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sabato 30 gennaio 2010

Se le pietre potessero parlare: Sardara e il suo centro storico

Ritengo che tra i doveri di ogni comunità sia essa organizzata in piccoli centri urbani sia essa strutturata in grandi città ci sia quello di preservare la storia, la cultura di un luogo e le tradizioni: la responsabilità di chi viene dopo è ripensare il luogo in cui abita guardando alla memoria.


Sono ormai venticinque anni che il comune di Sardara ha definito nel suo piano urbanistico il Centro Storico; bisogna riconoscere e prendere atto della lungimiranza degli amministratori di quegli anni anche perché Sardara è stato il primo comune dell’attuale provincia del Medio Campidano e sicuramente tra i primi in tutta la nostra Regione a dotarsi di uno strumento urbanistico così importante; a dare forza e spessore alla scelta fatta tanti anni fa c’è il fatto che molti comuni negli ultimi anni hanno pianificato i centri storici nei propri P.U.C.
La Regione con i suoi assessorati competenti ha voluto definire e delineare meglio nella cartografia del P.P.R i centri storici con i “Centri matrice di antica e prima formazione “ redando anche dei manuali riferiti alle tipicità delle diverse porzioni di territorio.
Sono tanti i motivi che portano a salvaguardare e recuperare gli spazi che contengono la memoria della comunità; tra le priorità c’è sicuramente quella di evitare lo spopolamento.
Altri motivi, non meno importanti, nel gestire il riuso funzionale degli ambienti che sono stati costruiti dai nostri nonni possono essere cosi individuati:
ristrutturare per controllare il territorio e non lasciarlo abbandonato a se stesso evitando danni a cose e persone che possono avere conseguenze anche gravi.
usare spazi già ben definiti evitando di ricorrere a quelli destinati ad altri usi riducendo il “consumo “ di altro territorio.
Per raggiungere gli obiettivi si deve sensibilizzare la popolazione che vi abita alle potenzialità naturali con particolare attenzione alla qualità dell’ospitalità, vera risorsa turistica, anche nella prospettiva generale di scambi culturali tra paesi.
E’ inoltre necessario creare delle prospettive economiche oltre che un “indotto” sociale e culturale.
Penso che tra le sfide di chi amministra un paese come Sardara che ha nel suo centro storico siti di notevole interesse architettonico e culturale sia proprio quello di coniugare la tutela dei luoghi con l’esigenza se non la necessità di costruire ambienti nei quali i cittadini possano vivere cercando di soddisfare i propri bisogni e desideri.
Esistono sicuramente dei bravissimi urbanisti che sono in grado di delineare il volto del centro storico di un paese, ma se non ci sono cittadini disposti a svilupparlo per il benessere di tutti anche le migliori idee non hanno futuro.
Nasce da qui l’esigenza di avere un centro storico ripopolato da famiglie, fulcro di tutto ciò che può essere costruito e soprattutto ricostruito; famiglie che hanno l’esigenza di un’abitazione consona ai tempi che stiamo vivendo senza chiaramente alterare nell’aspetto estetico le caratteristiche e le tipologie classiche delle abitazioni.
Si ha la necessità di avere risposte certe, chiare e veloci nei progetti di ripristino e di ristrutturazione in modo da invogliare i giovani ad investire nel centro storico.
Il recupero di alcune strutture potrebbe essere fatta dall’amministrazione comunale con l’acquisizione di alcuni edifici (lo strumento della perequazione potrebbe aiutare in tal senso) da destinare a laboratori permanenti nei quali si ripropongano antichi mestieri: sarebbe senz’altro un’ulteriore attrazione e porterebbe all’interazione tra giovani e anziani tanto auspicata.
Si può pensare al recupero di case con partecipazione pubblico-privata per farne un progetto serio di albergo diffuso localizzato al centro del paese e non nella periferia dove non esistono neanche le infrastrutture, collegandolo con mezzi idonei con il complesso termale e con gli altri centri di cultura e di storia di cui Sardara è ricca.
Si devono creare iniziative con il coinvolgimento dei giovani capaci di produrre idee che possono diventare veri e propri progetti da sviluppare; non solo iniziative di folclore ma concrete opportunità di lavoro e di vita nel fare ricerca, arte , artigianato.
Capita spesso di sentire commenti positivi dei visitatori che percorrono le strade del centro storico riguardo ai “siti” che hanno visitato; gli stessi turisti visitatori li vedi fermarsi lungo le strade incuriositi dalle case ristrutturate, discutere sulla tipologia della pavimentazione stradale, scrutare i vecchi portali e nei cortili quasi a voler scorgere ancora le attività che vi si svolgevano, incuriositi da archi e pietre quasi aspettando che le stesse raccontino il tempo trascorso.
Sardara ha tanti biglietti da visita da proporre e il centro storico rientra sicuramente tra questi: una cartolina che possiamo e dobbiamo presentare curando la pulizia e la manutenzione delle sue strade e le sue costruzioni.
Salvaguardando la tranquillità di chi abita nel centro storico sfruttiamo le opportunità che esso può dare: diamo voce alle pietre.

Ercole Melis

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