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sabato 18 luglio 2009

Il Partito Democratico che vorrei.

Non sono mai stato un militante di nessun partito anche se la maggior parte delle mie idee politiche hanno avuto come riferimento la”sinistra”.


Quando a livello nazionale l’evoluzione di alcuni partiti ha portato alla creazione del Partito Democratico non mi è sembrato vero: la mia anima politica di sinistra con la mia educazione cattolica finalmente potevano convivere in un nuovo modo di esprimere le idee nel movimento che stava nascendo. Coinvolto da questo nuovo progetto ho deciso di attivarmi per dare il mio contributo affinché l’entusiasmo scaturito da questa nuova realtà potesse essere in qualche modo d’aiuto nel percorso ormai tracciato. Per un precario della politica quale posso essere io abbracciare idee come riformismo, ampia partecipazione di tutte le componenti della società, ritorno ad una politica attiva nel territorio era ed è una sfida interessante; politica non fatta di riunioni in stanze con pochi esseri pensanti ma estesa a tutti coloro che hanno qualcosa da dire e che, per vari motivi, non ne avevano la possibilità. Pensavo che il percorso intrapreso dalla nuova forza politica fosse così naturale da dover dare subito i suoi frutti sia in termini di partecipazione che di consensi.
In realtà non è stato e non è cosi: le posizioni dei vecchi apparati politici hanno rallentato questo processo, per certi versi lo hanno osteggiato impegnandosi più a mantenere l’egemonia di certe posizioni piuttosto che riallacciarsi alla società civile e dar voce a quelle nuove forze che si stavano affacciando al partito. Ottimi intenti, proposte lungimiranti, tante parole e argomenti spesi in convegni e incontri senza giungere ad un contributo pratico e ad iniziative in grado di dare le risposte concrete che la nostra società in questo particolare periodo di disagio economico-sociale si aspetta.
Ci stiamo concentrando sui congressi nazionali e locali e ancora una volta stiamo per mesi a discutere di linee programmatiche, dei candidati che devono guidare il partito, di posizioni che sicuramente fanno bene alla dialettica politica e allo spirito stesso di partecipazione e di appartenenza ad un progetto se non fosse che invece di far crescere il PD fanno riesplodere guerre fratricide logorando dall’interno la base stessa del partito. Ho sempre pensato che la politica fosse saggezza, serietà, competenza, passione e servizio e non un’opportunità per uno stipendio, per privilegi o per posizioni di prestigio e che fosse necessario riproporla in “piazza” e renderla fruibile affinché tutti possano esprimere la propria opinione e dare il proprio contributo.
Questo è il Partito Democratico che vorrei:
un partito con un programma ambizioso ma realizzabile, largamente condiviso dove concetti di rappresentatività e pluralismo di opinioni siano cose concrete, tanto concrete da far toccare con mano anche al più profano quanta differenza ci sia rispetto ad un gruppo politico con un solo uomo e una sola opinione;
un partito che abbia le primarie come filosofia per eleggere i propri rappresentanti nazionali e locali, senza che diventino paura per le poltrone;
un partito che parli ai cittadini con un’unica voce autorevole e moralmente ineccepibile;
un partito che guardi alle sfide del futuro e non sia rivolto al passato; che legga puntualmente le esigenze di tutte le classi sociali siano essi lavoratori, pensionati o disoccupati, con un occhio sempre più attento al mondo dei giovani;
un partito che sappia andare anche controcorrente a costo di perdere il consenso del momento;
un partito che sappia amalgamare attorno a sé tutte le forze di centro-sinistra pur rispettandone le singole identità.
Vorrei un partito che a Sardara dia voce a tutti quei cittadini che credono ancora nella possibilità che il centro-sinistra possa governare il proprio paese e sappia soprattutto proporre progetti alternativi alle nebulose idee del centro-destra.
Ercole Melis

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