Fondamentale è , per uno Stato di diritto, la cosiddetta divisione dei poteri. Il potere legislativo e quello esecutivo- amministrativo, vanno distinti da quello giudiziario, il quale di solito è detto il “ terzo potere”. I ruoli sono del tutto distinti. Se le tre funzioni fossero proprie delle stesse persone o delle stesse istituzioni si verificherebbe una concentrazione di potere davvero eccessiva e pericolosa. Solo tramite una precisa separazione i poteri fondamentali dello stato possono, bilanciarsi a vicenda, assolvere senza inquinamenti o sconfinamenti alla loro specifica funzione.
Il legislatore ha il compito di produrre norme in vista di scelte generali riguardanti la collettività nel suo complesso; e se il “patto sociale”impegna a certe scelte di valore ed al perseguimento del bene comune , il legislatore dovrà guardare a questo bene e a questi valori. L'opera del legislatore è sempre una “mediazione” tra istanze e interessi diversi; è una scelta politica, quasi sempre frutto parziale o totale dei “compromesso”.
Il giudice invece deve occuparsi del singolo caso, dello specifico conflitto tra i cittadini, ovvero tra un cittadino che si sia posto in contrasto con le regole generali e la collettività. Il giudice confronta un fatto o una situazione o un comportamento, con le norme giuridiche prefissate dal legislatore e “dice il diritto” nel caso concreto, da il diritto a colui al quale è stato contestato o negato, “da ragione”, cioè la ragione del diritto a chi , nel concreto, è stato offeso, vittima, debole. La sentenza del giudice è altresì una sorte di “ autorizzazione”allo Stato, o al cittadino tramite gli strumenti predisposti dallo Stato, all'uso potenziale della forza. In questo modo l'uso della forza è disciplinato e controllato, è funzionale esclusivamente alla riaffermazione del diritto violato o contestato, evita il ricorso alla violenza , alla forza e alla giustizia privata.
Cambiare questo quadro, questa organizzazione dei poteri prevista dalla nostra Costituzione è proprio un'idea in favore dei cittadini? Sottoporre la magistratura al controllo del governo, cioè del potere esecutivo – amministrativo, che oggi controlla già il potere legislativo con la nomina dei parlamentari per mezzo dell'attuale legge elettorale, può lasciare del tutto tranquilli i cittadini?
U. Musa.
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