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venerdì 6 agosto 2010

L'ASSOCIAZIONE DI COMUNI

Novità grandi e obbligate si annunciano nel modo di essere del nostro comune come di tutti quelli più piccoli. Il Parlamento infatti ha appena approvato una legge, ormai conosciuta come “manovra economica d'estate”, che contiene tagli pesanti a regioni e comuni e che è destinata a cambiare il modo di operare delle amministrazioni comunali. In particolare un articolo obbliga i comuni che non raggiungono i 5000 abitanti a gestire molti servizi in forma associata, cioè con “unioni di comuni” oppure tramite “convenzioni”. Con l'Unione in pratica si fondono in un solo nuovo comune più comuni già esistenti. Con le convenzioni invece i vari comuni restano in vita ma affidano alla struttura amministrativa di uno di loro tutta una serie importantissima di funzioni col vantaggio che chi cede la gestione dei vari servizi può ridurre la sua struttura burocratica ed i relativi costi. Questi compiti riguardano le funzioni generali amministrative, la polizia locale, l'istruzione pubblica, cioè la costruzione e la manutenzione degli edifici scolastici, la gestione degli asili nidi, la refezione scolastica. Toccano ancora tutti i vari servizi sociali come il centro per gli anziani, le politiche per l'infanzia, per i disabili, per i senza lavoro, per gli indigenti. Interessano inoltre la gestione del territorio con i piani urbanistici, l'ambiente come la pulizia delle strade o la raccolta dei rifiuti. Come si vede si tratta di compiti numerosi, molto delicati e fondamentali per la crescita del paese e per il suo livello di civiltà, che saranno sottoposti ad una vera e propria rivoluzione organizzativa e gestionale. L'individuazione dei comuni che dovranno gestire assieme tutti questi servizi sarà naturalmente operata dalla Regione, ma non si potrà prescindere da una approfondita discussione con la popolazione, tra i comuni e con le popolazioni interessate .in modo da non lasciare una questione vitale ad una decisione puramente burocratica. Serve infatti una scelta condivisa, che non susciti poi polemiche e conflitti e non sia respinta dal senso comune della gente. Non bisogna infatti dimenticare che simili competenze non potranno essere più gestite autonomamente, ma in pratica un sindaco avrà potere sul bilancio del proprio comune e su quello dei comuni collegati.Le ripercussioni di una simile scelta saranno rilevanti. Da una parte potrà produrre notevoli risparmi di spesa, ma al contrario potrà generare anche un aggravio di costi se la gestione delle cose non sarà oculata, con ripercussioni negative sul livello delle tasse pagate. Da un'altra parte ci sarà per la popolazione la novità di prendere a riferimento la sede di questi servizi, che potrà non essere più l'attuale proprio municipio, con un allontanamento delle responsabilità e possibili inefficienze.L'attuale amministrazione comunale ha già operato una scelta. Prima dell'approvazione dell'attuale legge nazionale ha costituito un'associazione di comuni assieme a Serramanna, Serrenti, Samassi, San Gavino e Pabillonis ed ha già stabilito che la sede sia San Gavino. Salta subito agli occhi come quest'aggregazione sia estesa e formata da una popolazione molto numerosa e come sia stata concepita per avere forza contrattuale con la Regione, per pretendere attenzione ed i finanziamenti straordinari dei fondi europei, statali e regionali. L' ispirazione della legge appena approvata è però diversa, anzi opposta. Risponde alla volontà di introdurre il federalismo fiscale, di spendere cioè quanto si ricava dalle tasse dei cittadini, di ridurre le spese pubbliche, di tagliare sprechi e opere inutili, di ridurre i debiti della pubblica amministrazione.Se si guarda l'associazione dei comuni esistente con questa ottica si vede che l'associazione istituita è troppo estesa e disomogenea, la sua popolazione spesso non ha una storia di vicinanza e di frequentazione. Il comune sede dell'associazione, che dovrebbe farsi carico dell'organizzazione e dell'amministrazione dei servizi, non ha una tradizione di efficienza, di buon governo, di stabilità politica e amministrativa, che invece è indispensabile. Saltano subito agli occhi le difficoltà di gestire politicamente un'aggregazione così complessa ed eterogenea. Bisogna quindi stare attenti che invece di produrre razionalità ed efficienza non generi un aumento dei costi di gestione, servizi mal funzionati, sprechi. Oltre a ciò solo Sardara e Pabillonis sulla base delle recente legge nazionale sono tenuti a gestire i servizi in modo associato, per cui si intuisce come gli altri potrebbero andare con i piedi di piombo, riluttanti a rinunciare volontariamente a fette così importanti della loro autonomia e della loro sovranità . Inoltre, com'è naturale, saranno le esigenze dei comuni più grandi a dettar legge. Si corre il rischio che il nostro paese, che è il più piccolo assieme a Pabillonis, debba affidare una parte notevole del suo destino in mano di altri che hanno motivazioni ed interessi diversi ed una spinta minore a percorrere questa strada.A questo punto come si metteranno le cose? Che cosa è meglio fare per il paese? Come procedere per arrivare ad una decisione che non sia presa al buio? Come coinvolgere la popolazione in una decisione così gravida di conseguenze e che dovrà durare per un periodo lungo, al di là della vita di una singola esperienza amministrativa? E possibile prevedere una discussione pubblica sufficientemente lunga e coinvolgente, magari prevedendo un referendum cittadino finale? Forse è il caso, prima che sia troppo tardi, che l'Amministrazione comunale spieghi il senso delle scelte già fatte e che si apra comunque una riflessione pubblica per verificarne la rispondenza agli scenari nuovi imposti da federalismo fiscale. In particolare occorrerà verificare se l'appartenenza ad una simile grande associazione risponda al progetto di sviluppo del paese, che è diverso da quello delle altre realtà comunali, oppure se ci siano le condizioni per organizzare un'associazione differente, più piccola, più omogenea, più governabile sul piano politico ed amministrativo, individuando magari realtà comunali piccole, tenute come la nostra ad applicare la legge.Come si vede ora si dovrà pronunciare la Regione, ma non è possibile eludere un dibattito su un problema di tanta rilevanza.

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