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lunedì 2 gennaio 2012

Vivere la Campagna: il comune di Sardara raddoppia

Anche quest’anno la Provincia del Medio Campidano ha bandito il progetto Vivere la Campagna, annata agraria 2011/2012, che lo scorso anno ha coinvolto 1276 imprese agricole con oltre 7000 ettari di superficie coltivata Ai comuni del territorio viene richiesto di compartecipare al progetto riconoscendo un premio di circa 210 € per la coltivazione di un ettaro aggiuntivo (rispetto ai 4 finanziati dalla Provincia) a ciascun imprenditore agricolo. Il consiglio comunale di Sardara, quasi all’unanimità, ha deciso di fare uno sforzo ulteriore stanziando in bilancio una somma in grado di riconoscere il premio per due ettari aggiuntivi. Quali sono le ragioni di tale investimento? Vivere la Campagna, non è uno strumento elettoralistico come sostiene un consigliere di minoranza, ma piuttosto un progetto caratterizzato da una valenza multifunzionale, intesa come possibilità di coniugare diversi obiettivi e di diversa natura con la stessa misura di sostegno. Mi spiego meglio. Tutti sappiamo che la Sardegna possiede un basso rapporto tra popolazione e territorio (la densità regionale pari a 68 ab. per kmq, la stessa della provincia). Le aree rurali rappresentano la quasi totalità del territorio sardo, aree a rischio di spopolamento: numerosi comuni interni versano in gravissime condizioni demografiche con indici di vecchiaia e dipendenza altissimi. Se escludiamo il settore pubblico, la struttura economica di queste aree è poco evoluta e caratterizzata dalla prevalenza del settore agricolo rispetto agli altri settori dell’attività economica. La componente giovanile trova difficoltà ad avviare nuove iniziative imprenditoriali. La superficie agricola utilizzata continua a diminuire a seguito della riduzione dell’attività agricola, caratterizzata da una base fondiaria particolarmente polverizzata. Il deterioramento dei redditi agricoli e l’aumento dei costi di produzione stanno determinando l’esodo agricolo e rurale. Di conseguenza viene messa a repentaglio la vitalità medesima e il popolamento delle zone in cui l’economia agricola è centrale. Un danno antropologico e ambientale incalcolabile. La tendenza allo spopolamento delle aree interne e il venir meno delle correlate attività di presidio e cura del territorio svolto dagli agricoltori e dagli allevatori comporta infatti impatti ambientali negativi, quali l’aumento dei rischi e dei fenomeni di dissesto idro-geologico e di degradazione del suolo (erosione, riduzione di sostanza organica e diminuzione della biodiversità), ma anche squilibri di natura socio-economica. L’abbandono delle attività agricole e di allevamento estensivo costituisce inoltre un serio rischio per la salvaguardia del tipico paesaggio rurale dell’Isola. Anche la biodiversità è naturalmente correlata al grado di sostenibilità delle attività e pratiche agricole: il sottoimpiego o l’abbandono dei terreni agricoli possono avere conseguenze disastrose per l’ambiente naturale circostante. Le attività agricole esercitano inoltre un rilevante condizionamento sui fenomeni di erosione, di perdita della sostanza organica e di desertificazione. La qualità fisica del suolo è correlata infatti alla lavorazione profonda e/o la messa a nudo del terreno, in particolare nei periodi più piovosi, dalla monosuccessione, in particolare di cereali autunno-vernini. L’espansione di queste pratiche e usi del suolo, non sono sostenibili in termini ambientali. La situazione descritta la ritroviamo in tutta la Sardegna. E’descritta efficacemente nel PSR. La posta in gioco è altissima: è necessario infatti garantire un uso continuativo (e sostenibile) delle superfici agricole e il presidio dello spazio naturale da parte degli agricoltori e degli allevatori. L’abbandono delle attività agricole comporterebbe conseguenze sia di natura ambientale, come quelle sopradescritte, sia conseguenze di natura socio economica, quali la riduzione della vitalità delle comunità rurali. Non si tratta quindi di sostenere uno specifico settore, o una specifica categoria di operatori, ma sostenere bensì una determinante ritenuta necessaria per la salvaguardia del futuro delle comunità e dei territori rurali: la permanenza di attività agricole sostenibili. Un progetto semplice che mira a valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale promuovendo una gestione sostenibile del territorio che cerca, nel suo piccolo, di limitare l’esodo agricolo e rurale delle comunità del Medio Campidano. Nessuna pretesa di risolvere i problemi descritti, ma la direzione è quella giusta. Sono queste le ragioni che hanno spinto l’amministrazione comunale di Sardara a raddoppiare l’impegno all’interno del progetto provinciale di Vivere la Campagna. Peppe Garau Sindaco di Sardara

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