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giovedì 1 luglio 2010

REGOLE CERTE PER LO SVILUPPO


Sabato scorso è stato presentato un libro e la Pro Loco, che ha organizzato l'evento, ha scelto come scenario piazza Emilio Lussu. Nel presentare la sua opera l'autore del libro è partito dalle lodi al nostro centro storico considerandolo tra i migliori della provincia per la sua ricchezza e per la sua conservazione.
Come spesso capita i giudizi lusinghieri fanno piacere ed in questo caso danno merito a quelle maestranze, che nel corso di lunghi decenni hanno costruito le case nel nostro paese, e all'impegno dei nostri concittadini, che negli ultimi lustri hanno tutelato e valorizzato le loro abitazioni antiche.
Ma il nostro centro storico è tenuto bene o è ricominciato un processo di decadimento? Forse è il caso di discuterne e di riaprire una riflessione priva di luoghi comuni acriticamente accettati.
Durante l'amministrazione in corso l'estensione del centro storico è stato notevolmente ampliato fino a farlo coincidere con la dimensione che il paese aveva raggiunto nell'800, quando cioè era già diventato uno dei centri più importanti del circondario e quando erano state già costruite in pietra numerose case nobiliari e padronali, alcune delle quali purtroppo non sono arrivate ai giorni nostri. Non risulta che l'allargamento sia stato utilizzato come occasione per rivisitare le norme per la sua utilizzazione e per verificare la loro rispondenza ai tempi attuali, così diversi da quelli a cui risalgono il primo studio e la disciplina per regolare gli interventi di recupero. Né si è discusso pubblicamente su che cosa fare su come farlo.
A dire il vero anche per quella parte del centro antico già regolamentato è via via aumentata la confusione. Qua e là sono stati autorizzati interventi di recupero, persino demolizioni integrali e ricostruzioni ex novo. Sono però numerosi i cittadini che lamentano mancate autorizzazioni e soprattutto che dichiarano di non capire macroscopiche differenze di trattamento, di non ricevere chiare indicazioni da parte del Comune su come si possa intervenire per recuperare gli edifici sia a scopi abitativi sia a scopi commerciali.
A chi visita il centro storico sempre più frequentemente balzano agli occhi anomalie gravi per quanto riguarda sia le tipologie costruttive sia l'utilizzo dei materiali, spesso adoperati in modo indiscriminato e senza criterio. Sono infatti ricomparse finestre in p.v.c., aperture fuori misura, più alte e/o più larghe, sproporzionate rispetto all'edificio, in totale disarmonia con quelle preesistenti o adiacenti. Addirittura appaiono recinzioni a giorno tipiche delle case con giardino circostante delle zone di completamento.
Sono molti quindi i segni di abbandono, di trascuratezza, di sciatteria. Sembra che le cose vadano per conto loro e chi ha il compito di indirizzare sta a guardare volutamente da un'altra parte, forse nella convinzione che sia meglio lasciar fare per avere meno fastidi.
Se le cose dovessero andare avanti così dovremo rinunciare all'orgoglio per il nostro centro storico. Dovremo prendere atto che un'idea di sviluppo in cui ha importanza il termalismo, il turismo, l'agroalimentare di qualità, l'artigianato, i beni culturali...non merita d'essere perseguita. Questo cambiamento di prospettiva cozzerebbe però con ciò che abbiamo pensato e sostenuto per molti anni. Cozzerebbe con scelte impegnative già realizzate dal Comune e da molti privati, che hanno investito nei servizi ricettivi, nell'agroalimentare di qualità, nella convinzione che queste attività incontrano più facilmente successo se il territorio nella sua complessità si presenta nel mercato con un marchio di qualità e con una accettabile capacità attrattiva.
Appare evidente il rischio di regredire a modi di fare vecchi, propri di una classe dirigente miope e clientelare, finalizzata a fare qualche favore o qualche dispetto a singoli cittadini a costo di danneggiare gli interessi generali della collettività. In assenza di regole chiare e condivise, trasparenti e valide per tutti, il paese è condannato a stare fermo o a regredire.
Tutto questo meriterebbe una discussione pubblica capace di far emergere opinioni e differenze di valutazione di forze politiche e di singole personalità. Per cominciare, nel pieno della civiltà dell'informazione, non si capisce perché la normativa sul centro storico non sia consultabile nel sito internet del Comune.

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