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giovedì 10 giugno 2010

La ‘cosa pubblica’ e le regole della trasparenza

Quando sento suonare la grancassa di qualche giornale locale per magnificare le gesta dei nostri amministratori comunali, mi preoccupo. Ed ho motivo per credere che altri sardaresi abbiano avuto la mia stessa reazione.
Dall’Unione Sarda di sabato scorso veniamo a sapere della decisione dell’amministrazione comunale di vendere ai privati un ettaro e mezzo dell’area oggi adibita a parcheggio nelle Terme di S. M. Acquas che fronteggia la strada provinciale, per costruire, dicono, un albergo termale con duecento posti letto.

Il mio primo (e illusorio) pensiero è stato: ecco, hanno trovato un altro espediente propagandistico per far dimenticare ai sardaresi che l’albergo termale del Comune è chiuso e che 25 lavoratori sono a casa senza stipendio e senza indennità di disoccupazione (quello stesso albergo che gli stessi amministratori, qualche tempo fa, proponevano di vendere..).
Purtroppo non è così. Hanno davvero deciso di vendere. Non solo, c’è già una proposta di acquisto. E ciò che è peggio è che gli amministratori sembrano pervasi da un’ insolita fretta…
Una fretta che pone alcuni interrogativi.
1) Il primo, appunto, perché tutta questa fretta? La minoranza consiliare è stata informata il 04 giugno e l’08 giugno il Consiglio Comunale ha deliberato di vendere, nonostante le osservazioni, le obiezioni, le perplessità dell’opposizione e perfino di qualche membro della stessa maggioranza.
2) Chi è l’imprenditore o il gruppo di imprenditori? Dovendo costruire un albergo termale sarebbe opportuno sapere se essi hanno la capacità finanziaria (per costruire) e la competenza tecnica (per gestire). Hanno gestito o gestiscono altri alberghi termali?
3) Che tipo di struttura intendono costruire? Il già noto ‘albergo diffuso’? Dei bungalow? Dei villini? Un’unica grande struttura di quattro piani?
4) Con quale criterio è stato individuato il lotto da vendere? (la conformazione irregolare della particella catastale in questione potrebbe compromettere ogni altro futuro intervento nell’intero comparto).
5) Con quale criterio si intende effettuare la vendita? Con asta pubblica? Licitazione privata? Trattativa privata?
6) Su chi graverà il costo delle urbanizzazioni? Sul Comune? Sul privato? Su entrambi?
7) Perché vendere ai privati un’area espropriata a suo tempo per pubblica utilità? E’ venuta meno la pubblica utilità di quelle aree? Chi l’ha deciso? Si è tenuto presente che i vecchi proprietari espropriati hanno diritto di prelazione?
8) Se proprio si vogliono coinvolgere i privati, perché non deve essere il Comune ad effettuare di propria iniziative la pianificazione per poi assegnare, in diritto di superficie le aree? (In tal modo il Comune, in caso di inadempimenti contrattuali, potrebbe rientrare in possesso dei terreni).
9) Dismettendo dei beni strategici ai fini dello sviluppo locale, il Comune non sta forse rinunciando al proprio ruolo fondamentale che è quello di impulso, programmazione e controllo delle attività eonomiche e imprenditoriali che si svolgono sul proprio territorio?
10) Chi stabilirà il prezzo base coerente con beni che abbiano caratteristiche analoghe ? Il Responsabile del procedimento? Un professionista incaricato a tale scopo?
11) Infine, prima di costruire un altro stabilimento termale, perché non proporre ai novelli aspiranti imprenditori (quelli che vogliono comprare i terreni del Comune) di gestire lo stabilimento termale del Comune, visto che con l’attuale gestore (Casteldoria Terme) le cose si complicano ogni giorno di più?

Molti di questi interrogativi sono emersi nel dibattito in Consiglio Comunale ma Sindaco e Assessori, pur sollecitati dai consiglieri di opposizione, non hanno dato risposte convincenti. Anzi non ne hanno dato proprio, e non ne potevano dare, visto che il Consiglio è stato chiamato solo per deliberare di vendere l’area in questione. Le fasi successive saranno di competenza della Giunta e dei Dirigenti degli uffici comunali (e dunque sottratte al dibattito consiliare).
Questo modo di procedere però non convince. Anzi, i dubbi aumentano. E vediamo perché.
Intanto le procedure amministrative. La Legge 127/97, (nota come Legge Bassanini) all’art. 12 recita: “I Comuni e le Province possono procedere alla alienazione del proprio patrimonio immobiliare..” e “…sono assicurati criteri di trasparenza e adeguate forme di pubblicità per acquisire e valutare concorrenti proposte di acquisto, da definire con regolamento dell’Ente.”
Regolamento che il Comune di Sardara, ad oggi, sembrerebbe non aver adottato.
E questo perché le norme sulla trasparenza impongono che le regole siano conosciute prima (da tutti) e non dopo e a cose fatte (da pochi).
E cosa dovrebbe prevedere il regolamento?
Innanzitutto le tipologie dei beni alienabili (tra i beni disponibili) oltre all’individuazione dei beni indisponibili per i quali non esista più la destinazione a pubblico servizio.
L’individuazione dei beni storici e artistici nonché quei beni di proprietà del Comune realizzati con contributi statali o regionali per i quali siano stati rimossi eventuali vincoli iniziali (per esempio di non poter essere alienati prima che sia trascorso un certo periodo di tempo).
Le modalità di vendita a seconda del bene da alienare (asta pubblica, licitazione privata, trattativa privata, ecc.).
L’individuazione del Responsabile del procedimento, che di solito è il responsabile del Patrimonio del Comune, ma possono essere dei professionisti appositamente incaricati.
Le forme di garanzia eventuali da parte degli acquirenti (fidejussioni, garanzie bancarie, ecc.).
In caso di asta o licitazione deserta, l’eventuale percentuale di ribasso della base d’asta.
Le forme di pubblicità diverse a seconda della tipologia e del valore del bene, cosicché può prevedersi la sola pubblicità sull’albo pretorio e sul sito web dell’Ente come potrebbe rendersi necessaria la pubblicità sui giornali locali, nazionali e perfino dei paesi dell’Unione Europea.
Oltre al regolamento però, per poter procedere alla vendita di beni immobiliari di Comuni e Province, è necessaria l’approvazione di un documento fondamentale di programmazione che si chiama Piano triennale delle alienazioni, e che contiene la programmazione delle vendite che l’Ente intende effettuare in ciascun esercizio di competenza.
Il Piano triennale avrebbe dovuto prevedere l’elenco dei beni da alienare, l’esatta ubicazione, la destinazione urbanistica, il valore di mercato, ecc.
Il Piano triennale delle alienazioni è un atto del bilancio annuale del Comune e costituisce variante allo strumento urbanistico generale.
E’ evidente che il Legislatore abbia voluto stabilire norme di trasparenza e di idonea pubblicità a salvaguardia della trasparenza, del pubblico interesse e del buon andamento della Pubblica Amministrazione con evidenti implicazioni sulla responsabilità amministrativa e contabile dei pubblici funzionari.
Non siamo affatto certi che gli amministratori del Comune di Sardara abbiano adottato tali atti. Durante il Consiglio Comunale di ieri, ciò non è emerso con chiarezza, nonostante le ripetute sollecitazioni provenienti dai banchi dell’opposizione.
Se il regolamento e il relativo piano triennale delle alienazioni non sono stati ancora approvati, potrebbe trattarsi benissimo di una… dimenticanza. Dimenticanza alla quale credo si possa ancora porre rimedio. Bisogna avere la volontà e il coraggio di riprendere il bandolo della matassa, di tornare alle regole della trasparenza, di coinvolgere l’opposizione e i cittadini, di fare scelte oculate e responsabili.
Amministrare la ‘cosa pubblica’ non è la stessa cosa che gestire un’impresa privata, e qualche volta bisogna ‘armarsi di pazienza’ e percorrere tutti i passaggi necessari.
La fretta è una cattiva consigliera.

Roberto Montisci

1 commento:

gianfranco ha detto...

Fermateli, finche si è in tempo! Fate qualcosa di concreto tipo una petizione, una mobilitazione popolare, una fiaccolata, una messa,... qualsiasi cosa che non li metta in condizioni di fare ulteriori danni! Facciamo in modo che non tocchino più nulla fino all'anno prossimo! E soprattutto faciamo in modo che tutti sappiano.