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martedì 15 febbraio 2011

31 ANNI DOPO

Nell'estate e nell'autunno dell'anno 1979 la gente di Sardara viveva una grande animazione: Si parlava di un fatto rivoluzionario. La costituzione di una cooperativa di consumo.
Si formò un comitato che organizzò , nel Cinema Nora, un'assemblea di gente festante in cui venne eletto quello che sarebbe stato il primo gruppo dirigente . Il primo consiglio di amministrazione risultava composto da Tuveri Giuliano – presidente, Mastino Peppino – vice Presidente -, Tuveri Vincenzo cassiere, Scintu Fausto – segretario, Altea Renzo, Atzori Giuseppe, Caddeo Emilio, Cadeddu Mariuccina, Marras Giampaolo, Massenti Italo, Usai Luigi, consiglieri. Il collegio sindacale da Melis Luigi, Pintori Luigi e Mameli Rino effettivi e Montixi Santino e Caddeo Tarsillo supplenti. Il collegio dei probiviri da Lasi Dino, Usai Alberto e Piano Antonio.
Avviammo subito tutte le procedure operative e martedì 29 gennaio 1980 presso la sede del consiglio comunale il notaio Maurizio Anni stipulava l'atto costitutivo della “COOPERATIVA DI CONSUMO SARDARESI ASSOCIATI s.r.l. Il capitale sociale era costituito dalle quote sociali di lire 60.000 cadauna , quello morale era grandissimo e preziosissimo, la fiducia dei soci.
La giornata lavorativa limitò la partecipazione di molti soci che avrebbero voluto partecipare alla costituzione ufficiale della loro cooperativa.
Fummo comunque in 29 . Oltre ai componenti il consiglio di amministrazione al completo parteciparono alla stipula i soci Caddeo Elio, Casti Romeo, Cossu Vincenzo, Mandis Lino, Marras Maria Angela, Montisci Erminio, Montisci Giovanni, Montisci Santino, Onnis Flaminio, Onnis Salvatorangelo, Piano Antonio, Podda Benvenuto, Porcu Mario, Pulisci Giuseppe, Sedda Mario, Tuveri Massimo, Usai Giulio.
Comprammo gli scaffali, un registratore di cassa, un frigorifero ed un freser di seconda mano ormai in disuso e, se non ricordo male, sabato 20 giugno, iniziamo la vendita.
Per tutto il 1980 aprimmo solo il sabato senza dipendenti fissi, le vendite ammontarono a lire 160.626,670 conseguendo un utile di 3.483.225. Le immobilizzazioni erano pari a lire 7.472,123, gli ammortamenti pari a lire 1.150.815. Sul prezzo di acquisto veniva calcolato un valore aggiunto del 10 per cento che si sarebbe dimostrato insufficiente alla remunerazione effettiva di tutti i costi di gestione.
Nell'anno successivo le vendite salirono a lire 362.982589 con un utile di lire 42.551, ammortamenti per lire 1.771.633 e con uno sconto per il personale pari a lire 24.774.918.
Personalmente oltre agli impegni derivati dalla presidenza assolvevo a quelli della contabilità che, non essendo ancora in uso i computer, veniva fatta manualmente impiegando molti sabati e molte domeniche mie e di mia moglie.
Adeguando il rincaro alle esigenze e, in seguito, con l'adesione al consorzio delle cooperative in cui ricoprì per due anni l'incarico di presidente del collegio sindacale potemmo superare le difficoltà.
Dopo il secondo mandato, con la cooperativa in piena salute, ritenevo il mio compito momentaneamente assolto. Mi sarei voluto occupare direttamente della gestione della cooperativa solo dopo il pensionamento. Solo per spirito di servizio accettai il terzo mandato limitando però progressivamente il mio impegno.
Sotto la presidenza di Aldo Serri la cooperativa proseguì il suo cammino ed il 12 Dicembre 1992 vennero inaugurati i locali in via Campania.
Fu una festa bellissima ed emozionante per tutti. Quando rivedo quel filmato non posso non pensare a cosa c'era dietro quella inaugurazione che doveva essere oltre che un traguardo un nuovo punto di partenza, qualcosa che fosse utile a tutta la gente e non solo a pochi. C'era il senso della vittoria, di cui più di una volta avevo dubitato, ma che ora vedevo negli sguardi della gente in festa. A diciotto anni di distanza da quella inaugurazione, come tanta gente, spesso mi chiedo cosa c'entrano ancora le motivazioni che ci spinsero a creare la cooperativa con la sua attuale gestione?
Tutti gli anni i bilanci, quasi sempre formalmente positivi sul piano contabile, sono stati acriticamente approvati con la presenza di poche persone, quasi sempre le stesse e sempre in minor numero ma riflettono il progressivo allontanamento dei soci, che sono il vero capitale della cooperativa e che non è stato mai preso in debita considerazione dagli amministratori sempre gli stessi. Fin dall'inizio ho cercato inutilmente di porre il problema all'attenzione degli amministratori. L'ho fatto nelle assemblee annuali per l'approvazione dei bilanci , L'ho feci nell'estate del 2005, a 25 anni dalla fondazione, con due articoli nel periodico NOVAS, l'ho scritto sul blog NOVAS DI SARDARA nel maggio 2010, per i 30 anni della fondazione.
Come è noto a tutti gli stipendi, i salari e le pensioni dei cittadini hanno avuto in questi anni una crescita inferiore ai prezzi dei beni di prima necessità quali sono quelli trattati nella cooperativa. Ciò stante ponendo a base 100 i valori indicati nel bilancio del 1993, le spese per il personale sono passate da lire 199.514.259 ( pari a 103.040,51 degli attuali euro) ad euro 231.641,85 dell'anno 2009 attestandosi quindi a quota 224,81 %. Parimenti le vendite passando da lire 2.580.607,184 (in euro 1.332.772,38) del 1993 agli euro 1679.003,40 dell'anno 20099 si attestano a quota 125,98%.
Un incremento delle vendite in parallelo a quello del costo del personale e senza nessun costo aggiuntivo, avrebbe determinato il loro ammontare in euro 2.996,159,90 anziché 1.679.003,40 di cui costituisce solo il 56,04 %, diluendo le spese di gestione che sono state di euro 354.776,89 in euro 2.996.159,90 anziché in euro 1.679.003,40 il costo della merce che è stata pagata dai soci euro 126,79 poteva essere contenuto in euro 113,43.
Cinque anni fa nel numero di luglio del giornale Novas ho cercato inutilmente di porre il problema all'attenzione degli amministratori. In quell'articolo tra l'altro scrivevo.” Da molti, troppi anni i soci che sono stati e sono il capitale più importante della cooperativa continuano ad allontanarsi. Perché? Sarebbe stato compito degli amministratori porsi il problema e cercare di arginarlo per tempo. Non si può aspettare che tutti i buoi siano scappati per chiudere il cancello. Al di la dei debiti, che come si rileva dai bilanci pur ci sono, la cooperativa potrà continuare a vivere e prosperare solo con la partecipazione di tutti ed il compito principale del consiglio di amministrazione è di ricercare questa partecipazione riscoprendo gli ideali unificanti di 31 anni fa ed operando in armonia con i loro principi. Agli amministratori mi permetto di ricordare un concetto che ho sempre presente e che mi è servito di carica nei momenti di difficoltà. Quando le cose vanno bene è merito di tutti, quando vanno male è colpa degli amministratori.
Nel nuovo statuto non è previsti il collegio sindacale. Anche per questo penso sia utile avere un consiglio di amministrazione il più largo, rappresentativo e coinvolge possibile per recuperare, per quanto è ancora possibile , il capitale più prezioso della cooperativa: la fiducia dei soci.
Giuliano Tuveri.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho visto tardi questo articolo altrimenti avrei commentato prima.
Premetto dicendo che sono un cliente non socio. Mi piacerebbe sapere in cosa si differenzia questa coop da un qualunque altro negozio. Se una coop oggi ha senso lo si può trovare solo in una maggiore attenzione ai prodotti sardi, per aiutare la nostra economia naturalmente. Non mi pare che questo si faccia. Sigma supermercati da una rapida ricerca su google ha sede sociale a Bologna. Nel reparto formaggi è sempre pronto macinato solo il grano padano e non anche il pecorino (sardo). In offerta vi sono raramente prodotti sardi. Sotto le feste quando si raggiunge un tot di spesa si omaggiano i clienti con panettoni motta e simili. Solo la macelleria mi pare che un po' si salvi con carni, almeno in certa misura, sarde. Anche il reparto frutta e verdura mi pare che di sardo vi sia poco, solo un poco di produzione di "Tonni". Quindi a parte gli ottimi operatori che troviamo nel market, la struttura mi sembra un elemento almeno in certa misura estranea al nostro territorio, ma in questo mi pare di poter dire che si trova in buona compagnia...
Anche sul fronte dei prezzi non mi sembra che questo market sia più conveniente di altre catene di distribuzione che oramai hanno riempito il territorio fino all'inverosimile, concorrendo quindi ad arricchire economie straniere. Naturalmente sappiamo che i sardi sono molto generosi verso le altrui economie, ma de su restu, gràtzias a Deus ge si ddu podeus permiti ...

Giampaolo Pisu