Vai al nuovo sito

lunedì 9 novembre 2009

Vent'anni fa'. Tra vecchi e nuovi muri.


Ci sono avvenimenti che si leggono nei libri di storia e sembrano lontani e ininfluenti. Ci sono invece ricordi nitidi, legati all'infanzia, che invece hanno cambiato il mondo.


Avevo poco più di otto anni quando il muro di Berlino venne abbattuto. Pochi per capire in modo esaustivo avvenimenti, nomi, persone. Abbastanza per intuire che qualcosa stava finendo e qualche altra si apriva.
Oggi un po' mi spaventa pensare che un fatto accaduto vent'anni fa sia così nitido nella mia mente.
Ricordo il tg, ricordo il giornale, ricordo tutto ciò che accadde anche negli anni successivi.
Certo, la percezione di un bambino di otto anni stava tutto nel fatto che i libri di scuola cambiarono le cartine geografiche, che l'Unione Sovietica cambiava nome e colori nello sport. Ma si percepiva comunque qualcosa di grande.
La caduta del muro diede inizio ad un domino impazzito, con le tavolette che cadevano l'una sull'altra. Dalla Germania alla Polonia, dalla Bulgaria alla Romania, dalla Jugoslavia alla Russia.
Finiva un modo di percepire il mondo e la storia. Si aprivano una serie di pagine bianche che potevano essere riempite dai cittadini degli Stati finalmente indipendenti.
Non ovunque la transizione democratica avvenne in maniera pacifica. Gli altri ricordi da bambino sono i carri armati in Russia, il corpo di Ceausescu, i missili su Sarajevo.
Ma la notte del 9 novembre 1989 crollava un sistema che Est e Ovest avevano tenuto in vita per tenersi in vita essi stessi.
Mi piace sempre pensare a come i normali cittadini vivono i grandi avvenimenti storici. È vero la libertà, la fine del comunismo, l'unificazione delle Germanie. Ma forse i cittadini tedeschi dell'Est percepirono veramente la caduta del muro quando poterono scegliere tra due o più automobili, tra due o più quotidiani. Il segno tangibile del cambiamento furono le centinaia di migliaia di antenne paraboliche acquistare degli ex cittadini dell'Est per vedere i programmi dell'Ovest.
Tra le tante letture e i tanti film visti e non visti sul tema, vorrei segnalarne due, che in questi giorni sarebbe bello prendere in mano. Entrambi curiosamente riprendono il nome di colui che in qualche modo diede inizio, forse anche inconsapevolmente (la buona fede non si nega mai a nessuno), a quasi un secolo di visioni rivoluzionarie e divisioni mondiali.
“Buonanotte, Signor Lenin” è un libro di Tiziano Terzani. Giornalista, inviato per quotidiani italiani e stranieri, si ritrova nel 1991 a girare per le repubbliche dell'Impero sovietico, dove cominciano a nascere i nazionalismi e le spinte centrifughe che porteranno a conflitti non ancora risolti.
“Goodbye Lenin” è un film del 2003 di Wolfgang Becker, che racconta in maniera buffa e surreale la transizione verso la democrazia nella ex DDR.
Vent'anni sono tanti. Le ex repubbliche dell'Est si sono aperte al mercato e stanno entrando nell'Unione Europea. Il comunismo sovietico non esiste più. Non ci sono (almeno così ci dicono) testate nucleari pronte al lancio.
Vent'anni però sono stati pochi. Si continuano a costruire muri. Si continua a negare libertà. Sono spariti vecchi “nemici” e ne sono spuntati fuori altri. Il mondo è sempre in guerra con se stesso.
Roberto Ibba

Nessun commento: