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giovedì 6 maggio 2010

IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA

In Italia si discute in modo acceso del ruolo della magistratura, della sua autonomia dalla politica, della sua riforma, per cui diventa importante verificare cosa preveda in proposito la nostra Costituzione repubblicana e cosa significhi l'affermazione che i giudici devono dipendere solo dalla legge. Quando si dice che lo Stato moderno è uno “Stato di diritto”, si vuol dire non solo che lo Stato è un soggetto di diritto (portatore cioè di diritti e di doveri), ma anche che lo Stato si sottopone al diritto e regola tutti i rapporti, ritenuti fondamentali, dei cittadini tra loro e dei cittadini rispetto alle istituzioni pubbliche, tramite il diritto. Nessuno è quindi superiore al diritto e lo stesso stato, nel fissare le norme giuridiche, si autolimita..

Fondamentale è , per uno Stato di diritto, la cosiddetta divisione dei poteri. Il potere legislativo e quello esecutivo- amministrativo, vanno distinti da quello giudiziario, il quale di solito è detto il “ terzo potere”. I ruoli sono del tutto distinti. Se le tre funzioni fossero proprie delle stesse persone o delle stesse istituzioni si verificherebbe una concentrazione di potere davvero eccessiva e pericolosa. Solo tramite una precisa separazione i poteri fondamentali dello stato possono, bilanciarsi a vicenda, assolvere senza inquinamenti o sconfinamenti alla loro specifica funzione.

Il legislatore ha il compito di produrre norme in vista di scelte generali riguardanti la collettività nel suo complesso; e se il “patto sociale”impegna a certe scelte di valore ed al perseguimento del bene comune , il legislatore dovrà guardare a questo bene e a questi valori. L'opera del legislatore è sempre una “mediazione” tra istanze e interessi diversi; è una scelta politica, quasi sempre frutto parziale o totale dei “compromesso”.

Il giudice invece deve occuparsi del singolo caso, dello specifico conflitto tra i cittadini, ovvero tra un cittadino che si sia posto in contrasto con le regole generali e la collettività. Il giudice confronta un fatto o una situazione o un comportamento, con le norme giuridiche prefissate dal legislatore e “dice il diritto” nel caso concreto, da il diritto a colui al quale è stato contestato o negato, “da ragione”, cioè la ragione del diritto a chi , nel concreto, è stato offeso, vittima, debole. La sentenza del giudice è altresì una sorte di “ autorizzazione”allo Stato, o al cittadino tramite gli strumenti predisposti dallo Stato, all'uso potenziale della forza. In questo modo l'uso della forza è disciplinato e controllato, è funzionale esclusivamente alla riaffermazione del diritto violato o contestato, evita il ricorso alla violenza , alla forza e alla giustizia privata.

Cambiare questo quadro, questa organizzazione dei poteri prevista dalla nostra Costituzione è proprio un'idea in favore dei cittadini? Sottoporre la magistratura al controllo del governo, cioè del potere esecutivo – amministrativo, che oggi controlla già il potere legislativo con la nomina dei parlamentari per mezzo dell'attuale legge elettorale, può lasciare del tutto tranquilli i cittadini?

U. Musa.

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