Vai al nuovo sito

mercoledì 28 luglio 2010

Il governo Berlusconi, la giunta Cappellacci, l’amministrazione Zucca. Quel filo che li unisce.

Il Presidente del Consiglio rinuncerà alle vacanze per riorganizzare il suo partito, il P.D.L., un partito con un’elevata conflittualità interna e ormai travolto da numerosi scandali che vedono coinvolti dirigenti di primo piano e uomini delle Istituzioni.
Intanto la magistratura indaga per fare luce su ciò che appare ormai come un colossale intreccio politico-affaristico al cui centro c’erano (e forse ci sono ancora) uomini di quel partito, impegnati più a gestire affari milionari per se stessi e per i propri amici, che a scrivere delle buone Leggi nell’interesse del Paese.
La situazione è così degenerata che già alcuni Ministri e diversi dirigenti di partito si sono dimessi (o sono stati dimessi) nell’estremo tentativo di puntellare la traballante baracca governativa.
Il presidente della Regione Sardegna invece, è indagato per aver favorito un disegno speculativo-imprenditoriale nel settore delle energie alternative, privilegiando imprenditori e politici amici vicini al P.D.L.
Un suo atto finito nel mirino degli investigatori è la nomina del Presidente dell’agenzia regionale preposta alla tutela dell’ambiente, il quale, da quella posizione, avrebbe dovuto agire per rimuovere ogni ostacolo burocratico-amministrativo e accelerare così la buona riuscita di quel progetto imprenditoriale.
Ma di fronte alla meticolosa ricostruzione dei fatti e alle precise accuse dei magistrati, lo stesso Cappellacci, autodefinitosi nell’occasione ‘babbeo’, ha prontamente dimissionato il presidente dell’agenzia da lui stesso nominato.
Un tentativo di salvare la faccia (e la legislatura), anche se ormai le critiche al suo operato vengono perfino dalla sua stessa maggioranza.
Il sindaco di Sardara, è cronaca recente, dapprima invita il suo vice a dare le dimissioni e poi, finalmente e tra mille polemiche, decide di ritirargli la delega. Il motivo? Pare che il vice-Sindaco agisse con troppa libertà, come si fa a casa propria o nella propria azienda, ammettendo sulla stampa di aver dato più volte ‘…un calcio alla burocrazia…’, sorvolando su Leggi e procedure che per le pubbliche amministrazioni si traducono in gare d’appalto, preventivi, ecc. In una parola la ’trasparenza’.
E tutti a chiederci: il sindaco se ne accorge dopo quattro anni?
No, infatti, e il vice appena dimissionato ci tiene a far sapere sulla stampa che ‘…se ci sono responsabilità ed errori, questi sono stati commessi da tutti…’ e che ‘…le scelte sono sempre state collegiali e condivise da Sindaco e giunta…’.
La prima immediata conseguenza è che la maggioranza che sostiene il sindaco si è divisa in due distinti gruppi consiliari. Una mossa che preannuncia un aumento della conflittualità, che rischia di peggiorare se non bloccare del tutto l’attività amministrativa, già da tempo in grave difficoltà.
Governo nazionale, regionale, il Comune di Sardara. Tre livelli amministrativi molto diversi, che presentano però evidenti analogie: sono tutti governati dal P.D.L., in tutti è presente un’elevata conflittualità e tutti sembrano pervasi da un grande fastidio per le Leggi e le regole in genere.
Non solo. Tutti sembrano permeati dallo stesso intimo convincimento, e cioè che la pubblica amministrazione sia spesso un intralcio, causa di lungaggini, di inutili perdite di tempo e di conseguenza un intollerabile ostacolo allo sviluppo.
Non basta. Professano una fede cieca nell’iniziativa privata e nell’impresa, ritengono che esse solo possono dare risposte all’economia, al lavoro, ai problemi del Paese. E, naturalmente, per poter compiere la loro missione, le imprese devono potersi muovere con la massima libertà possibile. Nell’interesse di tutti, ovviamente.
Insomma, un energico ‘calcio alla burocrazia’, come ha così efficacemente (anche se un po’ ingenuamente) sintetizzato il vice-Sindaco di Sardara.
Ecco il filo che li unisce. Una concezione un po’ particolare della libertà, quel tipo di libertà che chiedono, anzi che pretendono coloro i quali detengono il potere economico, che sono proprietari di imprese e di banche. Tutta gente che vorrebbe la pubblica amministrazione al proprio esclusivo servizio.
In una parola i ‘padroni’, i ricchi vecchi e nuovi, oggi ben rappresentati e presenti nella politica e nelle istituzioni, interessati solo agli affari, ai soldi, ma molto poco impensieriti dai problemi dell’ambiente, della sicurezza sul lavoro, dei salari e delle pensioni da fame, della sanità pubblica che riduce le prestazioni, della generale e progressiva riduzione dei diritti dei cittadini.
Un’idea di libertà evidentemente condivisa da molti pubblici amministratori del popolo delle libertà.
Ma esiste anche un altro modo di intendere la libertà, che non è certo del tipo che piace a Berlusconi, a Cappellacci e agli amministratori del Comune di Sardara.
Si tratta di quella libertà che si basa sul rispetto delle Leggi, la libertà che da speranza e offre possibilità anche a chi non è figlio di avvocato, banchiere, professionista o capitano d’industria. Quella libertà che dovrebbe consentire anche al disoccupato o al piccolo artigiano di Sardara (o di qualunque altro posto) di lavorare nel proprio paese senza essere per forza amico o simpatico a chi amministra. In poche parole quella libertà che rende tutti i cittadini uguali.
Un’idea di libertà che si affianca a quella di una pubblica amministrazione al servizio di tutti, anche delle imprese, ma che ha un particolare occhio di riguardo per la tutela dei cittadini più deboli e indifesi. Che guarda insomma agli interessi generali e non a quelli particolari.
A ben vedere si tratta di due idee di libertà che costituiscono il discrimine tra la destra e la sinistra.
E…a proposito di Sardara….Si ha l’impressione che non siamo in pochi a preferire quell’idea di libertà che meglio si accosta a quella di giustizia, di equità e di trasparenza, un’idea a cui è (o dovrebbe essere) più prossimo il centro-sinistra, pur con le diverse sfumature delle sue componenti.
E siamo sempre più numerosi quelli convinti che è tempo di cambiare la maggioranza politica che amministra il nostro paese.
Un compito che spetta al centro-sinistra, che dovrà provare, proprio cominciando da Sardara, a spezzare quel filo. Quel filo che unisce la destra.
E lo può fare solo elaborando una proposta, un progetto per il futuro capace di far uscire il paese dal pantano in cui il centro-destra lo ha cacciato in questi ultimi quattro anni.
Anni in cui è aumentata la distanza tra amministrazione e cittadini, nei quali è cresciuto il senso di estraneità che ha fatto nascere perfino un certo senso di rassegnazione.
Ma preparare l’alternativa non significa semplicemente sostituirsi a chi amministra oggi.
E’ necessario piuttosto gettare le fondamenta per costruire una solida e duratura alleanza che sappia guardare al futuro, anche oltre l’orizzonte di una singola legislatura, fondamenta costituite da proposte e idee condivise , ma soprattutto chiare e impegnative di fronte agli elettori.
Alcune di queste affermazioni potrebbero apparire scontate, se non ci fossero delle realtà (come ad Iglesias dove dopo un mese l’amministrazione è già in crisi) a ricordarci che in politica di scontato non c’è nulla.
Bisogna che ci interroghiamo innanzitutto su quale idea di sviluppo. Quanto (e in quanti) siamo convinti che il turismo sia ancora uno dei pilastri dello sviluppo locale e quanto esso possa essere di impulso per una crescita economica che sia di stimolo anche per l’agricoltura, l’artigianato, il commercio e i servizi. Quali le idee ‘forti’ per armonizzare lo sviluppo con l’urbanistica e l’ambiente. In quale modo restituire la parola ai sardaresi per orientare le scelte che riguardano la nostra comunità.
Solo una proposta univoca e chiara può diventare un buon viatico per un’intesa forte e duratura. Il tempo per discuterne c’è ancora, anche se non è illimitato.
Roberto Montisci

Nessun commento: