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giovedì 17 marzo 2011

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Bene ha fatto Roberta Atzori a promuovere e sollecitare il dibattito riguardante il futuro della nostra comunità. Un dibattito in cui augura e auspica il contributo della popolazione e delle nuove generazioni in particolare. Io non sono molto ottimista anche se Roberta afferma una verità sacrosanta: “ senza condivisione qualsiasi progetto è destinato al fallimento ”.
Progetto che deve essere costruito dalla collettività e non soltanto dal contributo di pochi. Ecco perché è necessario creare uno spazio di incontro e discussione in cui condividere proposte, sollevare problemi, prospettare soluzioni in modo che i sardaresi possano delineare il proprio futuro. Se mi è consentito anch’io vorrei fare alcune considerazioni che spero possano essere utili alla discussione. Sardara ha la fortuna di possedere una risorsa che tutte le altre comunità vorrebbero avere: le sorgenti di acque termali. Ho netta la sensazione che il paese però, nel suo complesso, non si renda esattamente conto delle grandissime opportunità che questa ricchezza può offrire per il decollo e il progresso della comunità. Io ne ero convinto già trent’anni fa quando cominciammo l’avventura termale. Convinzione rafforzata nel 2001 con l’apertura dello stabilimento comunale e ancor di più nei primi anni 2.000 quando finalmente, con il rinvenimento di nuove sorgenti, si ottenne la concessione mineraria per lo sfruttamento del giacimento termale. Gli ultimi avvenimenti sono purtroppo molto negativi, ma non dobbiamo scoraggiarci: il termalismo è il futuro di Sardara. Occorre crederci. Il piano e il progetto di sviluppo termale esiste già, ma occorre riprenderlo in mano per adeguarlo alle nuove esigenze. Un concorso di idee di esperti e studiosi del termalismo potrebbe essere la base per un nuovo piano di sviluppo che guardi al futuro. Un’altra ricchezza, anch’essa poco percepita e riconosciuta, è costituita dai nostri beni culturali. La bella conferenza di sabato 12, tenuta dalla prof. Schena, ha ricordato a tutti l’importanza storica e la complessità architettonica del Castello di Monreale. Infatti oltre al mastio, ormai messo in sicurezza, si può ammirare il perimetro murario con le torri e, all’interno, il borgo con la cisterna per la raccolta dell’acqua. E poi nuraghi, chiese con opere d’arte importanti ( basti pensare al San Bartolomeo nell’Assunta e al Cristo morto di Santa Anastasìa ), il Museo archeologico, il Centro Storico per il quale occorrerà una oculatissima gestione dei futuri interventi. Ma ciò che costituisce il nucleo centrale e massimamente importante dei nostri beni culturali è il complesso nuragico di Santa Anastasìa. Due pozzi sacri da tempo esplorati, un terzo individuato nella parte finale di Via Eleonora, un altro, anch’esso intonso, nel cortile della casa Atzori. Quattro pozzi sacri nel raggio di quaranta metri in pieno centro storico. Chi può vantare tanto? Altre realtà con molto meno sono riuscite a far ruotare intorno a quel poco un intero sviluppo economico. Abbiamo un gioiello che opportunamente valorizzato, potrebbe attirare attenzione dell’Unesco. Volo con la fantasia? Santa Anastasìa patrimonio dell’umanità. Sardara non ha molte altre risorse, ma una opportunità potrebbe essere offerta dalla sua posizione geografica: a metà strada tra Cagliari e Oristano in piena pianura del Campidano, lambita dalla principale arteria sarda ( la statale 131 ). Perché non offrire anche a prezzi stracciati i lotti del P.I.P. in modo da attrarre insediamenti industriali e quindi nuovi posti di lavoro? Un’altra occasione di cambiamento la può offrire l’agricoltura. Nel periodo punico e poi in quello romano la Sardegna era un immenso granaio. E il cuore di questo granaio era rappresentato dal Campidano, dalla Marmilla e dalla Trexenta: Sardara a pieno diritto ne faceva parte. Le sue terre generose oggi in gran parte irrigate, con un razionale riordino
potrebbero offrire opportunità di lavoro a molti giovani che oggi faticano a trovare una occupazione. Il riordino fondiario non è una cosa facile, ma non per questo bisogna desistere dal perseguirlo. Queste che ho esposto sono alcune ipotesi di lavoro, altri ne troveranno di nuove. Se il nostro contributo potrà essere d’aiuto ai prossimi amministratori ci resterà la soddisfazione di aver dato una mano per cambiare il nostro paese.
Luigi Melis

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