di disegni e di belle fotografie ha mostrato quanto è possibile fare, anche nei piccoli centri, se si è convinti della valenza, non solo culturale, del patrimonio storico che tutti possiedono. All’Università, nel dipartimento da lui presieduto, ha messo a punto alcuni manuali (consultabili nel sito della regione sarda) che riguardano " Cultura e tecniche per il recupero dei Centri storici". Se tutto ciò potrà essere utile a quanti hanno avuto l’interesse e il piacere di prendere parte alla conferenza, gli organizzatori ne saranno particolarmente soddisfatti e orgogliosi.
Luigi Melis

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