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venerdì 16 luglio 2010

IMPARZIALITA' NELL'AMMINISTRARE

CostruireFuturo ha avuto modo di organizzare alcune iniziative pubbliche, che hanno avuto spesso il conforto di un pubblico attento ed interessato. Nello svolgere quest'attività ha avuto quindi la necessità di rapportarsi con l'Amministrazione comunale, alla quale ha chiesto di poter utilizzare una delle sue sale capace di ospitare un centinaio di persone.
Organizzare una conferenza culturale non richiede molte risorse; serve una sala adatta, sono necessari gli inviti e, se proprio si vuole, manifesti di annuncio dell'iniziativa. Il paese è ricco di locali costruiti negli ultimi decenni e chi amministra sponsorizza molto spesso le iniziative. CostruireFuturo è forse l'unica associazione ad incontrare sistematicamente difficoltà e spesso si è vista negare persino l'utilizzo di una qualche sala perchè le persone che la animano, a detta degli amministratori, farebbero anche politica, da intendersi non amichevole, nei confronti dell'amministrazione.
Si tratta di scelte non comprensibili, dato che le strutture comunali non sono un patrimonio degli amministratori di turno, che hanno solo il compito di regolarne l'uso in modo imparziale rispetto alle esigenze dei cittadini, che notoriamente sono uguali nei confronti della legge, dei regolamenti comunali e della pubblica amministrazione. Allo stesso modo non è comprensibile un comportamento casereccio e compromissorio che si è avuto quando è stato proposto l'utilizzo di fondi per l'assistenza sociale allo scopo di realizzare le locandine d'invito per tacitare discussioni e proteste. Si trattava di proposte non accettabili perché affondavano le mani su risorse che erano delle persone bisognose del paese.
La vicenda riguarda aspetti forse anche minori del modo di amministrare, ma segnale un problema di fondo, l'assenza di regole valide per tutti, la discrezionalità nell'agire, il decidere caso per caso, la disparità di trattamento, il clientelismo. Chi amministra non ha una regola uguale per tutti nel concedere contributi e benefici economici alle associazioni e ai cittadini privati. L'assenza di un criterio, di una regola lascia il campo aperto a qualsiasi clientelismo e a qualsiasi ingiustizia.
A Sardara avviene proprio questo. Ci sono associazioni privilegiate che vengono assistite e fornite di locali, di contributi finanziari e talvolta persino di ricchi rinfreschi, con dolci, vini pregiati, carne di maialino...., consumati in pochi dagli stessi amministratori. Ed il tutto suona come un'offesa nei confronti di quegli starti di cittadini in difficoltà economiche. Altre associazioni si vedono discriminate, private persino del diritto all'utilizzo temporaneo di locali comunali.
Questo stato di cose reclama una svolta e sarebbe bene che la realizzasse questa amministrazione, senza attendere l'operato della prossima che verrà eletta fra un anno. Per attuarla serve un po' di buon senso, bisogna guardare all'esperienza positiva di altri comuni amministrati in un modo più trasparente e vicino alle esigenze dei cittadini e delle associazioni, prescindendo dalle tessere di partito e rispettando le leggi che regolano la materia.
Il Consiglio comunale dovrebbe approvare un apposito “Regolamento comunale per la concessione di contributi e benefici economici ad enti pubblici e soggetti privati”. E' evidente infatti che il funzionario comunale che viene incaricato di gestire questi problemi deve sapere quali locali possono essere concessi in uso per le iniziative delle associazioni, in quali giorni ed ore e a quali condizioni, a chi è possibile concederli. Allo stesso modo devono essere chiari, termini, procedure e le modalità per la concessione dei contributi economici.
Una simile scelta costituisce la condizione di base per operare con trasparenza e correttezza amministrativa . Non bisogna peraltro dimenticare che una legge nazionale, la n. 412 del 30.12.1991, prevede l'obbligo per i comuni di rendere pubblico “L'elenco dei destinatari dei contributi”, un vero e proprio” albo dei beneficiari di provvidenze di natura economica”, che serve a rendere esplicita e chiara la politica del Comune in questo settore.
Nei comuni in cui i rapporti con le associazioni sono ben impostati esiste anche la Consulta delle Associazioni, formata cioè dai rappresentanti di enti, associazioni, società...che partecipano alle discussione per decidere criteri, programmi ecc..Naturalmente serve un'amministrazione comunale in grado di guidare democraticamente questo processo di formazione dei programmi e capace di di proporre scelte strategiche coerenti con un sentiero di crescita economica e sociale del paese.
A Sardara saremo capaci di avvicinarci, anche gradualmente, ad un'impostazione più democratica e condivisa della questione dei rapporti con le associazioni? Se no bisogna già discutere di impegni e di programmi per i prossimi amministratori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' sempre la stessa questione: un amministratore, in quanto tale, è tenuto all'imparzialità per curare gli interessi degli amministrati, in questo caso i cittadini. Non solo i cittadini che hanno dato il voto, ma tutti i cittadini.

Invece di chiedere ulteriori regolamenti, si definisca che cosa è pubblico e cosa è privato, sui due fronti della questione.

Una associazione, qualunque essa sia, ha bisogno per sopravvivere di fondi chhe, necessariamente, devono in primo luogo provenire dagli associati stessi.

Se questa associazione organizza, per esempio, un evento che effettivamente porta un vantaggio a tutta la collettività, e non solo agli associati, allora ben vengano gli aiuti pubblici. In questo senso dovrebbe essere abbastanza semplice definire che cosa porta vantaggi alla collettività: il metodo privatamente utilizzato è quello della misura del ROI (Ritorno sull'Investimento). Se l'indice è positivo si sa quanto si può investire. Se è negativo o, peggio ancora, non definibile, allora è corretto che, per prudenzialità e economicità, il settore pubblico non intervenga.

Stiamo riducendo tutto ai soldi?

Ebbene si, dato che stiamo parlando di AMMINISTRATORI.

O forse il problema è quello dell'invidia suscitata da chi i soldi li ottiene e chi no?