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sabato 27 marzo 2010

BREVI CENNI ...DEL CASTELLO DI MONREALE

Brevi cenni sui tempi, avvenimenti, personaggi che hanno attinenza con le vicende del castello di Monreale. ( a cura di A.M.)

“S'ignora il tempo della fondazione di questo castello, ed il nome che aveva prima del governo degli Aragonesi che lo chiamarono Monreale. Comparisce nella storia nel maggio del 1324” (Della Marmora).
La costruzione di questa fortezza si può far risalire al periodo che va dagli ultimi anni del Giudice Mariano II d'Arborea (1236 – 1299), ai primi di Andrea, figlio di Chiano (1301 – 1308).
L'opera fu, probabilmente, affidata all'architetto Giovanni Capula, che stette in Sardegna dal 1282 al 1310 e diresse le fortificazioni di Cagliari e di altre città. “Pisa non cessava di fortificare Cagliari, e sotto la direzione di mastro Giovanni Capula, erigeva le superbe moli turrite di san Pancrazio, dell'Elefante e dell'Aquila”. ( Besta – Sardegna Medioevale)
“MAGNUM PROELIUM”. Ugone d'Arborea – nemico dei Pisani che gli avevano contestato il diritto al trono del Giudicato – nel mese di Aprile del 1323, batté le milizie pisane in una sanguinosa battaglia. Paolino Doria, scrivendo allo zio Piacentino, definisce “magnum proelium” questo scontro nel quale sarebbero periti oltre mille Pisani.
Il grosso dell'esercito arborense era accampato nei pressi di Pabillonis, ed è facile intuire che la battaglia avvenne nel territorio fra Sardara- Sanluri- Lasplassas; più probabilmente fra Sanluri e Sardara, dove i pisani si dirigevano per attestarsi presso il castello di Monreale.
In seguito, raccolto in Oristano un forte esercito di cavalieri e fanti, dopo aver sostato per parecchi giorni a Monreale, Ugone si diresse verso Cagliari, ma, parte della cavalleria, al comando di Pietro de Serra, si spingeva fino ad Iglesias. ( Besta – Carta Raspi).
RESA DI IGLESIAS. Per mancanza di viveri, Iglesias – dopo aver valorosamente resistito per sette mesi ( giugno 1323 – febbraio 1324) dovette aprire le porte agli Aragonesi. “ Il vessillo catalano sventolò dagli spalti ond'era calata la bandiera pisana, mentre i valorosi difensori uscivano dalla città onorati da quelli che erano stati testimoni della loro eroica resistenza” ( Muntaner)
Sei giorni dopo, mentre il Giudice arborense, infermo, si avviava alla volta di Oristano, don Alfonso, lasciata ad Iglesias l'infanta Teresa con 200 cavalieri ( Tola – Codex D.S.), raggiungeva il 19 febbraio il campo fortificato di Bonaria, che formava quasi una nuova città fronteggiante il forte castello pisano di Cagliari. ( Muntaner – Cronaca Catalana)
L'infante Don Alfonso, cinto d'assedio il castello di Cagliari, inviò dal campo fortificato del colle di Bonaria , 150 cavalieri aragonesi per scortare l'Infanta Maria Teresa, che da Iglesias – per ragioni di salute e di maggior sicurezza – si trasferiva, col consenso di Ugone II, nel castello arborense di Sardara; da allora la fortezza venne chiamata “castrum Montis Regalis” ( C. R.)
A differenza degli altri castelli del tempo, quello di Sardara doveva essere in grado di servire come dimora principesca; altrimenti in quella occasione si sarebbe data preferenza al vicino castello di Sanluri o al palazzo giudicale di Oristano. ( C.R.)
I Pisani assediati in Cagliari – subito informati dalle spie della partenza per Sardara dei 150 cavalieri scelti della scorta di Maria Teresa – lanciarono la cavalleria, in gran parte tedesca, contro la piazzaforte di Bonaria. Riuscirono a penetrare, ma furono fermati dalle lance degli Almogavari, e poi respinti dalla cavalleria aragonese. ( Muntaner – Besta).
Nel 1328 il re Alfonso conferma Ugone II d'Arborea nel possesso di molte fortezze , fra le quali il castello di Monreale.
“Gli antichi signori isolani e il popolo che avevano favorito la conquista aragonese ...s'erano trovati di colpo sotto un regime di sfruttatori e di tiranni. “ I sardi – faceva osservare il giudice Ugone – si attendevano un re , e si erano trovati con un tiranno in ogni villaggio” La ribellione esploderà, violenta ed implacabile, quando sul trono d'Aragona sederà il dispotico Pietro IV (1336 – 1387), e su quello d'Arborea il risoluto Mariano IV ( 1346 – 1376)” ( E. Putzulu – BRE STORIA DELLA SARDEGNA).
MORTE DI UGONE II. Nel 1336, nelle terme di Sardara dove si era recato in cerca di sollievo per una malattia, che doveva essersi aggravata improvvisamente, si spegneva Ugone II d'Arborea. Il testamento è redatto in “VILLA AQUIS” alla presenza del cancelliere Filippo Mameli, di Grazia Orlandi e di Tomaso di Cinamo, entrambi professori di scienze mediche, che l'accompagnarono per le cure. Nel testamento Ugone non dimentica nessuno; neanche i poveri del Giudicato di Oristano e di quello turritano, per i quali dispone di 300 lire alfonsine, in più di altre 100 da distribuirsi nel giorno del funerale, nel terzo, settimo e trigesimo giorno della morte. Per i servi vengono impartite disposizioni per l'affrancamento. (R.C.R.)
MARIANO IV SCONFIGGE DON PEDRO DE LUNA E BERENGARIO CARROZ. Durante il governo di Mariano IV, Don Pedro de Luna – ch'era reputato tra i migliori capitani del tempo – sbarcò a Cagliari con un esercito e, affiancatesi le truppe del presidio cagliaritano, al comando di Berengario Carroz, mosse verso Oristano insinuandosi fra i castelli di Monreale e di Arquentu, e la cinse d'assedio. Mentre Mariano organizzava la resistenza nella città – ben fortificata e con abbondanti scorte di viveri – il figlio Ugone ( che in quel momento pare si trovasse nel castello di Iglesias) informato dell'assedio di Oristano, inviò corrieri in tutti i castelli, perché le milizie fedeli al Giudice si concentrassero non lungi da Oristano, forse nei pressi di Sardara. Seguirono due battaglie: una nella pianura di sant'Anna, fra Uras e Santa Giusta dove Berengario Carroz fu sconfitto e riuscì a stento a salvarsi, rifugiandosi poi a Cagliari; l'altra presso Oristano dove caddero in combattimento lo stesso Pedro de Luna e il suo fratello Filippo; “ y fueron alli muertos don Pedro de Luna, y don Philippe de Luna su hermano, y hotros muchos cavalleros, y todos los mas quedaron prisionieros. Fue esto un muy gran destroço” ( R.C.R.)
Mariano IV conquista tutta l'isola: gli Aragonesi si asserragliano a Cagliari e ad Alghero, (1374). Quando Cagliari sta per arrendersi, scoppia la peste e Mariano muore: gli succede il figlio Ugone che continua la lotta contro gli aragonesi, (1376).
ASSASSINIO DI UGONE III. Ugone succeduto al padre Mariano divenne il terrore degli Aragonesi; i quali , temendo la loro disfatta in Sardegna, a mezzo dell'oristanese don Francesco Carroz e di altri, ordirono una congiura contro di lui. Una notte, mentre si trovava solo nel palazzo con la figlia Benedetta, poco più che bambina, venne assalito a tradimento dall'amico Fuliato Garzia con altri uomini armati. Ugone e la figlia caddero trafitti e con loro lo stesso Fuliato, cui Ugone poté strappare di mano la spada. Correva l'anno 1383.
ELEONORA SUCCEDE A UGONE. Alla notizia dell'assassinio del fratello Ugone, Eleonora agisce con la rapidità del fulmine. Da Castelgenovese, dove si trova col marito Brancaleone e i due figli Federico e Mariano, piomba su Oristano, schiaccia la rivolta e fa riconoscere come Giudice il figlio Federico. Quindi visita, ad una ad una, tutte le “ville” del giudicato e fa giurare fedeltà al nuovo Giudice. ( A.C.)
“durante le lotte di Eleonora contro gli Aragonesi, la gran donna venne a Sardara, e volendo espugnare la città Di Sellori (Sanluri), si rafforzò in Sardara donde usciva per dare assalti frequenti, finché se ne impadronì nel 1386”. (G.S)
CONDANNA DI FRANCESCO SQUINTO. In una lettera di Ispert di Camplonch al re Pietro IV, del 1383, viene data notizia della condanna a morte del camerlengo Francesco Squinto, che aveva tramato con gli Aragonesi per uccidere Brancaleone Doria e catturare Eleonora e il figlio. Lo Squinto venne legato sulla groppa di un cavallo e condotto, dal carcere di Oristano fino al castello di Monreale, dove probabilmente fu giustiziato. Dalla lettera sembrerebbe che lo Squinto fosse a capo di un partito contrario alla pace con gli Aragonesi. (C.R.)
ASSEMBLEA DI SARDARA. IL 5 febbraio si conclusero le trattative per la pace fra Arborea e Aragona. Pietro IV, e poi Giovanni I, chiesero che della pace che trattavano con Eleonora, si facesse garante anche la 'nacion sardesca', vale a dire tutti i sardi.
Furono convocate in assemblea le comunità dell'isola. A Oristano la pubblica assemblea fu radunata ' in refectorio ecclesiae S. Francisci, ubi est solitum congregari consilium civitatis'. A Sardara ebbe luogo in uno spiazzo 'ante domum habitacionis Eliae, castellano di Monreale.
“Nella villa di Sardara dove é ancora la magistratura dei 'maiores ville' ( il podestà è al prossimo castello di Monreale), figurano circa 100 capifamiglia; a Macomer i 'cives' sono circa 140; a Gonnostramatza circa 40; a Sorgono, circa 30” ( Solmi- Istituzioni della Sardegna nel Medio Evo- pag.226)
Per maggior solennità Eleonora volle che alla lettura del trattato fossero presenti tutti i capi dei comuni a lei soggetti. Per i comuni di Sardara, Villa de Abbas e Borgo di castello, intervennero Bartolu Orrù e Godolesu Margiani.
DA MONREALE CONTRO GLI ARAGONESI. Il trattato di pace era semplicemente un compromesso per ottenere la liberazione di Brancaleone Doria, che avvenne l'8 aprile 1388. L'anno successivo la guerra divampò nuovamente. Per tutte le contrade di Sardegna le milizie di Eleonora si batterono vittoriosamente contro gli Aragonesi, in 120 battaglie, togliendo al nemico 120 bandiere. La fortezza di Monreale – ancora una volta – diventava la formidabile piazzaforte da cui Eleonora partiva per la conquista di Sanluri, e poi di tante altre città e castelli.
BATTAGLIA DI SANLURI. Il 26 giugno del 1409, Guglielmo , visconte di Narbona e Giudice di Arborea, veniva sconfitto, nella piana di Sanluri, dalle truppe di Martino d'Aragona re di Sicilia, comandate da Pietro Torelles.“ Gagliardo fu il cozzo delle due cavallerie e furiosa la mischia; la quale durò terribile quant' altra mai, e con istrage grandissima dei combattenti...La mortalità dei sardi fu la maggiore, e cinquemila di essi caddero ne luogo stesso ove pugnavano. Lo stendardo del Visconte venne in mano dei Catalani. Egli sbaldanzito riparò affrettatamente nel suo castello di Monreale, incalzato dai nimici fino alle porte di questa rocca” (Manno – Storia di Sardegna).
PACE DI SAN MARTINO. Dopo il trattato di pace di San Martino, stipulato in Oristano il 28 marzo 1410 fra Leonardo Arborea Cubello e il luogotenente aragonese Pedro Torelles, il castello di Monreale venne occupato dal Torelles e rimarrà in mano agli Aragonesi fino al 1470.
LEONARDO ALAGON MARCHESE DI ORISTANO – BATTAGLIA DI URAS. Alla morte di Salvatore Cubello, nel 1470, Leonardo Alagon prese possesso del Marchesato di Oristano; ma incontrò la violenta opposizione del viceré Nicolò Carroz che aspirava alla successione, con minori diritti ma con maggior gradimento del sovrano aragonese. Il Carroz, costituito un esercito e fidatolo al Visconte di Sanluri, raggiunse il castello di Monreale e da Sardara inviò un messaggio all'Alagon, intimandogli di rinunciare al Marchesato. Il Marchese rispose schierando le sue truppe tra Villa d'Abbas e Uras. Lo scontro avvenne presso la chiesetta di S. Salvatore, in prossimità di Uras, e fu disastrosa per il Viceré. .Le milizie sarde del Carroz, alla vista dei gloriosi stendardi di Arborea, disertarono, unendosi alle schiere di Leonardo. Nello scontro perì il Visconte di Sanluri. Durante la battaglia il Carroz ordinò l'uso delle spingarde e delle colubrine: per la prima volta , in Sardegna, vennero usate le armi da fuoco. Le truppe del Marchese continuarono l'avanzata, occupando il castello di Monreale e cacciandone gli Aragonesi che vi si erano rifugiati; occuparono poi il castello di Sanluri, impadronendosi dei dipartimenti di Sanluri, Monreale, Marmilla e Parte Montis. Nell'entusiasmo della vittoria Leonardo avrebbe promesso ai suoi uomini di voler entrare in Cagliari “y oir Missa en Bonayre”, ( ascoltarvi la Messa nella chiesa di Bonaria).
BATTAGLIA DI MACOMER – SCOMPARE IL MARCHESATO DI ORISTANO. La pace fra Oristano e Cagliari non durò a lungo. Da parte sua l'Alagon sognava di rinnovare le gesta dei grandi giudici che avevano conquistato l'isola, confinando gli Aragonesi in Cagliari ed Alghero; mentre Nicolò Carroz non lasciava nulla di intentato per riaprire le ostilità. Imbarcatosi per Barcellona , convinse facilmente il re a procedere contro il Marchese, e rientrò in Sardegna con un esercito tanto numeroso” que no pudiera ser major, sì fuera la guerra por el Ampurdan”. Tuttavia l'esercito aragonese non fu in grado di sconfiggere le valorose milizie sarde, né di dar battaglia presso Monreale, trasformato da Leonardo in una fortezza imprendibile. Chiese allora il Carroz un altro esercito alla Sicilia, e dal re di Napoli ebbe alcune compagnie di 'spingarderos', che si unirono alla forze aragonesi già dotate di artiglieria. Di fronte a un così grande spiegamento di forze, il Marchese si rese conto dell'impossibilità di resistere, e arretrò prima fino ad Oristano, poi a Macomer, dove organizzò un campo trincerato. Lo scontro fu durissimo: i sardi resistettero valorosamente per parecchi giorni ma furono poi falciati dall'artiglieria. Cadde sul campo anche Don Artalo Alagon, figlio del Marchese. Leonardo, catturato coi figli e i fratelli, fu condotto a Barcellona; in seguito fu chiuso nel castello di Jativa, carcere politico riservato ai grandi personaggi, dove morì nel 1494. Scompare il Marchesato di Oristano. Da oltre un secolo i sovrani aragonesi si erano accaniti nel voler “destruir la Casa de Arborea, asi que no hi aguess ningun defensador dels Sards”.
TRAMONTO DI MONREALE. Dopo la vittoria di Macomer , gli Aragonesi riprendono il castello di Monreale, lo smantellano e lo abbandonano. Gli abitanti di Borgo di castello si rifugiarono a Sardara.
Antonio Murgia. Sacerdote sardarese. 1980.

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