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martedì 17 agosto 2010

CHIESA DI SAN GREGORIO

La chiesa di S. Gregorio Magno è compresa in un spazio verde nell'abitato alto di Sardara. Il sito corrisponde ad un santuario nuragico con documenti della presenza commerciale fenicia, mentre nel territorio si recuperano tracce di insediamenti punici e romani. A breve distanza da San Gregorio sorge la chiesa di S. Anastasia, impiantata in un tempio a pozzo di età nuragica (IX – VII sec. a. C.) che ha restituito un bacile semitico in bronzo (fine dell' VIII sec. A.C.); nelle sue strutture sono reimpiegati alcuni elementi architettonici romani. In agro di Sardara sorge la chiesa di S. Maria de is Acquas (corrispondente alla stazione termale di Acquae Neapolitanae) lungo il tracciato della via Caralibus Turrem. Mancano notizie documentate sulla fabbrica gotica del S. Gregorio, ascrivibile al primo quarto del XIV secolo; il toponimo è attestato da 1342. L'impianto è ad aula mononavata con copertura lignea e abside (a sudest) esternamente quadrangolare ed internamente semicircolare, voltata a catino; si tratta evidentemente di una soluzione di compromesso fra il mantenimento dell'abside di tipologia romanica, dovuta alla persistenza della tradizione locale, e la volontà di qualificare goticamente la volumetria esterna ( R. Delogu 1953). Larghi tratti murari sono intonacati di restauro specie nei fianchi; in quello settentrionale si apre una porta con centina archiacuta. Restano interamente in vista la facciata e la testata absidale, con conci trachitici e calcarei di media pezzatura. Dallo zoccolo della facciata salgono larghe paraste d'angolo e lesene, che riquadrano tra specchi conclusi da archeggiatura orizzontale. La serie di archetti dello specchio mediano si innalza su quelle laterali, interrompendo la linea basale del frontone con spioventi archeggiati e campanile a vela bifora. Le lesene sono a fascio polistilo; gli archetti hanno ghiera ogivale filettata. Nello specchio mediano si aprono in asse un oculo con rosone e il portale architravato e lunettato, con stipiti e archi di scarico goticamente modanati. La finestra absidale, sopraccigliata, ha centina archiacuta e bifora ampiamente risarcita. Roberto Coroneo, Architettura romanica dalla metà del mille al primo '300. p. 278

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